Racconti nella Rete 2009 “Nonna Bruna” di Simone Raffaelli
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2009Il cielo e’ compatto, d’un grigio piuttosto chiaro. Cadendo fittissima e leggera la pioggia produce un suono lieve e quasi impercettibile.
Lei mi siede di fronte, col suo vestitone blu a fiori che indossa sotto il classico cardigan nero in fine lana.
Alla mia rituale domanda d’esordio risponde, al solito, di sentirsi bene e che in quel posto si trova ormai perfettamente integrata e a proprio agio.
Come ogni volta gonfia le guance in un tenero sorriso con l’intento di rendere la risposta più credibile e fugare le mie perplessità. Ma conosco troppo la nonna e perciò, tranne il fatto che è sempre oggettivamente felicissima di rivedermi, pure stavolta non riesce ad ingannarmi.
La sua bocca infatti, oggi come in tutte le precedenti occasioni da quando si trova là dentro, pur aprendosi nel migliore dei sorrisi non distoglie la mia attenzione dalla malcelata tristezza dei suoi occhi verdi, spenti da un’amarezza ancora viva di cui conosco la causa.
Prima di recarmi presso la Casa di Riposo sono passato ad acquistare una piantina di mughetto, la sua preferita, per fargliene dono.
Dopo una breve conversazione originata dai commenti sulla scarsa clemenza del cielo, la estraggo dalla busta di carta e gliela porgo, ottenendo in cambio il bacio che desideravo.
La accosta alle ampie narici e annusa a lungo i minuscoli fiori bianchi e penduli dalla conformazione a campanula. Sembra volersi ritagliare alcuni attimi per godere appieno di quel profumo che ama da sempre quando, chiudendo gli occhi, rimane immobile come in contemplazione.
Raggiunta una sorta di ebbrezza posa la piantina sul tavolo e allora, trovato il mio sguardo pago da dietro la montatura dei suoi grandi occhiali da vista, sussurra al mio indirizzo un riconoscente ‘grazie’.
Si volta poi nella certezza di poter condividere quel momento con Rosa e col signor Bocci, seduti come d’abitudine al tavolo vicino.
Ma Rosa, la più freddolosa di tutte, è alle prese con il passaggio fondamentale del suo ultimo lavoro ai ferri, una sciarpona azzurra che conta di poter sfoggiare prima che l’aria divenga troppo calda o al limite già durante il prossimo autunno. Ma c’è chi giura che la metterà pure in pieno Agosto, magari sul far della sera…
Il Bocci, invece, utilizzando un fazzoletto ingiallito cosparso di alcool sta detergendo le spesse lenti dei suoi occhialoni ed è pertanto immerso in una temporanea pseudo cecità. Alla luce delle condizioni, diciamo così, non ottimali in cui versa immancabilmente il suo obsoleto apparecchio acustico, con nessuno dei due sensi è riuscito a cogliere la scena.
‘Signor Bocci, – grida quindi la nonna – ‘ha visto cosa mi ha portato mio nipote? Signor Bocci…?!,
L’anziano allora, che nel frattempo ha ripristinato quantomeno l’apparato visivo, sembra inizialmente aver compreso la domanda, ma produce poi a sua volta una risposta non proprio pertinente: ‘Sì, ha ragione Bruna, ben detto. Quella pianta avrà bisogno di luce!’
La sala comune dell’Istituto è un clamoroso stanzone oltremodo spoglio sulle cui pareti ingrigite campeggiano qua e là, all’interno di sguaiate cornici, opere di livello non eccelso. L’attrazione principale è rappresentata da un televisore trentadue pollici a tubo catodico di recente acquisizione, che dall’alto di un mobiletto laccato beige domina il corposo parterre formato da tre poltrone rosse e un divano a due posti color senape, oltre a una decina di sedie impagliate.
La superficie residua è quasi completamente occupata da piccoli tavoli quadrangolari, che fuori dagli orari dedicati alla consumazione dei pasti vengono utilizzati dagli ospiti per le attività più disparate.
La gran parte degli anziani suole trascorrere ore ed ore, ogni giorno, presso lo stesso posto dell’abituale tavolo ed espleta grosso modo le medesime funzioni.
Il Bocci ad esempio completa regolarmente ogni sezione della Settimana Enigmistica e riesce a terminare il lavoro giusto in tempo per l’uscita del numero successivo, attirando però l’invidia di alcuni ‘coinquilini’ in virtù soprattutto del suo talento nella risoluzione di rebus e sciarade.
Alterna quanto sopra ad amabili conversazioni con l’ormai novantenne Colonnello Guizzardi, detentore del primato di permanenza nella struttura e apprezzato per le proverbiali capacità mnemoniche e la non comune predisposizione oratoria.
Rosa e la nonna, da par loro, compongono insieme alle più anziane Olga e Robertina il chiassoso club ‘Amiche della Scalaquaranta’.
E sulle lise tovagliette a quadri bianchi e verdi prendono spesso vita partite interminabili giocate a oltranza, che culminano non di rado in accese polemiche alimentate principalmente dalla gustosa consistenza della posta in palio.
‘Vieni nonna, mettiamoci da una parte’ – Le propongo d’un tratto.
‘Va bene. Intanto vuoi un caffè, un’acqua brillante…’
‘Grazie, ma ho finito di pranzare mezz’ora fa’.
‘Allora prendi un’aranciata, un orzo bello caldo…’
‘Ti ringrazio ma sono a posto. Senza complimenti’.
‘Sicuro? Dai, fammi contenta, beviti almeno un rabarbaro o, che so, una tazza di the, un cappuccino, una…’
‘Senti nonna, la mamma ti rivuole a casa’.
Questa mia frase, ponendo fine ai garbati rifiuti che non ero quasi più in grado di gestire, crea contestualmente un improvviso ‘gelo’. I suoi occhi si abbassano e per un interminabile minuto non proferisce parola. Rialzato lo sguardo emette un pesante sospiro, mentre tenta invano di trattenere una lacrima.
‘Non posso tornare. Finiremmo come prima, a litigare ogni giorno. La mia vita, la nostra vita era diventata molto difficile. Sai quanto mi è costato riempire la valigia e chiamare quel taxi. Ma troppe volte sei venuto in camera mia a tenermi le mani e vedermi piangere. Sono sicura che i miei sorrisi non ti ingannano e che intuisci il mio sconforto. Certo non possono bastare due chiacchiere e qualche partita a carte per superarlo… Ma non riuscirei a sopportare ancora quell’atmosfera così pesante’.
‘Nonna, lei ti ha scritto una lettera. Non dimenticare che ha attraversato un periodo delicatissimo, proprio quel periodo. Però durante la tua assenza, pur cercando di comportarsi in modo distaccato, non è stata più la stessa. Sebbene non abbia mai parlato né chiesto di te, molte volte l’ho vista da sola sul divano, con gli occhi di chi ha appena pianto.
Non è mai venuta qui a trovarti, è vero, ma conosci il suo carattere. Due giorni fa ho trovato per caso una brutta copia di questa lettera e ieri sera sul mobile di sala c’era una busta con l’indirizzo di questo Istituto. L’ha spedita di sicuro stamattina.
Quelle righe, credimi, contengono la dichiarazione d’amore più straordinaria che io abbia mai letto.
Tua figlia è davvero addolorata. Ti chiede di perdonarla e sa che lo farai, come lo so io del resto, perché è la persona che ami di più e tu sei la sua vita.
Leggila, quando arriverà. Poi chiudi gli occhi e rifletti su quelle parole e sul grande amore che vi lega da oltre cinquant’anni.
Dopo, per favore, prepara la valigia e chiama un taxi.
Gli occhi della nonna sono adesso invasi da lacrime inesorabili e lente generate senza soluzione di continuità, in silenzioso transito sulle rughe antiche e sulle paffute guance verso le labbra mai così serrate.
Sono occhi bellissimi, che mi fissano senza probabilmente vedermi e che molto presto incontreranno di nuovo quelli di sua figlia, appena prima di un incredibile abbraccio.
La lascio quindi e mi avvio al portone mentre, lanciando un’occhiata fugace alla vecchia specchiera, realizzo che sulla mia bocca si è disegnato spontaneamente un timido e compiaciuto sorriso.
Immagino con sollievo che tra qualche giorno, rientrando a casa per cena, la troverò di nuovo seduta lì, a due metri dal televisore e dal suo altissimo volume e con l’ennesima, dannata sigaretta tra le mani.
‘Arrivederla, signor Bocci. Mi stia bene’.
‘No, qui non c’è nessuna Irene, giovanotto. Grazie della visita, comunque…..
Secondo il linguaggio dei fiori, il mughetto è il simbolo della felicità ritrovata, della serenità dopo i travagli.
Salve Simone
Trovo il suo racconto molto bello e commovente .Hai trattato un tema a me caro come quello delle problematiche degli anziani legate alla famiglia ed alle case di riposo.Per cui non posso fare altro che complimentarmi con te perchè il racconto mi piace davvero.Sei un grande e ti auguro tutta la fortuna che meriti!
SIMONE RAFFAETA’