Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2014 “Giacomo e la stella fuggita dal cielo” di Sonia Poretti (sezione racconti per bambini)

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2014

In una fresca notte primaverile, il piccolo Giacomo non riusciva a dormire. Sotto le calde coperte e con gli occhi spalancati guardava fuori dalla finestra. In lontananza, oltre le cime degli alberi e delle colline, la vastità del cielo faceva da grande schermo ai suoi occhi pieni di sogni, mentre dalla prateria giungeva il frinire dei grilli accompagnato dal canto del cuculo appollaiato su uno degli alberi vicini. Una leggera brezza muoveva la chioma del ciliegio carico di delicati fiori rosa e il cui profumo solleticava le sue narici deliziandolo a ogni respiro. Tutto a un tratto, una sagoma nera apparve sul cornicione della finestra, ma Giacomo non sussultò: era abituato alle sue visite notturne. Macchiolina, la gattina bianca e nera, spinse la finestra con il musino e andò ad acciambellarsi al suo fianco. Chissà quanti misteri si celavano dietro alle stelle, pensò accarezzando il piccolo felino, se solo i suoi genitori fossero stati ricchi, lo scorso Natale glielo avrebbero comprato il telescopio e a quest’ora avrebbe potuto osservare la luccicante volta d’orata e scoprirne i segreti più da vicino. Sospirando si girò e voltò le spalle alla finestra e poi, pian pianino, l’omino del sonno sopraggiunse e gli chiuse le palpebre come fossero state due minuscole saracinesche. Giacomo cercò di resistere, fantasticando di divenire, un giorno, un grande astrofisico. Malauguratamente, però, sapeva che solo un miracolo avrebbe potuto esaudire il suo desiderio, visto la povertà della sua famiglia. Quest’ultimo pensiero lo rattristò ma, per fortuna, scivolò presto nel magico mondo dei sogni. Nel frattempo, in un angolo sperduto dell’universo, una piccola stella si lamentava con suo padre: «Padre, perché sono rimasta così piccola?» gli chiese d’un fiato Lucilla. «Figlia mia, il Creatore dell’universo ha voluto così.» rispose paziente l’anziano astro. «Però non è giusto! Adesso, per colpa del Creatore, io non potrò mai brillare della mia stessa luce.» sbuffò Lucilla. «Non è detto. Magari, con il tempo, chissà, comincerai a luccicare pure tu. Abbi fede, c’è sempre un motivo per ogni cosa, anche se al momento non riesci a vederlo o a comprenderlo.»  «Però, intanto, tutte le altre stelle mi prendono in giro dicendomi che sono solo una ridicola meteora, una roccia. E che non sarò mai bella e luminosa come loro.» aggiunse sconsolata Lucilla. «Non badare alla chiacchiere degli sciocchi: non sanno quello che dicono. Vedi, figliola, anch’io sono nient’altro che un povero ignorante, tuttavia non mi sono mai permesso di scherzare chi è meno fortunato di me. Per questo motivo mi limito a tacere e a osservare in silenzio gli eventi. Ciò mi ha salvato dal diventare arrogante ed egoista. Perciò tutti mi rispettano.» «Ma allora, dici che un giorno brillerò come le altre stelle?» «Certo, ma non avere fretta e lascia che il destino faccia il suo corso. Non attaccarti a questo sogno.» «E come faccio a sapere se sono attaccata o meno?» «Figliola, l’attaccamento è come un peso che ti porti nel cuore: tanto più è radicato e tanto più ti opprime e ti rende triste quando pensi a ciò che desideri.» Lucilla rifletté sulle parole del padre tutta la notte; lei, in effetti, un sogno ce l’aveva e di sicuro quello non le pesava affatto in cuore, anzi, la rendeva felice. Era certa che se l’avesse realizzato si sarebbe dimenticata di essere piccola piccola e senza raggi. Da tempo aveva scorto, lontano nella galassia, un piccolo puntino blu, luminoso e radioso. Indubbiamente, là, avrebbe trovato il posto adatto a lei, pensava sognante. Non sapeva spiegarsi il perché, ciononostante ne era attratta come un satellite dalla sua orbita. Decise, così, di partire al più presto verso la misteriosa e affascinante meta, e per raggiungere il suo scopo  avrebbe chiesto un passaggio dalle grandi e forti comete che ingorgavano il traffico della galassia. Qualche tempo dopo, infatti, trovò una cometa disposta ad accompagnarla, salutò i suoi genitori e si accodò alla scia della sua nuova amica. Il piccolo pianeta blu diventava sempre più grande, circondato da altri pianeti che giravano anch’essi  attorno al sole e mentre Lucilla s’avvicinava, il cuore le si spalancava sempre più, battendo forte, forte. Si sarebbe messa lì, a orbitare accanto alla luna. Le cose, però, non andarono esattamente come avrebbe voluto, infatti, la forza di gravità della Terra e la sua velocità di avvicinamento le fecero trapassare l’atmosfera come se nulla fosse. Era preoccupata, tuttavia, per la prima volta in vita sua, cominciò a brillare come una stella vera. Alla fattoria, intanto, lo sguardo di Giacomo fissava incantato quel bagliore che puntava dritto verso di lui. «Una stella cadente!» mormorò con gli occhi spalancati. «Il cielo ha ascoltato le mie preghiere, devo assolutamente andare a vedere dov’è caduta». Si vestì in fretta e furia e poi uscì di soppiatto dalla finestra arrampicandosi lungo la scaletta di legno che suo padre aveva fissato sul grande ciliegio. Poi si mise a cavallo della sua vecchia bici e cominciò a pedalare a tutta velocità, anche in mezzo all’erba alta, per fare più in fretta, e tenendo gli occhi fissi sul punto d’impatto. Doveva  sbrigarsi perché una serie di fari d’auto avevano iniziato a fendere l’oscurità, probabilmente anch’essi alla ricerca della meteora. Con il cuore in gola arrancò lungo i pochi metri che ancora lo dividevano dal piccolo cratere fumante. Aspettò che la meteora si raffreddasse mentre scoppiettava emanando un’affascinante luce rosa-arancione. Dopo qualche minuto che sembrava interminabile, prese il cestello dalla bicicletta e la sospinse dentro aiutandosi con un bastone. Senza far rumore rientrò nella sua cameretta, prese una vecchia maglietta e l’appallottolò per bene lasciandole un piccolo spazio per respirare. Poi si coricò stringendola a sé. Quella notte fece un sogno bellissimo: la sua nuova amica lo aveva preso per mano e, insieme, avevano volato lontano lontano, vicino alla via lattea. Poi venne il mattino e un piccolo raggio di sole lo svegliò. Aveva sognato tutto, pensò Giacomo a malincuore, mentre con la mano rovistava sotto il cuscino. Ma no! Era tutto vero! E con il sorriso sulle labbra, prese il fagottino e lo aprì; la sua stellina era reale, esisteva veramente e l’avrebbe accudita con cura e amore per il resto della sua vita. Infatti, non la fece vedere mai a nessuno, neanche ai suoi genitori e solo dopo anni, quando venne il momento di iscriversi all’università, la sfoggiò al rettore. Lui ne rimase stupefatto e, dopo averla fatta esaminare attentamente, gli offrì una borsa di studio in cambio del prezioso oggetto. Lucilla aveva trovato un posto nel cuore di Giacomo dove poter brillare per sempre e Giacomo, grazie a Lucilla, realizzò il suo sogno di diventare un astrofisico di successo. Il vecchio astro, che era onnisciente,  fu felice di apprendere del brillante destino che era toccato a sua figlia, la stellina fuggita dal cielo.

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8 commenti »

  1. Bella questa favola. Piena di grazia e di fantasia.Credo che accompagnata dalle illustrazioni di un bravo disegnatore, avrebbe successo.

  2. Favola molto tenera, una stellina con un grande cuore. Brava!

  3. Stellina interessante.Brava

  4. Grazie Sonia per il tempo che hai dedicato alla lettura del mio racconto e per i consigli. E dire che conoscendo i miei difetti, cerco sempre di sottoporre ad estranei i miei scritti, ma stavolta mi sono fidato di correttori distratti quanto me. Evidentemente devo aver scritto proprio un capolavoro. ;-)) Comunque ci riproverò. Grazie e buone letture.

  5. Cara Sonia, concordo con Luigi Pistis che, con l’accompagnamento di illustrazioni ben fatte, sarebbe una storia stimolante da raccontare e mostrare ai bambini, soprattutto ai più piccoli. Descrivi bene l’ambiente nei dettagli e dai un finale rassicurante ai bambini che sanno sempre sognare. E che dire della frase del vecchio astro:
    «Non badare alla chiacchiere degli sciocchi: non sanno quello che dicono. Vedi, figliola, anch’io sono nient’altro che un povero ignorante, tuttavia non mi sono mai permesso di scherzare chi è meno fortunato di me. Per questo motivo mi limito a tacere e a osservare in silenzio gli eventi. Ciò mi ha salvato dal diventare arrogante ed egoista. Perciò tutti mi rispettano.»?
    Magari noi adulti fossimo tutti capaci di dare messaggi di questo tipo. Oggi va di moda qualcos’altro… quindi un racconto come questo è sicuramente educativo.
    Auguri per il concorso.
    Silvia

  6. Originale la tua storia,ai bambini e no n solo di sicuro piacerà.Auguri.

  7. Che dolce questa storia. Un sogno che diventa realtà. Complimenti per la vittoria Sonia. Liliana

  8. Tenera storia,
    ben raccontata, brava Sonia.
    A presto.
    M

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