Premio Racconti nella Rete 2013 “Una cartolina per le stelle” di Marzia Pasticcini
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2013Sono le otto di sera e si sta facendo tardi. Ancora non so se rimanere o no.
Entro in un bar, lo spazio è stretto, i tavolini sono troppo ravvicinati, non si riesce a passare. Una signora mi dà uno sguardo torvo. Le ho arrecato troppo disturbo mentre passavo con la borsa. L’ho appena sfiorata, ma lei si è infastidita.
Squilla il cellulare.
Forse è meglio uscire.
Mi affaccio sulla porta del bar, esco sul marciapiede e do uno sguardo a quello scorcio della città che mi si para davanti: è una città che non mi appartiene, sebbene la conosca già; una Firenze che ho già visitato in sogno, ne conosco tutte le strade, almeno quelle che si affacciano alla mia vista. Non conosco il nome delle vie che formano quell’incrocio, ma sulla destra so che c’è una libreria. Ci sono già stata, tante volte.
È Andrea.
Mi chiede di tornare a casa. Anzi mi esorta a farlo.
Cosa ci faccio ancora lì…
Anche la mostra mi è estranea. Non ricordo più chi, che cosa, né dove.
Mi avvio.
Cammino, cammino, cammino.
Mi perdo.
Il sole sta per tramontare. Disegna un arco oro e arancio attorno a un’architettura estranea a quel luogo. I tetti e le facciate che si intravedono dal terrazzino interno di un palazzo hanno tratti morbidi, tondeggianti che ricordano la fantasia di Antonio Gaudì. Sono rapita da tanta bellezza, condivisa da altre persone che si trovano lì: sono studenti, lì fermi in piedi che osservano immersi nella luce calda della sera.
Mi volto.
Un salotto.
Alcune signore, sedute in poltrona mi sorridono e mi rivolgono la parola.
Sono stupita.
Come ho fatto ad arrivare lì. Mi hanno accolta, mi hanno fatto entrare anche se estranea.
Un bambino mi viene incontro. Mi sorride. Parla con me.
Provo un indescrivibile tenerezza.
Legge nei miei pensieri:
«Scendi le scale… ti volti, come per suonare il campanello. Guardi il portone. E vai a sinistra!».
Scendo di corsa le scale.
Mi volto.
Come per suonare il campanello.
In fondo alla strada si apre un arco.
Torno indietro, ricordo le sue parole:
«è lontano, devi camminare sempre dritto… sì ci sono anche autobus, il numero 3…».
Non ricordo altro.
Corro indietro per vedere il nome della strada.
Vicolo Niccolò del Coro.
E il nome del bambino: mi sembra Andrea o Giovanni, non ricordo bene.
Sul campanello è scritto Papi.
Grazie piccolo Andrea o Giovanni, ti spedirò una cartolina, non appena a casa.
Te lo prometto.
1 novembre 2011
Sublime…
Francesco Pandolfi Balbi (‘Joe Solo’)
Come sempre cara Marzia, sei unica, i tuoi racconti coinvolgono.
Nadia Bassi
Mi piace questo racconto! ho avuto l’onore di leggerne altri di Marzia e anche questo non delude le mie aspettative.
Concordo con quanto scritto nel commento precedente: SUBLIME!
Giuseppina Buti
Grazie Francesco per l’apprezzamento. Anche io ho lasciato un commento al tuo racconto.
Leggo questo racconto ed è come rivivere il sogno, vedere i personaggi e parlare con loro, seguirli nei loro movimenti e nelle parole. Fantastico
Voglio ringraziare Nadia e Giuseppina per il riconoscimento e le loro belle parole. Un grazie anche a tutti quei miei amici lettori che per una sorta di timore reverenziale per l’informatica, non sono riusciti a registrarsi al sito per lasciare il commento e me lo hanno fatto a voce 🙂
Luca… Luca…
Voglio ringraziare Luca in maniera particolare perché ha colto l’essenza del racconto e della sua genesi <3
Mi sono alzata nel cuore della notte e mi sono messa all'opera, perché la storia stava premendo e scalpitava per uscire fuori.
Immagini e sensazioni che ancora aleggiavano prima di scomparire del tutto, le ho fermate sulla carta. É questa la bellezza della scrittura: non aspettare l'ispirazione, ma aprire tutti i canali ricettivi, quelli onirici, per me innanzitutto e poi mettersi all'opera, con la curiosità e la sorpresa di ciò che accadrà dopo. Lo so che non è facile, come non lo è dare alla parola scritta la medesima dignità delle immagini, però ci provo.
Questo è un segreto che ha rivelato qualche giorno fa un grande maestro di scrittura e di emozioni, per me ora un caro amico con cui scambiare consigli e opinioni. Mi fa quasi impressione vedere il suo nome tra i miei contatti (Joe Lansd…) e che qui non oso quasi pronunciare. 🙂
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“Got up in the middle of the night and went down and worked. I rarely do that. Mostly I work mornings, and done. But I got up and went to work because the story was pushing me, and I wanted to know what happens next…” Joe Lansd… 15 giugno 2013
Cara Marzia, scusami se ho cercato di ricavare una chiave di lettura di queste situazioni, riconducibili a sogni in sequenza. La donna entra in un luogo affollato di gente ma si sente rifiutata da una donna, proprio nel momento in cui squilla il cellulare, è il suo uomo che sollecita il suo ritorno a casa. Si guarda intorno, conosce i luoghi perchè già visitati in sogno però non li apprezza. Stupore per un palazzo che ricorda le fantasie di Gaudi, poi le presenze di studenti, di donne sorridenti e un bambino che l’aiuta nella ricerca di un luogo. Mi viene da pensare che i ‘quadri’ siano da collegarsi al vicolo Niccolò del Coro.
E’ forse Domenico di Niccolò dei Cori, senese (1363-1450) che, nel corso di una lunghissima carriera, intagliò sculture lignee di personaggi religiosi, molto espressive?
E la cartolina deve giungere in cielo, da Gesù Bambini, i santi e gli Angeli?
Un grande “In bocca al lupo”.
Emanuele.