Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti per Corti 2014 “Cinque minuti” di Liliana Murru

Categoria: Premio Racconti per Corti 2014

Mi sono coricato subito dopo cena. Non avevo mai consumato una cena così: due doppi cheeseburger, una montagna di patatine, ketchup e maionese, gelato alla vaniglia e tre fette di Apple pie. Non ho chiuso occhio tutta la notte. Sono stanco di guardare il soffitto. Avrei voluto dormire ma volti e ricordi si rincorrono nella mia mente come cavalli imbizzarriti. Il primo viso è quello di mia nonna, l’unica che mi ha voluto davvero bene, ma è morta troppo presto. Mio padre era sempre fuori, ad ubriacarsi in qualche squallido bar della periferia dove sono nato, venti cinque anni fa. Mia madre faceva la sguattera in casa, la mattina, e in un locale fino a tardi, la sera. Quando tornava, sfatta e puzzolente, si sedeva davanti al piatto di pasta e fagioli in scatola e lo mangiava come un automa mentre i  miei fratelli più piccoli scorrazzavano intorno al tavolo. Poi, di colpo, si alzava e urlava loro di sparire. Dei sei figli che ha sfornato non ne ha voluto nemmeno uno: io sono stato il primo, allora aveva appena quindici anni. Mio nonno l’ha cacciata di casa e si è ritrovata a vivere come una sbandata con quell’idiota di mio padre che l’aveva messa incinta. Non ha mai avuto il coraggio di ribellarsi, mia madre. Quando, a dieci anni, le ho detto che ci avrei pensato io a liberarla da quel balordo che la sfruttava, mi ha risposto che dovevo solo pensare a studiare per cercare di avere un futuro migliore. Ma io mi vergognavo di farmi vedere in classe con quei vestiti logori che lei raccattava chissà dove. La scuola era una noia mortale e gli insegnanti non facevano che blaterare per ore. Dicevano che ero sveglio, che con un po’ più di impegno avrei potuto ottenere ottimi risultati. Già! Passavo le lezioni a guardare fuori dalla finestra, pensando a come fare soldi e andarmene da quel buco dov’eravamo costretti ad abitare.

A undici anni ho mollato la scuola per entrare in una banda. Il primo scippo da solo l’ho fatto dopo due giorni. Nel giro di una settimana sono diventato Three Fingers, il numero di dita che mi servivano per sfilare un portafoglio. A dodici fumavo coca, a tredici già sniffavo. All’inizio stavo fuori tutto il giorno e rientravo solo per dormire. Dopo un po’, stufo di sciropparmi le urla di mia madre e le domande insistenti dei miei fratelli, ho lasciato per sempre quello schifo chiamato casa e sono andato a vivere in una fabbrica abbandonata insieme ai miei nuovi fratelli. Loro non facevano domande inutili, ci capivamo al volo, insieme eravamo una forza imbattibile.

Doveva essere come le altre volte, un gioco da ragazzi. Un lavoro da cinque minuti. Abbiamo aspettato, come sempre, che l’ultimo cliente uscisse dal market. Jack Big Scar, ha estratto la pistola. L’uomo alla cassa era pallido come un lenzuolo, tremava. Doveva stare fermo, solo cinque minuti. E invece ha premuto quel dannato pulsante. Jack gli ha sparato in faccia, senza pensarci due volte. Ha afferrato i soldi, siamo corsi verso l’uscita. Erano in due, un uomo e una donna. “Maledizione! Spara, Tommy, spara!” ha urlato Jack. Abbiamo premuto il grilletto. Quei due non si sono accorti di niente, forse erano entrati solo per comprare un pacchetto di sigarette…

Sento la chiave che gira nella serratura. Le guardie sono venute a prendermi per portarmi nella camera a fianco. Era ora, sono stufo di fissare il soffitto di questa cella. C’è anche un prete.

“Desideri confessarti, figliolo?”

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16 commenti »

  1. Bello! Me lo immagino ambientato in una lantana provincia americana….

  2. Bellissima storia senza indicazioni spaziali ma solo temporali, che fanno vedere il passato di questo ragazzotto pieno di cheeseburger e patatine disteso a guardare un soffitto. La frase finale è uno schiaffo che riporta il lettore al presente. Dai cespugli della savana ai giardini parigini al degrado americano il risultato è sempre lo stesso… Brava brava

  3. Grazie Ceci, è proprio ambientato negli Stati Uniti.

  4. Ti ringrazio Roberto, un doppio brava: è un onore.

  5. E’ l’ultima cena di un condannato a morte.. chissà perché in America prima di ucciderti ti offrono il pasto che più desideri. In poche righe hai descritto bene lo scherno del protagonista verso tutto ciò, lo schifo, e alla fine neppure la paura basta. Meglio lasciarlo un mondo così orribile. Un breve racconto sullo stile del miglior Bunker !!

  6. Ti ringrazio Ugo, il tuo commento negli USA verrebbe definito “spot-on”. Hai colto perfettamente ciò che volevo comunicare.

  7. Ben cadenzato nel ritmo, ogni riga è la denuncia di un mondo pieno di violenza perché privo d’amore.

  8. Grazie Emanuele, ho apprezzato molto anche il tuo commento.

  9. Essenziale, con un bel finale che ti lascia assaporare l’intero racconto.

  10. Grazie, Samantha, sono contenta che il racconto ti sia piaciuto. Amo i finali a sorpresa.

  11. Bello.

  12. Grazie Rosa Grazia.

  13. Bello, graffiante nella sua prosa semplice ed efficace. poche pennellate per tratteggiare uno scenario che poi viene completato dal background immaginifico del lettore.
    Complimenti!!! Bello davvero In bocca al lupo

  14. Ti ringrazio Alessandro, in effetti mi piace lasciare spazio alla fantasia del lettore. Davvero un bel commento.

  15. Buongiorno Liliana, sto “ripescando” racconti di edizioni precedenti perché adoro poter leggere in tempo reale storie così diverse tra loro per contenuto, genere e forma.
    Mi sono indirizzata alla tua per “assonanza” 😉
    Mi complimento con te perché in pochissime righe hai davvero tracciato le linea di una intera vita seppur breve trascorso tra degrado ed infelicità, un destino ingiusto che punisce per nascita, ma si può lottare contro di Lui? Chissà…..
    Bellissimo, brava.
    Liliana

  16. Buongiorno a te, Liliana. Strano, scrivere il proprio nome in un post. Ti ringrazio per aver letto ed apprezzato “Cinque minuti”. L’ho scritto per la sezione Corti, dato che N’Dele era, figurati, troppo lungo… alle presentazioni ho spiegato i dietro le quinte dei 3 racconti con i quali ho partecipato a Racconti nella Rete. Che avventura! Comunque, lottare, si può. Grazie ancora, Liliana

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