Premio Racconti nella Rete 2014 “N’Dele” di Liliana Murru
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2014N’Dele posò il viso sul terreno e sentì il calore del suolo diffondersi rapidamente al resto del corpo rannicchiato sotto il cespuglio. Lì sarebbe stato al sicuro. Avrebbe aspettato, immobile e silenzioso come un cucciolo di leopardo, sopportando la fame e la sete per ore, se necessario. Cercò di volgere lo sguardo verso l’orizzonte per imprimere nella mente il rosso che infuocava la savana mentre il sole si spegneva dietro i monti, ma la fitta al fianco lo obbligò a poggiare di nuovo la guancia sul terreno. Respirò l’odore familiare del bush, dove un tempo aveva corso libero coi suoi fratelli.
Un tempo. Prima di quel giorno.
“Vengo con te!” aveva esclamato entusiasta la sorellina, caricando uno dei contenitori per l’acqua sulla testa.
“Fai attenzione, N’Dele.” Gli aveva raccomandato la madre.
Cosa avrebbe potuto fare contro quegli uomini armati di fucile? Erano sbucati fuori all’improvviso, grandi e silenziosi come belve che saltano addosso alle prede, vulnerabili e desiderose solo di bere dopo una lunga migrazione. Avevano riso, quei ribelli, di fronte alla reazione rabbiosa del ragazzo che scalciava nel tentativo di liberarsi, che urlava alla sorellina di scappare. Ma lei, simile ad una gazzella sfinita, era come paralizzata. Li guardava inebetita. Mani possenti l’avevano afferrata per trascinarla via e in quell’attimo N’Dele aveva pensato ad una cosa sola: per Aiyana, quella, sarebbe stata l’ultima primavera. Non aveva ancora otto anni, era così piccola, così ingenua, così pura. Come il nome che la madre aveva scelto per lei in un mattino di aprile, quand’era nata: fiore eterno. Una triste fioritura l’aspettava tra gli artigli feroci di chissà quale capo-branco. Il tempo aveva sfumato i contorni del suo viso, ma la sera, quando l’oscurità portava con sé i ricordi che N’Dele si sforzava di dimenticare durante il giorno, gli occhi terrorizzati della sorellina erano sempre lì, a tormentarlo, insieme alle grida di altre Aiyana nelle tende vicine. Allora N’Dele si metteva le mani sulle orecchie e premeva forte per non sentire le frasi oscene che gli uomini rivolgevano a quelle bambine indifese. E chiudeva gli occhi per non vedere, sperando che il buio cancellasse ogni cosa prima che il sonno lo trascinasse nell’oblio.
“Alzati! Devi venire con noi”, aveva gridato il soldato, una mattina, svegliandolo con la punta dello stivale. Spinto dall’istinto ancestrale di sopravvivenza N’Dele aveva imparato in fretta ad eseguire gli ordini senza fare domande. E in silenzio aveva seguito il gruppo diretto verso la radura, appena fuori dell’accampamento. Là c’erano alcuni prigionieri, coi polsi legati e il capo chino. Solo uno, il più giovane, teneva la testa alta e gli occhi fissi verso i ribelli.
“Prendi!”, gli aveva detto Capitan Machete porgendogli la sua arma preferita. N’Dele aveva sgranato gli occhi, non capiva. “Lo vedi quello?”, aveva aggiunto il Capitano indicando il giovane che osava guardarlo con aria di sfida. “Lui non diventerà mai come noi, non potrà. Portatelo qui!”, aveva ordinato a due uomini. “Un colpo secco N’Dele, senza pietà. Ricordati, ragazzo, mai provare pietà per il nemico perché lui non ne avrà mai per te!”.
Si era fatto forza, lo aveva guardato solo una volta il suo nemico, dritto in quegli occhi neri e brillanti, e così fieri. Poi aveva alzato il machete e … un colpo secco, come gli era stato ordinato. Nemmeno le urla strazianti del ragazzo mentre la lama gli mozzava le mani riusciva a dimenticare. Si era sentito morire, avrebbe voluto fuggire.
“Tieni, N’Dele, te lo sei meritato”, aveva detto Capitan Machete consegnandogli il fucile. “Ora sei un vero soldato!” Il fucile era enorme, pesante, e le mani gli tremavano ancora.
Non era così che l’aveva sognato il suo rito di iniziazione, N’Dele. In quell’altra vita, quella che non gli apparteneva più, avrebbe dimostrato la sua abilità di cacciatore uccidendo un animale con la lancia, ne avrebbe sentito il calore intorno alle spalle mentre lo riportava al villaggio…
Uno strano, breve silenzio. Poi, di nuovo, il regolare susseguirsi delle raffiche: lì vicino si combatteva ancora. N’Dele andò col ricordo al suono ritmico dei pestelli nei mortai nel suo villaggio, la sera, quando le donne preparavano la cena. Colpi cadenzati, sempre uguali, tramandati di madre in figlia che Aiyana non avrebbe mai insegnato alle figlie. N’Dele chiuse gli occhi ed una lacrima gli scivolò, silenziosa, sul viso. Si sentiva debole, la ferita sul fianco non aveva mai smesso di sanguinare: sotto il suo corpo una larga macchia rossastra aveva intriso il suolo arido. Il ragazzo allungò la mano ed afferrò un po’ di terra umida di sangue, la portò alle narici ed inspirò profondamente l’odore tipico della sua terra, dove vita e morte si rincorrono senza sosta in un perenne fluire, e dove solo il più forte vince.
“Sapevo che non potevi essere andato troppo lontano”, disse il soldato strappandolo ai suoi pensieri. “Ero sicuro di averti colpito!”.
N’Dele alzò lo sguardo al cielo dove grosse nubi scure avanzavano minacciose, poi si voltò verso il nemico che lo sovrastava. Tenne gli occhi scuri e fieri bene aperti mentre la canna del fucile gli sfiorava la fronte.
Lasciò scorrere la terra tra le dita. Il cuore gli batteva forte…
Ancora un attimo. L’ultimo. Nessuna pietà.
Racconto breve, ben scritto.
Brava.
E benvenuta.
😉
Bel racconto, mi è piaciuto il linguaggio, sono riuscito a immedesimarmi pienamente. Complimenti.
Dal racconto trapela la fierezza di questo bambino-uomo troppo presto iniziato alla crudezza della vita. Una fierezza che intenerisce e che coinvolge emotivamente il lettore. Bello.
Grazie per i bei commenti al mio racconto e per il “benvenuta” in mezzo a voi. E’ un vero piacere poter condividere lettura e scrittura.
Forte e coinvolgente. Lo svolgimento veloce del racconto non fa perdere nulla delle emozioni che ci sono dietro.
Terminata la lettura del racconto mi è rimasto forte il senso di aspettative e sogni di un ragazzo divenuti cruda e crudele realtà.
Mi ha coinvolto davvero.
Complimenti.
Bello e “terribile” al tempo stesso. Coinvolgente e commovente, con una scrittura pulita ed efficace. Mi è piaciuto molto.
Racconto che pur nella sua brevità, esprime emozioni al lettore, terribile esperienza molto ben scritta. In bocca al lupo.
Grazie Valerio, Mara e Francesca. Quando ho deciso di scrivere questo racconto volevo che fosse davvero breve e concentrato sugli ultimi istanti di vita di questo sfortunatissimo bambino. Ho cercato di coinvolgere tutti i sensi, a cominciare dal tatto che apre e chiude il racconto. La realtà dei bambini soldato, purtroppo, è ben più crudele di qualunque fiction. Sono contenta di avervi coinvolto e commosso e vi ringrazio ancora per i bellissimi commenti. Liliana
Confermo l’impressione che ho avuto leggendo il tuo primo racconto: tu disegni immagini e sensazioni con un’abilità rara. La descrizione è pulita, semplice, priva di fronzoli e crudamente efficace. A me è sembrato di essere proprio là, in mezzo alla savana…mentre il sole si spegneva dietro i monti…
Ti ringrazio Giuseppe, sono onorata. E’ vero che il racconto breve deve essere conciso ed efficace, ci provo.
Ciao,sono registrata com Iaia bng
ma mi chiamo Stefania Pierettori.Ho letto il tuo breve,intenso,drammatico e vivido raccontoy. COMPLIMENTI.È pienamente convincente,anche per l’uso di una lingua pulita,sicura,efficace. In bocca al lupo
Grazie Federica per il bel commento. Ancora in bocca al lupo anche a te.
Bello, Liliana. Triste e impietoso, come la vita dei bambini soldato cui viene strappata l’infanzia…
Ti ringrazio Viviana. Purtroppo è così, la realtà è ben più crudele di qualunque fiction.
Notevole, mi piace lo stile senza troppi fronzoli, che arriva secco e deciso. Come un colpo di machete.
Grazie, Marco. Sono lusingata.
Brava Liliana, ci dai ogni respiro della savana e ci dai le immagini crude di alcune zone dell’Africa. Un bambino soldato ha colto l’assurdità e fugge, questo non basta a fermare la violenza dell’uomo perché è l’uomo il più crudele abitatore della Terra. Sembra una corrispondenza da una zona di guerra o di uno dei tanti scontri etnici, illuminata dai sentimenti del bambino e dalla tua sensibilità, che ci coinvolgono. Quel ritorno alla terra, violento e inevitabile, che il bambino aspetta annusando la zolla, è ancora un modo di chiudere il ciclo dell’esistenza in Africa nel terzo millennio.
Emanuele.
Caro Emanuele, ti ringrazio per lo splendido commento.
Una tematica complessa, affrontata con sensibilità non comune. Padre Pietro, missionario da quattordici anni in Congo, ha una comunità di circa quaranta bambini soldato. Vite devastate, mi ha detto. Nel tuo racconto l’ho vissuta. Grazie Liliana la tua è una preziosa testimonianza.
Spaventosamente attuale. Anche se ormai la violenza è globale e contro tutta l’umanità, non si può fare a meno di essere coinvolti maggiormente se l’oggetto deIla violenza è un bambino. Si chiami N’Dele o Aliosha o Mohammed.
Bello.
Sì, è una tematica complessa. Ho voluto affrontarla con delicatezza, c’è già tanta violenza nel mondo. Sono gli ultimi istanti di una vita troppo breve, dove i sensi e i ricordi si intrecciano. Un caro saluto a Padre Pietro, la sua missione è davvero nobile. Grazie, Silvia.
Breve ma profondissimo e commovente. Scritto davvero bene e come dice Marco Sacchetti, secco e deciso come deve essere.
Mi viene da pensare a una scena di un film di cui non ricordo il titolo, in cui a un personaggio viene fatta vedere la foto di un uomo un attimo prima di essere fucilato e gli viene chiesto: “chi preferiresti essere? Quello con in mano il fucile o quello senza?”
Un pensiero che fa venire i brividi.
Grazie Francesco per il bel commento e per il pensiero tratto dal film. Non credo di averlo mai visto, ma lo cercherò di sicuro.
Volevo ben dire!!!!
Complimenti sinceri e un po’ di sana invidia.
Ciao.
Cristina
Ti ringrazio Maria Cristina. Sono onorata di far parte di questo gruppo. Un abbraccio, Liliana
E mi aggiungo anch’io ai complimenti, per questa storia che leggo solo ora e che riesce ad affondare il coltello, senza paura di scendere nei particolari dell’orrore. Di quella terra umida di sangue che n’dele porta alle narici arriva forte l’odore tra le righe. Congratulazioni Liliana e… arrivederci a Lucca!
Grazie Liliana per il tuo commento al mio racconto e sono felice di poterti incontrare a Lucca. Sinceramente non mi aspettavo di vincere ma la vita e’ bella per questo, quando meno te lo aspetti ti riserva delle piacevoli sorprese.
A volte purtroppo anche negative come il protagonista del tuo bellissimo racconto..
La grandezza del tuo scrivere e’ che racconti la vera realtà priva di sogni e ancorata ad un triste destino come spesso capita e che diventa drammatico
nel caso di ragazzi.
Complimenti sinceri e nutro nei tuoi confronti una grande stima.
Grazie Carmen, sarà un vero piacere incontrarti a Lucca. Liliana
Complimenti Liliana, ero convinta che il tuo bellissimo racconto avrebbe vinto e così è stato!
Ti ringrazio per i tuoi complimenti Liliana. Anche il tuo racconto parla di “piccole morti ignorate” e mi ha commossa molto. E’ singolare che una fiaba e una storia vera e tragica possano contenere dei significati comuni, ma è così. Le vie della letteratura sono infinite. Sarà un piacere conoscerti a Lucca. Francesca Berti
Un racconto molto forte, toccante e ben scritto e una vittoria assolutamente meritata!. Complimenti Liliana!. Non vedo l’ora di conoscerti a Lucca! 🙂
Grazie, Laura.
Ciao Liliana,
hai descritto in maniera realistica il dramma del bambino soldato N’Dele e della sua sorellina, che poi è il dramma di migliaia di bambini africani. Un racconto, breve ma intensissimo. Descrivi in maniera assolutamente non cruda, ma vera, un mondo che dimentichiamo o facciamo finta di dimenticare.
Contaccambio i complimenti dunque, devo dirti la sincerità, non lo avevo ancora letto.
Scritto benissimo, brava.
Ci vediamo a Lucca.
marco
Liliana, ho letto solo ora il tuo racconto. Molto ben scritto, nella sua totale drammaticità, senza praticamente nessuno spazio per la speranza. Lascia emozioni amare, ma il fatto stesso che le lasci indica che la narrativa è arrivata al suo scopo!
Complimenti per la vittoria! Ci vediamo a Lucca!
Luca
Grazie, Luca.
Grazie anche a te, Marco.
Bravissima!! Questa è una pittura, anzi un accordo agghiacciante. Complimenti per la fantastica capacità sintetica di rendere lo spessore di una tragedia!!
A presto!!
Ti ringrazio Alice, sarà un vero piacere conoscervi tutti a Lucca.
Che bel racconto!!Storia ben strutturata,linguaggio studiato e suggestivo.Tema crudo trattato con semplicità ed efficacia.Selezione piu che meritata.Arrivederci a Lucca!????
Grazie Laura. N’Dele è stato scritto quasi di getto, la scorsa estate, al mare. Ogni tanto rileggo quella prima bozza, che somiglia molto alla definitiva. Io scrivo d’istinto, poi, certo, ci lavoro su quando faccio la revisione, come tutti, credo. La scrittura è sacra. Ancora complimenti anche a te e sì, ci vediamo a Lucca.
Ho avuto tempo soltanto ora a leggere il tuo racconto, mi perdonerai, ma sono contenta di averlo fatto perché è molto bello, molto vivo. La vita assoluta dell’istante che precede la morte. Sapiente lo sfasamento dei tempi, presente e passato, che si alternano. Hai saputo restituire pienamente il contrasto fra crudeltà e candore, tradizione e tempo della guerra che annienta, con una corrispondente alternanza di “toni”, a volte asciutti e taglienti come il “machete”, altre più rilassati e descrittivi.
Vivide le immagini descritte con sintesi efficace…sembra di vederlo N’Dele, con la fierezza e la paura negli occhi, la dolcezza e necessità nei pensieri.
Mi è piaciuto moltissimo. Brava! Sono contenta che sia stato scelto!
Grazie Raffaella, non c’è niente che io debba perdonare e ti ringrazio per il bel commento al mio racconto. La lettura ha i suoi tempi, deve essere un piacere, non un tour de force, perciò prenditi tutto il tempo che ti serve. Liliana
Cara Liliana mi hai messo curiosità e sono andata a leggere anche l’altro.
Che atrocità, il racconto è straziante, ma il colpo al cuore ed il culmine del dolore viene espresso qui:
“Sapevo che non potevi essere andato troppo lontano”, disse il soldato strappandolo ai suoi pensieri. “Ero sicuro di averti colpito!”.
Bisogna scrivere per ricordare e denunciare nella speranza che queste cose SMETTANO di accadere!!!
Complimenti!!!
Grazie
Grazie, Liliana. Questo racconto, pur nella sua “crudezza”, mi ha dato così tante soddisfazioni che non ho più parole per descrivere l’esperienza che ho avuto il privilegio di vivere grazie a Racconti nella Rete. Sono entrata a far parte di una grande famiglia. In bocca al lupo a tutti i partecipanti di quest’anno. Liliana