Premio Racconti nella Rete 2014 “Pianeti” di Chiara Galella
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2014… sentii il bip del cellulare che mi avvisava di un messaggio in arrivo: ti va una passeggiata? Ci godiamo questi brevi raggi di sole dopo la pioggia di ieri. Uno squillo più lungo, era Mario… non gli era bastato l’sms, aveva chiamato: “ciao fiorellone che fai? Allora ci vieni a passeggiare e raccogliere fiori, a respirare aria profumata di bosco.. sei ancora a letto alle 10.30? Ti porto al bar a fare colazione, anch’io non ho mangiato”. “No vieni a casa, facciamo colazione insieme e poi andiamo a fare la passeggiata al bosco.. “
Rimasi a letto per pigrizia finchè lui non bussò al citofono. E’ arrivato quasi subito ma ho avuto il tempo del risveglio per pensare quanto sia bello avere qualcuno che si preoccupa dei miei stati d’animo, che mi dà l’occasione di alzarmi da questo letto, che è la mia tomba ogni domenica, per portarmi al sole. Il sole, l’aria, respirare, ad un tratto quel senso di protezione che sempre mi danno casa mia e le coperte del mio letto si è trasformata in aria opprimente e sento il desiderio di respirare aria più pulita, aria di fuori, aria con i profumi della natura. Il citofono; mi infilo la maglia che tengo sempre ai piedi del letto per mitigare l’uscita dalle coperte e vado ad aprire. E’ sulla porta con lo sguardo dolcissimo che sempre ha quando mi vede.. Mi abbraccia, non troppo forte ma è un po’ difficile staccarsi da lui e da quel contatto; ora però sono un po’ più sicura di me e riesco a gestire i contatti senza lasciarmi invadere. Vado a preparare la colazione per tutti e due.
… “Tu finisci il latte, io vado a mettermi una tuta”. Sono in camera, non serve il reggiseno per una gita in campagna: è domenica e non sopporto tutto ciò che ordinariamente mi stringe e comprime. Infilo un pantalone di tuta e le maniche di una maglietta ma all’improvviso sento il suo abbraccio. “Di nuovo?!”Penso. “Forse è solo un attimo, si accontenterà di un abbraccio e qualche carezza…” ma mi sento spinta verso il letto. E’ molto eccitato e determinato, una novità per il bimbo insicuro che combatte con se stesso anche solo per allungare una mano e farmi una carezza. Come si fa? Stavolta forse ci riesce, forse il suo corpo non tradirà il suo desiderio, non posso inibire i suoi slanci. Il mio corpo però non risponde agli stimoli, un senso di delusione mi sale dalla pancia: la mia passeggiata il sole l’aria i fiorellini.. perché questo approccio così diretto e così maschile? Eh già! È un uomo! Perché ha pensato di poterlo fare quando io volevo passeggiare, non gli avrei detto di si per altre cose. È colpa mia, mi sono fatta incantare..da cosa? Un miraggio. E quale? Quello del sole dell’aria fresca dei fiori di bosco…ma lui è un uomo. Che stupida! Mi sento tradita, ingannata. Lo so che non l’ha fatto con strategia ma la mia passeggiata? Sono di nuovo nel mio letto ma non da sola, con un uomo che si tocca come un ossesso perché deve a tutti i costi penetrarmi. Il mio sole… la mia aria… Le mie coperte il mio letto: “accettami, accoglimi” mi ha detto appena ieri “anche con la mia ansia”. E io ora che faccio? Non posso inibirlo di nuovo. Com’è che non comprende, che non sente che non sono rilassata..
“Vuoi fare l’amore?” E che gli dico?
“Tu che ne pensi?”
“Si si sei bagnata, allora mi vuoi” ..il mio sole.. la mia aria.. E’ un organo predisposto a questo se lo tocchi si bagna, vuol dire solo che funziona. È un uomo, ragiona da uomo cioè come i cani e gli animali vede solo la funzione ultima e dà per scontato che mi piacerà perché il sesso funziona così, come potrebbe essere diversamente. Proprio ieri ti avevo pregato di fermarti ad un abbraccio, di imparare ad ascoltarci in un abbraccio senza quest’ansia di entrare a tutti i costi dentro di me con la presunzione che mi piaccia. È un uomo, a che serve parlargli, è come se lo spiegassi a Pippo (il mio cane). Non ce la fa, ovviamente, il corpo non lo segue. Perché si va sempre a cercare questo fallimento? Se ha un problema così lo confermerà ancora e ancora e soprattutto lui è tutto lì nella sua ansia, nel suo dovercela fare ad entrare dentro di me. Perché gli uomini sono così? Per Pippo è naturale ma anche alla cagnetta con cui si accoppia sembra naturale; io non voglio perdere la speranza che un uomo non sia cosi, come un maschio qualunque della natura.
Sono io con i miei problemi, sono io che sono troppo diversa dalla cagnetta di Pippo, forse troppo intellettuale, si. I miei problemi… la mia aria… il mio sole. Lui è stanco di toccarsi e di sfregarsi su di me: “devo riposarmi un attimo..” Grazie Signore! Mi metto sul fianco e gli do le spalle. “appoggiati a me completamente, io mi dondolo piano piano e tu con me. Dondoliamo insieme.”
Insieme, come suona bene, sentirsi un’unica cosa con qualcun altro, con qualcuno che abbia la capacità di capirmi senza parole, solo ascoltando il mio corpo. Non ci riesce, dondola con un ritmo diverso dal mio, non riesce ad abbandonarsi su di me. Gli ripeto: “Su abbandonati su di me, verrà naturale dondolare insieme”. Ci prova ma resta rigido, sento molto spazio trai nostri corpi. Insisto: “Abbandonati! Voglio sentire il tuo corpo su di me come una coperta.” Ci riprova. Dondolo un po’ poi mi fermo di scatto per vedere se è proprio abbandonato su di me. Forse posso spiegargli con un altro linguaggio che voglio ascolto; continuiamo a dondolare insieme, lo sento rilassato. Gesù com’è possibile non apprezzare questo: l’abbandono a qualcun altro. Questo sentirsi fino a muoversi insieme, non è forse fondersi, non è essere insieme?. Io non sono un animale, sono fuori dalla natura, troppo cerebrale per i contatti.
“ Ma cara questo dondolio inizia ad essere eccitante”.
“Lascia il tuo corpo libero di eccitarsi”.
La mia voce diventa bassa e suadente: “ come mi immagini? ”
Può andare bene per un timidissimo raccontare le proprie fantasie, non è accoglienza questa? Io sono fuori dal mondo animale (e devo ancora capire se è una cosa buona o cattiva).
“Voglio entrare dentro di te!” Ma che ossessione!
“Raccontamelo nel dettaglio”.
“Ti giro, ce l’ho duro ed entro dentro di te”
Il gioco credo che inizi a funzionare, un po’ lo eccita e inizia a baciarmi e leccarmi il collo e l’orecchio con veemenza. Potresti ingoiare un po’ di saliva tra un po’ annego.
“Che cosa provi entrando dentro di me?”
“Mi piace!” E’ proprio un Pippo!
“Si ma come ti senti? Un po’ più uomo?”.
“Ti sento mia. Ti posseggo se entro dentro di te. Se ti faccio godere sono alla tua altezza sono degno di te”. E sono io quella complicata! Ehi sono qui mi vedi? Ci sono anch’io e sono con te, ti ricordi, dondoliamo insieme quando ti rilassi, quando ti abbandoni.
“E’ solo lì giù che vuoi entrare?”
“Bhe! No. Voglio fondermi con te non è solo un fatto fisico ma più globale..” il ritorno del pensiero, dallo scimpanzè all’homo sapiens in un secondo.
“Voglio dire proprio in senso fisico, è solo lì che vuoi entrare? Non ti attira per esempio entrare in bocca?”
“Ah! Si. A me piace tutto quello che vuoi..”
“Ti ho chiesto di raccontare quello che è nella TUA fantasia.” Io sono un animale troppo pensante, fuori dalla natura. Si ma proprio per questo non posso rinunciare a pensare e sentire e … comunicare.
“Insomma stacca questo cazzo di cervello e dimmi cosa immagini, non è difficile”
“Bhe! Io voglio entrare davanti, poi magari anche da dietro…”
“Raccontami i dettagli”
“Ti prendo da dietro e ti entro dentro”. Quanta fantasia e pensare che in genere mi riempi di parole. Cerco di dare un piccolo aiuto:
“Magari mi pieghi un po’ in avanti..”
“Ti piego in avanti leggermente, ti afferro per le spalle, sento i tuoi glutei che mi schiacciano..” “Come ti fa sentire?”.
“Un uomo alla tua altezza”. Che cazzo significa? Io sono 180 e tu 178, per 2 cm tutto questo affanno?
Come non detto, non ci sono tempi intermedi, i baci sul collo appena si sono avviati e già ricomincia a toccarsi freneticamente, provo ad inserire la mia mano ma gli faccio male, non riesco a prendere il ritmo di cui ha bisogno. Si sente pronto e decide di entrare. Perché dà per scontato di poterlo fare? Ah! Già, sono bagnata! È ovvio! Io sono fuori dalla natura, non sono come la cagnetta di Pippo, io penso. La mia aria.. il mio sole..
“Ti piace?”
Che cosa mi dovrebbe piacere? Sei dentro?E’ completamente moscio perché insisti a spingerlo dentro?
“Siii. Mi piace!”.
Precisamente cosa mi dovrebbe piacere? Questi colpi sui miei genitali? Questa vaga percezione di umido che provo 1.000 volte al giorno per ragioni diversissime? Quando mi siedo quando mi alzo, quando per un motivo o per un altro apro le gambe durante la giornata, quando faccio pensieri anche molto banali e ordinari?
Non regge, il suo membro non tiene, esce, semmai era entrato. Torna a toccarsi.
Vorrei gridare: “Basta! Che cavolo di senso ha? “
Ma per lui forse un senso ce l’ha. Si. Corre con il cervello dietro alla sua ansia. Il mio sole… la mia aria… i piccoli fiori da portare a casa e dipingere. Datemi un senso porca miseria, io sono un povero animale pensante datemi un senso chessò, un errore visibile una colpa da espiare, qualcosa insomma, qualcosa di pensabile. Ricomincia a toccarsi. “Stò per venire, posso venirti dentro?” Per carità, almeno vieni in grazia di dio.
“No, è pericoloso”
E’ finita! “Ora ci possiamo vestire e andiamo a passeggiare”
“No, non ne ho più voglia”. Mi è caduta addosso la mia solitudine, senza possibilità di remissione. La prossima volta mi avvio da sola io sono così autonoma in tutte le mie cose, oppure gli do appuntamento a metà strada. Ma poi nel bosco sarebbe peggio, meglio nel mio letto. È finita! Che ore sono? Cosa devo cucinare oggi? Io sono un animale pensante… che non vuole pensare!
Ritengo che hai coraggiosamente affrontato un argomento complesso, descrivi una situazione possibile nel rapporto sensuale tra uomo e donna usando un linguaggio ironico per “dissacrare la circostanza “. Trovo centrato il titolo “Pianeti” perché si trovano difronte due mondi divisi e diversi, l’uomo che ha in testa una cosa sola e la donna che, comprendendo il bisogno e le difficoltà del compagno, vive il momento stando nella testa e un po’ distante. I due non si trovano e non si troveranno mai. Complimenti Chiara.
Emanuele.
Che bello, davvero molto emozionante, un ritmo incalzante, che lascia quasi in apnea fino alla fine, per un argomento davvero delicato in cui si mischiano conflitti tra pensieri ed emozioni, desideri opposti, speranze di empatie mancate… e quelle frecciate sarcastiche sferzanti che ti fanno pietrificare le labbra in un sorriso divertito e triste, speranzoso e rassegnato nello stesso tempo, con una dolce compassione di fondo che non ti abbandona fino alla fine dove la solitudine prende il sopravvento dentro e fuori il racconto, come sempre accade ad un lettore quando chiude un libro, ma raramente in modo così forte…
Brava Chiara, sono davvero orgoglioso di te