Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2014 “Margherita” di Tiziana Pulcrano

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2014

Il bisogno impellente di liberazione e di fuga per spazi infiniti si contrappone sempre più agli irrinunciabili ed improcrastinabili impegni che seguono un ritmo frenetico di un tempo che batte e che non ammette pause, di qualsiasi tipo esse siano.
Probabilmente, ci sono individui che, per loro natura e sventura, sono divisi a metà e, per tutta la loro più o meno lunga esistenza sulla terra, inseguono l’unità che diventa il miraggio della perfezione e forse di un’agognata serenità.
Forse questi individui sono destinati a vivere in una forsennata e continua ricerca .. a non raggiungere mai il punto fermo, perché se lo raggiungessero sarebbe finito lo scopo della loro piccola ed insignificante esistenza.
Ci sono persone che non sono destinate all’Amore….ed in questo caso è inutile sognare, sospirare o guardare le belle storie romantiche …. non ne fanno e non ne faranno mai parte.
Il destino di costoro è costellato di sforzi inutili , di critiche, di incomprensioni e di immensa solitudine ed è praticamente privo di ogni senso opporsi a tale sorte…..Forse conviene assecondare tale moto e trovare un significato ed un’utilità nello stesso: chissà, forse, dopo aver ovviamente distrutto a morsi il proprio cuore, tutta quell’ansia, quell’interrogarsi, quell’insaziabile inquietudine avrebbe un fine, uno scopo ed una ragion d’essere.
Nella storia di Margherita questa altalena di percezioni e piccole, grandi, intense ed, a volte, strazianti emozioni erano spesso continue e ravvicinate e lei ne avvertiva l’arrivo: era come una sensazione remota, dal profondo del petto pulsava ed iniziava a dolere sino a quando arrivava alla testa, alla tanto “decantata” ragione che, impressionata da tanta forza negativa e devastante, annunciava la propria resa e quindi “comandava” ai sensi di reagire, di sfogarsi così come ne erano capaci.
Margherita, in queste fasi, è inutile dirlo, stava malissimo e l’unica cosa che riusciva a fare era scrivere o meglio liberare il cervello che, a quel punto, comandava alla penna di procedere e far scorrere fiumi di parole , forse senza senso ma sicuramente utili per liberarsi da quella tenaglia di angoscia e per colmare quel vuoto incolmabile.
Margherita, la madre perfetta, la moglie esemplare, la lavoratrice fidata e l’amica sulla cui spalla poter piangere quando se ne sentiva la voglia, era in realtà la persona più vulnerabile del pianeta e cercava sempre conferme: di accettazione, di desiderio, di amore.
La sua esistenza era ricca e stimolante, ma il dolore era più intimo ed appariva inestirpabile e, ne era convinta, non si sarebbe mai placato completamente.

Si sentiva, in qualche misura, una predestinata , come coloro che nella loro vita hanno il destino segnato dalla buona stella o, viceversa, coloro che vengono perseguitati dagli eventi negativi e non riescono a trovare mai una via di liberazione.
Margherita viveva con un uomo che l’allontanava sempre più e questa distanza era violenta e piena di disprezzo.
La madre, sin dalla prima adolescenza aveva chiarito la propria lontananza.
I loro mondi sarebbero stati divisi e nessuna “contaminazione” poteva avvenire: le regole erano queste e per avere un po’ di affetto, almeno apparente, bisognava sottostare a questi principi.
Tutto quello che si animava in Margherita doveva morire, ancor prima di nascere.
Le sue idee, così, rimanevano inespresse e potevano realizzarsi solo nel suo mondo di sogni e fantasia.
E così, appena poteva, si distraeva dai compagni di classe, dalla madre che ordinava, da tutti quelli che dettavano le loro regole, per entrare a pieno regime nel suo spazio vitale, dove le regole erano finalmente le sue e potevano cambiare in qualsiasi momento.
La cosa che più l’intristiva, per assurdo, non era quel senso di solitudine che peraltro minava, non poco, la sua persona, ma l’attacco delle persone che le chiedevano qualcosa contrastante con la sua natura. L’immagine che gli altri volevano non era la sua: ognuno di loro si era costruito un’altra Margherita e pretendevano di averla così come era nella loro mente.
Il rifiuto assumeva, così, un tono ben più totalizzante e comprendeva tutta la sua persona.
Quel senso di inadeguatezza la pervadeva di sorpresa: ogni tanto, infatti, era assalita, come un’onda, da quel senso di angoscia , di malinconia che le cambiava repentinamente l’umore e l’ottimismo che di solito la caratterizzavano.
La sua vita era costellata di frustrazioni. Ricordava con impressionante precisione un pomeriggio d’estate, avrà avuto sette od otto anni e nel giardino sotto casa con gruppo di coetanee trascorreva il pomeriggio con i classici giochi da cortile.
I volti del gruppo sfuggivano alla memoria tutta concentrata sulla sensazione di vergogna , di inadeguatezza ed inferiorità che la travolse quando fu allontanata dal gruppo, con argomenti più o meno futili ma, proprio per questo, ancor più dolorosi.
Alla reazione di stupore seguì in maniera ossessionante l’incomprensione di tale esclusione e delle modalità così dure e spietate, con cui era avvenuta.
Da quel pomeriggio erano passati tantissimi anni e tantissime esperienze anche peggiori, ma la sensazione provata in quel momento non era mai stata dimenticata: era il primo ricordo di violenza subita e come tale non si poteva seppellire. Molto più tardi, quando la malinconia la immagine di quel lontano pomeriggio ed anche se il suo percorso era stato un cammino anche di rivincita e di successi, quella linea sottile, ma sempre percettibile pervadeva il suo corpo , ed al punto del cuore, la trafiggeva come una lama ben affilata.
Ma perché doveva sentirsi , in qualsiasi luogo così esclusa da chi la circondava? Ed avere la percezione che ciò potesse capitare solo a lei e quindi aumentare la sensazione di estraneità e lontananza? Cercava, allora di pensare ad altro, di distrarsi perché quei pensieri le facevano “velare gli occhi” e le smorzavano le forze, senza diventare mai, peraltro, vera e propria tristezza o malumore. Così i pensieri correvano veloci a quando da bambina la forza di quelle sensazioni avevano la capacità di stenderla al suolo.
Così, quasi senza accorgersi, pronunciava alcune parole , constatando che in realtà tutto arrivava da lì , dal sentirsi così d’impiccio o, al contrario, così osservata e criticata per qualche uscita dai ranghi e “bizzaria” infantile. E allora….sì, le veniva proprio da piangere a dirotto e di non fermarsi più.
Margherita sentiva il vuoto della solitudine in maniera totalizzante ed avvertiva sentimenti contrastanti e poco identificabili, ma la rincuorava la coscienza che tale malessere, così come era esploso, si sarebbe dileguato, svanendo nella quotidianità, nei fatti che le sarebbero capitati o nei volti di chi avrebbe incontrato.
Certo, avrebbe voluto essere amata , compresa senza parole, intuita telepaticamente, ed accolta così spontaneamente, con slanci vitali e calorosi, ma questo in realtà non avveniva quasi mai .
Erano, infatti, molto rari gli istanti in cui guardando il volto del suo interlocutore trapelava comprensione e percezione di tutto il movimento interiore e l’energia che l’agitava, dandole quel substrato di tristezza, appena accennata e che ormai difficilmente riusciva a placare.
La sensazione più intensa era quella di percepirsi ingabbiata, intrappolata da mille blocchi e pensieri da non riuscire a liberarsene e quindi di sentirsi impossibilitata a reagire e, nonostante questa inerzia, sentirsi profondamente esausta e stanca .
E con il povero cuore a pezzi e dolorante doveva andare avanti e fare finta di niente.
Era dura e temeva di scoppiare in un pianto infinito e questo non doveva arrivare….assolutamente!!!!
Ma la sensazione più atroce e che infliggeva pugnalate doloranti era la profonda solitudine, perenne e mai veramente pacata ….solo a volte attutita, ma sempre lì pronta a colpire ed a tormentare , perché la solitudine era il vuoto , il non senso, l’inutilità di ogni azione e pensiero.
Così Margherita ascoltava la sua voce che affranta dalla sofferenza e dall’inquietudine le toglieva il respiro e la voglia di vivere. Non era possibile !!!! Voleva una vita diversa, ma certi legami non si potevano sciogliere, certe persone non potevano essere ferite, perché ne sarebbero morte.

Lo spirito libero e mutevole di Margherita che poteva essere considerato una sua forza, in realtà era il suo punto di fragilità, perché fondamentalmente non si sentiva compresa da nessuno e non riusciva mai ad esprimere veramente quello che aveva dentro e che, così represso, a volte esplodeva con grande fragore e violenza.
Amava profondamente la vita e spesso non si sentiva degna dei doni che ne riceveva. Capiva che doveva esserci qualcosa che doveva assolutamente fare od un cammino da percorrere che l’avrebbe se non proprio “guarita” almeno aiutata nella sua perenne odissea interiore.
Allora cercava di pensare a coloro che, quasi come un regalo divino, avevano costellato la sua esistenza e ne avevano lasciato segni indelebili.
Cercava di ricordare le parole ed i messaggi, perché, ne era sicura, in questa ricerca poteva racchiudersi una chiave di lettura e una via d’uscita ai suoi tormenti.
Poteva cercare nella sua fervida fantasia uno spazio di conforto ed allora sognava, immaginava realtà diverse e soddisfazioni che non avrebbe mai avuto nella vita concreta.
In questo gioco di astrazione veniva aiutata dalla inconsueta e strampalata capacità di “leggere” le persone.
Davanti ad un volto, ad una camminata, ad una voce riusciva a ricostruire ed a reinventarsi le storie, i vissuti e le anime di quelle persone.
Si isolava in queste immaginazioni ed un po’, certo, si divertiva perché riusciva a cogliere tanti aspetti di un mondo un po’ “variegato” come diceva lei.
Margherita aveva il dono dell’”inventastorie”: da ogni volto, ogni scena di vita quotidiana riusciva a costruire qualcosa di unico, di totalmente inventato e di magico .
Era, probabilmente, un potere innato, perché ricordava che sin da piccina riusciva ad isolarsi, a lasciare tutto il mondo intorno a sé ed ad entrare in una realtà incantata, tutta sua e da lì partiva il gioco, la poesia e qualcosa che la stupiva sempre e la divertiva spesso.
Solo raramente queste storie erano malinconiche e la intristivano, ma solitamente le sue invenzioni la facevano sorridere e la riconciliavano con il mondo. Era quasi una necessità per riallinearsi con la realtà, cancellare la tensione e l’ostilità, portandola ad un’intima pace.
A volte questo gioco la intimoriva, pensava spesso di essere sull’orlo della follia e che tutto ciò rappresentasse l’anticamera di una schizofrenia che tutto confonde ed annulla.
Pensava a tutto ciò, ma in realtà non se ne preoccupava molto, anche perché non conosceva un  modo diverso di essere e soprattutto non voleva perdere questo suo piccolo angolo di universo ed assomigliare sempre più a quelli che la circondavano.
Più il tempo trascorreva, più si sentiva trascinata in questa forza di allontanamento o meglio di distacco dalla quotidianità e non capiva dove tutto ciò l’avrebbe condotta.
Il rapporto con gli altri diventava così una grande recita, le sembrava di vivere in una grande commedia tragico-comica, dove il gioco delle parti era sempre lo stesso.
Questo, però, non le impediva di incuriosirsi delle vite altrui, delle loro storie e di immedesimarsi nelle stesse, fino a perdersi: si sentiva insieme estranea ma partecipe al mondo circostante. E così uno sguardo o un’espressione erano sufficienti per inventare storie, creando personaggi dai volti incontrati per la strada perché ne intravvedeva le angosce ed i loro slanci di coraggio, i loro malesseri , le loro aspirazioni e paure.
Il gioco delle emozioni che spesso la entusiasmava e contagiava anche coloro che le stavano accanto, a volte la travolgeva come il mare in tempesta travolge senza pietà la piccola imbarcazione . Allora, Margherita non sapeva cosa fare : a volte attendeva il ritorno della pace, così un po’ remissiva , a volte come colpita da un raptus , prendeva penna e foglio e cominciava a scrivere tutto ciò che poteva passarle per la mente. Così il fiume di parole iniziava a scorrere senza sosta e la mano sembrava un tutt’uno con il pensiero: sembrava quasi che un soave ritmo musicale l’accompagnasse in un mondo diverso, tutto suo .
Ed ora, tutto all’improvviso si presentava dinnanzi ai suoi occhi un po’ atterriti ed ingenui questo personaggio dallo sguardo sognante e così poco……terreno……D’istinto avrebbe voluto corrergli incontro, accoglierlo a braccia spalancate, ma è ovvio che così non si poteva fare !!!! Ed è buona norma attendere di aver un po’ di confidenza . L’occasione arrivò, come spesso accade, inaspettata e originalmente “predeterminata del destino”……….
Iniziò così, una nuova avventura fatta di momenti in piena sintonia con sé e con il modo circostante.
Margherita era desiderosa di ricevere, sin nel profondo del suo corpo, tutto il calore dei raggi di sole per sciogliere tutto il gelo che ricordava di aver sentito ed il cui solo ricordo era in grado di farla rabbrividire e ridarle un cenno di quel filo di malinconia.
Ed allora quei raggi erano desiderati come la sorgente del bene e di tutto ciò che le mancava , di quell’inspiegabile svuotamento sempre pronto a tornare a galla e ad attanagliarsi in una morsa.
Era allora quasi imbarazzante l’armonia che avvertiva con l’energia della natura e la sconcertava la dipendenza che avvertiva con essa; era un tutt’uno con quei raggi che le riempivano il cuore.
L’incontro con Tom l’aveva riconciliata con il mondo ed ogni suo elemento: sembrava che tutte le note stonate si fossero riordinate in un’armoniosa sinfonia che le dava pace e serenità.

Nessuno poteva comprendere la loro intesa che, in qualche modo, prescindeva da tutte le leggi che governano le relazioni umane: questi due esseri riuscivano a tessere tra loro fili invisibili di armonia, di una nuova forma di vita che superava i limiti fisici e terreni per arrivare ad un più alto livello di esistenza . Il loro incontro aveva consentito la fusione di forze interiori inespresse e che fino ad allora avevano tormentato e devastato l’animo di Margherita.
Si trattava quasi di una nuova e diversa forma di intelligenza o meglio di conoscenza che trovava le proprie origini nel più profondo del proprio essere, in tutto l’inspiegabile e l’irrazionale del sentire umano.
Quelle sensazioni, che per anni avevano pervaso e spesso devastato Margherita, trovavano ora una collocazione, un luogo metafisico dove non solo risiedere, ma potersi sviluppare e realizzare in qualcosa di completamente nuovo, in una dimensione oltre la realtà tangibile e materiale, fatta di sensazioni ed intuizioni che superavano le apparenze e l’immediatezza delle percezioni superficiali e riuscivano a scavalcare limiti di tempo e spazio.
I nostri incontri, amori, magie sono tracciati da qualche parte di questo o altro mondo e noi esseri umani ci divertiamo a cavalcare le onde dei cambiamenti , dell’energia vitale che ci avvolge e stravolge.
Così, Margherita vide il suo cavaliere errante in un momento in cui era allegramente emozionata e positiva verso il mondo intero e così desiderò abbracciarlo e stringerlo al proprio cuore.
……….Insomma, tutto sembrava predisposto per il meglio …, tanto che Tom percepì da quella figura così fragile e piccola una forza quasi sovraumana ed un’energia tempestosa.
Le parole fluivano leggere e soavi e si percepivano i pensieri dell’altro ancora prima che venissero raccontati: era l’intesa perfetta ?
Margherita avrebbe voluto urlare dalla gioia !!!! Al mondo esisteva, quindi qualcuno che provava i suoi stessi sentimenti ed emozioni nel medesimo attimo ?
Margherita non distingueva più il sogno dalla realtà. E quell’uomo che intuiva i suoi pensieri prima ancora che fossero pensati, esisteva veramente od era solo un personaggio della sua fantasia?
Il problema di Margherita, in realtà, era sempre esistito: sin da bambina si “perdeva” dietro ad un disegno , i suoi occhi comunicavano alla sua mente qualcosa di diverso e dall’immagine partivano storie, personaggi, voci e situazioni divertenti, passionali, emozionanti.
Non poteva farne a meno…Il suo cervello faceva tutto da solo : non occorreva uno sforzo particolare e neanche un po’ di concentrazione. Era un attimo entrare nel suo mondo , dove nessuno poteva ordinarle nulla, dove poteva cantare, ballare , dipingere, recitare e nessuno dei volti a lei noti c’era mai !!!!
di pace, ma il rischio era di vivere sempre tra il sogno a cui si aggrappava e a cui facilmente approdava e la realtà a lei incomprensibile ed ostile.
Ed ora cosa succedeva ? Questo incontro era il frutto della sua fervida fantasia ed il risultato della sua mente alla ricerca disperata di comprensione e amore ?
Decise di non porsi alcuna domanda, sempre generatrice di tortura interiore, e di invocare il saggio e primitivo istinto e quindi di regalarsi momento per momento.
I suoi attimi con Tom erano senza tempo e luogo: la sintonia ed il legame era tale che potevano stare insieme anche a distanza…si percepivano l’un l’altro e tale comunanza dava a ciascuno una grande sicurezza e senso di pace.
La loro era una vera e propria fusione di anime e menti e con l’andare del tempo riuscì a diventare un modo di percepire il mondo che andava ben oltre le tradizionali capacità sensoriali. La forza generata dalla loro fusione aumentava sempre di più e divenne una nuova forma di percezione della realtà, una sensazione di coesione ed unità con la natura e le sue forze generatrici.
Poteva trattarsi di una nuova forma di intelligenza ?
In fondo, gli studi sui mondi extraterrestri hanno sempre ipotizzato civiltà evolute tecnologicamente, ma perché mai dovremmo ricercare fuori dal nostro pianeta qualcosa che ci somigli così tanto? Perché quello che ci aspettiamo di trovare dovrebbe essere una nostra copia, magari solo meglio organizzata ?
Il limite delle ricerche è prevedere già una risposta , mentre l’approccio conoscitivo dovrebbe essere fuori da ogni schema, assolutamente libero di esplorare senza attese precostituite.
Margherita e Tom erano l’espressione di tale evoluzione che aveva trovato terreno fertile in sensibilità ed intelligenze disposte ad ascoltarsi ed accogliersi.
Quella forma di intelligenza “superiore” identificata o personalizzata in piccoli ed a volte sgradevoli alieni, in realtà viaggiava senza i confini fisici, perché era insita nell’universo stesso, ne faceva parte integrante e ne esprimeva lo spirito generatore.
Era la forza che univa tutto il visibile e l’invisibile e di cui l’uomo nella sua lunga permanenza sulla terra ne aveva completamente perso ogni traccia o ricordo e che ora, come per incanto, riaffiorava in tutta la sua bellezza.
La fisicità , a quel punto , non poteva restare l’elemento dominante della loro conoscenza … Ciò che erano riusciti a valicare era uno stato superiore o comunque totalmente diverso da quello che generalmente si intende e si vive.
Insieme avevano raggiunto ciò che per secoli filosofi ed umanisti perseguivano, ossia l’idea dell’unicità ed armonia dell’universo e di tutti i suoi abitanti.

Fu così che la sparizione di Tom definita dai concittadini come “misteriosa”, perché razionalmente inspiegabile , fu per Margherita considerata una nuova pagina del libro che insieme a lui era riuscita a scrivere.
Tom era comunque rimasto con lei: ne avvertiva il profumo passeggiando per il parco, ne udiva la gioiosa ed avvolgente risata quando attraversava la strada e percepiva le sue dolci e confortanti parole quando si dedicava alle faccende domestiche.
A volte si fermava guardando innanzi a sé ………….apparentemente verso il vuoto e pensava sorridendo ed immaginando il bel volto ammiccante di Tom che aveva raggiunto la felicità e le porgeva la mano.

 

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