Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2014 “Un angolo di cielo blu” di Raffaele Balsano

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2014

L’aereo proveniente da Milano  e diretto ad Olbia atterrò in perfetto orario.

Era una bellissima giornata d’inizio autunno, un vento leggero e piacevole mi fece compagnia nel tratto da Olbia al Golfo degli Aranci, zona ‘acqua dei pirati’, dov’era in progetto la costruzione di un villaggio turistico.

Ero stato incaricato dalla I.M.E., società per cui lavoravo,  di gestire l’aspetto finanziario.

Si trattava di un investimento enorme, bisognava controllare i conti e far si che il budget, inizialmente previsto,  non venisse sforato.

Una volta arrivato in albergo, una breve doccia e di corsa al cantiere, dov’erano già iniziati i lavori.

Notai subito il nudo terreno e la casa colonica e non appena entrai nel cancello, in prossimità della strada adiacente il mare, sentii un fruscio, accompagnato da qualche colpo di tosse.

Guardai in quella direzione e vicino ad un mucchietto di sassi e a qualche tralcio di vite, intravidi la sagoma di un cagnolino.

Di taglia media, colore avana, con qualche macchiolina bianca, la più bella in mezzo alla fronte.

Tremava e aveva la coda fra le zampe.

Subito pensai che l’avevano prima picchiato selvaggiamente e poi abbandonato, ne ebbi la conferma quando avvicinandomi a lui notai che portava un piccolo rudimentale collare.

A voce bassa cercai di convincerlo a venire da me e dopo qualche attimo di esitazione lentamente si avvicinò.

Incominciai ad accarezzarlo  lisciandogli più volte il pelo sulla schiena ossuta e quando mi convinsi che si fosse stabilita un’intesa fra di noi, trovai un angolo chiuso e lo lasciai lì per correre al primo negozio possibile e comprargli qualcosa da mangiare. Non poteva non avere fame e infatti mangiò con avidità quello che ero riuscito a trovare guardandomi di continuo con due occhi dolcissimi quasi a volermi ringraziare per quello che stavo facendo per lui.

Forse con quel gesto ero riuscito a compensare la cattiveria delle persone che lo avevano abbandonato.

Con il passare dei minuti quella colazione non prevista fu una festa per lui e per me.

All’improvviso, mentre il mio cuore si riempiva di tanta gioia, nel vederlo mangiare,  mi feci una domanda.

Ma come si chiamerà?

Tossiva …che avesse qualche malattia? Forse per questo era stato abbandonato?

Ma no, non può essere pensai.

La prima cosa da fare era cercargli un nome. Ma quale?

Non volevo chiamarlo con un nome comune a tutti i cani, anche perché lui per me era stato un…regalo.

Ecco l’avrei chiamato ‘Regà.

Ripetei più volte la stessa parola, quasi a volermi convincere di aver fatto la scelta giusta.

Quel giorno quindi il mio amico ebbe un nome.

Avevo, oltre al nome preso anche un’altra decisione. Alla fine dei lavori lo avrei portato con me a Milano,  amato e curato come si usa fare nei confronti del proprio migliore amico.

Non avrei mai pensato di avere un giorno un cane, ma nella vita non tutto è programmabile.

La sera, avendo paura che potesse allontanarsi e andare incontro ai pericoli relativi al traffico sulla strada, improvvisai un giaciglio al chiuso sotto la scala della vecchia casa.

Il mattino seguente, al mio arrivo furono salti di gioia. Neanche il pasto riusciva a distrarlo, mi veniva continuamente vicino quasi a volermi dimostrare tutto il suo affetto e gratitudine.

Era contento e basta e ormai dopo neanche un giorno già si fidava di me.

Naturalmente anch’io ero contento e questo faceva si che si stava stabilendo un’intesa perfetta.

Intanto nel costruendo villaggio i lavori proseguivano a pieno ritmo e avevo bisogno di muovermi in continuazione per poter parlare con i fornitori, con l’impresa costruttrice, con le banche.

La sera poi in albergo verificavo i costi del materiale, della manodopera e di tutto quello che poteva riguardare la struttura che stava nascendo.

Regà mi seguiva sempre, ovunque, quasi in maniera ossessiva e alla fine della giornata sempre grandi scodinzolamenti e grandi feste.

Era diventato la mia ombra e mi commuoveva perché capivo che, con la strada piena di terra e sassi e con  notevole pendenza, corrervi sopra, all’andatura dell’auto che mi era stata assegnata, doveva risultargli molto faticoso.

Spesso per aiutarlo, cercavo di rallentare.

Anche se vivevo in albergo, mi piaceva il lavoro che svolgevo con responsabilità e con  grande entusiasmo.

Dopo la laurea in economia e alcuni impegni iniziali per la prima volta  mi era stato affidato un progetto così importante.

La Direzione di Milano esternava soddisfazione per quello che stavo facendo anche perché ero riuscito, attraverso un paio d’interventi, a ridurre notevolmente i costi.

Poi c’era un altro aspetto non meno importante: mi stavo innamorando di quel posto.

Calma, tranquillità e un mare bellissimo, infondevano in me, un senso di libertà.

Venivo da una triste storia d’amore.

La mia ragazza, dopo tre anni, mi aveva lasciato perché si era innamorata di un altro. Era successo a me, poteva capitare a chiunque, ma ciò non esclude che quando accade si sta male.

Quando mi era stato proposto quel lavoro l’avevo accettato con entusiasmo, quale segnò del destino,  come inizio di una  nuova vita e poi adesso avevo trovato un amico.

Regà  viveva libero, come ogni cane dovrebbe vivere, senza collare e senza guinzaglio, senza confini, all’infuori di quelli che istintivamente lui stesso aveva scelto e che coincidevano con il perimetro del villaggio.

Quando sarebbe arrivato il momento, portarlo via con me, sarebbe stata una decisione difficile.

Ci avrei pensato molto ma certo sarebbe stato difficile lasciarlo li’.

Lo avrei fatto solo se avessi trovato delle condizioni  di vita ottimali  per lui.

Grazie all’intervento del capo cantiere avevo trovato una ‘sistemazione’ in una casetta fronte mare, che solitamente i proprietari affittavano per il periodo estivo.

Ogni mattina quindi andavo in cantiere prendevo Regà e con lui correvo sulla spiaggia, poi ognuno tornava al proprio ruolo, io che seguivo i lavori e lui che mi correva dietro.

Tutto questo doveva sembrargli meraviglioso.

Trascorse così tutto l’inverno: mite e breve.

Un brutto mattino di primavera, al mio arrivo per prenderlo e fare la solita passeggiata sulla  spiaggia  non trovai Regà ad accogliermi.

Era sotto quella scala. Non vedeva… non vedeva più ed era sofferente.

Non saprò mai cos’era successo quella notte, l’unica cosa certa è che per avere conferma della mia presenza mi tese la zampina che io strinsi più del solito, mentre avevo un nodo in gola e mi veniva da piangere.

Ma lui fece di più perché quando gliela presi, girò la coda come sanno fare solo i cani.

Incredibile,  nonostante tutto riusciva a fare festa.

Lo portai subito da un veterinario il quale dopo un’accurata visita diagnosticò a Rega’ una brutta malattia ‘glaucoma’ con conseguente cecità.

Bisognava mettergli due volte al giorno delle gocce particolari, sperando nel tempo di ridurre gli effetti devastanti della malattia sulla vista.

Il medico era pessimista , ma i miracoli sono sempre possibili…

Ormai eravamo appiedati, io non giravo più in macchina e lui non correva.

Si andava avanti e indietro per tentativi.

Quando non mi seguiva in ufficio per accovacciarsi sotto la mia sedia e andavamo in  giro, a Regà  giovava l’olfatto particolarmente acuto che lo metteva al riparo dalle brutte sorprese.

Se si stancava, mentre io discutevo con il personale,  o si fermava vicino ad  un fico a metà strada oppure sotto la quercia in cima al terreno e che su mio consiglio l’architetto non aveva fatto togliere per diventare con il passare del tempo l’inizio di una lunga vegetazione.

Aspettava li che io tornassi e poi felice mi seguiva.

La cosa strana era che adesso facevo il mio lavoro ad un ritmo che, diversamente non mi sarei mai permesso.

Ma lo facevo, lo dovevo fare e del resto non potevo tradire la sua amicizia.

Da quel giorno la nostra giornata era cambiata veramente.

Solo una breve passeggiata la mattina e poi si accasciava sotto la mia sedia e si muoveva solo se mi alzavo per seguirmi guidato dal suo istinto.

Dopo circa venti giorni, un mattino, quel …mattino Regà non c’era, controllai sotto la scala, sotto il fico o la quercia.

Perlustrai  tutto il terreno ma non lo trovai.

Ripetei le ricerche, per più giorni, mobilitando anche tutti gli operai ma il risultano fu sempre lo stesso: nulla.

Scomparso, volatizzato, perso per sempre!!!

Ogni mattina, quando arrivavo,  a stento trattenevo le lacrime e lo sguardo inconsciamente si posava su quello che era stato il suo rifugio, ora tristemente vuoto.

Il mio cuore aspettò un ritorno impossibile, poi… si rassegnò.

La speranza, con il passare del tempo,  venne sopraffatta dal ricordo, che è rimasto indelebile in tutti questi anni, del suo viso con gli occhi quasi chiusi a causa della malattia che avanzava  anche se lentamente.

Rega’ scomparve quando, terminati ormai i grossi lavori preparatori, prima dell’apertura, era venuto il momento di dare un nome al villaggio.

Ci fu anche una riunione con brindisi, durante la quale ognuno dei partecipanti propose un nome riferito al mare, alle palme, alle vacanze, al sole all’isola.

Qualche giorno prima seduto sotto una pianta dalle foglie rigogliose e dall’aspetto lussureggiante,  pensando all’ombra che ci era mancata, dentro di me venne spontaneo pensare ad un nome.

Quando il proprietario mi chiese quindi un parere circa il  nome, venne spontaneo dire Regaceco.

In un primo momento rimase perplesso, ma dopo aver saputo il motivo per cui avevo deciso quel nome, lui acconsentì con entusiasmo.

Il villaggio si sarebbe chiamato così.

Povero Rega’.

Prendendo l’aereo per lasciare definitivamente quel posto, pensavo al fatto che oggi il mio piccolo amico poteva viverci  ‘alla grande’.

Sotto i piedi non avrebbe trovato più i sassi di allora, la strada adesso era  tutta liscia e  senza buche.

Non bisognava più frenare all’improvviso o procedere a mo’ di slitta.

C’era ombra dappertutto e specialmente tante palme.

Il massimo per le giornate calde e per quel maledetto difetto alla vista. Il sottoscala non esisteva più, e c’era un posto al chiuso dove sarebbe stato benissimo.

Sono tornato qualche anno dopo con mia moglie e mia figlia.

Una volta all’interno rimasi meravigliato del notevole  cambiamento e per ricordarmi di com’era, guardai le fotografie poste all’ingresso che testimoniavano i lavori svolti e la storia del villaggio.

Una foto risveglio dentro di me tristi ricordi.

C’ero io con accanto il mio amico che appoggiava il suo musetto sulla mia scarpa sporca di polvere.

Non riuscii a ricordami quando era stata scattata,  sicuramente prima che venisse colpito dalla malattia  e  chi fosse l’autore, ma con il mio iphone ne feci una copia e potendo con le dita ingrandirla , rividi il suo bel visetto e le macchioline bianche  che aveva sul corpo.

Andando in giro sentivo i turisti, ospiti del villaggio, chiedersi che cosa significava Regaceco’.

Alcuni lo facevano derivare dal latino, altri dal turco, altri dal greco, altri pensavano che Regaceco era un aggettivo attributo di villaggio e tale da qualificare un genere di villaggi.

Nessuno conosceva  la verità, come  un segreto da custodire gelosamente nel proprio cuore e che apparteneva  solo ai protagonisti della vicenda.

Una cosa posso dirla  però…

Io un giorno tornerò  a cercarlo  e lo troverò e per un giorno, solo per un giorno ci godremo insieme l’ombra della palma più bella che c’era nel villaggio.

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17 commenti »

  1. Mi era sfuggito questo racconto. Sono felice che sia tra i vincitori perché, oltre ad essere commovente, è anche scritto col cuore.
    Mi ha emozionato tantissimo.
    Angela

  2. Grazie Angela per il tuo commento.
    Sono un sognatore e scrivo sempre con il cuore.
    In una Società come quella attuale è bello ed importante far prevalere i sentimenti.
    Molte volte si dice che è inutile e che oggi contano altri valori materiali. Io invece sono sempre stato convinto che il cuore deve prevalere.
    E’ il luogo delle grandi domande e solo se siamo in grado di dare delle risposte con passione e amore riusciamo a dare un significato vero e autentico alla nostra esistenza.
    Un abbraccio sincero.

  3. Ti auguro di continuare a credere ai tuoi sogni e, soprattutto, ti auguro che si avverino. Anch’io faccio parte della categoria dei sognatori. Nonostante abbia quasi sessant’anni, continuo a credere che possa esistere un mondo migliore. Mi fa piacere scoprire persone che la pensano come me e ti confesso che il tuo racconto mi ha colpito di più perché ho in casa gatti e un cane, tutti trovatelli, e altri ne ho avuto nel passato. Posso capire benissimo l’affetto che si nutre per un essere indifeso e che ci ama incondizionatamente. Con la speranza di rileggerti, ti saluto.
    Angela

  4. Complimenti Raffaele, il tuo racconto mi era sfuggito, non ho potuto leggerli tutti, ma spero di non essere troppo in ritardo. E’ un racconto toccante. La frase che mi ha colpito di più è “Regà viveva libero, come ogni cane dovrebbe vivere, senza collare e senza guinzaglio, senza confini, all’infuori di quelli che istintivamente lui stesso aveva scelto e che coincidevano con il perimetro del villaggio.”. Ci vediamo a Lucca, Liliana

  5. Che belle parole Raffaele, non so cosa rispondere. Un abbraccio, Liliana

  6. Una storia delicata e struggente, so bene cosa implica l’micizia indissolubile con un cane.
    Arrivederci a Lucca. 🙂

  7. Bellissimo racconto Raffaele, e per me che sono animalista convinta acquista anche un significato particolare. Una domanda: è una storia vera? Ciao. Francesca

  8. Grazie Francesca.
    Come tutte le storie in parte e’ una storia vera., per il resto e’ frutto della mia fantasia.
    Io generalmente scrivo storie d’amore, non necessariamente in forma romantica, ma questa volta ho voluto descrivere una storia diversa.
    Considera anche il fatto che nonostante tutto quello che si fa o si dice a protezione degli animali, molto deve essere fatto, specialmente in Italia, dove tutti sono bravi a parole ma poi nei fatti?
    Ti dico questo perché sono in vacanza in Abruzzo e avendo un cagnolino piccolo ho molta difficoltà anche andare in spiaggia o nei locali perché non tutti accettano gli animali come se fossero portatori di malattie.
    Il mio poi e’ buonissimo un vero amore, ma così e’ il mondo….
    Un abbraccio sincero.

  9. Mi ero persa il tuo racconto Raffaele: davvero molto dolce e toccante. Ci vediamo a Lucca! 🙂

  10. Grazie Laura, sarà un piacere conoscerti.
    Un abbraccio grande
    Raffaele

  11. Era sfuggita anche me questa bella storia narrata in prima persona.
    Possiedo un cane anche io, devo dirti che il racconto mi ha commosso.
    Complimenti raffaele
    Ci si vede a Lucca.

    marco

  12. Grazie Marco, sarà un piacere incontrarti a Lucca.
    Sarà una serata fantastica, ne sono sicuro.

  13. Molto bello e a ragione tra i 25 vincitori!!!!
    Il cane è tratteggiato in modo bellissimo, e non è facile con gli animali ( Io ho provato varie volte con i gatti, ma con scarso risultato).
    Davvero complimenti!!!
    Ci vediamo a Lucca!

  14. Entro in ritardo nel gruppo e tu sei già un vincitore, poss dire solo bravo!

  15. Grazie di cuore Carmela.
    A distanza di circa un anno è bello e riscalda il cuore leggere dei commenti sul racconto.
    Forse è il più gradito proprio per il tempo trascorso.

  16. Bello commovente!

  17. Grazie maquise per il tuo commento.
    Effettivamente è un bel racconto infatti ha vinto ed è entrato nella selezione 2014.
    Io sono su Facebook se vuoi posso darti la mia amicizia se anche tu sei su Facebook.
    Grazie ancora e tanti dati saluti

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