Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2014 “Biondino di Parigi” di Maurizio Polimeni (sezione racconti per bambini)

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2014

Odiava quel nomignolo e per questo calava il suo cappello sdrucito giù, fino ad arrivare quasi agli occhi. Occhi vispi, di un chiaro inusuale per quelle terre assolate, e quei capelli gialli, color paglia, così rari e tipicamente nordici, tanto che qualcuno pensò bene di ribattezzare il piccolo come “Biondino di Parigi”.

Lo circondavano in quattro e adesso lo sfidavano. E lui era pronto ad accettare quella specie di scommessa. Dentro la sua testolina, in un angolo remoto della sua mente, provava a farsi strada l’immagine di sua madre che lo inseguiva gridando: scacciò quel pensiero ed accettò.

“Carmelino! Alzati, è ora di scuola!”- lo svegliò la mattina seguente suo fratello Peppe, toccandogli il braccio. Rimase un attimo a stiracchiarsi le gambe, poi aprì gli occhi. Nella stanza accanto, la madre mondava i baccelli verdi, lasciando cadere le fave tenere nel tegame di latta.

“Lavati e mangia”- impartì la madre. Si vestì in fretta, prese i quaderni, li infilò nel sacco, poi salutò. Attaccò a fischiettare e uscì di casa.

Percorse un po’ di strada, poi tagliò dai campi. Avanzava sicuro e allargava le braccia, con le palme in giù a sfiorare le punte delle spighe selvatiche. Si arrestò quando ne notò una più alta delle altre. La staccò alla base, ripulì il fusto e ne tolse con cura le parti superflue. Alla punta, sottile e flessibile, fece un nodo a mo’ di cappio; poi sorrise soddisfatto, scostando i capelli dagli occhi. U chiaccu*  era pronto.

Si rimise in marcia, il sacco su una spalla e il fuscello, con il cappio in cima, tenuto delicatamente in mano.

Il vento, che pareva mutato a scirocco, increspava morbido quel mare di erba. Alzò la testa e scorse i ruderi del vecchio castello poggiati sullo sperone di roccia. Si avvicinò a un muretto di pietra e provò a individuare con cautela una preda all’altezza. In poco tempo, da cacciatore provetto, riuscì ad acchiappare un paio di lucertole; ma non gli bastava, capì di poter fare molto di più.

Si ricordò di averlo visto da quelle parti, alla base della torre circolare. La raggiunse e si mise subito all’opera. Cominciò a piegarsi sulle gambe, scrutando fin dentro i buchi e le fessure tra le pietre. Si muoveva lento, attento, aiutato dal sole appena sorto che si insinuava nelle crepe fra i mattoni di selce. Niente. Non riusciva a vederlo. Eppure sarebbe stato un bel colpo, trovarlo e catturarlo. Già s’immaginava le facce dei suoi compagni e tutto il resto. Pareva rassegnato, poi si accorse di una traccia.

Una buca, abbastanza grande e nascosta; la terra smossa di lato e alcune orme lasciate da piccole zampette. Era la tana del ramarro.

Si appostò paziente ed aspettò. La tana appariva vuota e disabitata: nessun movimento. Le gambe piegate che gli dolevano, la mano sinistra aperta ed appoggiata in terra, stava in equilibrio con una parte della schiena addossata al muro. Era pronto per rialzarsi, poi notò un’impercettibile variazione di colore nella penombra della tana. Riacquistò fiducia e trattenne il fiato.

Il ramarro allungò guardingo la testa bluastra. La piegò da un lato e poi dall’altro. Era il suo modo di esplorare il mondo fuori dalla tana. Carmelino allungò deciso il braccio destro e, con un gesto rapido, protese l’estremità dello stelo lungo e flessibile, infilando il cappio sottile nella testa del rettile. Spaventato, il ramarro si mosse rapido in avanti e finì per bloccare il nodo giù per la gola, fino alle zampe anteriori.

Al bambino scappò un grido di esultanza; poi si accucciò, premette due dita sulla testa del ramarro e lo immobilizzò. Spostò davanti il sacco coi quaderni e lo infilò all’interno. Si alzò, scosse la terra dai calzoni corti, calcò il cappello in testa e s’incamminò fischiettando verso il centro del paese. Allungò il passo, prese a seguitare una gallina per diversi metri, poi si attaccò assetato alla canna della fontana. Bevve, si asciugò col braccio e osservò la scuola: ci voleva un bel coraggio a presentarsi tardi, tutto sudato e con il sacco appresso, provvisto di quaderni, fionda e rettili vari.

Aprì deciso il cancelletto, poi entrò in una delle due aule. La maestra bassa ed occhialuta si girò mentre scriveva col gesso alla lavagna.

“Ooh…ben svegliato, signorino!”

Tutti gli sguardi e i risolini dei compagni accompagnarono Carmelino, mentre si avvicinava in fondo alla classe.

“Vieni un po’ avanti, qui, in prima fila”.

Carmelino mugugnò, fece retromarcia e si trascinò fino ai primi banchi, rosso in viso e con gli occhi bassi. La maestra lo seguì per un po’ con lo sguardo, poi si rimise alla lavagna e continuò.

Dopo un po’, si guardò intorno, si assicurò che la maestra non lo notasse, aprì il sacco, trattenne per un attimo il fiato e liberò il ramarro. Sistemò un quaderno sul banco, fece finta di leggerlo ed attese; il ramarro esplorava lento il pavimento di graniglia. D’un tratto, una compagna al secondo banco lo vide e gettò un urlo.

Fu così che iniziò il finimondo. Chi saltava, chi rideva, tutti che urlavano. E poi la maestra, pallida in viso, lei che odiava le bestie, figuriamoci un rettile! L’unico che non muoveva un dito era Carmelino: si gustava tranquillo il giusto trionfo.

Gli occhi gli brillavano e la bocca passò da un sorrisetto appena accennato, ad un’espressione di vero stupore, per il trambusto che stava montando. La scommessa era vinta; gli amici avrebbero senza dubbio riconosciuto che a Carmelino il coraggio non mancava.

 

Adesso, però, la situazione stava un tantino degenerando. La maestra cominciò a urlare, poi, a correre verso la porta, neanche fosse arrivato u terremotu! Qualcuno comparì dall’altra aula, senza capire cosa stesse succedendo.

Tutti ridevano da sciancarsi e allora uno commentò:

”Questa è opera del Biondino di Parigi…”.

Finì che sgomberarono l’aula, troppo disordine e troppe grida. Alla maestra per poco non venne un colpo, ma poi, con calma – se due più due fa quattro – nella sua testa prese corpo l’ipotesi quasi certa di quell’unico responsabile.

La voce dell’accaduto fece il giro del paese ed arrivò ben presto alle orecchie di donna Cicca, madre di Carmelino. E così, in breve, il povero “biondino” si ritrovò braccato e minacciato dai gesti della madre che gli correva dietro.

Continuarono per un bel pezzo, lui avanti e lei appresso, le grida e la polvere che sia alzava, manco fosse cominciata la processione del santo!

Infine la madre, stremata, si arrese e si fermò; mise le mani sui fianchi e scoppiò a ridere:

“Eeehh…stessa pasta di tuo padre!”

Carmelino sentì, si voltò e si arrestò ansimando, le mani sulle ginocchia.

Rise pure lui, abbassò gli occhi, docile come un puledrino e aspettò che la madre lo prendesse per mano.

* il cappio

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38 commenti »

  1. Autore del racconto Maurizio Polimeni un giovane cresciuto sotto il campanile della Comunità S.Stefano Fondo Versace, RC. Il personaggio del racconto mi piace tantissimo, per il semplice motivo che in tanti passaggi della storia anche se in ambienti diversi, mi ci vedo io con la mia trascorsa fanciullezza, anche se potessi del racconto non cambierei niente, complimenti Mister Maurizio, bello facile da capire ed elegante nella forma.

  2. 🙂 Ahaha…grande Franco!
    Allora la pubblicazione su FB comincia a dare i suoi frutti… il piccolo Biondino era un po’ triste senza commenti.
    Hai rotto il ghiaccio.
    Un abbraccione, felice ti sia piaciuto.
    A presto. M 🙂

  3. È una bella storia per bambini più grandicelli. Come sarebbe bello se, ancora oggi, nelle nostre aule fosse un ramarro a creare scompiglio! Sarebbe scompiglio vero e magari anche educativo. Bravo Maurizio, descrivi bene la situazione con un linguaggio a volte diretto e gergale e altre con una precisione da certosino: bellissima e curata la descrizione della cattura del ramarro!
    Premio catturato…spero!
    Silvia

  4. Silvia,
    mi piace trovarti ancora da queste parti,
    dopo il successo dell’anno scorso…
    evidentemente RaccontinellaRete non si scorda mai!
    🙂
    E’ vero, Biondino di Parigi é più una storia per ragazzi,
    ma penso le vicende di Carmelino siano comunque divertenti.
    Due curiosità.
    La prima è che la storia si svolge più o meno negli anni ’40
    e il personaggio da cui ho tratto l’ispirazione è proprio mio padre,
    simpatica canaglia dei tempi passati.
    La seconda è che da questa storia è stato tratto un cortometraggio,
    “Biondina”, con la regia di Laura Bispuri.
    Molto liberamente: infatti, il protagonista è diventato UNA protagonista e il ramarro,
    invece(anche per la semplicità delle riprese) è diventato un rospo.
    Grazie per le tue(sempre)bellissime parole.
    🙂
    A presto.
    Maurizio

  5. Piacevole leggere queste pagine che profumano di tempi antichi e che ti portano a partecipare con il sorriso sulle labbra alle monellerie che riempivano le giornate del Biondino di Parigi e dei suoi compagni.. Maurizio, bravo e coinvolgente come sempre! Da premiare 😉 Un abbraccio affettuoso Francesca e Giuseppe

  6. Il “Biondino di Parigi” ringrazia
    con un sorriso 🙂
    strizzando gli occhietti sotto il cappello.
    Un abbraccio anche per voi.
    A presto.
    M

  7. Complimenti Maurizio, bel racconto… Così si fa!
    Anche io mi espongo questa vetrina letteraria!
    Mi chiamo Simone Vesentini ed umilmente ho scritto “Disegnò l’infinito”.
    Se passi tra le mie pagine, lascia pure un commento.
    A presto
    S.V.

  8. Grazie Simone, il piccolo biondino di Parigi
    ti strizza l’occhio 😉
    Scusa il ritardo, sono riestrato da poco in Italia…
    Passerò appena possibile tra le tue pagine,
    promesso.
    A presto.
    🙂

  9. un racconto di altri tempi, molto divertente e piacevole da leggere. Non hai idea della baraonda che ha provocato la vista di un piccolo geco (morto stecchito, quello), nella finestra di una delle mie classi. Ho rivissuto con piacere quella scena. Bravo.

  10. Grazie Liliana, il “Biondino” mi fa ancora sorridere.
    🙂

  11. Un racconto dolce e scorrevole con i sapori di “una volta”. Il biondino mi piace! 😉 🙂

  12. Grazie tante,Laura…
    Ma sei delle mie parti?
    🙂

  13. eh eh!… se intendi “delle parti del mondo” credo di sì!… 😉 se intendi “altro” invece… dipende!… tu di dove sei esattamente?!… io, per ora, vivo a Milano. 🙂

  14. Io sono di Reggio Calabria
    e il tuo cognome è abbastanza familiare
    da noi.

  15. Eh sì, il cognome ha origini calabresi… mio padre lo era!. Mia mamma invece è trentina. Insomma: sono un mix tra nord e sud!!! 🙂

  16. È sicuramente un racconto per più che per bambini,ma è ben scritto,anche le parole in dialetto sono coloritura assai piacevoli, e divertente. Bravo. Auguri.

  17. @iaia
    Grazie Stefania,
    a presto
    🙂

  18. Bel racconto, scorrevole e confermo i commenti di chi mi ha preceduto. Anche mio fratello Alberto ha avuto un compagno come “Biondino” che gli amici chiamavano “Fele ” (Felice Ro,,,i), ultimo figlio di Carlo. Vive in una casa sulle rive del Lambro. Quando frequentava le elementari (sessant’anni fa) portava a scuola lucertole e grilli o fiori selvatici da far odorare alle bambine dopo averli annaffiati di pipì. Ha ripetuto qualche volta le classi e quando è stato “licenziato” dalle scuole elementari era più alto della maestra. Non aveva problemi di apprendimento era solo scapestrato perché veniva lasciato libero dai genitori. Nella stagiona estiva, quando si faceva il bagno nel fiume Lambro, Fele si tuffava e riaffiorava avendo nel costume due cavedani presi con le mani. Fino ai vent’anni, ha seguito una “giostra girovaga”. Bel soggetto per un racconto.
    Emanuele.

  19. Grazie Emanuele,
    sempre presente e competente.
    A presto.
    M

  20. Un racconto fresco e accattivante che emana l’odore della libertà e della spensieratezza.
    Per i ragazzini di (almeno) una trentina di anni fa, dare la caccia a lucertole e ramarri era in effetti uno tra i giochi preferiti.
    Molto fluido e ben scritto.
    Un bel racconto per ragazzi.
    Complimenti Maurizio
    marco

  21. Anche per i ragazzini di oltre settant’anni fa… 🙂
    Grazie anche a te Marco,
    il biondino ti strizza l’occhio
    😉

  22. Caro Maurizio, ho commentato tutte le tue belle storie ma questo delizioso racconto mi era sfuggito.
    Sono davvero felice per la tua meritatissima vittoria. 🙂

  23. Mara! 🙂 Sono contentissimo di conoscerti.
    Felice per te, ma anche per Liliana, per Carmen e gli altri autori
    che spero di incontrare a Lucca.
    Nei miei post precedenti
    il mio primo pensiero è andato per gli autori e per le storie che ho apprezzato tanto
    ma che, purtroppo, forse per il numero comprensibilmente limitato di finalisti,
    non sono state scelte. A Giuseppe, a Sergio e a tutti gli altri autori va il mio incitamento a non mollare,
    a riprovarci, come ho fatto io, nel confronto utile e costruttvo di questo bellissimo concorso.
    A presto.
    😉

  24. Maurizio, condivido in pieno il tuo pensiero. Alcuni autori che ho apprezzato moltissimo (compresi quelli da te citati) non sono tra i vincitori, ma questo non mette in discussione il loro indiscutibile talento e sono sicura che se ci riproveranno otterranno il successo che meritano.

  25. Scusa Maurizio, non so come ma questo racconto mi era sfuggito, e mi era sfuggito anche che era vincente.
    Io mi ero innamorata del treno per Terezin e ho scritto la pappardella di cui sopra perché la delusione mi aveva stralunato.
    Complimenti vivissimi per questo ennesimo (ne ho trovati altri in rete) successo.
    Ciao di nuovo
    Cristina

  26. Sai Maurizio che questo non l’avevo letto? (mi accorgo di aver saltato tutti i racconti per bambini, e ho fatto male). Bello anche questo, complimenti. Sono contento che abbia raggiunto il risultato.
    Allora, visto che lo dici tu, non mollo… grazie e a presto

    Sergio

  27. Grazie Maurizio, anch’io sarò felice di conoscere te e gli altri autori che ho avuto modo di apprezzare. Un complimenti a tutti, anche ai non vincitori. Come hai detto, giustamente, mai mollare. Un abbraccio, Liliana 🙂

  28. Ciao Liliana 😉

  29. Maurizio, perdona, m’ero persa Il biondino di Parigi… ma che bella che è questa baraonda, con donna Cicca che corre dietro Carmelino, lui avanti e lei appresso, come alla processione del santo! Congratulazioni vivissime!! 🙂

  30. Salve Maurizio, racconto divertente e delizioso, per ragazzi senz’altro, ma senz’altro non solo per ragazzi … Mi ha riportato alle storie di Twain e della Lindgren che ho letto da bambina. Complimenti, davvero. Francesca

  31. Questo biondino ha conquistato anche la giuria! 🙂 Grande Maurizio!, complimenti anche a te!. Ci si vede a ottobre a Lucca! 🙂

  32. @ Carmen Verde
    Mi immagino il biondino tra le parti dei pianerottoli, chissà che baldoria 🙂
    Grazie Carmen!

    @francescaberti
    grazie Francesca, ricambierò al più presto.
    Arrivederci a…Lucca
    😉

  33. Grazie Laura.
    Felicissimo di incontrarti.
    E che belle storie che sto scoprendo pian piano 🙂

  34. Caro Maurizio, ti ringrazio per le tue parole sulla menzione speciale della Giuria al mio racconto e sulla “mia attività di commentatore” dei racconti degli altri autori. Devo dire che in fatto di commento, sia di numero che di giudizio, tu sei uno dei migliori, forse abbiamo in comune il desiderio di richiamare l’attenzione di tutti noi sui racconti degli altri. Io ho letto i tuoi tre racconti, tre bei racconti, commentandone solo due e escludendo “la Preda” perché è stato uno dei primi che ho letto e non mi sono soffermato per la fretta. “Biondino di Parigi” “Un treno per Terezin” e “La preda” sono bei testi, bella scrittura, bei soggetti con sentimenti e con colpi di scena.
    Maurizio, complimenti per il premio attribuito al “Biondino di Parigi”, tanti auguri a te e un arrivederci.
    Emanuele.

  35. Ciao Maurizio, finalmente ce l ho fatta, ho potuto leggere il tuo racconto, non avevo capito che era del 2014, poco importa volevo darti un riscontro.
    Come ho già scritto in un’altra occasione apprezzo chi si impegna per i bambini.
    Da mamma ne sono felice e credo che chiunque cerchi di tramandare storie e tradizione del nostro paese ai “cuccioli” che sono il nostro futuro faccia un ottimo lavoro.
    Detto cio credo anche che il tuo scritto sia molto carino, una semplice storia di dissavventure dell infanzia 🙂
    Come qualcuno ha detto il “pubblico” visto il linguaggio è di bimbi grandicelli, ma l’aneddoto ricorda una vita di tempi ormai passati che sarebbe bello far rivivere ai nostri bambini.
    Mia figlia frequenta lo stesso istituto dove sono andata anche io e, dove io correvo nel prato alla ricrezione oggi c’è un parcheggio :-(((
    Restituiamo ai nostri bimbi la loro meritata infanzia…..anche attraverso storie”semplici” come la tua.
    Bravo!

  36. Ciao Liliana, mi hai trovato… 🙂
    Il racconto è della scorsa edizione,
    alla nuova purtroppo(e fortunatamente) non posso partecipare
    visto che sono tra i 25 scelti per la raccolta 2014.
    E’ una storia tenera, divertente, ispirata dalle marachelle di un ragazzino di altri tempi,
    e anche semplice, come piace a noi.
    Ed è una storia tramandata, come dici tu, di padre(il mio, protagonista), in figlio(io) ,
    fino ai nipoti che spero abbiano apprezzato.
    Grazie per la tua attenzione.
    A presto.
    M
    😉

  37. Complimenti, non potevo sapere 🙂

  38. Visto che saremo insieme a Palmi, ho voluto leggere il tuo bel racconto. Complimenti Maurizio: con le tue descrizioni evochi immagini chiare, nitide. Mi è sembrato di viverla la caccia al ramarro, di sentire la polvere sotto le mani e il dolore alle ginocchia per la scomoda posizione. La scrittura è scorrevole e la storia è divertente, con un finale che ho apprezzato molto. Sarà un piacere conoscerti a Palmi.

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