Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2013 “Ti amo” di Andrea Fabiani

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2013

Mi fece mettere una maglietta bianca, di cotone, anonima. Lo feci senza discutere, mi fidavo di lei e mi piaceva partecipare ai suoi processi creativi, essere in qualche modo compreso nella sua arte.
Quando l’ebbi indossata si allontanò, lasciandomi solo al centro dello studio. Attraversò il raggio di sole che entrava di sbieco dalla vetrata alla nostra sinistra e cominciò a frugare tra la confusione del grande tavolo di legno, tra pennelli, cornici e calchi di gesso. Trovò quello che stava cercando, un barattolo di vernice rossa e lo aprì. Ci infilò tutta la mano dentro, la destra, e poi la estrasse. Tornò verso di me tenendo il braccio lungo il fianco, le dita lasciavano cadere piccole gocce rosse dietro di lei, come una scia di sangue. Infilò i suoi occhi neri ben dentro i miei, in profondità. Aveva un’espressione triste e fatale, come una condanna. Mi chiese qualcosa che non mi aveva mai chiesto.
-Dimmi che mi ami.
Non glielo avevo mai detto, sebbene ci frequentassimo ormai da qualche mese e sapessi ormai di amarla e mi fossi anche deciso a pronunciarle, quelle due parole, di lì a poco, forse proprio quella sera. Eppure quella richiesta mi paralizzò.
Non credo potesse essere certa che lo avrei fatto, non era un ordine il suo, non aveva nulla di perentorio. La voce le tremava, mentre lo disse, e gli occhi sembravano sul punto di tracimare lacrime.
Nel silenzio polveroso dello studio l’unico rumore, regolare ed insistente, era quello delle gocce di vernice che le colavano dalle dita, schiantandosi sui teloni di nylon stesi sul pavimento.
Avevo paura, percepivo qualcosa di assoluto, come se tutto l’universo stesse convergendo in quel punto, su di noi. Non mi aveva semplicemente chiesto di esplicitare i miei sentimenti per lei, in qualche modo mi stava implorando di salvarla, da qualcosa da cui non poteva fuggire da sola, di prendermi cura di lei, della sua vita.
Mi domandai se ne sarei stato capace, se con quelle cinque lettere avrei potuto assumermi un impegno del genere, diventare il centro del nostro universo, sostenerlo.
Respirai profondamente, il cuore mi rimbombava nel petto, forte, insistente.
Le dissi ti amo.
Lei alzò la mano destra e ne appoggiò il palmo sopra il mio cuore, chiuse gli occhi e abbassò la testa. Mormorò anch’io, poi tolse la mano che lasciò un’impronta rossa sulla maglietta bianca.
Mise le sue mani sui miei fianchi e me la sfilò. La appoggiò ad asciugare su una sedia vicina, poi si tolse la sua e la gettò per terra, si sfilò i pantaloni della tuta e gli slip.
Mi accarezzò, con la mano rossa e anche con l’altra, mi sbottonò i jeans e facemmo l’amore, in una maniera che fu diversa da tutte le altre, da quelle che erano venute prima e da quelle che vennero dopo.
Ce l’ho ancora quella maglietta. Lei la firmò, quella sera. Volle che la tenessi io.
È qui, nelle mie mani, saltata fuori dall’ennesimo trasloco della mia vita. Probabilmente oggi varrebbe bei soldi, a volerla vendere; lei ha fatto parecchio successo, da allora.
Solo non è più molto bianca, tende un po’ al giallo e il segno rosso della sua mano è secco e leggermente scrostato.
Forse per il tempo passato. O forse perché il mio cuore quella sera, mentre le dicevo ti amo, batteva così forte che il colore non si stese uniformemente.
Non lo so, mi piacerebbe pensare che sia la seconda, ma sarebbe una scelta completamente arbitraria, che non ho diritto di fare.
Posso solo contemplare quest’opera d’arte e ricordare quel momento, unico nella mia vita, e quel ti amo pronunciato in una maniera diversa da ogni altro.
A pensarci bene, guardando gli scatoloni qui intorno e questa casa che lascio, forse l’unico autentico della mia vita.

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2 commenti »

  1. Ambientazione suggestiva, e interessantissimo il personaggio femminile di lei!

  2. Molto intenso, Andrea. Sofferto e intimo.
    Mi è piaciuto.

    Mi interesserebbe avere un tuo parere del mio racconto, quando hai tempo.

    Ciao!
    Marco

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