Premio Racconti nella Rete 2013 “Ritorniamo bambini per crescere!” di Eliseo Pezzi
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2013Il mio “Ritorniamo bambini per crescere” si è trasformato in“Convinzione”,quando sono arrivato alla concezione della massima: <<Ogni affermazione si autocontraddice>>.
Se <<Ogni affermazione si autocontraddice>> la stessa affermazione: <<Ogni affermazione si autocontraddice>> si <<Autocontraddice>>, e pertanto diventa un concetto che da il giusto valore ad ogni Affermazione, diventando un -Concetto Perfetto- In quanto si annulla nello stesso momento che lo si afferma. Provare per credere.
Applicando questa “Massima”, nel rivedere le proprie assimilazioni, e convinzioni, si può arrivare a dare la giusta interpretazione alle scritture che i nostri antenati ci hanno tramandato. Nell’evoluzione l’uomo è passato attraverso la -creazione- di stregoni, idoli e divinità di ogni genere cui ognuno si sottometteva, tanto da rendere impossibile formare coscienza di fare parte “Gli uni degli altri” in quanto ognuno cercava solo di prevaricare l’altro.
Ad un certo punto dell’evoluzione, e raggiunta capacità dell’uso della “Ragione”, l’umanità arriva alla necessità di dovere abbandonare tutte le divinità. Ma per poterlo comunicare e coinvolgere non vi era alternativa che dare vita ad una nuova corrente di pensiero, attraverso la “Creazione di un Dio Potentissimo”, in grado di sopraffare ed annullare tutte le divinità fino allora in uso, ed auto-annullarsi attraverso la morte di croce del Figlio dell’uomo. Ma per essere divulgata ed accettata questa nuova divinità, si doveva usare l’unico sistema fatto per la divulgazione e l’imposizione di tutte le Divinità, Idoli o Stregoni.
Tutto questo viene descritto dai nostri antenati sotto forma di metafore, in modo che fosse capito e seguito dai contemporanei, ma contenesse un Messaggio che man mano si rivelasse alle generazioni future. Questa è la loro esigenza è di darvi risposta della propria esistenza, chi sono e dove siano diretti. Avendo conoscenza di essersi evoluti, per un lungo periodo allo stesso modo degli animali, in possesso del solo istinto, descrivono la creazione di Adamo, senza capacità di discernere il bene dal male. Descrivono pertanto tutto questo periodo evolutivo, come impregnati dalla “Morte del peccato”, considerando l’uomo non colpevole delle proprie azioni, come non lo sono gli animali sottomessi all’istinto primordiale. Questo periodo è descritto come se Dio ci facesse da tutore, e ne fosse responsabile.
Attraverso alla Legge di Dio, il “Decalogo” formano coscienza di essere parte gli uni degli altri, sviluppando capacità dell’uso della “Ragione”. Venendo in possesso del “Frutto della conoscenza”, consegnato da Eva, fanno morire Adamo che da evoluzione alla generazione del “Uomo materiale”. Allo stesso modo anche il Messia, designato a consegnarci il “Frutto della Vita”, morisse, per dare evoluzione al ”Uomo di Spirito”. Questo compito viene assolto da Gesù Cristo, che incarna lo Spirito Divino. Con la Sua Morte, fa morire tutta l’umanità, ed attraverso la Sua Risurrezione la fa Risuscitare in una “Nuova Creazione” a Nuova Vita, in “Vita eterna”. Pertanto da circa due mila anni, stiamo vivendo la “Vita Eterna”, ricevuta per “Eredità” e non per -Merito-, il che significa che era comunque parte della nostra evoluzione.
Il concetto espresso dai nostri antenati, pertanto è molto semplice, e del tutto coerente alla “Legge di Natura”. Avendo formato coscienza della nostra esistenza, e raggiunto l’uso della “Ragione”, né diventiamo protagonisti e responsabili del proprio operato. Nessuno penserebbe ora che la materia abbia bisogno di essere guidata dal creatore, e perché dovrebbe esserlo l’uomo, unico in possesso dell’uso della “Ragione”. I nostri antenati non possono che “Essersi Creati” divinità e idoli per sopperire al periodo evolutivo in cui eravamo sottomessi all’istinto. Ma ora non possiamo che rispondere alla nostra “Ragione” che ci viene dalla “Legge di Natura”, che guida tutta la materia. E dovremmo affermare: “Di tutto ciò che è a conoscenza l’Uomo, non può che essere frutto della Ragione”.
La “Legge di natura” impone che per la sopravvivenza del più forte si alimenti del più debole, condizione che abbiamo condiviso per milioni di anni, come gli animali. Ma raggiunto l’uso della “Ragione” ed essendoci sempre più allontanati dell’istinto, solo per l’uomo, la “Legge di Natura” si ribalta, ed impone che per la sopravvivenza del più forte, debba salvaguardare il più debole. Che non può che essere la “Regola d’Oro” a cui sono approdati tutte le Istituzioni Religiose più importanti, compreso la corrente di pensiero che porta a Gesù Cristo. Non abbiamo altra strada che cercare di coinvolgerci, nel modo indicato dai nostri antenati, attraverso le parole del Cristo, nell’unico Suo comandamento: <<Amatevi gli uni gli altri, come Io ho Amato voi>>.
È questa la semplice conclusione ricevuta dai nostri antenati. Anche se necessiti del tempo per essere assimilata nel senso attribuito dai nostri antenati. Alla fine non abbiamo alternativa che: Ritornare bambini per Crescere”! In quanto ciò che abbiamo ricevuto sono concetti semplici comprensibili solo a persone semplici come lo erano i nostri antenati.
Non ci è chiesto altro per la nostra esistenza, che l’attenzione ai nostri simili, che è possibile se ci si costruisce stima e dignità in sé stessi, perché sia promulgata agli altri. Quale altra attrattiva di vita, è possibile se non quella di viverla per i propri cari, per i propri simili. Purtroppo la vita ce la complichiamo da soli, nel prevaricarci, nel cercare di sfruttare gli altri, anziché approfittarne per la crescita e maturità.
Non ci è chiesto il gesto del Cristo, ma la semplice adesione al Suo Messaggio di coinvolgersi. Non vi è altro nell’insegnamento dai nostri antenati.
Se Dio fosse in grado solo di modificare la crescita di un filo d’erba, o il profumo di un fiore, nessuno di noi avrebbe alcuna responsabilità del proprio operato, e saremmo come gli animali, che non hanno coscienza di ciò che fanno. Proprio perché è richiesto di impegnarci che ne potremmo anche gustarne i frutti ed appagati della nostra esistenza. Chiedere l’intervento a Dio, è chiedere di essere simili agli animali, come lo eravamo nell’Eden, descritto dai nostri avi, senza alcuna responsabilità delle proprie scelte, assoggettati ancora e sempre all’istinto. Che vita sarebbe quella di comportarci come animali, visto che abbiamo abbandonato questa condizione centinaia di migliaia di anni fa.
Se vogliamo essere protagonisti, se vogliamo contare qualcosa, non abbiamo altro modo che farci carico delle responsabilità dei nostri simili, aiutandoci alla crescita e maturità, che può avvenire solo nel coinvolgimento. Come del resto detta la “Legge di Natura”, dove la sopravvivenza non può che avvenire attraverso il rapporto di due persone, perché si sviluppi capacità alla convivenza.
Ora la parola dovrebbe passare agli esegeti, ai biblisti, agli storici, che dovranno modificare il loro convinzioni ed interpretazioni, anziché cercarvi sempre giustificazioni alle divinità confondendosi e confondendo sempre più, allontanandosi dalle intenzioni impresse dai nostri antenati, e dalla realtà. Valutare le scritture non più considerandole: <<Parola di Dio>>, ma <<Parola dell’Uomo>>, frutto della loro ricerca ed applicazione della “Ragione”, in quanto unico essere pensante, ed in grado di darvi testimonianza di sé, di ciò che lo circonda e solo ai propri simili. A nessuno serve la testimonianza della nostra esistenza, ne a Dio, ne all’universo.
Dovranno spiegare sopratutto il percorso evolutivo, dove nel -vecchio testamento- Dio da “Materia allo Spirito” che sottomette l’uomo impregnato dell’istinto animale, definito dai nostri avi ”Peccato”. Mentre nel -nuovo testamento-, è l’uomo mondato dal peccato a dare lo Spirito alla Materia, sottomettendo lo Spirito, in quanto Dio Padre, Gesù Cristo e lo Spirito Santo, è in tutti noi, sottomessi alla nostra stessa “Ragione”. Tutti noi siamo stati trasformati in divinità, elevati “Figli di Dio”. Del cambiamento avvenuto nell’uomo, per effetto dell’incarnarsi dello Spirito di Dio, ne da testimonianza solo Paolo di Tarso, che interpreta attraverso le Sue lettere, tutto il percorso dal vecchio al nuovo testamento, in una prospettiva che ancora non siamo in grado di assimilare, per nostra cecità, imbecillità ed incapacità di ritornare “Bambini per Crescere”.
Basterebbe cercare di capire quanto afferma nella lettera agli Ebrei, dove sostiene che la “Fede” era richiesta ai nostri antenati vissuti prima di Cristo, Capit. 11, versetto. 1: <<LA FEDE È FONDAMENTO DELLE COSE CHE SI SPERANO E PROVA DELLE COSE CHE NON SI VEDONO>>. A chi, e a cosa dovremmo noi, uomini dopo Cristo avere “Fede”, se ciò che era “Fondamento delle cose che speravano”, e che “Non si vedevano”, si è incarnato nell’Uomo, ED È DENTRO OGNUNO DI NOI !
Vostra nullità, l’analfabeta Oscar esile