Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2014 “U miraculu da Maria” di Fabio Fabiano

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2014

Il sentimento religioso ha sempre contraddistinto la civiltà umana sin dagli albori. Dal credo della divinità si è giustificato le origini del mondo, in molte anche la stessa presenza dell’uomo sulla terra. Ma lasciando lo studio di questo fenomeno ad antropologi, teologi e filosofi, quello che mi preme sottolineare è che nonostante l’avvento della ricerca scientifica e la visione laica e scientista del mondo, sono ancora tanti i fedeli di tutte le religioni del mondo. In merito a ciò che riguarda la nostra storia, sono davvero tanti i fedeli alla Madonna del Soccorso. Questa figura addirittura è ormai considerata la protettrice della locale comunità a cui si attribuiscono miracoli, che la popolazione ha ottenuto tramite la sua diretta e misericordiosa intercessione. Il caso della Madonna del Soccorso, nella comunità cristiana dove era ubicato il Commissariato di P.S. dell’Ispettore Di Falco, entrò in competizione con l’attività miracolosa attribuita ad un altro santo, ovvero, San Calogero. A creare la contesa tra chi fosse veramente miracoloso tra le due figure divinatorie era Don Calogero, arciprete responsabile della basilica dedicata all’omonimo santo.

L’arciprete era seduto dinanzi la scrivania dell’Ispettore Di Falco, vestito con giacca e pantaloni neri e camicia d’ordinanza con colletto bianco. In faccia rossiccio, sulla cinquantina, calvo con i capelli permanenti canuti, parlava sicuro come se fosse a conoscenza della verità rivelata: “io parlo di numeri e non chiacchiere. Da quando è uscita fuori questa storia del miracolo della Madonna del Soccorso, durante la messa della domenica pomeriggio, mi mancano almeno un cinquanta per cento dei fedeli. Vengono solo le signore anziane che non si sentono di scendere all’altra chiesa a piedi, ma i giovani e quelli che hanno la macchina mi hanno già abbandonato. Don Salvatore, e mi dispiace parlare di un altro sacerdote in questi termini, si è trasformato in un lestofante e truffaldino.” A questa affermazione così grave, l’Ispettore Di Falco non poté fare a meno di intervenire: “si rende conto delle accuse che sta muovendo nei confronti di Padre Salvatore, io lo conosco personalmente e posso assicurarle che non sarebbe capace neanche di rimproverare un chierichetto che disperde l’acqua benedetta durante una funzione.

Don Calogero si infastidì per la difesa del poliziotto e convinto di quello che diceva ebbe un attimo di stizza, che represse con un cambio di postura repentino sulla sedia e poi aggiunse “secondo lei è normale che durante la notte un lampo parta dalla statua della Madonna del Soccorso e colpisca un’abitazione? Le aggiungo che la statua la notte non è illuminata. Ed è possibile che giusto in quella casa abita lo Zio Luvici, che nonostante sia malato da cinque anni, da quando arrivano questi benedetti lampi, è guarito. Ora ogni santa mattina si va a prendere la comunione, e si figuri che ha iniziato a disiari pure a so muglieri. Ma questo è niente, tutti i malati della città, compresi quelli con le sedie a rotelle, ogni giorno si recano alla chiesa della Madonna del Soccorso, manco si trattasse della Madonna di Lourdes.”

Il monsignore vedendo l’Ispettore distratto rincarò la dose: “di questa situazione ne ho parlato con il vescovo in persona, e lui mi ha risposto di stare calmo, e che avrebbe condotto un’indagine e se si trattava di una truffa o di un inganno avrebbe preso dei provvedimenti severi, ed inoltre mi ha assicurato che giocare sulla credulità dei fedeli è un grave peccato.”

Il poliziotto guardò fisso negli occhi Don Calogero e gli suggerì: “organizzare questi teatrini, oltre ad essere peccato, è un grave reato punito dalla legge, le consiglio pertanto di svolgere regolare denuncia dei fatti narratimi in modo che possiamo ufficialmente aprire una formale indagine di polizia giudiziaria.”

Il prete a quella proposta fu preso alla sprovvista, a denunciare formalmente i fatti non aveva pensato, non gli sembrò neanche una buona idea pertanto dichiarò “senta Ispettore francamente non me la sento di firmare una formale denuncia, non mi va di accusare un mio fratello sacerdote, le chiedo, se è possibile, di indagare in modo informale e se poi ci saranno ulteriori sviluppi e certezze magari con il Vescovo redigeremo una denuncia.”

Di Falco a quelle parole congedò il sacerdote “Don Calogero noi siamo sempre a suo servizio, non si preoccupi, faremo del nostro meglio”.

Nonostante la mancanza di denuncia di Don Calogero, Di Falco convocò l’agente scelto Raffaeli Aldo nel suo ufficio e dispose al sottoposto: “Senti, nel tuo quartiere, ed esattamente nella chiesa della Madonna del Soccorso, sembra che accadano dei miracoli. Tu, senza fare tanto casino, e con la discrezione che ti contraddistingue, datti un’occhiata in giro e tra una settimana mi fai un dettagliato rapporto.”

“Scusa capo ma Don Calogero che ho incrociato per la scala è venuto a trovarti per questo motivo”

“Scusa ma da quando hai iniziato a farti i cazzi miei?”

“No, io essendo che ho visto Don Calogero, tu mi hai chiesto della chiesa della Madonna del Soccorso allora ho pensato…” Di Falco lo interruppe bruscamente “tu non sei pagato per pensare, non ti dimenticare che sei solo uno schiavo al mio servizio, ed ora togliti dai coglioni e portami il rapporto completo tra una settimana se non vuoi tornare a fare il piantone alle celle di sicurezza.”

“Scusa capo io avevo chiesto così, e poi sai ho già parcheggiato il cervello nel box di casa e ho tolto le chiavi” e nel frattempo si alzò dalla sedia sorridendo.

Finita la sua giornata lavorativa l’Ispettore Di Falco si recò presso la sua libreria preferita. Era uscito il nuovo giallo del suo prediletto autore della serie “il commissario Camilleri” scritto da Andrea Montalbano. Quegli scritti, che egli riteneva splendidi, gli ricordavano spesso i casi che giornalmente trattava. Mentre entrava nella libreria incrociò La Ganga Giuseppe, che usciva con un libro avvolto in una confezione regalo, conoscendo il giovinastro come accanito assuntore di stupefacenti, nonché come occasionale spacciatore, gli venne la curiosità di vedere che libro avesse acquistato, ma pensando che non si può sempre sospettare di tutti e di tutto, pensò che il ragazzo si fosse messo la testa a posto dandosi alla cultura.

Il rapporto giunse in anticipo di due giorni, ed oltre a un resoconto su una ispezione con esito negativo nella parte esterna della chiesa, Aldo Raffaeli scriveva: “da un controllo notturno, si notava che più volte, durante la notte, un raggio di luce partiva dalla statua della Madonna del Soccorso e illuminava la palazzina ubicata in Via Venezia N. 51. Secondo la credenza popolare la Madonna del Soccorso, avendo a cuore tutti gli abitanti del quartiere, che l’hanno sempre venerata, aveva iniziato la sua intercessione per la guarigione degli infermi. La sua miracolosa opera era iniziata proprio con lo Zio Luvici all’anagrafe conosciuto come Scordino Luigi di anni 75 e pubblicamente noto come accanito bestemmiatore, il quale, dopo la sua improvvisa guarigione, ebbe un nuovo ed incontenibile appetito sessuale, trasformandosi nei più affezionati parrocchiani della chiesa in parola, assieme alla moglie alla quale era stata concessa una nuova e inaspettata opportunità.

La vicenda prese una strana piega quando il signor Mazara Emanuele si presento in commissariato, denunciando una bolletta dell’azienda della corrente elettrica esosa.  La sorpresa fu che l’appartamento in questione era posto nella palazzina raggiunta dal famoso raggio di luce che partiva dalla statua della Madonna del Soccorso.

La soluzione arrivò con l’ennesima denuncia questa volta giunta per posta raccomandata. A scrivere era la signora La Ganga Rosalia, la quale denunciava “sono proprietaria di un appartamento in via Venezia n.51, ma residente in Milano da tre anni, dove insegno in una scuola media. Da due anni non faccio ritorno in Sicilia e nessuno ha accesso alla mia abitazione, posta al secondo piano, poiché solo io sono in possesso delle chiavi. Una settimana fa, la società Siciliana Acque mi recapitava una bolletta con un importo di euro 898,45. Nonostante non ho fatto alcun uso dell’acqua corrente, la società continua a pretende il pagamento della bolletta, pertanto sporgo querela contro la società idrica in parola. A Di Falco non restò che fare un accertamento all’ufficio anagrafe e poi dispose a Raffaeli ed Ombra: “da stanotte e per le notti seguenti effettuerete un appostamento sotto la palazzina dei miracoli. Non mi vorrei sbagliare, ma prima o poi vi troverete Peppe La Ganga che entra nell’appartamento del secondo piano. Una volta che accede fate irruzione dentro l’abitazione e poi mi farete sapere cosa trovate all’interno, anche se io mi sono già fatto un’idea.”

Non fu necessario attendere molto e alle due di notte, vestito di nero con il suo incedere traballante, il pregiudicato in materia di stupefacenti La Ganga Giuseppe entrava all’interno della palazzina tenuta sotto controllo da Ombra e Raffaeli, appostati dentro un furgone. Gli diedero appena il tempo di entrare e dieci minuti dopo Ombra come il dio Odino, con la sua mazza aveva sfondato la porta dell’appartamento del secondo piano. Aldo Raffaeli, come una saetta, con la pistola in mano, fece irruzione dentro l’abitazione, superò il corridoio e fu inondato da una luce abbagliante che proveniva dal varco che immetteva in una stanza. Nel frattempo da un bagno usciva La Ganga con un annaffiatoio in mano, sorpreso di vedere i due poliziotti dentro l’appartamento, che gli puntavano le pistole alzò le mani istintivamente. Una rigogliosa piantagione di cannabis era presente all’interno del salone dell’abitazione. Di Falco, che nel frattempo era giunto sul posto, con sua grande sorpresa, notò su un tavolo un libro che parlava di come si coltivava la marijuana. Si avvicinò alla finestra che era schermata da una pellicola di carta stagnola. Provò a raschiarla e si accorse che un raggio di luce andò a colpire la statua della Madonna del Soccorso. Raffaeli accortosi dell’esperimento commentò a modo suo “minchia questo è u miraculu da marja, e certo che lo Zio Luvuci del terzo piano con i vapori che respirava si scialava”.

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2 commenti »

  1. Bel racconto del Commissario Di Falco, con finale….a sorpresa! molto divertente…Peccato solo per lo Zio Luvuci, che si stava gia’ riabituando bene! 😀

  2. Simpaticissimo racconto ma non ho ben capito, qual è l’indirizzo?

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