Premio Racconti nella Rete 2014 “Da brave colleghe” di Paolo Montanari
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2014Era una tranquilla notte di aprile. La prima quindicina del mese se n’era andata tra piogge e temperature invernali. Poi d’improvviso la trasformazione : giorno caldo e notte dolcissima.
Quel bel tempo metteva di buon umore tutti, anche Patrizia e Ingrid, in piedi a chiacchierare sul ciglio della strada.
“ Da dove vengo io caldo così solo estate e mai caldo la notte – diceva soddisfatta Ingrid nel suo italiano faticoso – qui in Italia più bella temperatura “ .
“ Più bella ora perché sono i primi caldi. Poi d’estate si muore di afa, manca il respiro. Io se vuoi saperlo sto meglio con il fresco “.
“ Perché tu non sapere cosa essere freddo, freddo vero, quello di mio paese. Io quando bambina sempre mani rosse tutto inverno e faceva grande male a toccare le cose. Anche orecchie e naso. E piedi, ah miei poveri piedi piccolini, sempre faceva male. Invece qui mai freddo, solo gennaio, un poco “.
“ Aspetta, arriva un cliente. Fallo prendere a me “ la interruppe Patrizia.
“ Vuoi che io scrivere targa automobile? “ .
“ Lascia fare grazie, lo conosco, è un cliente fisso. Ora vedrai, vuole lo sconto “.
La vecchia Panda rossa accostò lentamente alle ragazze e si fermò. Patrizia infilò la testa nel finestrino abbassato.
“ Quanto vuoi? “ domandò il guidatore, un cinquantenne dimesso. L’abitacolo era impregnato di profumo, una colonia dolciastra di cui l’uomo aveva abusato.
“ Trenta euro “ rispose Patrizia senza smancerie, tanto già sapeva il seguito.
“ Come trenta? – replicò l’uomo – L’ultima volta ne hai presi venticinque “.
“ L’ultima volta ti ho fatto lo sconto “.
“ E fammelo anche stavolta “ .
“ Eh che, nei negozi gli sconti si fanno tutti i giorni o solo quando c’è la liquidazione? “ Patrizia aprì lo sportello e si mise a sedere nell’auto.
“ Allora venticinque? “ chiese conferma l’uomo.
“ Ma sì, dai, andiamo “ mormorò lei strizzando l’occhio a Ingrid che aveva seguito la conversazione.
Al rientro, dopo nemmeno venti minuti, Ingrid non c’era. Patrizia andò dietro il muretto che separava la strada da un campo incolto, un prato di sterpi ed erbacce. Tenevano nascosta lì una sacca con un eterogeneo necessaire : asciugamani, fazzoletti di carta, un thermos di caffè, bottigliette d’acqua. Soldi e sigarette invece li portavano sempre appresso nella borsetta.
Patrizia prese una bottiglietta d’acqua e bevve a lungo. Quel caldo improvviso le aveva messo sete.
Passarono due automobili senza rallentare, nemmeno uno sguardo di curiosità.
Rientrò Ingrid. Il cliente era un signore anziano, distinto, l’auto una bella Golf quasi nuova. Fece scendere la ragazza e salutò con la mano mentre ripartiva.
“ A te sconto a me mancia – esclamò Ingrid soddisfatta, ridendo – cliente rimasto contento “.
“ Pure la mancia!” commentò Patrizia, felice per la collega ma un poco invidiosa.
“ Sì, venti euro. Tieni – disse con dieci euro in mano – dividiamo, come voi dite, da brave colleghe “.
Patrizia per ringraziamento le sfiorò con un bacio i capelli. Ingrid era ancora giovane, giovanissima, diciannove anni, non aveva già vissuto tanta strada come lei che di anni ne aveva più di trenta.
“ Questo si ferma “ annunciò Ingrid.
Una piccola Opel accostò le ragazze. Patrizia girò intorno all’auto e nel rivolgersi all’uomo seduto al volante infilò il petto nell’abitacolo, ad un millimetro dalla sua faccia.
“ Allora bello, ci vogliamo divertire? “ chiese.
“ Va bene – rispose lui titubante, senza staccare gli occhi – ma quanto verrebbe a costare? “
“ Con trenta euro ti levi il pensiero “ scherzò lei.
“ Eh..eh..dove si va per..” balbettava l’uomo, impacciato.
Patrizia si rimise eretta per guardarlo meglio. Sarà stato sulla quarantina, una bella faccia pulita, una persona per bene. Una normalissima faccia da impiegato, uno che ti immagini davanti alla TV mentre la moglie mette a letto i bambini. Ebbe un’intuizione.
“ Come dove si va? Sai quante stradine deserte ci sono qui intorno? Ma perché, non sei pratico? “
L’uomo con una smorfia eloquente del viso confermò che no, non era pratico.
“ Sei sposato? “
Questa volta mosse la testa in senso affermativo.
“ Però siamo in crisi, lei si vuole separare. E’ andata via di casa due mesi fa con la bambina “.
“ Quanti anni ha la tua bambina? “ nel chiederlo Patrizia addolcì senza accorgersene la voce.
“ Sette. Si chiama Irene “.
“ Tua moglie ha un altro? “
“ Non me l’ha detto ma penso di sì “ la voce si incrinò un poco, forse stava per piangere.
Patrizia rigirò intorno all’auto e salì decisa.
“ Ora non ci pensare, ti faccio dimenticare tutti i guai. Metti in moto va’ “ gli disse chiudendo lo sportello.
L’assenza questa volta fu lunga, quasi un’ora.
Al rientro, mentre Patrizia scendeva dalla Opel, l’uomo fece un gesto come per darle un bacio, poi si limitò a salutare e ripartì.
“ Tanto tempo – commentò Ingrid – io già andata con cliente nuovo e tornata. Aspetto te da dieci minuti, stavo preoccupata “.
“ Eh poveretto, quello voleva raccontarmi la sua vita, quasi quasi gli interessava solo parlare. Mi faceva pena “.
“ Moglie scappata vero? “.
“ E prima di scappare deve averlo riempito di corna. Figurati, si sono sposati perché lei era rimasta incinta a nemmeno vent’anni e per tutto il matrimonio ha preteso di andare a ballare da sola con le amiche due volte la settimana E’ molto più giovane di lui “.
“ Anche a mio paese ragazze giovani sposa uomini più vecchi e poi mette corna. Però se marito trova moglie con altro uomo tante volte guai grossi. Marito ubriaco quando scopre corna pericoloso “.
“ In Italia è pericoloso se non è ubriaco “ rise Patrizia.
Rimasero in silenzio. Erano quasi le tre, passavano pochissime auto, nessuna interessata a loro.
“ Io a cliente faccio quello che paga ma non ascolto chiacchiere – riprese il filo Ingrid – a me chiacchiere di cliente non interessa “.
“ Neanche a me interessano i discorsi dei clienti – confermò Patrizia – solo che questo mi faceva pena. E poi, attenta, a molti piace parlare. Tu lasciali fare, mica li devi ascoltare davvero, fa’ solo finta. Vanno via contenti e poi tornano “.
“ Io preferisco lavoro e basta – Ingrid rimase del suo parere – loro chiedono cosa volere, io dico prezzo, si fa lavoro e poi paga. Finito, tutti a casa sua contenti. Non mi piace quando uno dice come ti chiami, quanti anni hai, come sei bella, questo a cliente non deve importare. Lui deve importare solo se io faccio bene mio lavoro “.
“ Ma sì, hai ragione “. Patrizia non aveva voglia di discutere “ Piuttosto penso che per questa notte non si batta più chiodo “.
“ Cosa essere non batte chiodo? “.
Patrizia sorrise. “ Vuol dire basta clienti, non ne arrivano più, è finito il lavoro “ .
“ Sì – confermò Ingrid – non passa automobili. Italiani non vuole più ragazze! “. Questa le sembrò una bella battuta di spirito e ci fece sopra una risata.
Quasi contemporaneamente arrivò veloce una luccicante Mercedes che si bloccò in frenata ad un passo dalle due donne.
“ Amore “ strillò in italiano Ingrid correndo ad abbracciare l’uomo sceso dall’auto, un gigante biondo elegantissimo. Continuò poi nella sua lingua incomprensibile mentre lo baciava e stringeva platealmente.
Patrizia conosceva bene Alexis, il “ fidanzato “ di Ingrid, al quale passava una percentuale del guadagno per essere protetta.
“ Portaci a casa – gli disse – ormai per questa notte è finita “.
Alexis, dopo aver staccato da sé Ingrid con l’aria di allontanare un gatto intento a far le fusa, guardò distratto il suo Rolex d’oro.
“ Torno a prendervi fra mezza ora “ sentenziò. Salì sulla Mercedes e partì sgommando.
“ Imbecille “ pensò Patrizia, ben attenta a non far trasparire il minimo segno del disprezzo che nutriva per quell’uomo : imbecille, cattivo e marcio dentro. Però gli faceva comodo la sua protezione.
Ingrid era follemente, pazzamente, totalmente innamorata di Alexis.
Dovevano essersi detti qualcosa di molto interessante in quelle battute scambiate nella loro lingua perché Ingrid era raggiante.
“ Andiamo al mare “ disse infatti dopo un poco. Il mare per lei era il sogno, il paradiso, la meraviglia.
Non si teneva nella pelle.
“ Quando viene estate si passa luglio e agosto a mare – ribadì felice – Alexis promesso noi due in albergo bellissimo, camera insieme. Notte io lavoro, poi pomeriggio in spiaggia e sera cena in ristorante dove mangia cose italiane buonissime, beve vino e mette vestiti di negozio lusso. Quando noi entra in ristorante tutta gente guarda e pensa, ecco milionari stranieri, non sa lavoro mio. Io cammina come attrice e tutti uomini guarda me e donne, come dite, gelose. Anche donne guarda Alexis ma io non gelosa, io sua unica ragazza anche se lui vede altre”. E dopo una breve pausa “ Patrizia, viene anche tu a mare con noi “.
Patrizia dapprima realizzò che per l’estate sarebbe rimasta senza protettore, poi l’entusiasmo contagioso di Ingrid le fece venir voglia di aggregarsi. Poteva trovare una pensioncina, prendere il sole il pomeriggio e prima di cena fare shopping a braccetto con Ingrid. E a settembre, come tutti gli anni, sarebbe rientrata al paesino dalla mamma, dove la credevano una parrucchiera di successo, abbronzatissima.
Ma era pigra, pensò alla gattina, la sua unica compagnia, da gestire in una camera d’albergo, pensò che non voleva legarsi troppo a quello sfruttatore malvagio, pensò ai clienti abituali, a cui in fondo era affezionata. “ Grazie Ingrid, sei davvero una brava collega ,vedremo “ disse, però sapeva che da lì non si sarebbe mossa.
Ci sono delle vite che quando trovano il narratore giusto si accendono di luce. Minimalista ma non banale, questo racconto copre l’arco di una sola notte. Alla storia, minima in sé, delle due “brave colleghe” s’intrecciano le vite dei clienti: distinti signori che chiedono lo sconto, altri che lasciano la mancia, altri ancora cui piace parlare e “… se li ascolti, vanno via contenti e tornano”. Intorno, il pericolo vissuto ai margini di una strada provinciale, la precauzione del prendere il numero di targa, i pensieri che aumentano mano a mano che passa il tempo e l’altra non torna. Questo racconto regala il piccolo grande miracolo della narrazione della vita “vera”. Dialoghi perfetti e una scrittura che procede sicura, senza bisogno d’incollare inutili aggettivi alle parole. Complimenti all’autore!