Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2014 “La grande occasione (di quelle che capitano una volta sola nella vita)” di Piero Pizzi

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2014

Nel lontano 1948 noi ragazzi di Lecco,e non solo noi ragazzi,abbiamo vissuto giornate frenetiche,che per me sono state anche indimenticabili,perché era arrivata in città una troupe cinematografica per girare molte scene del film “Totò al Giro d’Italia”.
Finita da qualche anno la guerra c’era ancora una certa povertà,ma molto dignitosa,ci si accontentava di poco ma soprattutto ci si esaltava,in preda a grande entusiasmo,per le eccezionali imprese degli eroi dello sport,Gino Bartali vincitore quell’anno del Tour de France,che secondo i pareri di molti con quell’impresa leggendaria aveva evitato una guerra civile conseguente al ferimento di Palmiro Togliatti,Fausto Coppi,Fiorenzo Magni che sempre nel 1948 aveva vinto il giro d’Italia, Beppone Tosi,medaglia d’argento nel lancio del disco alle Olimpiadi di Londra ancora in quest’anno,il Nivola Tazio Nuvolari,il più grande pilota automobilistico di tutti i tempi,e si riempiva i cinema per ammirare gli stupendi film americani ed i grandi attori,primo,su tutti,il comico Totò.
Ed ora questi mitici personaggi erano tutti lì,con altri assi del ciclismo, da contemplare in carne ed ossa,all’albergo Moderno,a due passi dalla stazione ferroviaria.
La bellezza di Isa Barzizza e quella provocante di Fulvia Franco,che avrebbe in seguito sposato il famoso pugile Tiberio Mitri,passavano,nella curiosa e spasmodica attenzione della folla di curiosi ed appassionati sportivi ammassata fuori dall’albergo,in secondo piano davanti a questa sfilata di impareggiabili campioni.
Io ero lì,appostato in prima fila,si ascoltava con la massima attenzione un cameriere che affacciandosi sulla porta d’ingresso di soppiatto,era il suo momento,oh come lo invidiavamo,ci confidava ammiccando “stanno facendo colazione tutti insieme…”e solo ad immaginarli nel salone a gustare magari anche le brioches della famosa pasticceria Ferracini,quella nella piazza principale della città frequentata dai signori,mi sconvolgeva.E mi veniva pure un pò d’acquolina in bocca a pensare a quelle prelibate brioches.
Allora coltivavo un grande sogno,andare a Roma,a Cinecittà per la precisione,a lavorare nel cinema e per farmi le ossa recitavo,malgrado l’impegno in parti secondarie,in una compagnia di dilettanti,al teatro dell’oratorio di un rione cittadino,i testi erano scrupolosamente controllati dal curato,ed io mi pettinavo come Roberto Villa,attore considerato molto fascinoso al quale mi illudevo di assomigliare,spendevo più per la brillantina solida Linetti che per i libri e rinunciavo il lunedì persino alla Gazzetta dello Sport!
Grazie alle numerose bigiate a scuola per frequentare il bar del Cecchin,prima palestra per futuri giocatori di biliardo,ero diventato abbastanza bravo tanto da essere ammesso,ed era un privilegio,al Caffè Milano che ancor oggi si trova di fronte proprio all’albergo Moderno,un locale allora riservato a giocatori di un discreto livello.
La sera dopo l’arrivo della troupe,uno che si vantava nientemeno di essere un assistente del regista,vedendomi in un angolo con una stecca in mano mi propose una partitella.
-Ce facciamo su nu caffe?-mi chiese in tono molto amichevole.
Casualmente le mie possibilità economiche quella volta mi consentirono di rischiarlo e così cominciammo una partita al cinquantuno.
Durò un sacco di tempo perché,prima di ogni tiro,doveva raccontarmi di come dava del tu al caro,persona squisitissima,Vittorio,mi ci volle un po’ per capire che si trattava di De Sica,di aver lavorato con quel mostro sacro del cinema italiano che rispondeva al nome di Alessandro Blasetti,e giù l’elenco dei suoi film,bravo,me lo ripetè diverse volte,gli aveva detto una volta,hai azzeccato una formidabile inquadratura,ed io lì ad ascoltarlo,trasognato,ci vivevo già in quel mondo fantastico,ed invece di far punti,li bevevo pure.
-E Luchino Visconti?-Osai chiedergli.Scosse la testa e storse la bocca.
-Sò troppo brutto per lui!-Esclamò.
Di Totò invece lo impressionava la sottile vena di malinconia lontano dal set.Delle attrici è meglio non parlare,sentenziò,per carità di patria.
Alla fine gli pagai volentieri il caffè anche perché,saputo del mio sogno di lavorare nel cinema,mi promise che all’indomani in una delle scene che dovevano girare con Totò in maglia rosa che in bicicletta staccava tutti e procedeva da solo sull’impervia salita che da Ballabio,un paese di montagna alle porte di Lecco,si snoda fino ai Piani dei Resinelli ai piedi della Grigna,mi avrebbe fatto riprendere mentre gli correvo appresso e lo incitavo.
-Poi ti nota un Goffredo Alessandrini ed è fatta!- mi convinse ed io per contraccambiare il favore gli offrii per la sera dopo una cena all’osteria dei Valsecchi.Quella del venerdì gnocchi,sabato trippa,( i soldi me li prestò mia nonna).
Alla mattina presto,che levataccia,perchè avrebbero poco dopo chiusa questa strada privata per non intralciare le riprese del film,ero già appostato nella prima curva subito fuori il paese verso Piani dei Resinelli,in attesa arrivasse tutta la carovana dei cinematografari.Aspettai fino a mezzogiorno quando finalmente comparvero con un frastuono infernale.
Malgrado tutto riuscii ad interpretare al meglio la mia parte,correre appresso a Totò,per la verità era una sua controfigura,per un brevissimo tratto e incitarlo a gran voce ma subito dopo quasi finivo,in preda pure a un gran fiatone,in una scarpata per non rimanere investito da una delle macchine al seguito,tuttavia l’aiuto regista riuscì a farmi ok con la mano.
Alla cena dal Valsecchi,Lamberto,così si era presentato,scoperta la bontà del barbacarlo,un vino dell’oltrepo pavese,ad ogni bicchiere tracannato aumentava gli elogi per la mia interpretazione,arrivando,quando il bottiglione era già quasi vuoto ed aveva pure ripulito i piatti di due porzioni abbondanti di spezzatino,altra specialità della casa,a paragonare la mia corsa a quella,memorabile nella storia del cinema,di Anna Magnani,dietro il camion dei soldati tedeschi nel film Roma città aperta.
Avevo messo,sempre secondo il suo parere di esperto e navigato nel mondo del cinema,in quella scena,in ombra persino Totò,o chi per esso, però dopo dovetti sorreggerlo,tanto era sbronzo,fino sull’uscio della casa di ringhiera dove aveva preso alloggio dalla signora Olga,quella che affittava le camere a buon mercato.
-Ci vediamo a Cinecittà…-fu il suo farfugliato commiato.
Finalmente,trascorsi alcuni mesi,l’attesa era stata snervante tanto che sarei stato rimandato ad ottobre in tre materie,il film Totò al giro d’Italia fu proiettato al cinema Lariano.
Calca indescrivibile,un sacco di gente in piedi.Nella sala stagnava un’aria densa del fumo delle sigarette popolari.Per un’occasione tanto importante si scomodarono persino i miei genitori.
Ad un certo punto del film ecco l’inquadratura di Totò che stava per affrontare la curva dove io ero appostato.
-Ecco ci siamo!- Quasi gridai con il cuore che mi batteva a mille.
Dissolvenza,altra scena,la mia grande interpretazione era stata tagliata.
-Pensa a studiare,piuttosto!-mi disse mio padre scuotendo la testa,aveva già previsto il mio fallimento artistico e queste furono le sue uniche parole di consolazione e così,una fantastica occasione per sfondare nel cinema non mi sarebbe mai più capitata e a Roma ci andai solamente da ragioniere di banca in viaggio di nozze.

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