Premio Racconti nella Rete 2014 “La pecora ribelle” di Viviana Sgorbini (sezione racconti per bambini)
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2014Marta era una bella e giovane pecora , con un invidiabile vello bianco.
Come tante sue amiche, aveva quell’età in cui non ci si sente più agnelli, ma non si è neppure interamente pecore.
A differenza delle sue compagne, però, che sembravano preoccuparsi solo di curare il proprio mantello, di contare il numero di denti da latte caduti e di ingraziarsi Tobia, il vecchio cane pastore, Marta aveva sempre la testa fra le nuvole. O meglio, fra le montagne.
Aveva, infatti, una vera e propria adorazione per le Alpi Apuane, ai cui piedi si trovava il pascolo cui Tobia era solito condurle. Ammirava le cime bianche di marmo, o forse di neve- Marta non riusciva a capirne la differenza- e provava il desiderio irrefrenabile di inerpicarsi su per quei “sentieri da capra”, come aveva spesso sentito chiamarli dagli umani.
Le sue amiche ridevano di lei, e le pecore adulte scuotevano il capo in segno di disapprovazione.
Quali ragioni poteva mai avere una pecora per allontanarsi dal gregge e rischiare la vita sulle montagne?
Del resto, il pastore Gino provvedeva ad ogni loro necessità e le accudiva con autentico amore, che loro ricambiavano lasciandosi tosare docilmente e fornendogli il latte necessario per produrre il suo ottimo formaggio, conosciuto in gran parte dei paesini di Garfagnana e Lunigiana.
Erano orgogliose di contribuire alla produzione di un alimento tanto buono e nutriente.
Sì, le pecore del pastore Gino trascorrevano le loro vite tranquille, felici e soddisfatte.
Ma non era così per Marta : lei non si sentiva parte del gregge. Forse la sua mamma l’avrebbe capita, ed aiutata. Forse… Quanto le mancava la sua mamma! Era morta quando lei aveva pochi mesi e l’aveva lasciata sola con i suoi dubbi e le sue aspirazioni, che il gregge non poteva, né voleva comprendere.
In quanto a suo padre, Marta proprio non riusciva a parlare con il vecchio montone burbero cui sua madre l’aveva affidata prima di lasciare questa Terra.
Insomma, Marta si sentiva davvero SOLA!
Un giorno come tanti altri, Marta si svegliò di soprassalto e notò che il suo vello, fino al giorno prima morbido e bianco, si era fatto più ispido ed aveva assunto una colorazione nocciola.
Gridò forte, e tutti accorsero per domandarle cosa fosse successo.
“Ho il vello nocciola- rispose Marta singhiozzando- e non è più morbido. Cosa mi sta succedendo?”
Guardava le altre pecore e nei loro occhi scorgeva pietà e vergogna : il suo vello somigliava infatti a quello dei mufloni, le pecore di montagna, che al gregge proprio non piacevano. Il vecchio montone che le faceva da padre abbassò le corna e se ne andò brontolando “E’ la maledizione della Montagna”.
Marta era sempre più terrorizzata, ma nessuno sembrava potesse dirle qualcosa di rassicurante.
All’ora del pascolo, anche il pastore la guardò con preoccupazione.
Quel giorno, Marta sentì crescere dentro di sé il bisogno di ribellarsi alla vita del gregge e di scappare lontano, ma non sapeva dove andare, né come fare a cavarsela sulle montagne.
Era persa nelle sue riflessioni, quando udì una voce alle sue spalle: “Marta cara, non riesco a vederti così triste”. Era Tobia, il vecchio cane pastore che quasi mai le aveva rivolto la parola prima di allora. Lei lo guardò stupita.
“Tua madre ed io eravamo molto amici – proseguì Tobia- e mi fece promettere che ti avrei rivelato la verità su tuo padre, se ti avessi visto infelice”.
Marta era confusa. “La verità su MIO PADRE? – gridò- QUALE verità? Che cos’ho io, che non va?”
“Non hai nulla che non va- rispose con dolcezza Tobia- Tu sei frutto dell’amore tra una docile e bellissima pecora ed un ribelle ed indomito muflone. Quello che senti nelle tue vene è il richiamo della Montagna. “
“I…Io so…sono per metà muflone?-balbettò stupita Marta – Allora, potrei davvero vivere tra le montagne?”
Improvvisamente, si sentì felice come mai prima di allora, abbracciò il vecchio Tobia e con un balzo saltò il recinto e corse verso la Montagna : la libertà, suo padre e la sua vera Natura l’attendevano lassù, fra quelle cime bianche di marmo , o forse di neve…. Finalmente l’avrebbe scoperto!
Il gregge non avrebbe mai capito la sua decisione, ma ormai la cosa non la preoccupava più.
Che bel messaggio in questa storia, Viviana. In bocca al lupo!
Grazie mille, Liliana! E’ che a volte mi sento un po’ muflone anch’io, come Marta 😉
Breve e intensa questa tua storia,mi piace molto. Manda un bel messaggio di libertà e di speranza.Brava.
Ti ringrazio molto: è stato scritto di getto e mi fa piacere che ne venga compreso appieno il significato. 🙂 Grazie ancora per le tue parole.