Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2014 “La felicità sulla strada di casa mia” di Nadia Crisci

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2014

Potrebbe essere ambizioso e forse troppo rischioso iniziare un racconto con una frase del tipo: “Io sono una persona felice!”. Si rischia di andare in odio ai lettori ancor prima che inizino a leggere il secondo paragrafo. O ancor peggio, si rischia di essere fraintesi. Si perché la felicità al giorno d’oggi è rara. Per qualcuno nemmeno esiste, come la banconota da un euro. E quindi le persone, semplicemente, non ci credono. Ma io sono convinta che la felicità possa essere trasmessa, da una persona all’altra oppure ad un’intera società. Come la cultura. La felicità è una cosa che si può imparare, così come s’impara a scrivere o a leggere o a far di conto. È solo di recente che io ho imparato la strada. Ho capito che ce l’abbiamo dentro e che va cercata in tutto quello che si ha o che si può dare, non certo in quello che non si ha e si vorrebbe avere. La felicità non è ‘Voglio ’, è ‘Posso ’.

Un giorno ho trovato la felicità in una fotografia. È una foto di qualche anno fa che ritrae una me bambina con la frangetta corta ed un sorriso smagliante che stringe tra le braccia il fratello appena nato. Ho capito che per quanto la vita a volte ti metta alla prova privandoti delle persone, un legame di sangue non si spezzerà mai. E voi starete pensando che non stia dicendo nulla di nuovo, nulla che non sia ovvio e già sentito. Ma avete mai provato a dare peso a quell’ovvio di cui tanto abusiamo? È sulla bocca di tutti, come se una cosa ovvia non potesse essere valutata, rivalutata, studiata. È proprio sulle cose ovvie che dovremmo riflettere a lungo. A volte la felicità è nelle cose semplici e dannatamente ovvie che c’impediamo di vedere con  l’anima, perché tanto sono lì. Se qualcuno ci portasse via quel qualcosa che diamo per scontato, sarebbe ancora solo una cosa ovvia?

Una mattina ho trovato la felicità nel suono di una campana. La campana del mio paese che in una Domenica mattina di pieno Inverno suonava a festa rallegrando chiunque si fosse fermato un secondo ad ascoltarla. Ho aperto la finestra e mi è entrata nel profondo insieme alla folata di aria gelida portata dal vento. Mi sono detta che non avrei voluto essere in nessun altro posto in quel momento. Ero a casa mia, sentivo il chiacchiericcio in sottofondo dei miei familiari che parlavano al piano di sotto, l’odore del caffè che saliva le scale ed inebriava gli spazi che sfiorava. Assenza di frenesia. Pensieri che trovavano la pace tra uno sbadiglio e l’altro. Tutti i problemi diventavano improvvisamente piccoli. Come se mi fossi scrollata di dosso le cose inutili, tenendo strette sulla pelle solo quelle importanti.

Un pomeriggio ho trovato la felicità camminando svelta sulla strada di casa mia. Ho alzato lo sguardo e ho sentito quello che mi circondava. L’ho ascoltato e l’ho sentito. Cerchiamo la felicità nelle cose, nelle persone, nelle possibilità. A volte però, forse per semplice distrazione, ci scordiamo che per essere felici basterebbe alzare lo sguardo. Alzarlo da terra, alzarlo soprattutto dai quei pensieri fissi che ci portano lontano. Troppo lontano.
Se avessi lasciato parlare quelle montagne, forse mi avrebbero rivelato che a loro per sentirsi felici basto io. Basta guardarmi, mentre camminando veloce immersa nei miei pensieri, all’improvviso apro il cuore, alleggerendo quel carico che di tanto in tanto mi pesa addosso, lasciando brillare i miei occhi di fronte a tanta meraviglia. Quello che proviamo per ciò che ci circonda potrebbe essere una forma d’amore reciproco. È felicità in una forma semplicissima.

La felicità è trovare la strada giusta per raggiungere un obiettivo. È la strada che percorriamo per cercare di raggiungerla, perché la felicità ha più valore mentre la si cerca che quando effettivamente la si trova. Un attimo di pura felicità dura quel che dura, è un istante effimero e seppur non ce ne accorgiamo, debole. Mentre la ricerca è fondamentale, potente, continua, infinita. È il carburante che al mattino ci fa dire “Ce la posso fare”.

Una sera ho trovato la felicità scrivendo nero su bianco i miei pensieri. La trovo anche solo al pensiero di riempire uno spazio bianco, come sta succedendo ora. Ho un sogno che è ogni giorno più grande e ce la sto mettendo tutta per realizzarlo, senza sapere esattamente se ci riuscirò ma consapevole di poterci provare e riprovare. I tentativi che non farò saranno l’unica nota negativa di questo percorso. I tentativi mancati sono il vero fallimento di ogni percorso. Di ogni sogno che ha diritto di esistere. Perché non esistono desideri troppo grandi, troppo fragili o dietro a vetri troppo spessi. Esistono desideri che si aspettano di vederti lottare per loro. Sarà per questo che si prendono la briga di restare svegli la notte a bussare alla porta del tuo inconscio.  E tutte le volte che non funzionerà ci si rialzerà. È da una sensazione di perdita di equilibrio che si acquisisce forza e volontà di riprovarci continuamente.
Da una forza esteriore che ti permette di stare in piedi nasce una forza interiore che ti consente di andare avanti. È così fin da quando impari a camminare, e la vita è un susseguirsi di primi passi e di prime volte.

La felicità è nella nostra forza di volontà, è nel capire che quello che abbiamo è la nostra vera forza. Ci è stato assegnato perché lo apprezzassimo. Ogni giorno è una piccola vita a sé, e in ogni singolo giorno bisogna trovare un motivo per essere felici, per non rischiare di andarsene a letto con il pensiero di non essere stati felici per una vita intera. Mi ritengo fortunata di averla trovata, o semplicemente sentita, sulla strada di casa mia.

Io sono felice. Non ho iniziato il racconto con questa frase, ma mi sembra un’ottima conclusione. Una conclusione che potrebbe essere perfetta per ognuno di voi.

Esistente e non troppo rara, la felicità.

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1 commento »

  1. Interessante questa disamina sulla “Felicità”, esauriente ed anche molto ben scritta. grazie .

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