Premio Racconti nella Rete 2014 “Biancaneve nel Paese delle Meraviglie” di Mara Ribera
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2014Geometria di un amore mai vissuto. Curve che si allontanano da sé stesse come le rette più ostinate. Precedenze mancate.
La intravidi in penombra, adagiata sul divano a casa di lui. Faticava a sollevarsi sulle gambe e io le dissi di non scomodarsi, stringendole la mano. E intanto mi chiedevo quanto potesse stare comoda una donna reduce da un devastante incidente che le aveva letteralmente fatto esplodere il bacino e strappato tutti i crociati.
Riusciva a essere comunque incredibilmente elegante, un incedere delicato e flessuoso, un’armonia di gesti che lasciava incantati.
Principessa lunare. Pallida, bruna, emaciata, solchi scuri sotto occhi magnetici e profondi come orizzonti irraggiungibili. Seducente innesto tra Audrey Hepburn e un’eroina di Tim Burton, ma con una sensualità mediterranea. E un sorriso che rivelava una disarmante ingenuità, una rischiosa fiducia nel prossimo.
Biancaneve nel Paese delle Meraviglie.
«Devo assolutamente presentartela!» mi aveva detto lui al telefono.
Oh, sai che novità. Me ne ha presentate a dozzine dai tempi del Liceo, tante, troppe, nessuna che abbia lasciato il segno. Ma lei è diversa e lui lo sapeva. Una principessa lunare. Per questo ci teneva tanto a presentarmela, voleva fare sfoggio.
Un’estate bollente e collosa, il record dell’insopportabilità. Lenta, sudata, infinita. Cucinare era una tortura ed ero stanco del sushi a domicilio. Accettai l’invito a cena, in fondo lui è un mio amico da trent’anni. Ma trent’anni possono sembrare trenta secoli quando si percorrono strade troppo diverse.
Lui mi aprì la porta raggiante, col suo sguardo rapace e le sue spalle larghe quanto lo spazio tra i due stipiti. Aitante, sicuro, brillante, maschio alfa quarantenne in carriera dai capelli color paglia. Dr. Rampantibus. Ambizioso dalla nascita, fanciullo d’oro, talentuoso cocco di mamma. Le ragazze più belle erano sempre sue in quelle lunghe estati sul mare. Sognava di fare l’attore, è diventato un medico. Ma senza perdere il vizio di recitare. Possiede un copione per ogni occasione e un monologo incalzante per ogni conquista.
Quella sera stava recitando la parte dell’innamorato in piena sindrome del salvatore, la versione maschile della Bergman in “Spellbound”. Era tutto un correre per la casa a cercare i cuscini più comodi per la sua Biancaneve, l’acqua, il caffè, le stampelle e sposto il tappeto che inciampi e… “io ti salverò”. Lei ci credeva. Il principe azzurro, il medico dall’anima pia giunto al posto giusto al momento giusto, il miracolo del male che non tutto vien per nuocere. Anche lui ci credeva, ci crede sempre.
Questa volta però lei era diversa, non solo per l’aspetto, ma per la natura dei suoi pensieri, per quella sognante e speranzosa malinconia che colorava ogni sua parola, per il suo idealismo. Scoprii ben presto che era una deliziosa conversatrice, perla rara, aveva un’opinione su tutto, aveva cultura, aveva pietas. Amava l’arte, amava la scienza, amava la politica. Passionale e compassionevole.
E lui la puniva per questo. Sottilmente, obliquamente, sadicamente. Le ricordava il suo eccessivo pallore, la sua magrezza patologica, la sua fragile volontà nel ricominciare a guidare, la sua paura insuperata, tutte la sue debolezze, una ad una. Ma col sorriso. Un sorriso benvolente e paterno, di chi te lo dico per il tuo bene perché nessuno vuole prendersi cura di te.
L’invidia è la madre delle cattiverie più efferate.
La principessa lunare sembrava incassare con inatteso equilibrio, come se ogni ingiuria le giungesse attutita. Era traumatizzata, resa fragile e sorda dal dolore, intorpidita dai farmaci, stordita da quell’accudimento a cui chiaramente non era avvezza. Ciò che dovrebbe essere scontato da parte di chi ti ama per lei era un miracoloso regalo immeritato. Aveva avuto troppo poco dalla vita e se c’è una lezione che ho imparato è che questo mondo non è meritocratico.
Non sei più sola, sembrava sussurrarle un’ingannevole vocina metafisica, lui si prenderà cura di te. Ti accompagnerà nei tuoi nuovi primi passi come dopo una rinascita, ti veglierà nelle notti popolate dagl’incubi, ti proteggerà dalle lamiere minacciose che sbucano a destra nella notte per spezzarti le gambe. Non tutto il male vien per nuocere, ti è esploso il bacino per far spazio all’amore. Il cerchio si chiude.
C’era nei suoi occhi una gratitudine talmente intensa da divenire estatica, quasi mistica. Sguardo stellato. Labbra tremanti. Dita serrate nell’ansia d’amore.
Lui la guardava continuamente, ma era uno sguardo che conosco bene, quello che posa su tutte. Uno sguardo che rimane incollato in superficie, bramoso, affamato, ma che non penetra mai.
Prima di mezzanotte avevo già fatto indigestione di tutto l’indigeribile e mi accomiatai con una scusa per placare la nausea. Lei mi salutò con un sorriso radioso e riconoscente, stringendomi la mano nelle sue morbide e calde. Mani da principessa. Lui, tronfio più che mai.
Trent’anni, trenta secoli.
Invece trascorsero solo due settimane e lo incontrai di nuovo, per caso. Fuori dal suo studio, accanto alla sua nuova macchina sportiva. E al suo fianco un’altra donna. Altissima, abbronzatissima, palestratissima e con due abnormi tette rifatte. Gran fica di plastica. Una valigetta a tracolla strapiena di documenti. Parlava continuamente al cellulare di rinvio a giudizio e udienza e pubblico ministero.
Lo guardai basito. Lui rispose alla mia occhiata con un sorrisino ironico e mi sussurrò all’orecchio: «Era troppo pallida. E troppo impegnativa.»
Quella sera continuava a tormentarmi senza tregua il ricordo degli occhi riconoscenti della principessa lunare, i suoi passi tremanti, la sua disarmante mancanza di autonomia. Lo chiamai per chiedergli com’era successo.
«Massì, ho rivisto quella dello studio legale, quella che mi scopavo in pausa pranzo, ricordi? Dai, cazzo… è quasi agosto e fa un caldo tropicale, ho bisogno di staccare. Partiamo domani per Bali. Lei? Beh, non è stato difficile, sono semplicemente sparito. Irraggiungibile, introvabile, irreperibile. Mi ha cercato per qualche giorno, ma io non ho mai risposto alle sue chiamate né ai messaggi. Poi ha smesso, è stata molto dignitosa. Niente scenate, niente insulti. Chiedeva solo perché.»
Agosto infernale, Biancaneve è sola e invalida. E con un immenso straziante perché che non ottiene risposta.
Passarono i giorni, le settimane, passarono i mesi. E io non avevo più voglia di comunicare col medico dall’anima pia. Scuse di ogni sorta, assenze, vaghezza. Amarezza.
Giunse l’inverno, improvviso e tagliente come ogni anno, tutto preso a compensare i bollori dell’estate appena trascorsa.
Ed eccola, inattesa e bellissima, Biancaneve nel Paese delle Meraviglie. Passeggiava sola per il corso nel tardo pomeriggio, sbirciando le vetrine. Senza stampelle, un piccolo passo dopo l’altro, barcollante ma ostinata. Il volto più pieno, le occhiaie attenuate, le forme più tornite. Uno splendore. Tutti la fissavano con curiosità morbosa e invadente, troppo bella e troppo claudicante per poter passare inosservata.
Non appena mi vide s’illuminò e io le corsi incontro. M’investì con un fiume di parole, mi chiese di me, del mio lavoro, mi parlò dei suoi progressi e delle sue prime passeggiate, mi parlò del nuovo sindaco e di una bellissima casa col terrazzo fiorito che le sarebbe piaciuto comprare. Mi parlò di un sacco di cose, mai di lui. Nessun accenno, neppure un’allusione. Discreta e garbata. Velatamente malinconica. E come altro poteva essere? È una principessa lunare.
Giunse il momento del commiato e ci stringemmo la mano. All’improvviso una folata di vento gelido c’investì, facendo svolazzare i suoi capelli e portandosi magicamente via la sua maschera di compostezza. Incontenibile e ribelle una lacrima le scivolò sulla gota, una lacrima enorme e scintillante, così gonfia che pareva sul punto di esplodere. Una lacrima bruciante, una lacrima di acido solforico pregna di dolore e di perché inascoltati. Biancaneve deglutì e io la sentii fremere nel tentativo orgoglioso di trattenere uno scoppio di pianto. Allora allungai la mia mano verso di lei e posai il palmo sulla sua guancia. Passai il pollice su quella lacrima finché non fu scomparsa. Tenni il suo viso così, sospeso sulla mia mano, per qualche secondo, forse un minuto. Lei smise di tremare. Mi fissò negli occhi e in quello sguardo c’era un romanzo intero. Nel mio le risposte che non sapevo pronunciare.
Non l’ho mai più vista.
Ogni tanto passo sotto quel terrazzo fiorito che le piaceva tanto nella speranza di scorgerla danzare fra i vasi e i colori. Ma è una speranza vana.
Ogni tanto lui mi presenta una fidanzata nuova. Nessuna lascia il segno.
Ogni tanto lei mi sorride in sogno. Dolcissima e silente.
Biancaneve nel Paese delle Meraviglie… ora lo sai, vero? I cerchi non si chiudono mai.
Bel racconto,
languido e malinconico.
Brava.
A presto.
M
Grazie! Mi fa piacere che ti sia piaciuto. Mi aiuta la musica, scrivo sempre accompagnata da una canzone. Questo racconto è nato ascoltando “Teardrop” dei Massive Attack.
Capita anche a me… per l’ultimo noir
mi ha accompagnato Bernard Herrmann
con le musiche di Taxi Driver.
😉
Scritto molto bene, coinvolgente anche se amaro, avrei sperato in un nuovo incontro con il protagonista, ma il finale è giusto così. Bello.
Grazie Francesca, sono lieta di essere riuscita ad arrivare al cuore e alla testa di chi mi legge.
Il finale si attiene alla geometria del racconto, come hai confermato anche tu è giusto così. I personaggi percorrono un pezzo di vita vicini ma non si toccano mai realmente.
Maurizio, Bernard Herrmann è tra i miei preferiti!
Che bello! Forse un po’ triste nel messaggio finale, ma la letteratura sa essere realistica. Forse hai ripercorso qualche passaggio della tua vita, forse hai sognato uno scenario disegnato con un tratto di matita scura. Di sicuro, leggendolo, io ho ritrovato alcuni momenti del mio recente passato, quando sono stato “fatto a pezzi” da un pirata della strada. E quella tua descrizione dei primi passi barcollanti e ostinati, mi ha colpito e commosso.
Grazie Giuseppe. Hai colto nel segno, in questo racconto ho ripercorso un passaggio della mia vita, ridisegnando però alcuni dettagli e aggiungendo elementi semplicemente immaginati. È una tecnica che uso spesso per metabolizzare il dolore. Quando subisco un evento particolarmente sofferto e traumatico lo trasporto in un teatro fantastico dove posso riscrivere la storia e guidare i personaggi. In questo modo riesco a sciogliere i nodi che mi tormentano, a liberarmi dei pensieri ossessivi e a ricominciare più leggera.
Scrivi molto bene (è una mia opinione, ma credo che possa essere tranquillamente sinonimo di una costatazione oggettiva). Disegni i contorni a matita e poi riempi con i colori pieni, senza marcare i contorni ma catturando gli occhi con pennellate decise. Toccante.
Complimenti!
Grazie Angelo, i complimenti ricevuti qui mi danno gioia ma al contempo mi sorprendono. Soprattutto perché quelli che hanno apprezzato il mio racconto sono alcuni tra gli autori che mi hanno emozionata di più e che reputo particolarmente ispirati. Dunque, “leggiamo per sentirci meno soli”, scriviamo per sentirci meno soli… e capita poi che un po’ meno soli lo siamo davvero.
Bel personaggio, viene voglia di leggere che cosa le è dopo, o prima, di questa storia.
Bella anche l’immagine iniziale di lei sul divano.
Se siamo soli, brilliamo. Ma se siamo meno soli, siamo di più stelle. E se siamo di più stelle, siamo una costellazione.
🙂
… Che cosa le è successo, intendevo… 😉
Grazie Sergio. Anche Biancaneve ti ringrazia per l’interesse, mi dice di riferirti che il suo passato è troppo complesso e tormentato per poter stare nello spazio angusto di un commento. Riguardo a ciò che le è successo dopo è molto riservata… ma so che adesso procede più spedita e zoppica soltanto quando cambiano le stagioni.
Continua a sperare ostinatamente che il cerchio possa chiudersi, prima o poi. E io spero con lei.
Angelo, il tuo ultimo commento è radiosamente perfetto, un insolito preziosissimo metaracconto.
Grazie Mara,
ti rispondo qui.
Sarebbe bello leggere tutti i racconti,
ma non è facile.
Le segnalazioni di altri autori e commentatori
possono aiutare anche a questo,
a mettere per poco in “vetrina” una bella storia.
E servono a dare fiducia a chi l’ha scritta.
Che non è poco.
E’ anche questo il bello di raccontinellarete 🙂
A presto.
M
“Una lacrima bruciante, una lacrima di acido solforico pregna di dolore e di perché inascoltati.” E “In quello sguardo c’era un romanzo intero. Nel mio le risposte che non sapevo pronunciare”
Due frasi che riassumono con poesia la tua bella storia. Scrivi bene e, così facendo, compensi l’amarezza che lascia il finale della storia, che altro non è che quel desiderio di lieto fine che abbiamo in tanti, ma che la vita spesso non regala.
Tra i vari commenti ho letto che c’è un po’ di tuo vissuto personale che, una volta scritto e romanzato, ti ha aiutato ad elaborare una brutta esperienza. È un buon sistema, soprattutto con la tua bella scrittura. Ho sentito recentemente una frase che dice “la scrittura è un cerotto per le ferite dell’anima” , direi calzante!
Brava e auguri per il concorso, la tua storia merita la pubblicazione.
Silvia
Silvia, le tue parole mi sono particolarmente gradite, ho letto il tuo racconto pubblicato nell’antologia dello scorso anno e sono rimasta incantata da tanta emozionante bellezza. Penso che un bravo scrittore sia anche un lettore esigente e quindi il tuo apprezzamento arriva come un prezioso e inaspettato regalo.
Scrivere è per me un atto irrinunciabile e immensamente liberatorio, ma sopratutto, come hai citato nel tuo commento, “è un cerotto per le ferite dell’anima”. Le cicatrici rimangono in ogni caso, ma io le considero una grande ricchezza e le conservo con amore.
Con altrettanto amore scrivo.
Grazie.
Qualcuno dice che forse solo le donne sanno scrivere di donne. Non so se è vero, ma certamente Biancaneve e le parole che hai usato per dipingerla sono tanto belle quanto rare. Sono pienamente d’accordo sui cerotti della scrittura e sulle cicatrici che, comunque, restano. Anche per me è stato ed è così.
Faccio il tifo per te e per la tua dolcissima Biancaneve.
Buona fortuna!
Grazie Vincenzo. Per l’apprezzamento e per il tifo.
Un grosso in bocca sl lupo anche a te per il tuo bellissimo racconto.
Bello, malinconico ed elegante come un disegno a pastello o meglio ancora a carboncino con le sue innumerevoli sfumature.
Mi sono molto piaciute le parole che hai scelto.
Tenerissimo. La descrizione del tuo “lui” con tanto di copione per ogni occasione e monologo “pendant” è fenomenale. Non ho potuto far altro che sorridere. La tua “lei” è una principessa di classe, sorride e non ha bisogno di tante parole. Complimenti!
Grazie Valerio. Un tempo amavo disegnare, forse sono riuscita a fondere questa mia passione con la scrittura che ormai mi assorbe completamente.
Liliana, grazie per la tua lettura. Mi premeva rendere al meglio il tipico individuo manipolatore in cui molto spesso chi è fragile s’imbatte pagandone ingiustamente le conseguenze. Purtroppo il consumismo affettivo è una grande piaga dei nostri tempi.
I cerchi non si chiudono mai, o forse non si chiudono come noi vorremmo… Qualche volta siamo noi fuori dal cerchio che si è chiuso e ne soffriamo enormemente. Struggente la figura principale, politicamente scorretto (ma altrettanto reale) il Dr. Rampantibus. Biancaneve, questa volta, non è finita nel paese delle meraviglie. Brava.
un racconto che tiene alta l’attenzione fino alla fine! triste e malinconico ma anche sensibile al punto giusto!
Grazie Mattia, per la lettura e l’apprezzamento. 🙂
Ho trovato un tuo racconto, vado subito a leggerlo e a commentarlo.
“Biancaneve nel Paese delle Meraviglie… ora lo sai, vero? I cerchi non si chiudono mai.”. Un racconto dolce e amaro con un finale malinconico e poetico… un mix davvero ben dosato!. Bravissima! 🙂
Grazie Roberto e grazie Laura!
È sempre una grandissima gioia sapere di essere riuscita a emozionare bravi autori come voi.
Bello, romantico, struggente. “Lei smise di tremare. Mi fissò negli occhi e in quello sguardo c’era un romanzo intero. Nel mio le risposte che non sapevo pronunciare.”
E una spietata anatomia del “brillante maschio alfa quarantenne in carriera”, haha! E’ bello vedere cosi’ tanta qualita’ & varieta’ in questo concorso ~
Cara Mara, ho letto il racconto sia ieri che stamattina. Durante la seconda lettura ho messo a fuoco l’ anima della protagonista: essere amici di uomini e donne dediti al collezionismo di rapporti permette di amare di più. Le “tue” donne hanno sperimentato insieme la complicità e l’intesa di sguardi, si sono emozionate. Sembra che Lui resti immobile e mai sazio, nonostante gli innumerevoli incontri e appuntamenti. Bella storia.
Sara e Alberto, grazie per avermi letto e commentato, la vostra visita mi ha fatto un immenso piacere.
Un altro bel racconto Mara.
Un filo sottile (ma nemmeno troppo), unisce questo all’altro. Il dolore e la nostra (di tutti) fragilità fisica che si intreccia con la capacità psicologica di reagire e si scontra con la superficialità.
Anche qui sei stata bravissima nel delineare (anche psicologicamente) i personaggi e a dar così risalto alla tua “principessa lunare”.
Sei davvero brava.
Marco
Bellissimo!!
Grazie Marco. Hai compreso perfettamente le ragioni del mio narrare,
Il senso implicito che si nasconde tra una parola e l’altra. Grazie davvero.
Pasqualina, benvenuta! Grazie anche a te per la lettura e le belle parole.
Bellissimo il tuo racconto, Mi è piaciuto molto i personaggi con le loro debolezze sono descritti molto bene.
Sono contento per la tua vittoria, anch’io sono di Milano e sicuramente ti rivedrò a Lucca.
Raffaele, grazie di cuore per le tue belle parole e arrivederci a Lucca!
Appena arrivata (e sono arrivata all’ultimo tuffo!) questo è stato uno dei primi racconti che ho letto, (non ce l’ho fatta a leggerne molti) catturata dal titolo. E poi dal racconto. Come si fa a non empatizzare con una principessa lunare? Brava. Spero di conoscerti a Lucca. Francesca
Bravissima Mara e complimenti!. Il tuo racconto mi era piaciuto moltissimo da subito!: vittoria meritatissima!. Non vedo l’ora di conoscerti e condividere con te questa gioia! A prestissimo! 🙂
Grazie Francesca, per la lettura e il bellissimo commento. Ora vado a leggere il tuo racconto, arrivederci a Lucca!
Carissima Laura, grazie!!! Sono ancora un po’ stordita per questa inaspettata vittoria, anch’io sarò felicissima di conoscerti al più presto. Un abbraccio.
Cavoli sono rese benissimo la vacuità e la superficialità del consumismo erotico degli arrivati, come pure l’inguaribile sete affettiva delle donne travolte dalla vita…
Brava! Bella radiografia e soprattutto mi piace tantissimo la sospensione finale…lascia spazio all’ iniziativa interpretativa di chi legge.
Grazie Alice. La definizione “consumismo erotico degli arrivati” è perfetta! Ho letto che sei anche tu di Milano, la nostra città purtroppo è la culla ideale di certi personaggi.
Arrivederci a Lucca. 🙂
Ho letto alcuni racconti tra i 25 premiati scegliendo a caso questa Biancaneve. Per quel poco che vale l’opinione di chi non è addetto ai lavori, nè come lettore nè come tutto il resto, devo dire che mi ha suggestionato la scelta dei colori da quadro impressionista. L”io narrante mi è sembrato di una voce fuoricampo di un film della tradizione classica hollywoodiana (…Possiede un copione per ogni occasione…), o di una addomesticata Jong, quella che aveva paura di volare. L’atmosfera, mi sembra, è da crepuscolo gozziniano. Le scene della gran parte degli scritti che mi capita di leggere, per vizio della mente, le immagino accompagnate da musiche. Questo racconto apre con il concerto nr 2 di Rachmaninov e chiude con un nostalgico valzerino da primo Novecento per via delle tante lacrime. Quando uno scritto si fa leggere, è valido. Questo, lo è in pieno. Solo un appunto: sarei curioso di sapere come verrebbe descritta, dalla stessa autrice, il caso opposto, la playgirl che bidona lui. Dico che sarei curioso per l’efficace scrittura di Mara Ribera che non mancherebbe di gettare colori appropriati sulla tela. Ma nella sua espressione uguale ed opposta. Varrebbe fare la prova. Con il suggerimento, le mie sincere congratulazioni.
Saverio, ti ringrazio moltissimo per la tua analisi approfondita, i suggerimenti e le belle parole.
Come ho già spiegato più sopra a Maurizio, io scrivo sempre accompagnata dalla musica e quindi mi fa molto piacere che tu abbia associato il mio racconto al concerto n.2 di Rachmaninov (pezzo che peraltro adoro, tra i miei preferiti in assoluto). In gioventù ho coltivato la passione del disegno e della pittura, forse per questo le mie storie evocano anche colori e pennellate.
Non è detto che in futuro non decida di raccontare una storia simile capovolgendo i ruoli, anche se questo tipo di dinamica relazionale (cioè la manipolazione e i messaggi contradditori per confondere il partner) sono tipici del sesso maschile… le donne “bidonano” generalmente con altri mezzi. 😉
Non ti definirei un “non addetto ai lavori”, dato che sei anche tu tra i vincitori di questo premio nel 2012!
Sei riuscito, col tuo commento, ad ispirarmi per la stesura della sinossi di questo racconto, impresa che mi sembrava insuperabile. Ancora grazie!
Mara, ho letto solo ora il tuo racconto e me ne scuso. Non sono ancora riuscito a leggere quelli di tutti i 25, lo sto facendo alla spicciolata e, non lo nascondo, a volte confondo autori e titoli.
Il testo mi ha preso molto, la lettura scorreva via fluida.
La descrizione dell’amico del protagonista è perfetta. Di questi tipi poi, proprio così, tali e quali, ne esistono più di quanti si creda. Ho viaggiato molto per lavoro e sui treni mi capita, mio malgrado, di ascoltare storie agghiaccianti di questo genere.
Molto bella anche l’immagine di lui che le raccoglie la lacrima. Dolente e un po’ melodrammatica, ma ci sta tutta.
“Passai il pollice su quella lacrima finché non fu scomparsa. Tenni il suo viso così, sospeso sulla mia mano, per qualche secondo, forse un minuto.” Ha proprio un bel suono.
Nel finale hai voluto evitare uno scontato lieto fine, e hai fatto benissimo. Non nascono comunque che avrei voluto che i due in qualche modo avessero ancora un qualche tipo di contatto. Ma forse è meglio così: accresce il mistero di questa Biancaneve lunare e metafisica.
Complimenti, davvero.
Ciao Luca, che bel commento, grazie!
Non devi affatto scusarti, anch’io devo finire di leggere tutti i fantastici 25, compreso il tuo. 😉
Sono ancora un po’ incredula per questa inaspettata vittoria e le conferme mi procurano sempre tanta emozione.
Non è facile scrivere di amori tormentati senza scadere nel già detto o nello stucchevole estremismo emotivo. Spero di essere riuscita in ciò che mi ero prefissa, cioè raccontare senza facili sentimentalismi una storia di ordinaria solitudine.
Il melodramma c’è ed è voluto. Sono una grande amante del Cinema (in questo racconto lo cito più di una volta) e scrivendo la scena della lacrima mi sono ispirata a certe immortali pellicole degli anni ’40 e ’50, infatti nella mia mente la visualizzo in bianco e nero.
Felice che ti sia piaciuta… arrivederci a Lucca!
, infatti nella mia mente la visualizzo in bianco e nero.
Ops.. l’ultima frase è una ripetizione dovuta alla difficile scrittura coi cellulari. 🙂
Biancaneve nel Paese delle meraviglie, bellissimo titolo! L’unione di due favole e di due personaggi, con relativi caratteri. Quelli che riconosco io sono: la bontà, la fiducia negli altri, la dignità e l’orgoglio, la fragilità dovuta a un incidente, e la bellezza, che forse non è un carattere, ma è tutto. Bellezza degli occhi e bellezza dell’animo. E poi il paese delle meraviglie che forse è solo nella mente di chi ci crede, mentre fuori è pieno di dottori Rampantibus dallo sguardo rapace, pronti ad approfittare di tutti e di ogni occasione. Il tuo racconto potrebbe essere interpretato anche come lo scontro di due visioni del mondo: da una parte il dottore, campione di una banalizzazione del carpe diem, un’edonista piuttosto ridicolo, che qualcuno potrebbe scambiare per un figo, un vincente, e magari anche per un tipico realista (nell’accezione deteriore del termine, chiaro), quando invece è solo un superficiale babbeo, uno che si fa scappare dalle mani un tesoro, un miracolo (Biancaneve); e dall’altra la sognatrice Biancaneve, amante dell’arte, ottima conversatrice, quindi non sognatrice nel senso di chi vive fuori dal mondo (chi subisce un incidente grave, secondo me, è sempre costretto a stare nel mondo, a farci i conti), ma nel senso di chi ha le capacità e il merito di immaginarne uno giusto, andando avanti nonostante l’ingiustizia e i torti subiti. Il tuo stile è molto efficace nelle descrizioni, con poche parole riesci a cogliere la vera natura delle cose; musicale e colorato. “Io ti salverò” grosso titolo del mitico Alfred, con Dalì autore dei sogni dello smemorato Peck! Il b/n segno di classe e eleganza! Scusa se mi sono dilungato, ma ero ispirato stamani, merito anche del tuo racconto, complimenti!
Grazie Matteo! Mi hai regalato un bellissimo commento e un’interpretazione davvero azzeccata. E’ proprio così, nella mia storia si contrappongono due diverse visioni del mondo e purtroppo quella di Biancaneve si scontra con la realtà, risultando illusoria e perdente. Ma è solo un episodio, un frammento di vita, il futuro potrebbe rivelare inaspettate sorprese. D’altronde nel paese delle meraviglie tutto è possibile… 🙂
Bello, ti prego non smettere, continualo, non puo’ finire cosi’. Non parlo di un finale…e vissero felici.., ma bensiun luogo dove lei uno spazio/tempo ben definito,aggiungi un ambientanzione pittorica, attendiamo tutti noi.
Brava e complimenti.
Il racconto è veramente singolare.
Certo questa mestizia nei confronti dell’estate è disarmante, attendo leggere un racconto scritto in autunno…
Un saluto
Agostino, la mestizia del racconto non è riferita all’estate ma a ciò che in quell’estate accade. In realtà io amo l’estate, è una stagione magica, un tempo speciale che può farti incontrare persone speciali. Persone che non dimentichi e che non ti dimenticano. Se esistesse davvero il paese delle meraviglie, sarebbe un posto molto a sud. Un’estate eterna, fatta di cerchi perfetti come la faccia del sole.