Premio Racconti nella Rete 2014 “Gesti quotidiani” di Giorgio Patrignani
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2014Tornava verso casa Edoardo, in un alba grigia di novembre, reduce da una delle tanti notti che riusciva con le solite scuse: “per motivi di lavoro” a separarsi da sua moglie e passarla con Marta. Era appena uscito dalla superstrada, sopra la sua vecchia auto, avvolto sempre più nel suo pesante cappotto: per il freddo di stagione. La debole pioggerellina, che scendeva sul parabrezza e la fastidiosa nebbia che ormai davanti a lui aveva formato un muro quasi invalicabile, gli stancavano sempre più quei suoi occhi, già molto stanchi della difficoltà della guida. Gli rimaneva solo di percorrere quella stradina con l’erba in mezzo, che a lui piaceva tanto, anche se quella mattina riusciva a vedere a malapena la vegetazione che incorniciava l’ingresso; l’ingresso alla villa, come la chiamava lui. Diceva quasi bene Edoardo: quella vecchia casa che aveva ereditato dai suoi genitori e mai ristrutturata, per quel vizio di gioco che non gli permetteva di accumulare soldi, era quasi una villa: per quel suo fascino antico, come il colore delle sue pareti, quel rosa che ormai il trascorrere del tempo l’aveva di molto sbiadito, per quei ornamenti sopra le piccole finestre e per quel giardino di frutti buoni, che quasi la circondava. E proprio quella mattina che le conseguenze delle azioni e del comportamento di Edoardo sempre nascoste, si erano manifestate: sotto uno di quei caratteristici balconi, giaceva ormai senza vita il corpo di Franca. Nico in collegio verrà a conoscenza del tragico evento nel modo come glielo racconterà il padre: sua madre è caduta accidentalmente dal terrazzo mentre faceva le pulizie. Era in una mattina della bella stagione del nuovo anno, erano in aula sui banchi i ventidue alunni della terza A. La professoressa stava leggendo i nomi degli alunni, per il consueto appello, per poi ordinare: “oggi consulteremo questi quotidiani,” indicandoli e gettandoli uno ad uno sulla cattedra così com’erano vecchi e assai sgualciti: “dobbiamo trovare fra le altre notizie i fatti tragici avvenuti in quest’ultimo anno.” Poco dopo l’attenzione di Nico viene catturata da quella particolare notizia: “giovane donna tradita dal marito si getta dal balcone della sua casa.” Gli occhi del ragazzo fissarono inevitabilmente quell’articolo apprendendo quasi subito che quella giovane donna era sua madre. Fin da subito nell’animo di Nico comincia a maturarsi un sentimento che ben presto si trasformerà pienamente in odio, nei confronti di quel padre che per tutto quel tempo che lo separa da quella tragedia, aveva raccontato solo bugie per convincere la sua tenera mente, di una realtà diversa ma sfacciatamente falsa. Le visite nell’istituto sono permesse tutte le domeniche dalle 15 alle 18, ed Edoardo lo sa bene. Sono le tredici e trenta precise quando Edoardo sale in macchina per partire: il tempo è buono, sono diversi giorni che non piove, l’aria profuma di primavera, il cortile della villa è di molto abbellito dai vari colori per la fioritura degli alberi dai frutti buoni, ma Edoardo adesso non ci fa caso. Non ci mette tanto ad arrivare: quel giorno ha corso più del solito. Varca il cancello in fretta come era partito, arrivando di molto in anticipo. Suor Maria direttrice del collegio che ha seguito l’arrivo di Edoardo, con tanto entusiasmo corre in camera di Nico: “Nico, Nico è arrivato proprio adesso tuo padre.” “non lo voglio incontrare,” s’affretta a rispondere nervosamente Nico: “e non lo voglio più vedere, sono stato costretto per colpa sua vivere senza madre, ora sono io che preferisco vivere senza padre.” Nico estrae dallo zaino di scuola la pagina rivelatrice e guardando in faccia la suora: “legga questa notizia,” indicandogli tristemente l’articolo: “poi lo porti a mio padre, dicendogli di non venire più, di dimenticarmi: leggendolo lo capirà.” Non sono ancora permesse le visite, manca poco alle tre ma non sono ancora. Edoardo aspetta impaziente per entrare, ed ecco che vede venire verso di lui la direttrice, che non sa con quali parole spiegargli il rifiuto del figlio: “signor Riccardi,” attacca con le poche parole che è riuscita a trovare: “può tornarsene a casa, suo figlio non lo vuole più vedere: legga questa notizia e capirà.” Non ci misero tanto ad Edoardo a riempirsi gli occhi di lagrime, non gli capita molto spesso nella vita di piangere; neanche l’evento tragico della moglie, lo coinvolse emotivamente come questo rifiuto. Tutto non gli sembra più come una volta ad Edoardo, niente gli da più piacere, tutto gli diventa insignificante e triste. Passano le stagioni, passa l’anno e in una mattina gelida della brutta stagione, Edoardo preso dalla disperazione e dal senso di impotenza nel farsi perdonare dal figlio, si lascia cadere dalla finestra del secondo piano della sua casa. Poco tempo dopo Nico imparerà, come tante altre persone, che il padre sarà costretto a vivere, o meglio vegetare in una triste sedia a rotelle. Sono le dieci del mattino, fuori dalla finestra una pioggia illuminata dal tiepido sole primaverile, scende delicatamente. Non è molto affollata la biblioteca a quell’ora: in quel momento infrange il silenzio della stanza, una giovane che entra e va a sedersi non molto lontano da Nico, che non può non farci caso, distraendosi di molto dalla sua lettura: “Sei nuova ?” inizia Nico con un sorriso: “Si sono arrivata questa mattina.” risponde dolcemente la ragazza. Da li in avanti si ritroveranno sempre più spesso a trascorrere insieme il tempo in biblioteca e non solo. Un sentimento nuovo sta nascendo nell’inconscio di Nico: forse non si rende ancora conto, desidera immensamente la presenza di Francesca; si sta innamorando o meglio è già innamorato. E’ quasi mezzogiorno, un buon profumo di cose buone da mangiare, si espande dalla cucina per tutto il lungo corridoio che porta alla sala grande del refettorio. Dopo aver mangiato Nico si prepara per l’appuntamento della sera: sarà un momento importante e unico, deve dire a Francesca che non può stare senza di lei, che già l’ama e altre cose carine. Quella sera Nico nonostante la sua inguaribile timidezza, che non gli da mai sicurezza, riesce a dichiarare a Francesca tutto il suo amore. All’ospizio comunale come sempre c’è malinconia, il tempo passa molto lentamente fra queste triste mura; l’attività delle badanti che si prendono cura degli ospiti senza amore, ma molto professionalmente, rompe il silenzio del luogo: i vecchi fanno poco rumore, si muovono lentamente, parlano poco, hanno tanto da ricordare, ma l’hanno fatto tante volte che non hanno più voglia di raccontare. In un angolo della stanza nella penombra, Edoardo immobile sulla sedia, sembra che stia pensando, ma è solo un’impressione. E’ dimagrito molto, il suo viso inespressivo è quasi irriconoscibile. Fervono i preparativi nella vecchia chiesa del paese non lontana dalla casa di campagna di Nico, da troppo tempo disabitata. Delle paesane volenterose, sono intente a posare petali di fiori colorati per decorare il sacrato: bisogna far presto, perché fra qualche ora arrivano gli sposi e deve essere tutto pronto e bello. Manca poco da mezzogiorno, all’interno della chiesa c’è poca luce: siamo nei mesi dai giorni un po’ spenti. Nico e Francesca sono appena entrati. Un vecchio organo ancora funzionante crea con le sue note l’atmosfera giusta e un vecchio parroco di campagna celebra le loro nozze. Una distesa di margherite e di viole fanno da tappeto ad un lungo tavolo, coperto da un candida tovaglia, ben apparecchiata con piatti bianchi e calici di vetro. Arrivano gli sposi e Giannino che è da un po’ che aspetta, seduto su una sedia lontano dal tavolo, attacca con la sua fisarmonica una dolce melodia. Un sole lucente illumina e riscalda questo stupendo banchetto, per tutta la durata della festa. E’ dopo un tramonto e prima di un alba che succede qualcosa che inevitabilmente scuote la mente e l’inconscio di Nico: Edoardo ormai assente, da molto tempo nei pensieri del figlio, gli appare in sogno chiedendogli perdono. Da quell’alba è Nico a cercare il modo di chiedere perdono al padre senza coscienza. I due ragazzi arrivano presto alla decisione di sottrarre il padre alle fredde cure delle badanti dell’istituto. E’ un sabato mattina presto, quando inizia una giornata destinata a cambiare completamente la loro vita. Un leggero velo di ghiaccio si è formato sui vetri della costosa auto e non solo, rendendo tutto fuori dalla finestra bianco e gelido. E’ stato molto freddo durante la notte: si è saputo che è la stagione più fredda degli ultimi vent’anni. Circa due ore dopo Nico e Francesca entrano nell’ufficio della direttrice dell’ospizio: alle pareti delle foto in quadri, raccontano la vita nell’istituto, trasmettono tristezza a chi le guarda. Nico trattenendo a stento le lacrime per l’emozione: “Buongiorno sono Nico Riccardi, io e mia moglie abbiamo deciso, di prenderci cura di mio padre, per questo lo rivogliamo presto con noi.” Ed ecco l’incontro, è la prima volta che vedono Edoardo in quelle condizioni, provano compassione e nello stesso tempo tenerezza. Sono passate diverse stagioni da quando Nico doveva ancora crescere, da quando era rimasto solo in un grigio collegio a provare odio per quel padre che inevitabilmente ha turbato la sua esistenza. Quel padre che adesso è con lui, vive con lui tutti i giorni, i due ragazzi con i loro dolci e utili gesti quotidiani gli trasmettono amore. Nico dedica tutto il suo tempo libero al padre. Desidera essere solo con lui quando se ne prende cura: deve trasmettergli con i suoi gesti di tenerezza, di attenzioni il suo perdono e nello stesso tempo ricevere dal padre un segnale del suo. E’ una domenica mattina all’ora di pranzo, nella stanza un caratteristico odore di medicine; l’atmosfera che si respira riporta alla sofferenza. Edoardo è immobile nel suo letto in mezzo alla stanza, Nico seduto accanto a lui, con un triste sondino gli somministra delicatamente quello che è il suo cibo. Ad un tratto la monotonia di quei gesti, viene inaspettatamente mutata: in una delle tante manifestazioni d’affetto, il ragazzo ripete ancora all’ennesima volta e forse ancora più forte del solito: “Perdono! perdono! perdono papà!” Poco dopo Nico non crede ai suoi occhi: il padre considerato da tanto tempo senza vita, questa volta ha un’espressione del viso diversa, con quello che sembra a Nico un difficile sorriso, percepisce dal padre il suo perdono.