Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2013 “In viaggio” di Paola Cavallari

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2013

E’ una sensazione strana la mia.

Mi sembra di essere qui da sempre.

 

Passato

Non ho la minima idea di chi e quando qualcuno mi abbia fatto salire qui dentro, oppure sbalzato, non so. I ricordi, come ombre del passato, mi appaiono confusi.

Sbalzato, sì, sbalzato è la parola giusta. Mi sono sentito come sbalzato in questo spazio ristretto, ma protetto, sicuro, confortevole e morbido.

Era accaduto tutto in un attimo, un istante, una frazione, un… che cosa?

Ricordo che mi ritrovai immerso in un liquido tiepido, come d’altronde lo sono adesso (almeno questa è l’immagine che conserva la memoria) con l’unica differenza che allora i miei movimenti erano impacciati, appena accennati e mi limitavo a starmene tutto rannicchiato,  quasi immobile, come se dovessi risparmiare le forze; un corpo fluttuante in attesa di istruzioni.

Prima non ero qui e subito dopo mi sono trovato dentro al buio. Tuttavia,  questa strana oscurità, così densa e al contempo vellutata, non mi spaventava. Lo sentivo, lo percepivo in modo netto. Ero al sicuro, ne ero certo. Questa chiara e limpida consapevolezza, mi ha sempre accompagnato in questo viaggio misterioso. Chi si era preoccupato di rinchiudermi in quella capsula vagante, mi voleva  proteggere da qualcosa di pericoloso là fuori.

In quel primo periodo tutto intorno a me era buio, eppure, di tanto in tanto una fievole luce si insinuava, come a rassicurarmi. Poi, dopo qualche tempo, di questo tempo indefinito, le mie palpebre hanno iniziato lentamente a sollevarsi, mentre  gli occhi, a poco a poco, mettevano a fuoco un  puntino lontano nello spazio.

Ed è proprio da quell’istante, nell’attimo in cui trafiggeva il buio che la vista, ancora  offuscata, ha lanciato un segnale alla mente, e io mi sono guardato attorno.

Il mio campo visivo si stava gradualmente espandendo.

Stupore, incredulità, fascino. Un turbine di emozioni mi travolgeva.  Le pareti della capsula entro cui viaggiavo, perché di un viaggio si trattava, (lo si poteva intuire dagli scossoni),  assumevano via via sfumature di colore diverso: fasci di luce dalle tonalità calde, come in una danza ipnotica, si libravano in senso orizzontale, leggeri e sinuosi. Come un esploratore, nel tentativo di scrutarne meglio i contorni, ruotai allora la testa prima a destra e poi a sinistra, e notai che le pareti della capsula che mi accoglieva, non erano a precipizio, bensì di forma ovale. E non mi spaventavano tutte quelle sue rugosità, simili a nicchie. La mia fantasia galoppava: erano forse le celle dove si nascondevano i sogni?

Mentre fantasticavo, deglutii un poco di quel liquido in cui ero sospeso. “Non male!” esclamai tra me. Forse ne avevo inghiottito ancora in passato, ma non ne serbavo alcun ricordo. “Fa niente” mi dissi confortato.

Quel fluido energizzante mi dava sempre più vigore e alzai lo sguardo, in alto, sopra la mia testa e proprio in quel momento avvertii un tocco leggero, pieno di grazia, e poi quel profumo, una fragranza deliziosa che non saprei spiegare, e a seguire fruscii, rimbalzi di echi lontani… rintocchi appena percettibili.

Le mie sensazioni erano appena abbozzate.

Tempo: lampi di luce si susseguivano veloci, ritmici, mentre in sottofondo una dolce armonia mi cullava. Infine, da queste note sublimi, in un crescendo di vibrazioni sempre più accelerate,  affiorò una voce. La riconobbi, carezzevole e familiare. L’avevo sempre udita dentro di me. Ora era tutto più chiaro: la voce! Era lei che mi aveva suggerito di assumere quella posizione rannicchiata, e io, le avevo ubbidito.

All’improvviso un impulso… Un brivido.

Allarmato, mi misi all’ascolto: qualcosa con ritmo pulsante mi scuoteva il petto.

La voce,  ancora una volta,  venne in mio soccorso: “ Ora dormi, non ti affaticare, quando arriverà il momento, sarò io a svegliarti”.

Conobbi così il mio cuore, che batteva all’unisono con il suo.

Ma stavo per fare la scoperta più elettrizzante: ero dentro a una bolla dai riflessi cangianti. La sua consistenza appariva incorporea, evanescente.

Tentavo come potevo, di contenere quel fluire continuo di emozioni e, seguendo il consiglio della voce, mi assopii, di nuovo accucciato in quella posizione comoda,  abbandonato a un sereno sonno ristoratore. Mi ero addormentato, profondamente. Un attimo dopo, scivolai dentro a un sogno.

Tale era il desiderio e così intenso di conoscere la meta finale di quel viaggio, che sognai il mio risveglio, al di fuori della capsula.

 

Il sogno

Mi stirai tutto e sbadigliai a lungo.  (Quanto tempo avevo dormito?)

Mi sentivo più forte, più vivace. Cominciavo a prendere coscienza del mio corpo: mi osservai le mani, in verità un po’ raggrinzite, -probabilmente a causa della permanenza in quel luogo chiuso-  pensai. Poi, tenendo sollevato il mignolo, mi toccai la punta del naso, le orecchie, una spalla. Infine con i piedi mi diedi una gran spinta. Ero pervaso da una gran frenesia e fremevo per uscire dalla bolla, mi sentivo già pronto. Già, pronto per che cosa? E un’altra domanda si affacciò curiosa alla mia mente:

“Da quanto tempo sto viaggiando nello spazio?”.

“Quante domande ti stai facendo! Non ti sembra che sia il caso, adesso, di mettere il tuo naso fuori da qui?”

Sobbalzai, tanto che il liquido si agitò con un gran sciabordio ma, chi aveva parlato? Il suono proveniva dall’esterno. L’invito ad uscire dalla capsula mi era stato rivolto da un insieme di voci che non conoscevo. Tuttavia, non ero spaventato, direi piuttosto… incuriosito. La ‘voce madre’, che mai mi abbandonava, mi avrebbe di sicuro avvisato di un pericolo imminente. 

“Forza!” Mi esortarono quelle in tono squillante “Esci dalla bolla, e vieni a conoscere il tuo futuro”. Una voce roca spiccava sulle altre…

Decisi di accogliere l’invito corale, non prima di avanzare tutte le mie perplessità, espressione di una sana diffidenza: “Sì, ma in che modo?” 

“Chiudi gli occhi e affidati a noi”

“Ma io non vi conosco”

“Noi sì”.

Mi presi una piccola pausa per riflettere, poi osservai tra me: “Voci, devo mettervi alla prova” “Come mi chiamo?” domandai deciso.

Che cosa avevo detto?!

Come potevo conoscere il mio nome?  Ero infuriato con me stesso, mi ero messo in trappola da solo.

La ‘voce madre’, prontamente, mi sussurrò:

“Angelo!”.

Rinvigorito, replicai con entusiasmo: “Allora, come mi chiamo?”

Le voci tacquero per un po’,  e alla fine, proruppero sospirando all’unisono:“Angelo, esci dalla navicella, e vieni a conoscere il tuo futuro”.

Trasalii: “Navicella!” Dunque era questo il nome dell’oggetto che mi ospitava?

Seguii le loro istruzioni. Chiusi gli occhi, e mi lasciai guidare:

“Sono pronto”.

 E quando li riaprii, mi ritrovai a guardare dall’esterno lo strano oggetto che solo un attimo prima mi conteneva.

Una navetta dai contorni irregolari se ne stava sospesa nel vuoto, su uno sfondo buio, trapuntato da una moltitudine infinita di puntini luminosi. Una fune, una specie di cordone mi assicurava alla ‘navicella madre’, in totale assenza di gravità.

Mi sentivo leggero, allegro, euforico e con una irresistibile voglia di giocare! Con un balzo raggiunsi una parete della navicella, mi diedi una spinta all’indietro e cominciai a saltellare una, due, tre… non so quante volte, dimenticandomi completamente delle voci. A un tratto, fu una sola, a ricordarsi di me, mentre le altre avevano preso a intonare dolci melodie:

“Vedo che ti stai divertendo molto, quassù”.

Ancora quella voce roca…  Con il cuore in gola, posi fine al gioco, e quando mi girai per guardarmi alle spalle, venni investito da una luce sfolgorante. Istintivamente alzai le mani per riparami da quel bagliore, e strizzai gli occhi, per il timore di rimanerne accecato.

“Guarda che ora puoi riaprirli” mi blandì la voce ruvida.

Allargai piano le dita e riabbassai le mani, notando con sollievo che la luce  non mi accecava affatto, anzi, mi stava colmando di autentica gioia, una sensazione mai provata prima.

 La scena che mi si presentò davanti mi lasciò senza fiato: tre creature luminose galleggiavano a mezz’aria all’interno di una  nube molto vaporosa.

Ma quella che più mi colpì fu la creatura al centro: era più bassa delle altre due che aveva a fianco, quelle che cantavano, e così alte da sembrare due giganti. E la voce di mezzo, di nuovo, mi parlò:

“Ti stavo aspettando!”

Osservai curioso il vecchietto che mi fissava con un sorriso estatico.

“Fammi indovinare” disse con la sua vocetta un po’ graffiante, puntandomi contro un dito tremolante: “Tu devi  essere… Tu devi essere…”

Il vecchietto aggrottò le sopracciglia e, con aria concentrata, cominciò a grattarsi in testa per frugare nella sua memoria, e per farlo, teneva il mignolo della mano alzato. A quel punto, riconobbi in lui  quei tratti a me così familiari.

 In un attimo, anticipai  i suoi pensieri, e  sgranando  gli occhi  esclamai: “Nonno… nonno Angelo!”

Vidi mio nonno battersi forte la fronte con la mano, e facendo schioccare le dita,  esclamò:

“Ecco chi sei… Volevo ben dire!”

L’infinito della conoscenza è dentro di te” disse poi in un soffio.  “A proposito” tagliò corto, rivolgendosi ai giganti che aveva accanto, e  facendo rimbalzare lo sguardo tra i due: “Che ne dite cherubini” e qui si schiarì la voce “Vogliamo mostrare a questo ragazzo il suo futuro?”

In quel momento, interrotto solo dal coro di voci angeliche, regnava un gran silenzio, e  così carico di suggestioni, da farmi venire i brividi! In lontananza, anche da quella prospettiva brillavano festanti, e stagliati nel buio fitto,  infiniti puntini luminosi. 

Poi all’improvviso, ci fu un lampo, un suono improvviso: era il canto dell’Universo!  E mi apparve un globo azzurro che ruotava…

Fui colto da una gioia incontenibile. Volevo raggiungere mio nonno, abbracciarlo, stringerlo forte tra le braccia, schioccargli un grosso bacio sulla guancia rugosa quando…

 

Mi svegliai di soprassalto, con il cuore che martellava forte.

Presente

Era stato un sogno così vivido! Il  brusco risveglio mi provocò delle sensazioni terribili: ero stordito, sgomento. Rassegnato mi accasciai, ancora avvolto nella mia bolla, sul fondo della capsula,  in preda a un devastante senso di impotenza. Mi ci volle un bel po’ per riprendermi.

Mi sembra passato così tanto tempo da quel sogno emozionante, un’eternità. Cosa mi accadrà adesso? Starò qui dentro per sempre? Le ultime parole del nonno mi riecheggiano ancora nella testa:

“L’infinito della conoscenza è dentro di te”

Ecco: è stato tutto un sogno.  Uffa! Lo sapevo, ho immaginato il mio futuro, da qualche parte, e basta. Adesso, c’è un gran silenzio qua dentro, un silenzio agghiacciante.

Perché non mi parlate più, voci? Ho freddo, ho paura, mi sento solo. Non mi lasciate qua per favore, voglio uscire, NONNO!

“Fidati di me”

Nonno, sei tu? Sto ruotando la testa da tutte le parti ma non vedo nessuno, è tutto buio… dove sei?

“Il tuo viaggio è alla fine. E’ stata un’avventura meravigliosa, il sogno, ricordi? Piccolo Angelo, il meglio, deve ancora arrivare!”

Nonno, dove sei? Ma… cosa sta succedendo? La navicella non ha mai subito delle vibrazioni così forti. Mi sembra di essere sopra una giostra… mi gira la testa. Le pareti della capsula si stanno allontanando, mi sto muovendo anch’io, mi sento scivolare…

“Fidati di me”

“Mamma, sei tu?”

“Fidati di me”.

Riconosco la tua voce, sì, sei tu che mi hai sempre guidato, la voce madre: eri tu, mamma.

Adesso però, non ti affannare troppo. Respira forte, hai tutta l’aria del mondo, così, brava! Sto arrivando, mamma…

No, non gridare mamma, devi gioire: adesso sarò io a prendermi cura di te; e in più avrò sempre accanto un custode molto speciale, un guardiano che veglierà su di me ogni giorno della mia vita: il mio piccolo grande nonno.

Ecco, manca poco.

Oh, sta succedendo tutto così in fretta… Che emozione!

Ci siamo.

Il mio viaggio è giunto al termine.

Una luce mi sta abbagliando: è così forte…

Mi chiamo Angelo, come mio nonno.

Ecco, mi viene da piangere, forse perché sto respirando tutta l’aria del mondo?

Io sto nascendo alla

Vita!

 

***

“Nonno?”

“dimmi Angelo”

“E il mio futuro?”

“Oh,  quello è ancora tutto da scrivere”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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10 commenti »

  1. Cara Paola,
    hai scritto un’avventura che mi sta molto a cuore. In questi giorni sto rivedendo la mia autobiografia. Pensa che proprio ieri ho riletto il capitolo sulla mia nascita. ‘Entrando’ nel tuo racconto, ho rivissuto molte delle stesse emozioni.
    Brava, anche perché l’idea mi sembra del tutto originale.
    In bocca al lupo!

    Francesco Pandolfi Balbi (Joe Solo)

  2. Grazie Francesco. Sono contenta di averti trasmesso delle emozioni.
    In bocca al lupo per il Concorso e anche per il tuo libro!

  3. …..quando una vita nasce da molto lontano e arriva con un lungo viaggio in un lungo viaggio, dove sogno…mistero… e realtà…. si mescolano per scrivere ogni cosa sarà….
    molto bello!!!
    Ed è il caso di dire?
    Congratulazioni e tanti Auguri!!!

  4. Grazie Emanuela, troppo buona. Hai scritto qualcosa anche tu?

  5. Ciao Paola,
    il soggetto del tuo racconto è molto interessante, complimenti e in bocca al lupo!
    Ilaria De Marinis (La fuga di Martina)

  6. Originalissimo, delicato e molto bello. L’ultima parte mi ha emozionato molto!

  7. Emozionante..mi ha fatto pensare alla metempsicosi, al ciclo delle reincarnazioni..toccante il modo in cui sono descritte le sensazioni del nascituro..la frase che più mi ha colpito è questa: “E non mi spaventavano tutte quelle sue rugosità, simili a nicchie. La mia fantasia galoppava: erano forse le celle dove si nascondevano i sogni?”..bello!!

  8. Hai descritto con molta delicatezza “il viaggio” e le sensazioni ad esso collegate.
    Molto tenero l’affettuoso entusiasmo di nonno Angelo.
    Come le sue parole incoraggianti, a chiusura del racconto, rivolte al nipote e al suo “futuro tutto da scrivere”.
    Brava. E in bocca al lupo per il premio.

  9. Ciao Paola, ho letto il tuo racconto e mi è sembrato molto delicato, come delle dimensioni parallele che si intrecciano… misterioso, quindi intrigante.

  10. Ilaria, Cinzia, Matteo, Gioacchino e Francesco Mancini: grazie di cuore per i vostri commenti!:)

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