Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2014 “Infinito” di Martina Renna

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2014

La nonna le diceva spesso che non doveva aspettare la fine delle vacanze per andare al mare. Haydée non la ascoltava, dicendole che non si doveva preoccupare per quello che faceva. Non le piaceva andare a mare nei mesi caldi, insieme ai suoi genitori, quando la spiaggia era così piena di persone che era impossibile anche solo camminare sul bagnasciuga. Adorava andare al mare quando tutti andavano via. Il pomeriggio tardi, o meglio ancora, agli inizi di Settembre. Da sola, scendeva lentamente verso la spiaggia sedendosi sulla sabbia fina e candida, e guardava il sole scomparire all’orizzonte, creando giochi di luci e di colori che si riflettevano sul mare. Poi, quando del sole non rimaneva che un chiaro riflesso nell’acqua scura, Haydée si svestiva e si buttava in acqua, godendo della magnifica sensazione di fresco sulla pelle.
Naturalmente a suo padre non piaceva il fatto che lei andasse da sola al mare, nonostante la loro casa non si trovasse che a pochi metri dalla spiaggia. Non era rispettabile, diceva, non era nel suo diritto stare qualche ora da sola in spiaggia. Non poteva. Era sempre stato così con suo padre. Nella sua mente egli era solo un uomo alto con i baffi vibranti,, una persona a cui dovere rispetto per il solo e semplice fatto di essere al mondo. Non l’aveva mai picchiata, ma quotidianamente le sue parole la colpivano come schiaffi e calci, facendole avvertire un senso di impotenza e di inferiorità, portandola a sentire per lui solamente deferenza. Del resto, questa era la lezione che le impartiva suo padre trattando in quella maniera la mamma.
Un giorno di inizio Settembre, aiutata dalla domestica, Haydée scese in spiaggia più presto del solito. Come al solito, si svestì e abbandonò vestiti e ciabattine sulla sabbia asciutta. Raggiunse il mare e si sedette sulla sabbia bagnata. Quel giorno c’era un leggero venticello, che mischiava il suo rumore a quello delle grida dei gabbiani, che volteggiavano sul mare in cerca di prede. Non aveva molto tempo prima che suo padre si accorgesse della sua assenza.
-Attenta! – Haydée sobbalzò appena sulla sabbia e alzò di scatto la testa. Davanti a lei c’era un ragazzo che doveva avere più o meno la sua età. La prima cosa che la colpì di lui furono i suoi occhi azzurri, che le ricordavano in modo impressionante la limpidezza del mare che lei tanto amava. Il ragazzo le sorrise e si piegò verso di lei, allungando la mano verso il suo fianco.
-Ecco – il ragazzo sollevò con una mano un grosso granchio che si dibatteva e muoveva le chele in modo minaccioso.
-Oh- sussurò Haydée fissando l’animaletto con gli occhi sbarrati.
-Ogni tanto mi scappa, questo stupido granchio -. Il ragazzo guardò con severità l’animale che continuava a muoversi nella sua mano in cerca di una via di fuga, poi si voltò sorridendo verso il viso di Haydée.
-Comunque io sono Edmond, piacere -.
-Mi chiamo Haydée. -.
Edmond la aiutò ad alzarsi, posando il granchio sulla sabbia.
-Haydée.. è proprio un bel nome -. La ragazza sorrise, e arrossì.
-Allora, che ne dici di fare un bagno? Conosco un posto davvero magnifico dietro quelli scogli -.
Haydée guardò curiosa il punto indicatole da Edmond.
-Certo.. perché no -. disse alla fine, mentre il ragazzo continuava a sorriderle con la bocca e con gli occhi.

 

Fu così che Haydée e Edmond divennero amici. Passavano tutto il giorno insieme, sulla spiaggia del mare di Settembre. Edmond pareva fosse nato nell’acqua, ne conosceva i più piccoli segreti. Sapeva esattamente quali fossero i nomi dei pesci che ogni mattina osservavano dagli scogli, o delle alghe che pizzicavano i piedi di Haydée mentre nuotavano sul fondo dell’acqua. Pescavano, andavano a caccia di granchi, addirittura riuscirono a dare da mangiare al piccolo gabbiano Benny, amico di Edmond. Edmond era instancabile, pareva che se lo avessero allontanato dall’acqua una parte di lui sarebbe morta, e avrebbe perso tutta la sua gioia di vivere. La sua famiglia, eccetto la nonna, non sapeva della sua esistenza e lei non teneva al fatto che lo scoprissero. Così le giornate si accavallarono, i mesi passarono e gli anni davano spazio ad un nuovo Settembre, che pareva solamente aspettare Haydée ed Edmond. Ogni anno, quando la ragazza tornava al mare, la prima cosa che faceva era correre in spiaggia dove era sicura che avrebbe trovato Edmond. E infatti lui era sempre lì, immerso nell’acqua, la testa scura che si intravedeva appena sulla superficie cristallina. Haydée lo chiamava, e solo quando il ragazzo si girava per accoglierla nei suoi grandi occhi azzurri, si sentiva completamente libera di amare ed essere amata.

 

Il nove Settembre, qualche giorno prima della sua partenza, Haydée era con Edmond in cerca di conchiglie. Ne avevano trovate già tante, ma non erano affatto stanchi. Avrebbero potuto continuare per tutto il giorno, ridendo e dandosi spintarelle sulla spiaggia. Quando si sentirono abbastanza soddisfatti, si sedettero su uno scoglio a guardare il panorama. Il sole stava per scomparire all’orizzonte, e le sue luci si specchiavano nel mare quasi scuro, che quella sera era agitato e infrangeva le sue onde sugli scogli ai piedi dei due ragazzi.
-Ti piacerebbe vivere qui per sempre, Haydée? -. Edmond fissò divertito il viso di Haydée, che guardava meravigliata il mare che inghiottiva il sole.
-Si, Edmond. Magari. –
Lo sguardo del ragazzo si fece serio, ma il suo sorriso non mutò. Anche lui volse lo sguardo verso il mare.
-E ti piacerebbe vivere qui per sempre.. con me? Potremmo vivere in una casa sulla spiaggia, e ogni giorno rimanere sempre qui, sugli scogli, oppure nuotare o correre sulla spiaggia.. -.
Haydée si girò verso Edmond, che ora la scrutava con sguardo incerto, il sorriso appena accennato sulle labbra. La ragazza sentiva distintamente il cuore che le tamburellava allegro in petto e, presa da un impeto di gioia, posò la sua mano su quella del ragazzo.
-Si, mi piacerebbe davvero tantissimo. -.
-Oh.. bene -. Edmond arrossì violentemente, e tornò a guardare il cielo…
All’improvviso Haydée sentì una mano sulla sua spalla. Si girò, spaventata e incontrò gli occhi neri di suo padre che la fissavano senza vederla. Le passavano attraverso. Come sempre.
-Papà- disse lei scattando in piedi, la mano grande di suo padre ancora sulla spalla. Era ai piedi dello scoglio e la sovrastava comunque, così Haydée sentì lentamente le gambe cederle.
-Così è questo che fai ogni pomeriggio, signorina. Compere con la signora Danglars, cucito con la signorina Villefort.. Pensavi di potermi prendere in giro Haydée? – Il suo nome non le era mai sembrato così piccolo e insignificante come in quel momento, pronunciato in un modo tanto indefinibile da suo padre. Era pronta allo schiaffo, quasi lo desiderava, quando Edmond si parò tra lei e suo padre.
-Signore non deve prendersela con Haydée, la colpa è mia. Sono stato io a spingerla qui tutti i pomeriggi. Vede, qui c’è sempre qualcosa da fare, pensavo che lei si sarebbe divertita.. –
Suo padre girò lo sguardo verso Edmond. – E tu saresti? –
-Edmond Dantès, signore. – e poi gli fissò le mani, con quello sguardo disgustato che usava solo quando era a contatto con persone sotto al suo rango sociale. Persone non degne.
-Un pescatore Haydée.. potevi almeno sceglierlo migliore. – Le rimise la mano sulla spalla e la rispinse giù. Lei camminò in silenzio, con la sua mano sulla spalla, piegando ancora una volta la testa e facendo quello che le veniva imposto. Non vedere più Edmond. Sentiva gli occhi del ragazzo puntati su di leì, le parve quasi di avvertire la sua voce che sospirava il suo nome.
Lo schiaffo non sarebbe mai arrivato, ma dentro l’avevano uccisa.

 

Edmond.
In silenzio, come aveva sempre fatto da quando era nata e come avrebbe per sempre continuato a fare,
La prima cosa che fece Haydée quando tornò a mare l’anno dopo, fu quella di chiedere alla nonna di lui.
Nascostamente, senza che suo padre la sentisse, tra un discorso e l’altro. Non lo vedeva da tanto, un
Anno forse, le disse la nonna. Haydée sapeva che suo padre non avrebbe voluto, che l’avrebbe uccisa, ma
Ugualmente uscì di casa, con le ciabattine ai piedi.
Fra la casa e la spiaggia non vi erano che una cinquantina di metri, ma la paura la seguiva ugualmente.
Rimase spiazzata ancora una volta dalla scena magnifica del tramonto. Edmond doveva essere lì.
Appena i suoi piedi toccarono la superficie cristallina del mare, si rilassò. Ma non scorse la testa bruna del
Giovane che nuotava nell’acqua. Esaminò tutta la spiaggia con lo sguardo e il mare in lontananza.
A destra, a sinistra. Di Edmond non c’era traccia. Pensò allora di salire sugli scogli. Doveva essere lì.
Ragazzina, non ci si può salire su quelli scogli, scendi – Haydée si voltò, la presa della
Mano ancora salda sullo scoglio. Un vecchio pescatore la fissava ad occhi sbarrati ai piedi della sua barca.
E perché? -.
Dall’anno scorso è proibito. Un ragazzo.. ci salì sopra, e mentre scendeva mise un piede in fallo…
Oppure un’onda lo investì. Non si sa, comunque scivolò. –
La mano di Haydée rinforzò la presa sullo scoglio. Un dubbio le si insinuò dentro, le penetrò con violenza nel
Cuore, che aveva cominciato a battere furiosamente nel petto. Le pareva difficile anche solo respirare.
E dopo secondi che parvero interminabili, la ragazza chiese al vecchio che fine avesse fatto quel ragazzo.
Il vecchio, per tutta risposta, crollò le spalle.
Non poteva sentire altro. Haydée strinse con più forza a sé lo scoglio. Nelle orecchie le pareva di sentire
Quasi distintamente la voce di Edmond che la chiamava, che le chiedeva aiuto.. No! Non poteva essere lui.
Un errore, uno stupido errore! Ma allora perché non lo trovava? Dove era finito il suo Edmond?
E Haydée si lasciò scivolare lentamente in acqua, ad occhi chiusi, tenendo ben stretto a sé lo scoglio. Dai
Suoi occhi cominciarono ad uscire grosse lacrime, che si mischiarono al mare che le accoglieva, calmo,
Tranquillo, come se si facesse beffe del dolore della ragazza. Haydée alzò lo sguardo e gli
Occhi verso gli scogli alti più alti. Vide sgorgare il sangue di Edmond, il suo stesso sangue! E il rosso si
Mischiava al nero degli occhi di suo padre, al blu del mare e nuovamente al rosso che le entrava nella testa.
Alzò lo sguardo al cielo e vide che era scuro.
Rimase lì per molto tempo, fino a quando il sole fu inghiottito dal mare, che quel giorno aveva inghiottito
E nascosto anche lei.
Fu solo dopo molti anni che Haydée torno al mare di Settembre. Il castano era quasi del tutto scomparso dai suoi capelli, i suoi seni ora erano cascanti, le sue gambe lente e doloranti, il suo viso solcato da rughe profonde e dolorose.
L’aria non era cambiata, Haydée sentiva sempre l’odore salubre del mare, il venticello che le scompigliava i capelli come un tempo, il mare che si infrangeva su quei maledetti scogli. Alla fine, tutti avevano avuto quello che volevano da lei. Si era sposata, aveva avuto dei figli, una buona rendita e una casa stupenda. Suo padre era stato sempre lì dietro alle sue spalle, controllando quello che lei faceva, selezionando con cura ogni sua minima mossa. E al momento giusto, suo marito lo aveva sostituito. Il potere va sempre nelle mani maschili, dopotutto. Suo marito aveva gli occhi neri.
Lentamente raggiunse l’acqua e si svestì. Rabbrividì appena a contatto con l’acqua fresca. Avanzò nel mare scuro fino a che i suoi piedi non toccarono più terra, e ancora una volta assistette al magnifico spettacolo del sole che veniva inghiottito dal mare, e che lasciava dietro di sè radiose strisce di luce che si riflettevano sulla superficie marina. Sapeva che le mancava poco tempo, e di sua spontanea volontà aveva deciso di venire al mare di Settembre.
Le pareva di sentire ancora nelle orecchie la voce gaia di Edmond che la chiamava, le pareva di vedere il suo viso felice e i suoi occhi ridenti. Haydée non si meravigliò quando sentì il suo vecchio cuore accelerare come tante volte aveva fatto in quelli anni. La donna sorrise appena, di un sorriso triste. Guardò la superficie limpida che la circondava, e le parve di essere accolta fra gli occhi di Edmond, chiari e limpidi come il mare di Settembre. E forse gli anni sarebbero tornati indietro, consci della grande cattiveria che facevano passando così inesorabili. Sarebbero tornati indietro, e ognuno di essi avrebbe regalato un nuovo Settembre ad Haydée e ad Edmond. Haydée guardò per l’ultima volta il mare che inghiottiva il sole e sentì come se fosse proprio Edmond ad inghiottirla con i suoi occhi. Lentamente chiuse gli occhi e si lasciò trasportare dall’acqua limpida. Sapeva che era giusto così, andarsene nel luogo dove nasceva e moriva l’amore, nel luogo dove gli occhi avevano ancora il diritto di essere blu.

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2 commenti »

  1. Ciao da Luigi
    Ho trovato il tuo racconto ben costruito. Commuove senza cadere nel patetico. Complimenti.

  2. Evocativo.Sono i ricordi della vita legati al mare, dall’infanzia all’età adulta e anche oltre, nel luogo dove erano nati e e si erano spenti i suoi amori. Trovo i ricordi mai travolgenti ma molto amari.
    Emanuele.

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