Premio Racconti nella Rete 2014 “La deriva dei continenti” di Angelo Semeraro
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2014Nell’immenso mare oceano navigava la grande zattera con i suoi uomini e i suoi animali.
Su di essa, con un po’ di industria, ciascuno riusciva a procurarsi cibo e riparo.
Poi venne il tempo in cui il vento ed il mare spezzarono l’imbarcazione in cinque parti, che iniziarono a muoversi in direzioni diverse.
Passavano gli anni e gli uomini imparavano a conoscere…: esploravano, catalogavano, costruivano, conquistavano e difendevano. La legna, di cui erano fatte le imbarcazioni, serviva soprattutto per scaldarsi e per realizzare le abitazioni: c’era chi costruiva le torri alte e sopra ci metteva la sua bandiera, perché tutti la vedessero, chi preferiva case ampie, con grandi sale finemente decorate e chi invece viveva in piccole capanne.
Poi venne il tempo degli uomini pratici che inventarono i remi, le vele ed il timone e la loro zattera divenne un veliero che filava veloce sul grande mare oceano. Allora decisero di dividersi i compiti e di specializzarsi, per essere più efficienti, così gli uomini pratici costruivano le cose, quelli forti remavano e issavano le vele, quelli sensibili guardavano il vento e quelli che non sapevano fare queste cose decidevano la rotta, quando non riuscivano a mettersi d’accordo sulla direzione da prendere, si aggiungevano altri timoni… C’erano poi gli esploratori che guardavano sempre l’orizzonte in cerca di qualcosa e grazie a loro, pian pianino, le cinque grandi zattere si incontrarono e gli uomini incominciarono a conoscersi.
La zattera veliero era la più bella e la più veloce, le altre erano molto grandi e robuste, allora gli uomini scaltri decisero di fare gli accordi commerciali: legna in cambio di vele. La legna serviva per rendere ancora più bello il grande veliero e le vele per farne bandiere sulle altre zattere. Erano bandiere colorate e sotto di esse gli uomini si riunivano, servivano soprattutto per tenerli uniti e per distinguerli e per separarli. Alcuni, però, ritenevano questi scambi poco vantaggiosi e protestavano, ma gli uomini pratici ad ogni problema trovavano una soluzione e inventarono le spade…
Poi venne il tempo degli uomini ingegnosi che costruirono il motore a vapore, così il grande veliero divenne una nave. Gli uomini più forti allora si occupavano del motore, spaccavano la legna da bruciare: il fuoco scaldava l’acqua, che produceva il vapore, che muoveva il motore, che faceva correre velocemente l’imbarcazione, così per gli uomini con il timone diventava più difficile decidere in fretta la rotta…
La velocità dava a molti una sensazione di benessere e c’era chi la misurava con gli strumenti e ne valutava l’incremento e lo comunicava con entusiasmo, generando la soddisfazione generale.
Intanto le abitazioni diventavano sempre più belle e ricche e chi non riusciva a permettersene una, lavorava sodo per poterla desiderare. Sulla nave c’erano anche tanti luoghi comuni che tutti potevano frequentare: c’era il bar, il cinema, il ristorante, la piscina, la palestra, la sauna, il casinò, cose molto belle e divertenti, ma costose.
Poi venne il tempo degli uomini intraprendenti che inventarono il mercato, dove tutto veniva venduto e comprato e molti di loro diventarono importanti, perché decidevano il prezzo di ogni cosa. Il mercato metteva allegria e le persone si affollavano per vedere le offerte e discutevano sui prezzi e sulla qualità, tutti erano esperti di tutto e non si facevano mica imbrogliare e facevano grandi affari e costruivano grandi case per poter conservare ciò che compravano. In poco tempo il mercato divenne la cosa più importante della nave e si diceva che senza di esso la nave si sarebbe fermata e sarebbe finito il benessere e ciò non conveniva a nessuno, per cui bisognava ad ogni costo sostenere il mercato perché era il vero motore della nave. Per produrre le merci si utilizzava la legna e ne occorreva molta anche per alimentare i motori, così gli uomini intraprendenti decisero di andare sulle altre zattere per fare dei nuovi accordi commerciali: legna in cambio di vele. Gli abitanti delle zattere non erano contenti di questa proposta, allora si decise di farli partecipare al grande gioco del mercato: potevano legare, con delle grosse funi, le loro imbarcazioni alla grande nave ed essere così trainati a grande velocità e soprattutto potevano comprare le cose del mercato, pagandole con la legna. Così anche le zattere iniziarono a correre e a trasformarsi per fare spazio al mercato, ovunque si costruivano le case con le torri e le case ampie, circondate dalle palizzate e poi i bar, i ristoranti, i casinò e i cinema, però i film erano quelli che raccontavano la storia della grande nave…
Poi venne il tempo degli uomini politici che si preoccupavano del benessere e della libertà degli altri. Il mercato metteva in vendita motori e timoni in gran quantità e chi li comprava diventava libero, questa proposta aveva un grande successo e si faceva a gara per acquistare i modelli più belli e più potenti.
Poi venne il tempo del grande freddo e vennero bruciate grandi quantità di legna, le zattere a poco a poco si consumavano e gli uomini per salvarsi si aggrappavano alle corde e cercavano di salire sulla nave ma molti cadevano in mare, quelli che ci riuscivano finivano a spaccare la legna per i motori.
Poi venne il tempo del grande vento che agitava le acque e faceva ondeggiare la nave; delle zattere non rimaneva quasi più nulla, qualche tronco che galleggiava appeso alle corde. C’era bisogno di legna, di tanta legna per i tanti motori, il suo prezzo era altissimo e solo alcuni potevano permettersela, allora avvenivano molti scontri, per accaparrarsi i rifornimenti. Ora che non c’erano più le zattere, veniva presa dal fondo della nave. Vedendo ciò che accadeva, qualcuno iniziava a preoccuparsi e non andava più al mercato e non era più allegro. Gli uomini intraprendenti allora si preoccupavano perché il commercio si stava fermando e andavano dagli uomini politici a lamentarsi, questi allora cercavano di tranquillizzare tutti dicendo che presto il vento si sarebbe calmato e le acque sarebbero tornate tranquille e il sole sarebbe tornato a splendere, che ci sarebbe stata legna per tutti e nuovi motori ancora più efficienti e veloci e che ognuno avrebbe potuto averne uno ed anche un timone per andare dove voleva…
E così fu: il vento cessò, le acque si calmarono e tornò il sereno e il mare pian pianino inghiottì ciò che rimaneva della grande nave e dei suoi abitanti.
Aggrappati a dei tronchi, in lontananza, qualcuno dice di aver visto dei ragazzi…ma forse era solo un miraggio…
La storia dell’umanità in 9.000 battute è una sfida intrigante. Mi è piaciuto, anche se il ritratto che ne esce è un po’ desolante. Ci salveremo o no? “forse è solo un miraggio…”
Ciao, penso che il finale lo stiamo scrivendo noi con le nostre piccole scelte quotidiane, forse insieme possiamo cambiarlo, forse…
grazie e in bocca al lupo.
Angelo
Ciao Angelo, anch’io ho pensato alla Storia dell’umanità, ben rappresentata e senza far ricorso al fumetto. E, nonostante il grande daffare, siamo a un passo della catastrofe. Speriamo che siano i giovani a dare le spinte necessarie alla società per non colare a picco. Chissà. Grande è la forza dell’intelligenza a trovare nuovi accorgimenti espressivi. Bravo.
Emanuele