Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premi Racconti nella Rete 2014 “Forse mi sono distratto, forse solo il destino” di Roberto Montenero

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2014

Mi piace stare seduto e contemplare le persone che passano.

Da come camminano e da come gesticolano capisco molte cose sul loro conto. Si dice spesso che gli occhi delle persone parlino per loro.

Non sono assolutamente d’accordo. Gli occhi sono due pozzi dentro ai quali, a ben guardare, puoi solo pescare diverse quantità di paura.

Niente altro.

Arriva il mio caffè.

Il cameriere, ad esempio. I suoi gesti denotano una certa serietà, una discreta attenzione ai dettagli ed una noia infinita. I suoi occhi sono quasi sereni.

A ben guardare non penso sia il mio tipo.

Cederebbe subito. No, non mi interessa.

Pago l’euro e annuso l’aroma che sale dalla tazzina bianca che ho davanti.

Straordinario.

Molte delle mie sinapsi si attivano e trasformano l’odore in corrente elettrica che si estende nelle terminazioni nervose del mio corpo. La gente comune chiama questo articolato processo “piacere”.

Sono un neurochirurgo e, purtroppo, ragiono sempre in termini di ricettori, dopamina, gangli e guaina e così via.

Non ci posso fare niente.

Beh, a ben guardare qualcosa sto facendo…

 

L’uomo che lo sta osservando nota che un live sorriso gli increspa le labbra. Pensa che il dottor Luce sia un uomo affascinante mentre sorride in quel modo un po’ sghembo. Il sorriso sparisce, così come la sua bocca nascosta dalla tazzina del caffè.

L’uomo è indeciso. Sa che se muoverà un passo verso il dottore, metterà in moto il meccanismo. Sa che una volta avviato, sarà pressoché impossibile fermarlo o farlo deviare dalla traiettoria stabilita.

L’uomo suda sotto il maglione azzurro che indossa. Ad un tratto un ricordo netto, preciso, affilato come un bisturi gli taglia in due la mente. Prima che possa reagire i suoi piedi lo hanno portato un metro avanti. Il meccanismo è in moto. Il confine è stato superato. Inizia il viaggio.

L’uomo si dirige verso il bar.

 

Il caffè è davvero delizioso. Mi ha messo di buon umore.

A ben guardare basta veramente poco per attivare le sinapsi e sentire il piacere scorrere nel corpo, trapassare i gangli nervosi ed irradiarsi nel cervello.

Certo ci sono diversi gradi di piacere.

Il caffè mi offre una buona base di partenza. Fare sesso con una donna mi riempie di elettricità. Dominarla è ancora più appagante.

Ma operare, beh, operare è… sublime.

Quando entro nella testa delle persone, fisicamente intendo, con un bisturi in mano, mi sento quasi Dio.

Quasi.

Dico quasi perché per sentirsi Dio ci vuole ancora qualche cosa. A ben guardare non credo manchi molto.

Mi sto attrezzando per scoprire che cos’è.

Adesso, per completare il momento, mi ci vorrebbe una compagnia adeguata, disposta poi ad approfondire i discorsi, la conoscenza reciproca. Specialmente se a scoprirsi fosse lei.

O lui. Perché no? Questo tipo con il maglione azzurro, ad esempio.

Si muove con eleganza, gesticola poco. Le mani sono ferme, sicure. La postura è quella di un uomo che ha un po’ di fretta, ma le chiacchiere che sta facendo con la sua interlocutrice non sono scortesi.

Forse denotano un lieve disprezzo.

A ben guardare non posso dargli torto.

Lei ciondola da una scarpa col tacco all’altra, e alternativamente il suo corpo dice “prendimi” e poco dopo “allontanati”.

Che noia l’ambiguità. Vuoi mettere la nitidezza, la precisione, l’ineluttabilità del taglio di un bisturi?

 

L’uomo col maglione azzurro ha un piccolo contrattempo. Si è imbattuto in un’amica della moglie. Mentre chiacchierano di futilità ha l’impressione che lei stia flirtando. Ma è un attimo. Lei gli chiede della figlia. Lui risponde che sta migliorando. Che la fisioterapia la sta aiutando a risollevarsi dall’incidente. Che l’afasia dovrebbe essere temporanea. L’unica cosa che la donna non sa è la più importante: lui sta mentendo.

L’uomo, intanto, getta delle occhiate veloci al dottor Luce. Spera non si alzi da quel tavolino del bar e, contemporaneamente, vorrebbe lo facesse e che sparisse dalla sua vista. Così potrebbe perdersi in questo colloquio così inutile e per questo così normale.

L’uomo ha un fremito. Non sa se è dovuto al corso dei suoi pensieri o al contatto della mano della donna che poggia sul suo braccio. Ha una visione fugace di lei nuda sul letto di casa. Non è mai successo e mai succederà. Sicuramente non dopo quello che ha intenzione di fare.

L’uomo saluta e punta al tavolino del dottor Luce.

 

Non c’è dubbio.

Quest’uomo è un uomo decisamente attrattivo.

E, dato che mi ha cercato con gli occhi un paio di volte, è evidente come l’interesse sia reciproco.

Bene, bene, forse avrò qualche ora o, perché no? qualche giorno di piacevole svago.

Eccolo che saluta.

Viene qui, non c’ è dubbio.

A ben vedere sembra mi conosca.

O meglio crede di conoscere il dottor Luce.

Prendiamoci un piccolo vantaggio intanto per cominciare.

Definiamo subito chi controlla la situazione. Raccogliamo il giornale e alziamoci. Assaggiamo l’effetto che provoca su quest’uomo questa mia semplice azione.

 

L’uomo osserva il neurochirurgo mentre si sta alzando ed affretta il passo per intercettarlo prima che abbandoni il tavolino. Dai movimenti non sembra un tipo tonico e forte. L’uomo pensa sia meglio così.

“Buon giorno, dottor Luce. La disturbo?” chiede.

“Buon giorno a lei. A dire il vero non la conosco e poi me ne stavo andando a casa…” risponde.

I due uomini si scrutano per un attimo. Il medico non vuole perdere il vantaggio guadagnato grazie al disagio dell’altro. L’uomo col maglione azzurro non vuole mollare la preda.

“Mi scusi, non mi sono nemmeno presentato. Mi chiamo Ricci e sono un giornalista. Scrivo per la rivista “Medici domani”. spiega l’uomo dal maglione azzurro. Mentre lo dice non tende la mano.

“Ah. Conosco la rivista ma non ho il piacere di ricordarla tra le firme.” risponde il dottor Luce notando che gli occhi del giornalista sono azzurri come il maglione che indossa.

Il medico non accenna a sedersi, aumentando in un qualche modo il disagio dell’altro.

“Non le ruberò molto tempo. Vorrei solo farle qualche domanda per imbastire un articolo su di lei. Che ne pensa?”

 

A ben guardare penso tu stia mentendo, ma ancora non so il perché.

Ma si, dai, giochiamo un po’.

Ti faccio credere di essere interessato, così penserai di condurre tu il colloquio.

Poi ti porto a casa mia e quando saremo lì, perché lì ti porterò, avrai del materiale veramente interessante per il tuo finto articolo.

Peccato che poi non lo leggerà comunque mai  nessuno.

Intanto mi siedo e ti mostro un pacato interesse. Vediamo quanto sei bravo.

A ben guardare, penso proprio mi divertirò con te.

E molto anche. Dai fammi vedere quello che sai fare.

 

“Si dice che lei sia un ottimo neurochirurgo, ma che talvolta esageri nel voler a tutti i costi operare. Che ne pensa di queste critiche?”

“L’invidia è una brutta bestia. Io opero per salvare vite.” Risponde un po’ stizzito il dottor Luce. “Spesso lo faccio andando oltre le convenzioni mediche odierne. E’ ho quasi sempre ragione. Sono un pioniere. Supero continuamente i pregiudizi e le avversità. Innovo e fisso nuove frontiere.”

“E i suoi pazienti si riprendono sempre la loro vita dopo i suoi interventi pionieristici?” chiede l’uomo dal maglione azzurro.

“E’ qui per farmi la morale o domande serie?” replica il neurochirurgo gelido. “Ci sono solo un caso o due che non hanno dato l’esito sperato. Statisticamente irrilevante.”

L’uomo lo guarda fisso e si trattiene con tutte le sue forze.

Vuole aspettare un altro momento per porre in atto il suo progetto. Per amputare le mani a quell’essere borioso e volgare. Quell’uomo che ha operato sua figlia e ora lo considera un caso statisticamente irrilevante. E’ solo colpa sua se la situazione è degenerata a tal punto. Ricci non c’è la fa più a vedere la propria moglie distrutta dal dolore. La propria figlia ridotta ad un vegetale. Vuole a tutti i costi andare oltre, superare il confine tra il bene ed il male. Vuole fare definitivamente il bene.

“Se ha altre domande serie mi segua a casa che ho da fare lì.” Dice il neurochirurgo alzandosi. “Altrimenti per me l’intervista è finita.”

L’uomo dal maglione azzurro non crede alla sua fortuna.

Alzandosi si tocca il coltello a serramanico che porta nella tasca destra dei pantaloni beige.

 

Non c’è dubbio che tu ce l’abbia con me.

Non so cosa ti ho fatto per farti così tanto incazzare. Neanche ti avessi…

Ma certo. Che stupido che sono.

Tu devi essere il padre di Elisa. Che di cognome non faceva Ricci…

Eri via mentre tua figlia aveva l’incidente, mentre tentavo di salvarle la vita. Mentre ero dentro la sua testa.

Ahh, che buon profumo quel cervello, uno dei migliori.

Forse mi sono distratto, forse solo il destino.

Chissà.

Allora arrivasti tardi e non ci incontrammo mai.

Così tu sei qui per farmela pagare. Non poteva andarmi meglio. La rabbia è una motivazione eccezionale, tiene in piedi le persone anche nelle situazioni peggiori.

Bene.

Così potrò allenarmi e divertirmi contemporaneamente.

Perché quello che non sai e che, per essere il migliore, io mi esercito tantissimo.

Su persone vive.

Le porto a casa, le lego al tavolo operatorio e le metto a nudo. Nel vero senso del termine.

Apro la carne.

Saggio i muscoli, i tendini.

Trovo i nervi e li pizzico come un chitarrista fa con il proprio strumento.

Senza anestesia.

Così capisco il dolore. Lo riconosco.

Vedo il cervello reagire agli stimoli.

Sento le urla e vedo le lacrime.

Pesco la paura in fondo agli occhi delle mie cavie, la tiro fuori piano piano. E quando non ce n’è più la stimolo e ricomincio.

Mi sento Dio. Un Dio che a molti ridona la vita ed elargisce benessere.

A scapito di pochi.

Anche Dio deve aver imparato dai propri errori.

Vieni caro, vieni con me. Ti porterò dove pochi altri sono arrivati.

Da dove nessuno è mai tornato.

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29 commenti »

  1. Un racconto ben scritto, un horror a dir poco agghiacciante. Il Dr. Luce mi ha ricordato il neurochirurgo di un bellissima miniserie televisiva di Lars Von Trier, “The Kingdom”.

  2. Ottima padronanza di linguaggio,
    racconto efficace,
    con risvolto noir.
    Frasi brevi e secche,
    da nevrosi narrativa.
    Molto bravo.

  3. @ Maurizio
    Mi sento a dir poco lusingato per il tuo commento! Grazie mille, sapere che il racconto è arrivato efficacemente mi gratifica moltissimo. Lo stile è volutamente secco, entrambi i personaggi sono nevrotici (ma anch’io non scherzo… ;-)) Chissà chi prevaricherà l’altro…

  4. @ Mara
    Grazie, lo scopo del racconto è proprio quello di “agghiacciare” il lettore, portandolo dietro e dentro un normale incontro tra due persone al bar.
    Sono andato su youtube per conoscere il neurochirurgo dell’ospedale “The Kingdom” a cui credo tu faccia riferimento. L’inizio del primo episodio fa già presagire l’atmosfera che si respirerà… lo guardo e poi ti so dire.

  5. Roberto, “The Kingdom” completo su youtube purtroppo non è reperibile, lo puoi trovare online in streaming. Attento perché circola una serie americana ispirata all’originale ma che non è assolutamente all’altezza dell’opera di Von Trier.
    Ancora complimenti per il tuo bel racconto. 🙂

  6. Pur non essendo amante del genere noir il tuo racconto mi ha tenuta con il fiato sospeso!. Agghiacciante e ben scritto.

  7. La consapevolezza di ciò che accadrà cresce lentamente, fino al finale lucido ed agghiacciante.
    Si fa leggere fino alla fine. Mi è piaciuto.

  8. Bello. Il dottor Luce – veramente luciferino – è un esteta del male, assapora il dolore come un buon caffé. Concordo: agghiacciante.
    Le frasi spezzate si incidono molto bene ed esaltano questa atmosfera infernale.
    Anche a me ha ricordato un film, francese, di cui purtroppo non ricordo il titolo. Un uomo rapisce (e forse uccide, non voglio fare lo spoiler) una donna in un autogrill. I fidanzato di lei dedica la vita a ricercare il colpevole, dopo molti anni lo identifica e si incontrano proprio in un bar. Il tuo racconto mi ha ricordato appunto la scena del bar. La stessa atmosfera sospesa, in cui non si sa prevedere chi farà del male a chi… purtroppo non ricordo altro, mi dispiace. Ma forse l’hai visto?

  9. C’è sempre un momento prima di una decisione. Anche quando si tratta di decidere se uccidere o meno un uomo. Ed è questo momento che l’autore racconta. Non sappiamo cosa accadrà dopo, ma solamente ciò che può accadere. Il punto di vista alternato crea suspence. Per il personaggio del dottor Luce, aggiungo alla citazione di Mara e a quella di Sergio quella di un altro personaggio televisivo: il dottor Arthur Arden, della seconda stagione di American Horror Story. Ma sentiamo l’autore…. Complimenti!

  10. @ Laura: grazie per il bellissimo complimento! Stuzzicare la tua curiosità e portarti fino in fondo ad un racconto che non è del tuo genere preferito… beh, non ha prezzo (maledetta pubblicità…) 🙂

  11. @ Valerio
    Ed è proprio quello che volevo far trasparire. Tutti i pezzettini del puzzle vanno a posto pian piano, in crescendo. Il finale, volutamente sospeso, si apre a qualsiasi ipotesi. Secondo me, una volta arrivato alla fine del racconto, tu stesso porti i personaggi al loro epilogo, qualsiasi esso sia. Se la storia ha inciso, il tuo finale sarò ancora più agghiacciante di quello che posso aver pensato io…

  12. @ Sergio
    Il commento è centrato: il neurochirurgo gode del godere, indipendentemente dalla fonte del piacere che lo scatena. Grazie per averlo rilevato!
    Le frasi dovrebbero scandire la storia come fossero pioli di una scala: mano – piede, mano – piede. Anche l’impaginazione aiuta visivamente il lettore in questa salita o discesa, accompagnato dal dottor Luce.
    No, il film che citi non l’ho in mente, nemmeno la scena dell’incontro al bar mi dice qualcosa. Mi piacerebbe vederla per capire magari meglio il meccanismo della sospensione, dell’attesa che genera quell’incontro.

  13. @ Carmen
    Grazie per i complimenti! Riprendo quello che ha scritto Sergio sulla sospensione del tempo in quel bar perché è proprio lì che si decide il futuro. E se il Dr Luce avesse già qualcuno a casa sul suo tavolo operatorio? E se l’amica della moglie avesse abbracciato e baciato appassionatamente l’uomo col maglione azzurro? E se… Tutto potrebbe accadere (o essere già accaduto..).
    E anche qui dico no, non ho il piacere di conoscere il dottor Arden da te citato. Ho visto la pubblicità della serie ma non ricordo di aver visto una puntata. I miei riferimenti sono cartacei tipo King, Lansdale, Fred Vargas, e via discorrendo. Serie tv che ho visto (ma nemmeno per intero…) sono state “FlashForward” e “The Following”. Il libro che adesso ho sul comodino da iniziare è di Nesbo, di cui non ho letto ancora nulla.

  14. Ho letto con piacere ed attenzione il tuo racconto ed i commenti… che dire? Innanzitutto bravo, sai condurre con mano abile attraverso un percorso ad ostacoli non semplice. Poi, ti dico che hai una fantasia degna degli autori più famosi. Sugli accostamenti che hanno fatto gli altri amici, non posso pronunciarmi perché non vedo né tv ne film in streaming, però leggo molto e se vuoi sapere chi mi hai ricordato con il tuo scritto, ti cito due grandi della letteratura: Pirandello e Kafka. Il Gigetto siciliano l’ho visto nella prima parte del racconto, mentre lo spirito del caustico boemo sembra aleggiare nella parte finale. Continua a scrivere, ne vale la pena.

  15. Mi sono detta “leggo il racconto di Roberto Montenero e poi vado a bere il caffè e porto il ragazzino a fare un giretto”. Che tempismo! Ma anche no! Mi hai suggestionata, hai fatto centro…

  16. Bel noir. Inquietante e sottile. Fa inture il finale senza necessità di una narrazione più dettagliata.
    OK
    Angela Lonardo

  17. Un racconto che definirei “chirurgico” per lo sviluppo freddo ed asettico dell’intreccio. Bello! Per continuare la serie di citazioni nei vari commenti, segnalo anche che il personaggio di Luce mi ha ricordato Emmenberger, l’antagonista di Bärlach ne “Il sospetto” di Dürrenmatt. Il chirurgo sadico è effettivamente un personaggio efficace per i generi horror / noir / giallo. Complimenti ancora. Un saluto.

  18. @ Sara: suggestionare il lettore è lo scopo del racconto, esserci riuscito mi gratifica molto. Grazie

    @ Angela: grazie per il bel commento. In effetti per spaventare o semplicemente inquietare non è necessario, a mio avviso, scendere troppo nel dettaglio. In questo genere poi il rischio di scivolare nello splatter o addirittura nel ridicolo è dietro l’angolo.

  19. Complimenti, noir scritto molto bene, scorrevole e con tinte horror “suggerite”, a mio avviso le migliori. Niente splatter o particolari forzati, solo parole efficaci che nell’evoluzione della storia, rendendo l’atmosfera sempre più tesa!

  20. @ Alex: sono sinceramente lusingato da tutti i commenti che richiamano alla memoria del lettore personaggi e situazioni già viste o lette. Vuol dire che non solo vi sono piaciute quelle (per ricordarvele) ma anche che la mia storia vi ha stuzzicato qualche corda… Grazie.

    @ Jacopo: è esattamente quello che avevo in mente. Lo splatter è un genere diverso e, secondo me, nemmeno troppo agevole, si rischia di scivolare nel ridicolo. Qui la storia la fa molto l’immaginazione del lettore, portata per mano verso un finale che non è scritto ma, appunto, suggerito. Ognuno poi vedrà quello che vorrà.. Grazie per i complimenti!

  21. Condivido quasi tutto di quello che è stato scritto nei commenti precedenti. Roberto; quello che non condivido riguarda le serie televisive e i termini tecnici perché non li conosco. Sei abile nel presentare i pensieri del dottor Luce, del giornalista Ricci e di ogni personaggio. Offri le menti, reali e intenzionalmente fredde, come le immagini della TAC, come il pensiero di un uomo lontano dai suoi simili e votato al Male. Se mai tu volessi sapere la scelta di campo del lettore, io propenderei per il Ricci che non farei entrare nella casa del neurochirurgo e lo vedrei impegnato nell’accusa. Questa mia aspettativa di giustizia mi condiziona sempre! Per fortuna, il racconto è tuo e il finale è intrigante.
    Complimenti.
    Emanuele.

  22. @ Emanuele: la scelta di campo del lettore è determinante per la conclusione della vicenda, nel senso che entrambi i personaggi stanno andando incontro al loro destino. Solo che nessuno lo ha ancora scritto, tutto può accadere. La narrazione termina poco prima dell’epilogo. Se tu li vedi in un aula di giustizia, così sia. Grazie per i complimenti.

  23. Bel racconto, bravo Roberto.
    Aspetto di leggerti ancora il prossimo anno.
    A presto.
    M

  24. Se ci rifacciamo al “gatto di Schrödinger”, e quindi entriamo nell’universo dei quanti, i due finali (Ricci che ammazza doc Luce e viceversa) sono veri ed esistenti contemporaneamente, nello stesso spazio tempo. Solo l’osservatore(autore) può generarne uno piuttosto che un altro. Tu non l’hai fatto e, quindi, hai prodotto due universi paralleli con due finali differenti. Un modo prolisso per definire la fascinazione per una storia intensa e ben congegnata. Complimenti!

  25. Buongiorno,
    Mi complimento con te per questa meraviglia.
    Il modo in cui passi dal pensiero al dialogo, dal flusso di coscienza alle azioni è davvero magistrale.
    Purtroppo per me ho conosciuto un dott Luce e mi sono venuti i brividi nel leggere il tuo scritto poiché ripensavo agli occhi di questa persona e prima di sapere che avesse manie di onnipotenza coglievo nel guizzo dei suoi occhi qualcosa di indefinibile, tu sei stato davvero bravo nel far affiorare lentamente il personaggio, seppur dall inizio già si intuiva chi potesse essere.

  26. Rispetto ai commenti sul contenuto del tuo racconto non posso che essere d’accordo con i tanti che mi hanno preceduto. Però voglio dirti che mentre leggevo è successa una cosa: mi è venuto istintivo guardare la struttura, il disegno creato dalle righe e dagli spazi e ho scoperto una connessione tra il contenuto e la forma grafica del testo. Tagli! Il mio sguardo sulla pagina è stato letteralmente tagliato in modo più o meno profondo, con ferite più o meno lunghe. Perciò questo pezzo non è stato per me una semplice lettura, ma una vera e propria esperienza. Complimenti sinceri!

  27. Bellissimo!! Davvero, sono arrivato alla fine senza neanche accorgermene! Questa storia mi ha catturato, sarà anche perchè amo questo genere, ma è scritto in modo davvero ottimo. Se mai scriverai un seguito faccelo sapere nei commenti!! 🙂

  28. Ciao Roberto un racconto davvero ‘spietato’ e interessante questa alternanza di dialoghi interiori con i dialoghi esteriori. Due ‘cattivi’ o ‘pazzi’ a confronto?! Bravo, linguaggio essenziale.

  29. Premetto che scrivo al plurale perché ho letto tutto quanto mi ha proposto il sistema digitando il tuo cognome.

    Racconti assolutamente non banali, capaci di creare emozioni…..e queste sono già due note di merito.
    Pennellate sicure e nette fanno emergere nel testo particolari fondamentali , senza che si venga addormentati da soporifere descrizioni.
    Sottolineerei anche che i testi sono della giusta lunghezza per apprezzarli al meglio.
    Ho impiegato la pausa pranzo del lavoro a leggere, magari fosse sempre così….

    Se mi è permessa una battuta, direi quasi che il tuo cognome ti ha ispirato il genere….

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