Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2014 “Gli scriccioli” di Anna Maria Rinaldini (sezione racconti per bambini)

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2014

– Mamma, mamma, mammaaa.
– Che c’è?
– Lo Scricciolo ha vintooo, – grida mia figlia al telefono.
– Cos’ha vinto?
– Lui e i compagni della sua band sono arrivati primi ad un concorso musicale!
– Dove?
– All’Alcatraz, all’Alcatraz di Milanooo.
– Cosaaa?
– Loro erano i più piccoli, gli altri erano tutti grandi.
– Cosaaa?
– Sì, erano molto più grandi e, prima dell’inizio della gara, quegli sciocchi hanno preso in giro i nostri Scriccioli. Sì, li hanno derisi perché erano piccoli.
– Uhm, bravi!
– Ma loro, i nostri Scriccioli, non si sono avviliti, anzi le provocazioni di quegli sciocchi gli hanno dato la carica, così sono entrati in scena correndo e saltando. Dai, va’ su You Tube.
– Cosaaa? Devo andare su You Tube? Ma io non so fare, lo sai che sono un’imbranata dura.
– Dai, ti guido io per telefono come sempre.
– Ma io…
– Dai, mammaaa.
Guidata da lei, vado su You Tube, e cosa vedo? Gli Scriccioli, sei Scriccioli, suonano, saltano, ballano, cantano, si muovono sul palcoscenico con disinvoltura, come dei professionisti. E gli spettatori esultano, applaudono divertiti e stupiti.
No, non è possibile, questo è troppo davvero.
La musica, la loro musica m’entra dentro e mi riempie di gioia.
– Non se l’aspettava nessuno un successo così strepitoso, – continua mia figlia per telefono. – Francesco, il loro maestro, ha avuto la pelle d’oca per tutto il tempo che si sono esibiti. Dai, parti, vieni quassù, domani il nostro Scricciolo parteciperà ad un concerto. Dai, mamma, è troppo bello.
Sono euforica, perché è tutto troppo bello davvero.
– Parto, domani vado a Milano, – dico a mio marito.
– Ma sei impazzita?
– E’ per il nostro Scricciolo.
– Ma così, su due piedi? Io non ti capisco.
– Il nostro Scricciolo, insieme ai suoi compagni, è arrivato primo ad un concorso musicale e domani parteciperà ad un concerto.
– E questo sarebbe il motivo della tua partenza?
– Ho deciso: io parto.
– Sì, ma… beh, sai cosa ti dico? Che mi piaci quando ti vedo così determinata. Bene, parti.
Prima di fare i bagagli chiamo al telefono mezzo mondo e a tutti dico d’andare su You Tube, per sentire cantare e suonare il mio grande Scricciolo e tutti si stupiscono e si emozionano.
Il giorno dopo, prima di prendere il treno per Milano, faccio un salto dal mio analista, e anche a lui parlo di mio nipote e anche lui, come i miei amici, va su You Tube e rimane impressionato.
Parto, parto per Milano e combatto contro tutte le mie fobie che mi fanno dannare anche l’anima.
La Frecciabianca ogni tanto balla. Ho paura, ma io respiro, respiro profondamente e la paura se ne va.
I miei nipoti, i figli dei miei fratelli, hanno saputo e mi chiamano per telefono, per sapere qualcosa di più.
– Lo Scricciolo?! Cosa ha fatto lo Scricciolo? Dai, ziuccia, racconta.
Al concerto invece va buca, per problemi tecnici, perché non funzionano gli strumenti. Pazienza, il mio Scricciolo lo sentirò un’altra volta.
Non una volta, milioni di volte, tutte le volte che sono giù di corda vado su You Tube, guardo il mio Scricciolo mentre canta e mentre s’aggira sul palcoscenico con la sua chitarra. Lo guardo, l’ascolto, mi emoziono.
– Mamma, mamma, mammaaa, – grida di nuovo mia figlia per telefono un anno dopo.
– Che c’è, che c’è?
– Questa volta devi venire, devi venire, devi venireee.
– Dove?
– Alle semifinali gli Scriccioli si sono classificati al secondo posto. Si esibiranno all’Alcatraz di Milano lunedì prossimo, per il solito concorso indetto dalla Ricordi School.
– Questa volta andrà un po’ meno bene, – dico io dispiaciuta.
– Un po’ meno bene… ma ci pensi? Si sono sfidate settanta band, settanta, mamy, e tutte costituite da ragazzi grandi e bravi, per giunta.
– Settanta band… e loro sono arrivati secondiii…
– Cosa?
– Dai, mamy, allora vieni?
– Certo che vengo. Procurami i biglietti per il treno. Però non farmi viaggiare di notte, perché ho paura.
Parto, sempre con il treno. Porto con me il lavoro, perché non posso permettermi il lusso nemmeno di una pausa di un minuto. C’è in ballo un gioco linguistico da tavolo che mi tiene occupata da quasi due anni e che devo consegnare ad un editore entro il mese.
Parto, ma questa volta sono preoccupata. Se gli Scricioli non si dovessero classificare al primo posto, come ci potrebbero rimanere?
Al mio arrivo a Milano vengo a sapere che l’amica più cara del mio Scricciolo, l’unica femminuccia della band, è tutta agitata, invece lui, mio nipote, non manifesta nessuna emozione, né parla del concorso all’Alcatraz.
Mentre m’aggiro per la casa, vedo un gilet appoggiato su una sedia: è del mio Scricciolo e sono suoi i Ray-ban, i jeans scoloriti (e mezzo malandati), una maglietta verde con su scritto il nome della band di cui fa parte.
Alle sette di sera si parte verso l’Alcatraz.
Le paure, le mie paure all’improvviso tornano fuori.
Ho paura, una maledetta paura che mi attanaglia. Se non fosse perché il mio grande Scricciolo di deve esibire, correrei a casa.
Ho paura degli ambienti nuovi, dei locali vasti, dei grandi spazi, delle folle.
– Com’è fatto l’Alcatraz? E quanto è grande? – chiedo a mia figlia e lei, che non conosce queste mie paure, mi risponde con assoluta tranquillità: – Mamy, è uno stanzone.
– E quanta gente ci sarà?
– Tanta.
Tanta. Ed io, in mezzo a tutta quella gente, riuscirò a trovare mia figlia? Ho paura, ho tanta paura di non riuscire a trovarla.
Bambina, mi sembra di essere ritornata bambina, una bambina che grida perché non è riuscita a trovare la mamma. E mia figlia? Mamma di me bambina si occupa di me.
L’Alcatraz. Visto da fuori non mi sembra un gran che. ” E dentro, – mi chiedo, – come sarà dentro?”
Squallidino anziché no. Buio, scuro, tetro e… vasto. La ritoverò mia figlia? E le toilettes? Dove saranno le toilettes? E chi mi accompagnerà alle toilettes? Perché io ho paura, una maledetta paura di rimanere chiusa dentro le toilettes.
Lei, mia figlia, sembra interpretare il mio sguardo, e mi accompagna alle toilettes tenendomi per mano. E la paura, quella maledetta paura di rimanere chiusa dentro, magicamente scompare alla vista di un chiavistello antiquato che sembra fatto apposta per me.
Mia figlia mi è sempre vicina, è con me sotto il palcoscenico e non mi molla un minuto.
Intanto dei musicisti, tutti belli grandi, con le loro note incantano la platea ed anch’io m’incanto.
Sarà con loro che dovranno competere gli Scriccioli? Uhm… questa volta la vedo proprio brutta.
No, fortunatamente con loro no. Sono i maestri della Ricordi School di Milano., così almeno dice più tardi la presentatrice.
Nel frattempo gli Scriccioli si sono truccati: si sono fatti i capelli verdi, verdi come del resto le loro magliette fosforescenti. Ridono, scherzano, gironzolano sul palcoscenico, in festa, in piena festa.
Si esibiranno per quarti ed io già mordo il freno.
Non vedo l’ora che la gara abbia inizio, non vedo l’ora che il mio Scricciolo si esibisca. Ed ha inizio la gara poco dopo le nove.
I ragazzi delle prime tre band sono grandi, tutti grandi, ma non suonano benissimo, inoltre sono statici, non hanno presenza scenica. E gli Scriccioli?
Come arriva il loro turno irrompono sulla correndo e lei, la Scricciolina, gira da un punto all’altro del palcoscenico cantando e pattinando, mentre gli altri, con i loro strumenti, fanno mille evoluzioni. Canta anche il mio Scricciolo, anche se ha la gola infiammata, e il pubblico esulta.
L’esibizione musicale degli Scriccioli è stata ottima, come del resto la coreografia, ma gli altri, come saranno gli altri?
Dopo gli Scriccioli si esibiscono altre otto band, tutte costituite da ragazzi grandi e maledettamente bravi.
“No, questa volta non si porta a casa niente, – mi dico.”
I genitori degli Scriccioli se la vedono brutta. Solo il babbo della Scricciolina è ottimista.
E loro, gli Scriccioli? Giocano, ridono, scherzano, si rincorrono, in un’ala buia dell’Alcatraz, destinata chissà a cosa.
Dopo la mezzanotte arriva il verdetto finale.
– Terza classificata è la band…
” Uhm, non ce l’hanno fatta, – mi dico. – Se non si sono classificati terzi non c’è più speranza.”
– Seconda classificata è la band…
– Poveri cocchi! – esclamo. – Il mio Scricciolo e la Scricciolina hanno solo dodici anni e i loro compagni appena undici. Che ingiustizia non farli gareggiare per fasce d’età! Che ingiustizia, farli confrontare con ragazzi di oltre vent’anni!
Ma non ho finito di fare i commenti, quando sento dire: – Primi classificati a pari merito… i più grandi e i più piccoli della stessa scuola musicale.
Salti, baci, abbracci e grida di gioia.
Per noi, nonni e genitori è una festa, una grande festa. E per gli Scriccioli? Per loro, per gli “Ah Ah Ah! No.”, è tutto normale, infatti ritornano subito a ridere, a scherzare, a correre a saltare e a giocare come tutti i bambini della loro tenera magica età.

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