Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2014 “Il coraggio di Maria” di Luca D’Andria

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2014

Maria stava seduta in un angolo della sala d’aspetto, le gambette penzolanti che non arrivavano a toccare terra. Aspettava che sua mamma si svegliasse. Aveva avuto un incidente, la mamma, e ora stava male. Aveva potuto vederla solo un attimo, piena di tubi e attaccata a molte macchine strane. Doveva svegliarsi presto, perché il giorno dopo era sabato, il loro giorno speciale. Il sabato mattina andavano al parco, dove si poteva dar da mangiare alle capre e alle oche, e se il tempo era bello si potevano vedere i pavoni fare la ruota. Maria andava sull’altalena e sullo scivolo, e mentre scendeva sentiva una gran paura. Alla fine però era bellissimo correre a rifugiarsi tra le braccia della mamma, mettendole il naso tra i capelli. Quello era il posto più sicuro del mondo. Poi sarebbero tornate a casa e avrebbero cucinato le polpette prima fritte e poi nel sugo. Erano belle grosse, con il sopra piatto e pieno di sugo, e quando le mangiavi sentivi la crosticina fritta e spessa e il dentro morbido morbido. Era una ricetta segreta che sapevano solo loro due, ed erano le più buone del mondo.

Stava lì sola sulla sedia azzurrina da tanto tempo ormai, le venne sonno e si appisolò, la testa appoggiata al muro. Si svegliò più tardi, a notte fonda. La sala d’aspetto non era più vuota, c’era qualcuno con uno strano vestito nero, che lo copriva dalla testa ai piedi. Dalla statura, Maria pensò che fosse una signora anziana, una vecchina. Stava ingobbita in avanti, con la testa appoggiata su uno strano bastone, con alla fine come un lungo coltello sottile dalla lama rotonda.

Maria si sedette composta e aspettò. Non parlava mai per prima alle signore anziane, così le avevano insegnato. Dopo un po’ però la signora le sembrò triste, e allora disse:

“Ciao. Come mai sei triste? Aspetti che si risvegli qualcuno anche tu?”

La signora non si mosse. Maria scese allora dalla sua sedia e andò a mettersi a quella a fianco a lei.

“Ciao, ehi signora anziana, dico a te. Non mi senti?” chiese, toccandole il vestito nero sulla manica. La signora allora si voltò piano verso la bambina: Maria non riusciva a vederle il viso, perché il cappuccio era troppo largo. Vedeva solo due puntini rossastri dove sembrava che ci dovessero essere gli occhi. Ebbe un po’ paura, ma non tanto.

“Non dovresti vedermi” disse con una voce di donna, profonda e insieme stridula.

“Come no? Ti vedo benissimo. Cosa sono quei due puntini rossi?”

La signora si alzò lentamente e andò a sedersi più lontano.

“Stammi lontano, bambina. Non darmi noia.”

“Come mai sei qui? Stai aspettando qualcuno?”

La signora non rispose. La sala era diventata più oscura: le luci erano accese ma sembravano illuminare di meno. Fuori era diventato buio pesto, Maria non riusciva più a vedere i lampioni della strada e non si sentiva alcun suono.

“Voglio parlare con qualcuno, qui fa freddo e mi sento sola e voglio la mia mamma. Non vuoi parlare con me? Anche tu ti sentirai sola, no?”

“Io mi sento sola da sempre. Bambina, te lo dico un’altra volta, lasciami stare.”

Maria fece dondolare le gambe incrociate sotto la sedia per un po’, poi disse:

“Ti piacciono i gelati? A me piace tanto il cremino.”

La figura sospirò, poi tirò fuori da una tasca una specie di blocco degli appunti, con in mezzo alcune foto, e si depose tutto sulle gambe, iniziando a consultare i vari fogli.

“Cosa stai facendo? Posso vedere?”, disse Maria, e senza aspettare risposta le si mise davanti prendendo in mano alcune foto.

“Stai ferma, non sono cose che puoi vedere. Ridammi subito la foto”, disse la donna con tono risoluto.

Maria la ignorò del tutto, e chiese invece: “Come mai qua c’è la foto di mamma? La conosci?”

La donna, fissandola negli occhi, disse: “Sì, la conosco. Tra poco andrò a prenderla e la porterò via. Non tornerà più da te, è meglio che ti abitui da subito.” Maria si agitò e prese a strillare: “No! Dove la porti? Non portarla via! Cattiva, sei cattiva…”, e cominciò a darle schiaffi sulle gambe con le piccole manine. La donna le bloccò i polsi con le dita, Maria le vide bianche e sottili e sentì il contatto gelido delle ossa. Cominciò a piangere e a menare calci con le gambette verso gli stinchi sotto il mantello nero, mentre urlava e si dibatteva sempre più forte.

La donna allora le lasciò i polsi e si alzò piano, mentre anche le ultime luci della stanza sparivano e calava un silenzio assoluto. Maria cominciò ad avere davvero paura quando la signora si abbassò il cappuccio, scoprendo un teschio bianchissimo e perfetto. Dal fondo delle orbite emanava un bagliore rossastro, che illuminava dall’interno il resto della testa ed era l’unica luce rimasta. Quando alzò alta la roncola, Maria iniziò a sentire freddo da dentro, come se avesse del ghiaccio sotto la pelle, e intanto indietreggiava boccheggiando.

“Io sono la Morte, lo capisci, bambina? Tutti vogliono starmi lontano, perché chi viene toccato dalla mia lama parte per un viaggio senza ritorno. Oggi devo prendere tua madre, perché così è deciso. Vattene, bambina, fuggi lontano e odiami, una volta per tutte.”

Maria scappò in un angolo della stanza coprendosi il viso con le mani, terrorizzata. La Morte si avviò piano verso la porta della stanza della madre. Camminava lentissima, più ingobbita del solito, fermandosi quasi ad ogni passo come per una grande stanchezza e appoggiandosi alla roncola come ad un bastone.

Quando stava già attraversando la porta per metà, sentì tirarsi con decisione lo strascico del mantello. Maria le teneva il vestito con entrambe le mani, con gli occhi rossi e gonfi di pianto, ma non la mollava. “Se devi portare via la mamma, io vengo con voi. Non mi importa dove, se c’è pure lei non potrà essere brutto!”

“Lasciami, stupida bambinetta, o te ne pentirai! Non te lo ripeterò una seconda volta.”

“Io invece lo dico e lo ridico quante volte mi pare. Io vengo con voi, non mi importa dove andate!”

La Morte afferrò il mantello e iniziò a strattonarlo a sua volta, in una sorta di tiro alla fune.

“Non puoi combattere con me, te ne rendi conto? Nessuno può, dall’inizio dei tempi, e così sarà sempre! Lasciami fare il mio dovere!”

“Non me ne importa, mi porterai con voi nel posto dove andate!”, urlava Maria, puntellandosi con i piedi e tirando il mantello all’indietro con tutto il suo peso mentre grossi lacrimoni le sprizzavano dagli occhi a getto continuo, bagnandole il viso paonazzo.

“Rassegnati, stupida, non potrai più stare con tua madre! E mollami il mantello, lascialo ho detto!”, urlò la Morte, tirando uno strattone così forte che Maria cadde a terra, senza lasciare però la presa. La Morte continuò a tirare la stoffa verso di sé finché la bambina non si trovò sollevata da terra: a quel punto il mantello si strappò e Maria ricadde giù con un tonfo. Ora la Morte, furiosa, poteva vedere le sue gambe e il bacino, bianchi e nudi, del tutto scoperti nel grosso strappo. Quando Maria tornò di nuovo ad afferrarla spalancò la bocca in un ululato e sollevando la roncola gliela abbatté sul viso. La bambina sentì un dolore acuto in tutto il corpo seguito subito da uno strano solletico, e vide se stessa cadere a terra con gli occhi spalancati. Però poi si ritrovò ancora lì, con il lembo nero strappato in mano, mentre la Morte si portava le mani scheletriche alla testa e sussurrava tra sé: “Ho sbagliato, come è possibile… Sto diventando vecchia, ormai…” Maria la guardava disorientata, ma aveva smesso di piangere. “Vieni, vieni con me, bambina cocciuta. Adesso puoi.”

Maria le prese docile la mano di ossa e insieme attraversarono la porta della stanza. Stettero per un po’ a fissare il letto dove giaceva la mamma, bianca come la cera. I parenti erano tutti seduti intorno, in silenzio e  con gli occhi lucidi. Nessuno si era accorto di loro. La Morte alzò piano la roncola e attraversò il corpo della madre di Maria con delicatezza. In quell’istante si udì un suono acuto e prolungato dalle macchine e subito dopo la donna si alzò dal letto. Maria le corse incontro saltandole in braccio: “Mamma, mamma! Evviva, ti sei svegliata!” La Morte guardava madre e figlia che si abbracciavano e si scoprì a sentire dentro una strana emozione nuova, mai provata da un’eternità. Aveva combattuto con una bambina, l’aveva uccisa per rabbia e l’aveva resa felice. Era ora possibile che fosse felice anche lei, che non lo era mai stata? E poteva esserlo a causa di quella piccola testarda e coraggiosa? Non se la sentiva di amare qualcuno, non doveva: a lei non era concesso, sarebbe stata una pericolosa anomalia da pagare cara. Eppure lo voleva disperatamente, e  lottava con se stessa.

“Dobbiamo andare ora”, disse dopo un po’ in un sussurro. Un minuto dopo, erano tutte e tre nel corridoio verso l’uscita dell’ospedale. Maria, tenendo per mano sia sua madre che la Morte, disse allegra: “Hai visto la signora com’è stata buona? Io volevo tanto che tu ti svegliavi e lei ti ha fatto svegliare! Perché non passiamo da casa e cuciniamo le polpette prima fritte e poi nel sugo e le mangiamo tutti insieme? Possiamo, eh, possiamo?”

“Non c’è tempo per queste cose…”, disse la Morte, cercando di non guardare la bambina.

Maria insisteva caparbia: “Mamma, diglielo, diglielo anche tu…” poi di nuovo, rivolta alla Morte: ”Ti prego, ti prego, ti prometto che ci mettiamo poco!”

La Morte si fermò a riflettere per un po’, lo sguardo rivolto a terra. Poi all’improvviso prese in braccio Maria, le guardò per un attimo il visino radioso e disse: “Ma sono proprio così buone, queste polpette?”

“Come le fa mamma, sono buonissime!”

“Va bene, allora le voglio assaggiare.”

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29 commenti »

  1. La redenzione della Signora in Nero non me la aspettavo di certo! E tutto per colpa di una bambina innamorata della mamma e delle sue polpette al sugo. Che sia la volta buona che ci lasci in pace?

  2. Molto piacevole da leggere, complimenti.

  3. Grazie Roberto del commento!
    Beh che ci lasci in pace la vedo difficile, ma almeno stavolta è stata piegata dalla volontà di una bambina, che è riuscita ad ottenere quello che voleva, a prescindere dal costo che questo può aver comportato!

  4. Grazie Mauro!

  5. La semplicità e la volontà della bimba sono riuscite a fare breccia in un cuore oberato da secoli di mietitura…
    bella idea, bella realizzazione, complimenti!

  6. Mi ha suscitato molte emozioni l’incontro inconsueto tra quel piccolo essere forte della propria innocenza con la personificazione di cio’ che piu’ temiamo.Il tutto trattato con estrema delicatezza.Bello davvero!

  7. Mi è piaciuto molto questo racconto di tre donne,la bambina,la madre e la morte.Non so dire chi abbia vinto,non certo la morte,almeno questa Volta! Complimenti,

  8. Ho trovato la narrazione piacevole fino alla fine. Il finale non scontato ed aperto a tante emozioni mi lascia pieno di pensieri.
    Bello!

  9. Storia originale nel contenuto
    e ben scritta.
    Quasi una favola,
    con tocco finale di umanità
    anche per chi
    cuore non ha.

  10. La descrizione delle polpette, apparentemente fuori luogo, è la chiave dell’intero racconto. Tutto ruota attorno a questo piatto prelibato e alle sensazioni gustative ed emozionali che esso suscita. L’odore del sugo e la croccantezza delle polpette ci riporta alla nostra infanzia e ai pranzi domenicali preparati dalla nonna. Che la Morte sia questa volta una “nonna” ritrovata? A me piace pensare così. 🙂

  11. Grazie a tutti dei commenti!
    Suscitare emozioni tutto sommato è uno degli obiettivi più importanti, rende piacevole la lettura… e la scrittura

  12. Racconto che coniuga il soprannaturale e il naturale, attraverso un percorso di emozioni e attese, che gravitano intorno a Maria e al suo slancio d’amore verso la madre.
    La figura della Morte, non messaggera del Fato come nel “Settimo sigillo” né figura ironica e narrativa come nella “Storia di una ladra di libri”, si veste, pur nella sua inesorabilità, di una comprensione e di una tenerezza domestica, che fa sentire il lettore di fronte a un consolatorio lieto fine.
    La conclusione…… una speranza per tutti: nella Morte c’è ancora e per sempre Vita.
    Grazie Luca.

  13. L’inizio con il racconto della vita di Maria con la mamma è incalzante e coinvolgente, scorre via veloce evocando cose che a tutti ricordano la propria infanzia.. e tutto mentre già aleggi il pensiero su cosa stia per succedere, l’arrivo della signora in nero che inizialmente sembra una di quelle anziane di paese che accorrono sempre per prime quando capita qualcosa di brutto. L’atmosfera cambia continuamente passando dai toni scuri e inesorabili di un epilogo già deciso e ovvio, al coinvolgimento nella caparbietà della bimba di combattere contro qualcosa di già scritto e la fine forse lascia proprio questa strana sensazione che porta a pensare che se non ci si arrende a subire le avversità si possono trovare nuovi modi per andare avanti. Emozionante.

  14. il finale sorprende e strappa un sorriso dopo un racconto letto con il fiato corto! 🙂

  15. Grazie a Valerio e a Maurizio per i commenti (Maurizio, molto carina la filastrocca!)
    Un ringraziamento particolare a Vera per il suo commento elaborato e sapiente. Grazie a te!

  16. La paura della morte, allegramente affrontata ne scopre immediatamente una ancora più terribile: il terrore del distacco.
    Il distacco dai propri cari, da chi ci ha amato e curato, istruito e guidato.
    Cosa non faremmo per far si che non vi sia mai questo distacco? Come in una antica favola cerchiamo di distrarre la morte e di riportarla a dimensioni umane e terrene.
    Sicuri di ottenere ciò che cerchiamo e che in fondo tutti agognano.

  17. Per Laura Fortugno: Grazie, sono felice che ti sia piaciuto e che tu abbia apprezzato il finale!

    Per RicLinda: Esatto, è un’ottima chiave di lettura. Tutto sommato alla bimba non interessa di essere passata dall’altra parte (forse nemmeno se ne è resa conto fino in fondo). Quello che importa è che, lottando con la propria paura, sia riuscita nell’intento di rimanere con la madre, in un modo (o in un mondo…) o nell’altro. E anche di regalare un qualcosa di nuovo e bello a chi non l’ha mai conosciuto, da un’eternità. Grazie!

    Per Claudio Oliva: Bellissimo e profondo commento, anche questo coglie in pieno il senso che ho cercato di trasmettere. Tutto sommato è la separazione da quello che c’è di bello al di qua, che rende spaventoso l’al di là. Ma se nell’ al di là riuscissimo ad andare con chi ci ha accompagnato fino al momento del distacco (e a vedere il passaggio come lo vede un bambino o una bambina piccola) probabilmente ne avremmo molto ma molto meno paura.

    Grazie ancora a tutti per la lettura!

  18. Luca, il titolo che hai scelto è bellissimo. Ci vuole un grande coraggio per affrontare la morte, l’innocenza e la caparbietà della tua Maria fanno il resto, insieme all’amore che la lega alla mamma. Toccante l’immagine della bambina che corre a rifugiarsi “nel posto più sicuro del mondo”. Chapeau! E in bocca al lupo.

  19. Grazie Liliana. Il titolo l’ho modificato diverse volte nelle varie riletture del racconto, ma alla fine sono ritornato a questo che è quello della prima revisione. Sul “posto più sicuro del mondo”, vuole essere un richiamo ai ricordi dell’infanzia, quando il mondo è semplice e sicuro e dove c’è sempre una persona (che può anche non essere la mamma) che ci difende e protegge da QUALSIASI cosa. Purtroppo penso che non tutti i bambini abbiano avuto la fortuna di provare questa sensazione, ma sarebbe bello se fosse così!
    Grazie ancora,
    Luca

  20. E’ una storia che ti lascia sorpreso: non avrei mai immaginato questo finale. La metamorfosi della morte mi è ha colpito molto,ma ancor di più il coraggio della bambina. Bellissima storia. Complimenti Luca! Hai saputo amalgamare bene l’ingenuità e la spontaneità della bambina con la freddezza e austerità della morte. Spero di poter leggere altri tuoi racconti!

    In bocca al lupo per le tue storie.

    Beatrice

  21. Ciao Beatrice, grazie per il tuo commento, mi fa molto piacere che tu abbia apprezzato il finale.
    In effetti la morte è il personaggio che cambia, che evolve, mentre la bambina rimane ferma nel suo coraggio e nella sua volontà di rimanere con la madre. La chiave di lettura che hai scelto è perfetta (almeno rispetto alle mie intenzioni!).
    Grazie ancora,
    Luca

  22. Complimenti Luca per questo racconto intrigante e pieno di spunti per riconoscere il coraggio di Maria, una bambini che ama sua madre come sanno fare i bambini. E’ un soggetto ideale per un racconto e film horror, con un finale a sorpresa. Ti auguro un posto tra i venticinque premiati.
    Emanuele

  23. Luca è una bella storia, con uno splendido lieto fine! La forza di volontà dei bambini trionfa sempre…mi è piaciuta molto. Complimenti

  24. Grazie anche a Emanuele e Pasquale Antonio per i loro commenti e auguri!
    Anche se non l’ho scritto come soggetto per un film o un corto, in effetti come suggerisce Emanuele si potrebbe prestare bene. Grazie!

  25. Ti avevo scritto “chapeau” Luca. Rinnovo i miei complimenti, una vittoria meritatissima. Liliana

  26. Grazie Liliana e grazie ancora a tutti per i commenti!
    E’ una grande soddisfazione e un onore essere tra i selezionati tra così tante opere.
    Ancora un saluto a tutti e… a presto!

  27. Una storia veramente toccante. Mi viene in mente la celebre frase “Omnia vincit amor et nos cedamus amori”.
    Persino la Morte sembra cedere a questo sentimento.
    Complimenti Luca, come sempre ottimo lavoro!

  28. Grazie Monica!
    Perfetta citazione…
    Un saluto affettuoso,
    Luca

  29. Un’idea davvero originale e sviluppata in modo intelligente e misurato. Questo è un argomento molto difficile da raccontare, le trappole sono molteplici e il rischio d’inciampare in facili effettacci e lacrime a buon mercato è notevole.
    Tu invece sei stato leggero e arguto, riuscendo a far provare persino un moto di tenerezza per questa signora Morte spiazzata e confusa.
    Complimenti Luca, arrivederci a Lucca!

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