Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2014 “La rinascita di un Bushi” di Patrizia Colaianni

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2014

Tanto tempo fa, ogni Mille anni, l’influsso misterioso della Luna dava la possibilità a delle anime in pena di reincarnarsi, per realizzare il proprio sogno.

Yamamoto, un giovane sensibile della propria epoca, aveva fatto hara-kiri, perché scoprì che la vita del samurai era la morte, ma il suo sogno d’amore rimase incompiuto.

Nel periodo Kamakura, in un Giappone medievale che si riorganizzava con il primo shogunato e rinasceva spiritualmente grazie all’introduzione del buddismo zen, Yamamoto torna nel mondo dei Vivi.

*

Quella sera, il tempio Todai-ji è più enigmatico del solito.

Nella parte superiore del tetto arcuato, si riflettono intensi raggi di luna piena.

Nel cortile, i cervi si destano improvvisamente: un messaggio divino sta attraversando il mondo dei Morti, per arrivare fino alla realtà.

All’ingresso, le due statue dei guardiani, che rappresentano l’inizio e la fine, si risvegliano.

All’interno del tempio, la lanterna vicino alla statua di bronzo dorato del Buddha, s’infiamma bruscamente.

Nella grande sala del Buddha, dal foro di una delle colonne portanti, esce un uomo completamente…vivo. Le narici di Buddha gli soffiano l’anima e, con essa, l’illuminazione della sua vita futura.

La città di Nara continua a dormire. Nessuno si accorge della grande benedizione ricevuta da quest’uomo, un guerriero.

*

Dopo aver ringraziato Buddha, Yamamoto, esile e pallido, col viso incorniciato da capelli nerissimi, si avvia verso la propria abitazione.

– Non si vede granché, di sera. Chissà se ricordo la strada di casa? Quanto tempo ho trascorso nel mondo dei Morti? Qualcuno risponderà alle mie domande?… No, meglio non parlarne con nessuno della mia rinascita…

Mentre rimugina questi discorsi, la casacca di canapa, color porpora, continua a ondeggiare, seguendo il movimento del suo corpo, dall’equilibrio ancora instabile. Il cappello di tela a forma triangolare, invece è rigido e sta fermo, nonostante si alza una leggera brezza serale.

Nel viale di fiori di ciliegio, che sta oltrepassando, aleggia un profumo di primavera ed una serenità impalpabile, per cui Yamamoto respira lo spirito dei Kami, fonte di ogni esistenza.

*

Più cammina e meno sa dove sta andando, tanto che si ritrova in un bosco.

– Stavolta ho davvero smarrito la strada… Come farò a trovare la via giusta per tornare alla mia dimora? Buddha, aiutami, vieni in mio soccorso.

Yamamoto prega tanto intensamente da accendere una lucina sul sentiero.

Di fronte a lui c’è una fatina.

Gli occhi turchesi lo fissano profondamente ed i suoi dieci centimetri di altezza sono riempiti da una folta chioma celeste, dalla quale spuntano delle piccole ali fatate da libellula.

– Ciao, sei un’anima che ha perso la propria via terrena? Posso aiutarti? Sono Suny-oji. Vuoi dirmi il tuo nome?

– Mi chiamo Yamamoto. Voglio tornare a quella che fu la mia vecchia casa. Lì mi attende la sposa. Ho dato la mia vita per l’onore del mio daimo?, facendo seppuku, ma ero straziato al pensiero di aver lasciato sola la mia bellissima moglie, con la quale mi ero ripromesso di vivere per sempre felicemente. Seguendo il bushido, la “via del guerriero”, ho perso tutti i miei affetti e ci tengo a riconquistarli; non sopporto di soffrire eternamente e di procurare dolore a chi nutre affetto e amore per me.

– Io, da sola, non posso esaudire questo tuo grande desiderio. Seguimi, ti presenterò un mago, che potrà aiutarti.

La fatina lo esorta a tenersi ben stretto a lei, perché dalla città di Nara, sorvolando il monte Fuji, lo trasporta in volo fino a Kamakura.

In questa città, tra il 1185 e il 1333, il samurai Minamoto Yoritomo fonda lo shogunato di Kamakura. Yoritomo, primo shogun nel 1192, somiglia vagamente al mago che conosce Suny-oji.

Godaiji è un esperto in arti magiche e anche un monaco zen.

La sua abitazione, ricca di laghetti artificiali e di giardini con ninfee, è formata da tanti padiglioni con pesanti tetti di legno e verande coperte, sopraelevate su spazi adibiti all’addestramento dei seguaci.

Yamamoto s’intimorisce, trovandosi al cospetto del mago.

Godaiji è austero, di mezz’età, grassoccio, con baffi e barbetta, che conferiscono un’aria sinistra al suo aspetto orientale. Non molto alto di statura, tende la mano robusta a Yamamoto e gli fa cenno di sedersi nella posizione meditativa dello zazen.

– Caro Yamamoto, la tua mente non è ancora in grado di comprendere la realtà. Se trascorrerai del tempo con me, attuando la tua natura illuminata, saprai ciò che dovrai fare e qual è la tua giusta strada da seguire.

Il samurai accetta di diventare discepolo di Godaiji.

I mesi si susseguono copiosi, fino al sopraggiungere dell’estate.

– Yamamoto, ora hai raggiunto il satori, ossia comprendi il mondo in maniera consapevole, anche se nella dimensione di vacuità. Voglio proporti una sfida, per accertarmi se hai veramente il Kensho dentro di te, ovvero se sai guardare la tua propria natura di Buddha.

– Cosa devo fare, maestro?

– Nella strada che si arrampica sul monte Fuji, c’è uno stagno molto grande, dove vive un demone acquatico, che si nutre di sangue umano. Se lo sconfiggerai, ti aiuterò a realizzare il tuo sogno di felicità eterna.

*

Il valoroso bushi indossa la sua armatura da combattimento, fatta da lamine di ferro e molto leggera.

La maschera, che gli copre il volto, ha le sembianze di un demone maligno. Prende la sua spada, il Katana, uno specchio e si dirige verso la zona descritta dal mago.

La fatina lo segue da lontano, per accertarsi che sconfigga veramente l’avversario.

Improvvisamente, attorno allo stagno, si alza un’insolita nebbiolina e Yamamoto avverte la presenza sinistra del demone. Si sente afferrare la gamba e, con la spada, cerca di colpire qualcosa che si muove nell’acqua verdognola e putrida. Purtroppo, una serie di colpi a vuoto lo mettono in svantaggio contro il nemico da battere. Il sangue comincia a sgorgargli fuori dalle vene.

Suny-oji tenta di aiutarlo, ma la sua magia è debole e il demone, uscito con un guizzo dall’acqua, le stacca un’aluccia trasparente.

Yamamoto ripone l’ultima speranza nello specchio, uno dei simboli del Giappone e, pregando la dea del sole, Amaterasu, lo rivolge verso il demone. Esso, specchiandosi, prende coscienza del suo essere orripilante e perde un po’di forza.

Questo espediente basta a Yamamoto per vincere lo scontro e, con un colpo secco del suo Katana, lo decapita. Il Kappa agonizza nello stagno e di lui non si vede più neanche l’ombra.

La nebbia si dissolve e una pallida luna accarezza il volto del guerriero, coperto dalla maschera di ferro.

La fatina, però, piange disperata, poiché ha perso una delle sue ali. Yamamoto la raccoglie dalla malta e la porta a Godaiji.

Il mago si congratula con il bushi e, con le sue arti magiche, salda l’ala a Suny-oji, che torna a sorridere.

A questo punto, il mago deve mantenere la promessa fatta.

– Questa notte, al calar della Luna, recati al tempio Todai-ji e prega davanti alla statua del Buddha. Vedrai che il tuo desiderio si avvererà.

Così dicendo, Godaiji si accomiata da Yamamoto e invita la fatina ad accompagnarlo al tempio.

*

– Namu Daibutsu – continua a ripetere il bushi al cospetto di Buddha.

E qualcosa di inspiegabile accade…

Sente il suo corpo e la sua anima ritornare completamente nel mondo dei Vivi e la sua mente si concentra solo sulla sposa amata.

Un rossore sul volto di Yamamoto fa capire a Suny-oji che è arrivato il momento di accompagnarlo a casa.

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1 commento »

  1. Fiaba intensa e colta, si comprende da subito, attraverso i rimandi alla storia e alla mitologia, quanta passione l’autrice abbia per la cultura nipponica. La narrazione è chiara e scorrevole.

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