Premio Racconti nella Rete 2014 “La Vergine delle Angustie” di Andrea Mauri
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2014Portare in incognito una Madonna per le strade di Granada non era impresa facile. Carlos tirava quel pezzo di stoffa da un lembo all’altro, ma non riusciva a nasconderla del tutto alla vista dei curiosi. La statuetta, rubata dalla vicina parrocchia di San Tomás per desiderio della devota moglie Pilar, non era una riproduzione qualsiasi. Era quella della Vergine delle Angustie, una delle più venerate dalle donne andaluse. Donna Pilar desiderava tenere in casa la piccola statua, avere l’esclusiva su questa Madonna dai poteri miracolosi e pregarla giorno e notte nella sua stanza, come una di famiglia. Ma la Vergine delle Angustie era una delle più ingombranti. Verso il basso, il vestito bianco della Madonna si apriva a ventaglio fino a coprirne i piedi, allargando di molto lo spazio da celare. In alto, la corona era realizzata con mille raggi appuntiti, che rischiavano di bucare il cotone sottile del panno. Inoltre lo scintillio delle decorazioni dorate dell’abito e della corona, sotto il sole di luglio, avrebbero attirato l’attenzione dei passanti. Carlos aggiustava il panno come meglio poteva, durante il cammino. Il lavoro non era perfetto, ma la sua preoccupazione principale era che nessuno scorgesse il volto di quella Vergine. Un volto punteggiato di lacrime sulle guance, come piccoli brillanti, che sulle donne spagnole avevano l’effetto di un richiamo irresistibile. Era un angolo di Granada, quello, dove le processioni si susseguivano infinite, in ogni stagione dell’anno e a ogni ora del giorno. Il viale principale era pieno di negozi e c’era anche un mercato nello slargo in fondo. Se i negozianti si fossero accorti che quella mattina Carlos portasse con sé una Madonna a passeggio, tutti, ma proprio tutti, avrebbero lasciato le loro attività per seguire la Vergine in processione. Non importava se fosse una ricorrenza precisa. La Madonna era in strada e bisognava accompagnarla. Guai a lasciarla da sola. Carlos camminava in fretta, abbracciava la statuetta per nasconderla, con il rischio di attirare su di sé l’attenzione, per il modo scoordinato di procedere con quell’oggetto tra le braccia. Guardava fisso l’asfalto, evitando di incrociare lo sguardo dei passanti e dei proprietari dei negozi, che chiacchieravano tra di loro sul marciapiede. Ai vari “buongiorno, signor Medina, dove va così di fretta? Ha fatto spese oggi”, Carlos rispondeva alzando leggermente il capo e accennando un sorriso di cortesia. E in quel momento partiva il gesto automatico di sistemare il panno sulla corona della Vergine. Quel panno stava assorbendo a ogni passo più veloce, il sudore di Carlos. Doveva affrettarsi, prima che l’umido si trasferisse al prezioso abito oro e bianco della Madonna. La statua doveva arrivare, sana e salva, a casa, perché Pilar non avrebbe sopportato sgualciture e imperfezioni nella purezza della Vergine. La custodia della statua prevedeva il massimo delle attenzioni per la nuova ospite.
La via della casa di Carlos si chiamava Almona Vieja. Più che una via, era un vicolo stretto, parallelo al viale principale. Un vicolo tranquillo, dove i rumori della grande strada arrivavano attutiti, e poco assolato, per via del muro dell’edificio di fronte. In quel vicolo Carlos si sentì al riparo. Finalmente era arrivato al portone. Prima di entrare, si sporse verso la finestra al pianterreno, che corrispondeva al piccolo appartamento dove Carlos viveva con la moglie. Bussò sui vetri e quando vide Pilar all’interno voltarsi, svelò la statuetta in segno di vittoria. Carlos tornò al portone e infilò la chiave nella serratura. In quel preciso istante sentì uno scatto. Non riconobbe subito il rumore, all’iniziò lo confuse con quello della serratura automatica della porta. Poi arrivò un altro scatto e un altro ancora. Carlos rimase immobile per qualche secondo. Subito dopo si voltò per controllare se avesse dietro di sé un codazzo di fedeli, ma il vicolo era vuoto. Al quarto scatto percepì, con chiarezza, il rumore dall’alto e alzò lo sguardo. Uno dei ragazzi del secondo piano si stava sporgendo dalla terrazza per fotografare lui e la Madonna. A Carlos balenò l’immagine di un cecchino in azione, in una delle tante guerre viste in televisione. Ma quel ragazzo, per Carlos, era più pericoloso di un cecchino qualsiasi. Impugnava un’arma più letale del fucile: la macchina fotografica, che aveva catturato l’immagine della Vergine delle Angustie.
Donna Pilar accolse la statua concedendole i migliori onori di casa. Si truccò, si vestì a festa e indossò il velo nero, la mantilla tradizionale per ogni pia donna spagnola al cospetto dell’effigie sacra. Asciugò la fronte sudata di Carlos con il panno servito a nascondere la Vergine e lo distese ai piedi del letto, con la cura con la quale si maneggia una reliquia. La gioia di quei gesti innervosirono Carlos: “dobbiamo cancellare qualsiasi traccia della Vergine. Qualcuno dei ragazzi di sopra ha scattato delle foto. Potrebbero scoprirci. E’ meglio nascondere la statua nell’armadio”, disse in tono concitato. Pilar non era d’accordo. Durante l’attesa della statuetta, aveva allestito un altare di tutto rispetto sul comodino accanto al letto, dalla parte in cui lei dormiva, così da pregare la Vergine anche di notte. Fiori rossi, rosa e bianchi erano stati posizionati alla base del piccolo tabernacolo, su cui la statua sarebbe stata adagiata. Due moccoli rossi, di quelli che illuminano i nomi dei defunti sulle tombe, erano pronti a diffondere la luce perpetua nella stanza. “Carlos, non possiamo relegare la Vergine delle Angustie dentro un armadio. La Madonna vive della luce del mondo, non del buio di un mobile”. “Pilar, ragiona”, disse Carlos, alterato. “Se scoprono che abbiamo rubato la statuetta, non avremo più scampo”. “No, la statuetta è mia, la voglio tutta per me. Non permetterò che la Madonna viva il resto dei suoi giorni, nascosta. Il suo posto è lì, accanto a me. Lasciala, è mia proprietà adesso”. Carlos non aveva intenzione di cedere alle ostinazioni della moglie. Strinse tra le mani il lembo bianco della veste della Vergine e lo tirò verso di sé. Pilar fece resistenza con tutte le forze e nonostante la sua piccola statura dimostrò un’energia inconsueta. Afferrò la Vergine per la corona, impugnando una guglia in ciascuna mano e trascinandola a sé, come si trascina un bue per le corna. Le punte dorate della Madonna cedettero sotto la spinta di quel tiramolla e la statua precipitò al suolo, frantumandosi in più parti, con un rumore sordo di arti e appendici che si dispersero in ogni direzione. Pilar lanciò un grido di disperazione, acuto e straziante.
“Tutto bene? ”. Qualcuno bussò alla porta. “Chi è, chi siete? Non abbiamo bisogno di nessuno”, replicò Carlos. “Sono quello della terrazza, ci siamo intravisti questo pomeriggio, ricorda? Ho sentito dei rumori strani provenire da qui. Volevo accertarmi che tutto andasse bene”. Carlos ricordava. Il ragazzo con la macchina fotografica. L’unico testimone del furto della statuetta della Madonna. Aprì la porta e con un falso sorriso lo fece entrare. Il ragazzo portava ancora al collo la macchina fotografica. I suoi occhi mobili videro Pilar china sul pavimento, raggomitolata nel vestito della festa, con il capo avvolto in un fazzoletto nero, intenta a raccogliere brandelli di un abito dorato e schegge di brillanti e punte aguzze, sparsi un po’ ovunque. “Pilar, questo ragazzo ha avuto la brillante idea di scattare alcune foto dalla terrazza, riprendendo anche la nostra Vergine delle Angustie”, spiegò Carlos con una strana calma. “Non vorrai che il quartiere intero e il parroco di San Tomàs sappiano che siamo stati noi a sottrarre dalla chiesa la preziosa Madonna, vero?”. Pilar sollevò a fatica la testa dal pavimento, indirizzando lo sguardo verso il ragazzo ammutolito: “no, no. Certo che non lo voglio. Voglio solo la Madonna per intero. E’ questo che voglio”. Carlos si avvicinò al fotografo, gli puntò il dito sotto il mento, spingendolo verso l’alto, e disse: “non ci resta che far sparire la macchina fotografica con le foto che hai scattato”. Il ragazzo accennò un tentativo di fuga da quella minaccia, ma donna Pilar, come risvegliatasi dall’estasi divina, per vendicarsi della Vergine in mille pezzi e per favorire il lavoro del marito, lo bloccò grazie a quella forza superiore e con gesti rapidi, quasi familiari, lo legò alla testiera del letto con un lenzuolo, di quelli freschi di bucato, mentre gli riempì la bocca con le federe del corredo, per impedirgli di emettere suoni di qualsiasi natura. Con un gesto repentino Carlos tirò con forza l’apparecchio dal collo del ragazzo immobilizzato, strappando la fascia di stoffa e lasciandogli un solco rosso dietro la nuca. Gettò a terra la macchina fotografica e con diversi colpi sul pavimento, concentrò l’azione sulle mani e sui piedi, che finirono per ridurla in un agglomerato irriconoscibile. In quel momento, donna Pilar cadde di nuovo in estasi e tornò verso i frammenti della statuetta. Li raccolse e li adagiò delicatamente nel tabernacolo, invocando il miracolo della ricomposizione della Vergine. L’illusione di rivedere sana e salva la Madonna era talmente forte che la donna si inginocchiò ai piedi del piccolo altare, recitando giaculatorie rivolte ora a un lembo sopravvissuto di stoffa, ora a un braccio staccato, che dondolava al ritmo della corrente che entrava dalla finestra. “Ave Maria, piena di grazia”, Pilar bisbigliava prostrata davanti al comodino del letto. “Smettila Pilar. Piuttosto, aiutami. Che ci facciamo con questo tizio? Non lo possiamo tenere qui, legato per sempre”. “Ave Maria, piena di grazia”, continuava Pilar, questa volta sgranando il rosario. “Ti rendi conto in che situazione ci siamo infilati? Tutta colpa dei tuoi deliri religiosi”, gridò Carlos. “Ave Maria, piena di grazia”, ripeteva la moglie in preda a un’ossessione mistica. Carlos si mise le mani nei capelli. “Siamo già maledetti, Pilar. È inutile pregare ancora”, disse.
Quando il fanatismo religioso fa danni irreparabili. L’ambientazione è perfetta per questo tipo di argomento.
Angela Lonardo
La religione e il barocco vanno a braccetto. Se nasci a Roma te ne accorgi presto. Poi capiti per caso in Andalusia e scopri che al barocco non c’è fine. Le Vergini spagnole e quelle andaluse traboccano di orpelli e opulenza. Passi ore a osservarle, senza stancarti.