Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2014 “Crazy diamond” di Giuseppe Panzera

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2014

Qualche passo incerto nel buio, la coscienza intorpidita, il silenzio che avvolge ogni cosa.

Apro la finestra, l’aria frizzantina mi dà una scossa.

Un barlume di luce a oriente inizia a far distinguere le sagome delle montagne. La notte è andata via, ma non per me.

L’anima è troppo dolente, di quel dolore che non trova sbocco: sordo, cieco, cattivo, implacabile.

Respiro a fatica, cerco di focalizzare inutilmente qualche idea e poi vado in cucina a prendere un bicchiere d’acqua.

Le pillole sono già sul comodino da ieri sera.

Perché non le ho prese prima? A quest’ora sarebbe già tutto finito.

Invece sto ancora qui, con le mani sudate e tremanti a cercare il coraggio per spiccare il volo.

Voglio un sottofondo musicale… mi è sempre piaciuta la musica.

Prendo il telecomando, accendo la radio e mi avvicino al comodino.

Ai condannati a morte si offriva l’ultima sigaretta, io mi voglio dedicare l’ultima canzone.

Apro il flacone e faccio scivolare piccole sfere bianche sul palmo della mano.

Rotolano allegre, sembra un gioco… qualcuna cade a terra rimbalzando sotto il letto.

Dai, sarà facile, un po’ d’acqua e via, via per sempre, lontano da quell’angoscia che mi tortura l’anima.

La bocca finalmente si apre, pronta ad ingoiare una sentenza senza appello.

Le pillole scendono veloci, ora basta aspettare… quanto? Qualche minuto? Di più? Cosa importa… ormai manca poco.

Mi distendo sul letto, ma non faccio in tempo a poggiare la testa sul cuscino che una vibrazione mi fa drizzare di colpo.

Quella musica…quella musica mi fa tremare…

Questo pezzo l’ho sentito, fa parte della mia storia, della mia giovinezza… Si, si, mi ricordo…

Mi ridistendo con un’espressione diversa e un brivido mi percorre il corpo, mentre una melodia struggente si diffonde nella stanza.

Scava nei ricordi, tira fuori pezzi di vita sbiaditi, richiama amori incompiuti, volti appannati.

Ogni passaggio svela qualcosa… è come se quelle note fossero pale che scavano dentro un passato sepolto da cumuli di ciarpame accumulati nel tempo. Qualche lacrima scivola lenta sulle gote indurite.

Quanto tempo è passato da quando ho ascoltato la prima volta quella canzone? Quarant’anni? Si, più o meno sì.

Com’è possibile che sia passato tanto tempo? Dove sono stato in tutti questi anni? Li ho vissuti o mi sono passati addosso senza che me ne accorgessi?

Finisce il pezzo di sola musica… inizia la parte cantata…

“Remember when you were young, you shone like the sun…”- “ricorda quando eri giovane, splendevi come il sole…”.

Crazy diamond… diamante pazzo… quanto mi piaceva quest’espressione!

Gli amici in quel periodo mi chiamavano così ed io ci ridevo su perché mi sentivo un po’ diamante un po’ pazzo davvero.

Per i ragazzi inglesi che hanno scritto quella canzone il “crazy diamond” era uno di loro che si era fumato il cervello fra alcol e droga.

No, io non ero così, Syd Barrett era un’altra cosa.

Però mostravo genio e sregolatezza… alternavo malinconia profonda e gioia incontenibile, voglia di volare e piedi pesanti.

La canzone continua come una ninna nanna: “Nobody knows where you are, how near or how far…” – “Nessuno sa dove sei, quanto vicino o lontano…”

Dove sono io? Mi accorgo di non avere più il tempo per trovare una risposta.

Scorrono ricordi, si ammassano, si rincorrono, fanno confusione.

“Come on you boy child, you winner and loser, come on you miner for truth and delusion…” – “Avanti, bambino, vincitore e perdente, avanti cercatore di verità e illusione…”

Quante verità ho cercato nella mia vita… quante illusioni… quante occasioni perse!

Nella stanza penetra un po’ di luce, i miei occhi fanno in tempo a vederla… l’ultima luce prima del buio.

La canzone sfuma, insieme a quel brivido che mi ha percorso la schiena. Non sento più dolore, non sento più nulla, tutto diventa dolcemente ovattato.

Forse è finito tutto, forse tutto inizia adesso.

Continua a brillare diamante pazzo, continua a brillare!

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18 commenti »

  1. Allora ci hai preso gusto?
    Bravo! Bellissimo racconto.
    Come vedi,
    anche la dimensione dei racconti può esserti congeniale:
    poche righe e tante sensazioni,
    e poi… i Pink Floyd! 🙂
    Mi sembra di sentire il mio gruppo preferito…
    Passa il tempo ma le emozioni restano.
    😉

  2. Mi ha coinvolta, è intenso e commovente.

  3. E’ vero Mauro, passa il tempo ma le emozioni restano… ciò che conta veramente non è soggetto alla tagliola e alle fluttuazioni del tempo, ciò che conta è eterno.

  4. Grazie Mara, mi fa piacere che ti ha coinvolto questo breve racconto. Se hai la mia età, forse avrai risentito quelle note eterne dei Pink Floyd… se non ce l’hai, ti consiglio di ascoltare “Shine on you crazy diamond”, musica immaginifica che ha fatto sognare molti giovani della mia generazione e che… ben si presta a fare da colonna sonora nel momento di spiccare il volo.

  5. Canzone magnifica che fa da sfondo ad un racconto dolce amore. Basta una canzone a volte a far spiccare il volo restando con i piedi per terra. Mi è piaciuto molto

  6. Ciao Francesca, fa sempre piacere ricevere apprezzamenti su ciò che creiamo. Se poi questi apprezzamenti arrivano da persone che hanno sensibilità e capacità elevate, fa ancora più piacere. Io sono portato per i romanzi “lunghi” (l’ultimo è di 620 pagine fitte fitte!), ma per consiglio di Maurizio mi sono cimentato in questa “arena mediatica” anche con i piccoli racconti. Per la verità, speravo in feed back più numerosi, ma evidentemente ben pochi hanno la tua sensibilità e la tua capacità di leggere e commentare. Non ho velleità di vincere perché ho letto cose davvero molto belle; sono tuttavia contento di questa breve esperienza perché sia pur per un “attimo fuggente”, sono potuto entrare in contatto con persone come te. Un abbraccio e un grande in bocca al lupo!

  7. Giuseppe, a riguardo di ciò che hai appena scritto vorrei fare una piccola osservazione.
    Fossi in te non darei troppa importanza ai feedback, ho notato che molti commenti a certi racconti sono di persone chiaramente iscritte solo per sostenere un amico o parente e che infatti non leggono e commentano nient’altro.
    Io leggo un po’qua e un po’là a caso, sicuramente mi è sfuggito qialcosa di meritevole e credo che questo valga anche per gli altri partecipanti al concorso che sono attivi nel commentare.
    Questo racconto che hai scritto non è politically correct, cioè non si presta a facili buonismi e alla retorica a buon mercato. Descrive un suicidio e lo fa senza emettere giudizi in merito, non ha intenti didattici o presuntuosamente educativi. E questo aspetto secondo me rappresenta un valore aggiunto non da poco. Oltre al fatto che è indiscutibilmente scritto bene.
    Continua, per favore, a giocare in questa arena. C’è bisogno di racconti come il tuo.

  8. Molto molto bello. In bocca al lupo per te!
    Emanuela

  9. Che carina che sei Mara! Come dicevo ieri, un premio l’ho già vinto perché sono riuscito a “sfiorare” persone belle. Ti ricordi la famosa frase dell’idiota di Dostoevskij? “La bellezza salverà il mondo”… ecco, io sono alla ricerca di “bellezza”! Non effimera, fasulla, artefatta, inutile…ma della bellezza vera, quella che possediamo dentro di noi e che troppo spesso non riusciamo a far emergere perché trascinati da una forte corrente di follia collettiva. Ma la bellezza c’è, si comunica, si scambia fra coloro che la conoscono e la sanno amare. Non scenderò più nell’arena perché ho già scritto tre racconti e non ne posso mandare altri, ma continuerò a seguire il blog per ritrovare la bellezza nei tuoi racconti e in altri che sapranno trasmettermi emozioni come hai saputo fare tu. Brava, bella, grande Mara!

  10. Grazie a te Giuseppe! Hai scritto parole dense di significato.

  11. Caro Giuseppe leggo ancora con piacere un tuo nuovo racconto, questa volta con un taglio, anzi uno squarcio, nel passato. Il tuo testo forse tocca di più chi ha qualche ruga come me; io comunque sento ancora,e apprezzo, le tracce di poesia sempre presenti nella tua scrittura, questa volta col sottofondo della chitarra elettrica, con quell’incipit indimenticabile! Un racconto scomodo, dove porti il lettore a sentire e a vedere dentro quello che sta accadendo.

    Ho letto con piacere la tua “trilogia” inviata a questo concorso, ammetto però che il racconto che mi colpito maggiormente è ancora il primo. Sento ancora le foglie turbinare…
    Ti auguro davvero che la giuria premi il tuo talento.
    Silvia

  12. Ciao Emanuela, mi verrebbe di chiederti come sta Giorgio… ma se esistesse davvero e tu fossi la mamma, starebbe sicuramente bene! Vedi, a volte ciò che esce dalla nostra mente per diventare realtà visibile a tutti, diviene una creatura che continua a vivere di vita propria. Pensa ai personaggi creati dai grandi scrittori e divenuti eterni: di Ulisse sappiamo tutto ed è ben vivo nella mente di milioni di persone… di Omero non sappiamo quasi nulla e già qualche migliaio di anni fa, di lui non era rimasto neanche un granello di polvere! Il personaggio di questo mio breve racconto è senza nome, potrei essere io, potrebbe essere un altro, non ha importanza. Potrebbe essere anche soltanto una parte di me, che decide di morire per lasciare spazio ad un’altra parte che vuole emergere. I personaggi senza nome non si insediano nella memoria, restano vaghi, sfumano rapidamente verso l’oblio. Forse rimane la storia, forse solo il ricordo di un attimo d’emozione o uno struggente sottofondo musicale. Di certo rimane per noi una piccola creatura che, pure se difettosa, continueremo ad amare.

  13. Anche io mi associo alla cara Silvia e spero che il tuo talento possa continuare ad essere apprezzato come già tutti stanno facendo.
    Ancora in bocca al lupo!
    Emanuela

  14. Ciao Silvia, ti ringrazio per il tuo augurio sincero! Mi piacerebbe essere selezionato dalla giuria, ma non bramo di certo questo tipo di vittoria. Ormai, gli anni che porto sul groppone mi hanno trasformato da torrente impetuoso a fiume placido, che scorre lento godendo di tutto ciò che c’è attorno a me. Quando ero torrente, nessuno poteva entrare in me, l’avrei spazzato via; mi compiacevo della mia forza e della mia velocità e non avevo il tempo di fermarmi ad osservare nulla. Adesso è diverso, accolgo la barca che vuole solcarmi, l’animale che viene a bere o a rinfrescarsi o anche la semplice foglia che cade leggera e si fa cullare nel suo ultimo viaggio. Questa esperienza mi ha già premiato: ho conosciuto, anche se per il tempo di un respiro, persone belle come te. E adesso, le parole tue e delle altre amiche che mi hanno offerto i loro commenti, galleggiano come barchette di carta colorate finché l’acqua del mio fiume non le consumerà, facendole diventare parte di se stesso.

  15. Giuseppe hai scritto un racconto davvero toccante, un breve ma intenso “stream of consciousness”. Leggerò volentieri anche gli altri tuoi racconti. Complimenti.

  16. Grazie Liliana, che bello… hai avuto la costanza e la pazienza di andare a cercare gli altri due racconti! Adesso navigo un po’ nel sito e mi cerco i tuoi, così mi rilasso con una bella lettura.

  17. “Dove sono stato in tutti questi anni? Li ho vissuti o mi sono passati addosso senza che me ne accorgessi?” Che botta! Racconto breve e a dir poco intenso. Alla fine ho però visto un barlume di speranza. Grazie per avermi commosso.

  18. Grazie a te Roberto. Visto che ami la musica, ti consiglio di rileggere questo passo con il sottofondo della canzone dei Pink Floyd che gli ha dato il titolo. Il racconto è modesto, ma la canzone è stupenda, un pezzo indimenticabile che ha fatto sognare una generazione e che fa parte della storia della musica!

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