Premio Racconti nella Rete 2014 “Più di tutto” di Annamaria Corradini
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2014Luisella spense il televisore alla conclusione dell’ennesimo talk show, dal tema, quella sera, oltremodo disarmante: “Se ora tutti ci mettiamo a scrivere libri, ci sarà ancora, in avvenire, qualcuno che ce li leggerà?”.
L’argomento era uno dei tanti e più svariati che la tivù aveva trattato in quel periodo di fine dicembre del 1999. Tra gli altri: “Anno 2000. Quali colture da terrazzo?”, oppure: “Il tiro con la balestra nel terzo millennio. Prospettive”, e anche: “Ricamo a punto croce. Un bilancio”.
Era come se improvvisamente dovesse chiudersi dietro a noi tutti un’enorme paratia, e fossimo chiamati a fare scelte nette tra il passato e il futuro, sapendo poi di impegnarci inappellabilmente per i successivi mille anni.
Luisella si ritrovò a fantasticare; anche se in modo indiretto, l’argomento del dibattito appena terminato l’aveva emotivamente sollecitata. Così si abbandonò a giocare con il suo narcisismo adolescenziale da tempo sopito, ma risvegliatosi in gran forma per l’occasione.
Si immaginò seduta sulla poltroncina rosa fucsia del salotto televisivo, vestita e truccata con cura, ma anche con naturalezza, perché questo dovrà essere il look della intellettuale che verrà, che ispiri un senso di ammirazione discreta negli spettatori – chiaramente è fondamentale che ci siano degli spettatori. Uno stile, dunque, raffinatamente misurato, che suggerisca: “In fondo sono come voi, ma molto, molto – non arriverete mai a immaginare quanto – più competente!”.
Venne il suo turno d’ intervenire:
– Non sono d’accordo con il decisionismo dilettantesco dell’opinionista che ha appena caldeggiato il numero chiuso per tutte le facoltà universitarie. Con questo egli intende arrogarsi il diritto di determinare la vita culturale delle persone. Riguardo poi al suo accenno all’ambito accademico mitteleuropeo, devo fare osservare che questo aggettivo, essendo un germanismo, si dovrebbe pronunciare mitteloiropeo, poiché Europa in tedesco si pronuncia Oiropa…!
Va be’, lei lo sapeva: dal punto di vista linguistico, questa sua affermazione, pronunciata calcando con la voce sulle parole da evidenziare, era una fesseria solenne, ma Luisella contava sull’effetto sorpresa nei confronti degli esperti, e pensava che, comunque, sui non addetti ai lavori avrebbe fatto una certa impressione. Si registrò infatti un leggero aumento dell’audience, ma solo della serie lasciami-vedere-che-forse-si-menano.
– Io sono dell’opinione – continuò – che sia invece possibile elaborare progetti seri, in grado di valorizzare il nostro patrimonio culturale attraverso l’impiego delle molte energie intellettuali disponibili. Tutti sanno quanti laureati in materie umanistiche siano in attesa di trovare un’occupazione adeguata alla loro preparazione. Penso che essi rappresentino uno spreco umano ed economico che grida vendetta presso Dio e la nostra intelligenza!
Replica del suo allampanato e occhialuto interlocutore, pettinatura liscia, con le punte dei capelli rivoltate all’in su, tipo pagoda:
– Per questo ribadisco che il gruppo politico cui faccio riferimento sostiene il numero chiuso per l’accesso a tutte le facoltà universitarie.
L’audience cominciava a calare. Intervento tempestivo di consigli per gli acquisti, come d’abitudine ad altissimo volume e con riferimenti non propriamente velati alla sfera erotica. Stacchetto al pianoforte del maestro baffuto in livrea giallina. Poi di nuovo l’uomo-pagoda:
– La società ha il diritto di indirizzare la sua futura classe dirigente verso l’ approfondimento di ambiti in cui sussista richiesta di esperti…
– E naturalmente anche di esperte! – intervenne il conduttore, un ometto tondo di mezza età, dall’articolazione verbale alquanto approssimativa.
– Ricordo ai nostri telespettatori – proseguì il tipo farfugliando – che la illustre dottoressa Luisella Dell’Abate si è laureata a pieni voti con una tesi sul tema della narrazione e si dedica attualmente a importanti ricerche in campo psicolinguistico. Ma prego, dottoressa, a lei la replica!
– La ringrazio! – riprese Luisella – Vorrei solo rivendicare con decisione il sacrosanto diritto di ciascuno di noi ad approfondire, nella maniera più esauriente e professionale, il proprio campo d’interessi, e a vedersi attestare, dagli enti culturali a ciò preposti, le competenze che ha conseguito.
Allarmante incremento di manifestazioni d’insofferenza tra il pubblico televisivo: sbadigli, uffa, cambi di posizione sul divano e, più radicalmente, di canale.
– E tutto questo – continuò Luisella – va al di là delle prospettive di occupazione presumibili. Innanzitutto perché esse sono difficilmente valutabili in relazione a ogni singolo caso: c’è chi ha più capacità, più determinazione, o semplicemente più fortuna di altri. E poi perché, nell’arco del tempo di un’esistenza umana, queste opportunità lavorative possono essere influenzate da variabili ardue da prevedere in partenza. In realtà stiamo assolutamente trattando di un problema di realizzazione personale. E’ una questione di identità. Parliamo di un diritto civile a tutti gli effetti!
A questo punto si poteva verosimilmente immaginare che l’ipotetico spettatore se ne sarebbe decisamente andato a dormire.
E così si accinse a fare anche Luisella. Controllò il gas in cucina, ispezionò le stanze dei bambini, tutti e tre da un pezzo nel mondo dei sogni, e spense le luci di casa.
Uno sguardo nostalgico e rassegnato le cadde sulla sua vecchia tesi di laurea, che sonnecchiava anch’essa su uno scaffale della libreria: “Aspetti psicolinguistici della narrazione”. Chissà…! Magari un giorno… come le diceva sempre suo marito. E le venne in mente il suo sorriso chiaro, la sua figura concreta e positiva. Almeno ci fosse lì anche lui a condividere questo attacco inaspettato di malinconia che stasera la colpiva a tradimento. Accidenti al turno serale!
Ma Luisella non poteva aspettare sveglia il suo rientro. Doveva cercare di riposare. L’indomani le toccava la solita alzataccia, il solito traffico congestionato prima di arrivare alla Posta Centrale. E poi, casco in testa, via in motorino, in giro per paesi e su e giù per colline, a consegnare buste, pacchetti e raccomandate.
Così si mise a letto, a disposizione di un sonno che di certo non si sarebbe fatto attendere a lungo. Chiuse gli occhi. Si stiracchiò stancamente. Sbadigliò.
– In fondo… lo sapeva… poteva dirsi fortunata…
Ormai i suoi ragionamenti iniziavano a sfilacciarsi, la sua mente rifiutava di impegnarsi oltre in valutazioni e bilanci… – E a che scopo?…
Piano piano un tranquillo torpore prese a pervadere tutto il suo essere…
– Aveva un impiego fisso, un lavoro… forse si potrebbe anche dire “di una certa responsabilità”… e poi era in buona compagnia: fare la postina era quasi un classico per una laureata in Lingue…Ma più di tutto… più di tutto…
A poco a poco Luisella si lasciò pienamente conquistare da un senso di sereno abbandono …
– Più di tutto… per se stessa, e per le persone che amava e che le volevano bene…più di tutto… lei aveva un’identità!
Annamaria, questo Talk Show non sarebbe così improponibile e le proposte della dottoressa Luisella Dell’Abate non sarebbero da scartare. Direi stile accattivante per riflessioni su numero chiuso dell’Università, sul lavoro di una laureata e sulla vita in generale. E’ la scoperta o la conferma di avere un’identità, pure come postina che ha problemi d’orario di donna, di mamma e di moglie, che dà il senso pieno della vita.
Emanuele.
Molte grazie per la tua attenzione, Emanuele! Ho visto che anche tu hai scritto un racconto che riguarda lo “straordinario” della quotidianità professionale. Non sono temi che interessano tutti, soprattutto se non si ha qualche annetto in più come noi…In ogni caso, in bocca al lupo!!!