Premio Racconti nella Rete 2014 “Il cavolfiore” di Mirko Amadeo
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2014Le relazioni tra i due Paesi confinanti, negli ultimi tempi, erano sensibilmente peggiorate.
Talvolta, alla frontiera, si udiva un colpo di fucile, seguito dalla solita, reciproca, energica protesta diplomatica.
Sarebbero state due nazioni amiche e felici, l’Islovia e la Konduria, se il cavolfiore non avesse giocato il ruolo del mitologico pomo della discordia.
Entrambe forti produttrici le maggiori produttrici di questo rampollo delle Crocifere, se ne contendevano i mercati mondiali.
L’Islovia, favorita da una più efficiente organizzazione commerciale, da un’agricoltura industrializzata, da una capillare rete di trasporti aerei e marittimi, e anche in virtù del basso costo del prodotto e di indovinati accordi doganali, aveva soffiato alla Konduria le migliori ‘piazze’ importatrici. La concorrente non riusciva più a smerciare i suoi cavolfiori in rapporto alla produzione, e la conseguente crisi economica si faceva ogni giorno più drammatica. Il Capo dello Stato aveva riunito in assemblea straordinaria i collaboratori per affrontare il problema.
— I nostri cavolfiori — esordì, non senza un’enfasi declamatoria — marciscono nei magazzini regionali, nei docks dei porti, nei vagoni sui binari morti… Marciscono, incolti, nei campi. La sfiducia, la disoccupazione, la miseria corrono d’inarrestabile slancio, qual minacciosa valanga che paurosamente ingrossa finché tutto travolgerà.
Tacque un attimo par dare tempo agli astanti di assaporare l’allegoria.
— La Bilancia commerciale è in disastroso disavanzo — riprese. — Signori! Dobbiamo ridare alle nostre esportazioni gli antichi sbocchi vitali, riprendendoci, foss’anche con la forza, i mercati che l’Islovia subdolamente ci carpì.
Un caloroso applauso.
Prese la parola il Ministro della Guerra:
— V’è un solo modo di raggiungere lo scopo: annientare l’Islovia! Possediamo un esercito dieci volte più potente. In pochi mesi potremmo occupare l’intero suo territorio. Ma noi faremo le cose con comodo, ce la prenderemo con calma. La vittoria è tanto più grande e redditizia quanto più lungo è stato il conflitto. Senza contare che nel frattempo avremmo risolto il problema della disoccupazione…Infine, quando ci parrà di aver sufficientemente distrutto, termineremo le ostilità. Col trionfo, saranno nostre le fecondissime pianure d’Islovia, arate col cannone, concimate coi cadaveri; saranno nostri i suoi mercati, e la sua stessa popolazione affamata sarà un’avida consumatrice di cavolfiori.
— Meraviglioso! — esclamò il Ministro dell’Orticoltura.
— Fuperbo! — fece il Ministro delle Pompe Funebri, ch’era affetto da leggera disfasia.
— Già — obiettò il Ministro alle Obiezioni —, ma qual nobile motivo abbiamo per fare la guerra? Ogni guerra ha bisogno di un nobile motivo che la giustifichi. Non possiamo pretendere che i nostri soldati vadano a morire cantando l’inno al cavolfiore. Ci vuole qualcosa che accenda nelle loro vene la fiamma dell’eroismo; qualcosa di puro, d’elevato, un ideale insomma. Ci vuole, che so io?, un oltraggio alla bandiera, un affronto alla patria, da lavare col sangue.
— Esatto! — approvò il Ministro della Guerra illuminandosi. — Manderemo un nostro aereo a sorvolare il territorio isloviano. Le artiglierie lo abbatteranno. Avremo finalmente dei caduti da vendicare!
Ma da un campo d’aviazione del Paese confinante s’alzarono due ‘caccia’ che, via radio, fecero gentilmente notare al pilota straniero l’errore di rotta, e lo invitarono ad allontanarsi.
Nuova seduta straordinaria al Palazzo del Governo konduriano.
— L’Islovia è improvocabile! Non reagisce, non raccoglie la nostra sfida. Che fare?
— Un attentato — scattò, come in un raptus, il Ministro delle Idee Brillanti.
— Benissimo! — annuì il Capo dello Stato. — Organizzeremo un bell’attentato contro il Primo Ministro d’Islovia. Li obbligheremo alla guerra.
— Nient’affatto — si risentì il proponente. — In tal caso ci renderemmo impopolari, saremmo condannati in sede internazionale, l’Islovia assumerebbe la parte di vittima e troverebbe la solidarietà delle altre nazioni. No: attenteremo a noi stessi. Una potente carica di dinamite farà saltare questo palazzo dopo, beninteso, che ne saremo usciti. e alcune prove da noi prefabbricate accuseranno un misterioso, inafferrabile mandatario di Islovia. Vendetta! chiederà il popolo. Vendetta! ordineremo noi. E sarà la guerra, la santa guerra che darà al nostro cavolfiore il posto che gli compete nell’economia mondiale.
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