Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Racconti nella Rete 2009 “Margini” di Claudio Agosti

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2009

1. Riflettere: lo straniero allo specchio

“E se tu scruterai a lungo nell’abisso, anche l’abisso scruterà dentro di te”

F. W. Nietzsche

 

Si era smarrito nei Margini.

Non se ne era neanche reso conto, e ora non ricordava neppure il suo nome né perché o come ci fosse capitato, se per curiosità o per necessità e da allora non ne era più uscito. Continuare diventava ogni giorno più difficile.

Nella sua mente, in ciò che ne restava, c’erano solo una nebbia confusa e il delirio. Aveva la sensazione di esser stato qualcuno di importante, in un passato non lontano, ma poi non ricordava più nulla. Era definitivamente perso.

Guardo nello specchio e non riconosco cosa vedo: sono davvero io? O un mostro che mi imita? In realtà ciò che vedo non è realmente la mia immagine, ma una sua versione capovolta.

Esiste un mondo sconosciuto, ai margini di quello di tutti i giorni. Solitamente non ci si fa caso, perché resta ai margini, appunto. Può capitare di scorgerlo, con la coda dell’occhio. Si chiama “visione periferica”, e non è un caso: spesso Margini e Periferie sono la stessa cosa. Più spesso però si preferisce non vedere e tenere gli occhi e lo sguardo ben fissi. Ci si perde facilmente, nei Margini.

Ogni cosa che vediamo è un riflesso, nel senso che la luce deve colpire qualcosa e rimbalzarci negli occhi perché noi la possiamo vedere. La luce, per quanto veloce, ci impiega un po’ di tempo a compiere questo percorso. Tutto ciò che vediamo è un riflesso del passato.

Fino a qualche tempo prima anche lui avrebbe preferito non vedere. Quando poi ti ci ritrovi, nei Margini, è difficile uscirne, e se ci stai abbastanza a lungo, peggiora sempre. Qualche volta subentra la pazzia. Questo era il suo caso. Si era trovato ad affrontare una realtà che non avrebbe mai immaginato possibile. Aveva visto cose che non credeva possibili.

Lavoro: guardo da una piccola finestra. A questa finestra si affaccia qualcuno, chiede un aiuto, una parola.

Quel qualcuno sono Io.

Della sua vita precedente alla “caduta” non ricordava più niente, ormai si era adattato alla vita nei Margini. Sapeva solo di avere avuto diritto almeno al riposo settimanale. Ora ogni giorno era uguale agli altri, una continua ripetizione, un continuo circolo vizioso. Il suo impiego, 24 ore al giorno, 7 giorni su 7, tutto l’anno, era diventato la sopravvivenza.

Per fumare doveva raccogliere mozziconi da terra (le fermate degli autobus sono i posti migliori a questo scopo: esiste una legge naturale per cui se aspettando il bus uno si accende una sigaretta, il bus arriva immediatamente, costringendolo a gettare la cicca appena iniziata. Ciò ha spinto parecchie persone, stanche dei ritardi dei mezzi pubblici, a iniziare a fumare). Per mangiare si rivolgeva a quelle persone che volevano, e quindi riuscivano, a comunicare oltre i Margini.

Oltre lo specchio vedo un mondo, il mondo al contrario. Oltre la finestra vedo il Mondo. Spesso funziona al contrario.

Tutto sommato non gli andava neanche troppo male, i suoi capelli e la sua barba, sebbene non li curasse da chissà quanto, si erano conservati di un bianco immacolato che ispirava una naturale fiducia nelle persone. Gli era facile trovare aiuto.

Quello che vedeva, e viveva, gli era spesso insopportabile. Nei Margini, troppo spesso ci si trova faccia a faccia con la violenza, la pazzia, la crudeltà. Quando poi ci si ritrova ad affrontare l’altra faccia della medaglia, l’indifferenza che c’è dall’altra parte, una faccia bianca e piatta come un muro insuperabile, si pensa “è troppo”.

A un amico, che si era preoccupato per i suoi pianti improvvisi e incontrollabili, tra le lacrime, aveva chiesto: “Perché vivere è cosi difficile? Perché il mondo è così crudele?”. “Non pensarci” gli aveva risposto “non sei tu a fare le regole”. “Con chi dovrei prendermela allora, con dio?”

“Dio è fuori per affari, o comunque ci ha dimenticato” e gli aveva allungato la bottiglia di vino. Un arabo, emergendo da un cumulo di cartoni, biascicò intromettendosi: “Il nostro Dio è solo!”.

Ho visto uno specchio, al negozio. C’era scritto “fragile handle with care”.

A cosa si riferiva? Allo specchio? All’immagine riflessa? O a me?

Aveva dunque rinunciato a dio. Era più difficile, ora, andare avanti, senza un appoggio. Come quando era rimasto senza vino. Serve più forza, più coraggio, quando si è soli.

Lo specchio riflette un’immagine non mia, mentre lo spazio vuoto della finestra mi riporta la mia immagine vera. “Chiunque combatta mostri è costretto a diventare egli stesso un mostro”, scriveva Nietzsche. Anche senza combattere mostri, nella relazione con altri perdiamo un po’ di noi stessi e diventiamo l’altro. E l’Altro diventa noi.

Qualcuno chiede aiuto ai “non marginali” e qualche volta ottiene risposta. Aveva imparato che esistono posti di confine, delle Soglie, fra i due mondi. Lì era possibile ottenere aiuto, o anche solo uno sguardo amico o un attimo di sosta. Era comunque poco. Uno di quei posti di confine era il vecchio caravanserraglio. Da una finestrella si affacciava sempre qualcuno pronto a rispondere.

Oggi mi si è avvicinato un signore, sembrava molto anziano, con barba e capelli lunghi e bianchissimi. Nei suoi occhi vedevo una strana luce di follia. Era fatto a mia immagine e somiglianza.

 

 

2. Mistero Doloroso

 

“God’s away on business”

Tom Waits

 

Era finita. Aveva deciso che più in là di così non poteva andare. L’ultimo episodio infelice: da qualche giorno aveva trovato un amico sincero, una rarità nei Margini. Infatti era un cane, un randagio che gli si era affezionato. E la strada, il mondo “normale” in questo caso incarnato in un SUV lanciato a gran velocità in centro abitato, glielo aveva portato via.

Si sentiva da tempo intrappolato in un tunnel buio e interminabile. Ora ne aveva raggiunto la fine, ed era un muro grigio piombo.

Raccattò monete, chiese l’elemosina a chiunque, rinunciò a qualsiasi spesa. Niente più alcoolsigarettecibo, niente. In pochi giorni, sfinito, aveva racimolato un discreto gruzzolo. Una volta, forse, avrebbe pensato a come farlo fruttare. Ormai era diventato un’altra persona.

Quindi si comprò una pistola. Anche senza esser criminali, è facile nei Margini conoscere chi può procurarti, al giusto prezzo, qualsiasi cosa, o almeno conoscere qualcuno che conosce qualcuno che eccetera.

Aveva la sua arma, vecchia e arrugginita come lui, dunque, e pochi proiettili, anche se uno sarebbe bastato. Gli altri erano “omaggio della ditta, non si sa mai”.

Aveva il suo angolo buio, in fondo a un vicolo cieco, dietro un cassonetto di un ristorante chiuso.

Aveva anche la sua unica certezza: voleva farla finita.

Prese la pistola. Se la puntò in bocca. Pregò, senza rivolgersi a nessuno, sapendo che non c’era nessuno ad ascoltare, che funzionasse ancora.

 

Si dice che, quando uno sta per morire, rivede come in un film tutta la sua vita. Ovviamente nessuno può confermare questa voce. Tuttavia capita di acquisire una sconcertante chiarezza sulla propria vita, un esprit de l’escalier terminale. Almeno, nel suo caso fu così. Premendo sul grilletto [clic], questo spinge indietro la sua leva che obbliga la piastrina di scatto a ruotare e… Lui era Dio, aveva deciso di visitare la Terra per vedere che ne era stato della Sua creazione. Appena disceso, la crudeltà e la precarietà delle condizioni delle Sue creature l’avevano sconvolto. Come era potuto succedere? …a spingere in avanti la leva di scatto. Come aveva potuto dimenticarsi di questo misero pianeta tanto a lungo? Non aveva dato inizio a tutto nelle migliori intenzioni? Ormai era troppo tardi, le buone intenzioni ormai inutili. Aveva fallito, due volte. Non è solo la strada per l’inferno a esser lastricata di “se” e “ma”. Sapeva tutto, la coscienza lo feriva. Il cane, che col suo dente di scatto era impegnato nella leva di scatto, viene così a essere libero e… Ogni singola cellula di ogni Sua creatura urlava di dolore, chiedeva pietà. L’aveva provato sulla Sua pelle e non aveva resistito, ora anche Lui era straziato da un dolore troppo forte, troppo atroce, perché non veniva solo da fuori, era parte di Lui. …poiché è sollecitato dall’asta avente la molla compressa… Se Lui, Dio, non aveva resistito, come potevano farcela le Sue creature? Aveva conosciuto miseria, pazzia e infine disperazione. Non si stava uccidendo per espiazione, ma per non soffrire oltre, per debolezza. …ruota in avanti battendo violentemente sul percussore… Sarebbe finito tutto, insieme a Lui? O la creazione, una volta avviata procedeva indipendentemente dalla Sua volontà? Poteva quindi ritenersi innocente? Quindi il libero arbitrio era onnipotente, o più potente di lui? La negligenza non può esser confusa con innocenza. …e determinando lo sparo. Era con egoismo, che si ammazzava. Era lacerato dalla Sua onnipotenza, inutile perché cieca troppo a lungo. La realtà continuava a essere troppo. Una lacrima, l’ennesima da quando era sceso sulla Terra, bruciante gli rigò il volto.

La canna della pistola: il suo Golgota orizzontale.

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