Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2014 “Scompiglio Senile” di Sauro Bartolozzi

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2014

Dalla sua finestra al secondo piano, il signor Alfredo si era messo ad osservare i saltelli di un passerotto sulla gradinata d’ingresso alla Casa di Riposo. Di tanto in tanto spostava lo sguardo sul viale e guardava il luccichio della siepe, controllava se fosse giunta l’auto che vedeva di pomeriggio. Cercava di fare attenzione ai segnali che potevano arrivare da fuori tentando di ricordare se dovesse uscire nel corridoio, chiamare l’ascensore e presentarsi in sala da pranzo, o se invece era l’ora di andare in bagno, urinare e togliersi la dentiera perché era giunto il momento di mettersi il pigiama… Poiché si accorse di tenere tra le mani qualcosa di morbido e bianco, capì che la cena era stata servita. Si staccò dalla finestra e, come rinvigorito, si affrettò a stendere il tovagliolino sgualcito sulla tela del copriletto. Lo stirò con le nocche ossute e si diresse all’armadio. Perse un po’ di tempo con la serratura, ma poi riuscì a sistemarlo in cima alla pila. Soddisfatto, rimase a contemplare il numero dei fogli che aveva salvato dalla pattumiera.
Mentre stava valutando l’altezza della torre, gli parve d’essere chiamato da un colpetto di clacson. Richiuse lo scrigno più svelto che poté e, prima che iniziassero a salire i gradini , fece in tempo ad accorgersi di due figure che gesticolavano. Dovevano essere appena scese dall’auto. Le vide fare dei cenni verso la sua finestra, ma non gli sembrò di riconoscere l’uomo, e neppure la donna con il cane al guinzaglio, un barboncino rissoso che puntava le zampe e guaiva.
Intanto il tramonto aveva caricato il viale di bellicose lingue rossastre… Il signor Alfredo si ritrovò ad ansimare nel tramezzo di saggina della sua tenuta, dopo che aveva vagato nel fosso per sfuggire agli uomini della milizia. Sentiva il cuore rimbombare sul terreno arroventato, e pregava che finisse presto lo sferragliare dei cannoni e delle mitraglie… I tedeschi si ritiravano, ma per raggiungerlo dov’era nascosto, il suo cane da caccia era rimasto nei cingoli di un carro armato… Lo risentì stridere e piangere, nonostante il fracasso dei militari.
Di quella giornata rivide i brandelli di pelo insanguinato sulla carreggiata, e le chiazze brulicanti di mosche. E rimanendo nella stagione del dopo guerra, ritrovò anche la pozza del sangue di Ernesto, a bocconi nel canneto, sfigurato dalla rosa di fuoco che lui gli sparava a bruciapelo, con mano ferma.
Ma il tribunale lo aveva reso innocente.
– Aveva dei dissapori con suo fratello? – gli domandavano i giudici.
– Nessuno – affermava risoluto.
Sì, la colpa era di Ernesto, il signorino aveva tramato alle sue spalle. Voleva trasferirsi in America con l’amante già incinta, e svendere vigne e fattoria… Toccava a lui salvare il patrimonio!
Soltanto un magistrato con voce da sacrestano, lo metteva in difficoltà.
– Ci spieghi signor Catelani… Se la caccia alla lepre non era ancora aperta, e voi tiravate alle tortore, per quale ragione lei aveva caricato il fucile con una corazzata?
Risentì il gelo e lo smarrimento, mentre doveva abbassare la testa.
– Non so… Le cartucce le preparava Ernesto.
Doveva fingersi incerto, prendere tempo per parare il tranello.
– Signor Alfredo, ma perché se ne sta lì al buio? È l’ora delle pasticche… Non ci ha sentite bussare?
Le due signore che si erano introdotte con il carrello, e che avevano acceso la luce, le riconosceva… Infermiere del turno di notte, davano tisane e pillole, di loro poteva fidarsi.
– Per le belle signore tengo la porta sempre aperta, e poi vi ho viste nel corridoio.
– Beato lei che è anche veggente… Stasera cosa preferisce per inghiottire la sua medicina? Latte scremato, caffè d’orzo oppure camomilla?
– Voi cosa mi consigliate?
– Camomilla!
– La camomilla fa bene a chi non la piglia.
– Non ricominci con questa filastrocca.
– Siete delle bambine cattive.
– E stia fermo con quelle mani!… Senta, perché non va a mettersi il suo bel pigiamino azzurro?
– Spogliatemi voi.
– Nemmeno per sogno! Per ora sa farlo da sé… Vada in bagno che intanto le prepariamo una bella tazza d’orzo, così si rilassa.
– Facciamo un patto…
– Senta, lei avrà ancora delle idee, ma deve smetterla con queste sciocchezze.
Non sapendo come proseguire, il signor Alfredo replicò che non erano per niente generose. Borbottando aprì la porta del bagno e prese a gingillarsi, cominciando poi a calare i pantaloni e le mutande. Passò qualche altro minuto davanti al water, e prima di togliere la dentiera si ricordò del pigiama, ma s’incantò di fronte allo specchio.
– Per ora non è violento, però se peggiora… – sbuffò l’infermiera più giovane, mentre l’altra riempì la tazza che spinse sul comodino.
– L’alzheimer è una brutta bestia.
– E poi lui ha ancora forza.
– In questa camera, io non entro mai da sola.
– Scusate – le interruppe una voce maschile. – C’è qui il nipote del signor Alfredo. È rimasto bloccato dal traffico, ma prima di partire vorrebbe fargli un saluto.
– Per noi può passare – rispose l’infermiera matura facendo un sorriso all’americano abbronzato che ormai conosceva da due settimane.
– Si sbrighi, è arrivato suo nipote – strillò.
Quando si estraniava il signor Alfredo diventava sordo. Ma la parola nipote ebbe l’effetto di ricordargli un pericolo.
– Ma come si presenta!… Si copra quelle vergogne – strepitarono le infermiere.
– Ma no… – disse il nuovo arrivato. – Sono io fuori orario. Zione mi dispiace, ma tra due ore ho l’aereo, la mia vacanza è finita. Purtroppo è giunto il momento di salutarci.
– Si, si… – rispose il signor Alfredo porgendo le guance senza farsi toccare. Subito intuì che il bacio poteva essere avvelenato.
– Dora ti manda questi cioccolatini. La nostra cagnetta si è messa a fare le bizze…
– Vai, vai… Posa quella scatola, e ritorna pure tra un anno – grugnì indicando la sedia, accorgendosi di avere le gambe nude.
– È scortese anche con noi, bisogna avere pazienza – lo scusarono le infermiere mentre stringevano la mano al nipote con molto calore. Invece a lui chiusero la porta in faccia senza dargli la buonanotte.
Dunque erano tutti d’accordo! Cercavano il modo per fargliela pagare… Quel Giuda si era mosso dall’America perché aveva scoperto qualcosa… Di sicuro la sua cioccolata conteneva qualche veleno.
– Ma io sono più furbo di voi, dai morti non mi faccio fregare – cominciò a sbraitare andando su e giù per la camera. E si precipitò nel corridoio brandendo la confezione.
Gli altri ospiti si affacciarono, ma vedendolo infuriato e seminudo rimasero ad origliare dietro le porte.
La sua piazzata, com’era già successo, perse di vigore nel giro di qualche minuto. Quando il portiere tornò per sedare lo schiamazzo, lui si era già rabbonito. Nel frattempo erano accorse anche le infermiere.
– Vi siete dimenticate di darmi la pasticca – le rimproverò.
– Ha ragione, ci scusi… – lo blandirono con la voce più dolce che seppero fare. – Ma per favore si copra, può buscarsi un malanno!
Ma questa volta, il signor Alfredo che non aveva mai regalato niente ad alcuno, strappò il nastro e l’involucro senza imbrogliarsi. Si mise a offrire cremini e bonbon, usando la larghezza dei gesti per coprire la sua nudità.
Le infermiere si dettero un’occhiata e allargarono le braccia per lasciarlo sfogare.
Una parte degli ospiti invece, specialmente le donne in camicia da notte, sciamarono dalle camere e lo applaudirono. Si misero a inneggiare rischiando la rottura dei femori, e litigarono per prendere al volo i suoi cioccolatini.
Per porre fine allo scompiglio, le infermiere dovettero rivolgersi alla Responsabile che salì inviperita. E ci vollero diverse minacce per far tornare la calma e metterlo a letto.
Il sonno gli arrivò quando ancora si stava rallegrando… A luce spenta non ricordava il nome dei nemici. E mentre sognava spezzoni della sua giovinezza, riceveva l’ammirazione di chi gli appariva. La sua mente era viva, e anche l’astuzia non era finita.

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5 commenti »

  1. UN BUON RACCONTO. COMPLIMENTI ALL’AUTORE!!!!!

  2. Prosa scorrevole e incalzante!!! Lettura consigliata!!

  3. Deve essere stato un sognatore da giovane , di quelli da mulini a vento. Bello bello!

  4. A me, che di solito non vado pazzo per il “racconto”, è piaciuto molto. Ottima scrittura. Se ne consiglia la lettura!

  5. Con molta delicatezza, Sauro, hai trattato un tema tristissimo. Le persone malate di alzheimer suscitano tanta tenerezza, ma anche tanta paura per l’incolumità di essi stessi e di chi sta loro vicino.
    Anche i passaggi tra ricordi passati e vita presente sono stati descritti con maestria.
    Angela Lonardo

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