Premio Racconti nella Rete 2013 “Estranea quotidianità” di Mariella Robertazzi
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2013Pisa, 09/09/2010
Ospedale Reparto Endocrinologia.
Apro la borsa, prendo la moleskine e la penna, tolgo il tappo.
Vorrei scrivere di me, di lui, di non più noi ma le porte dell’ascensore si aprono sulla sala d’aspetto e arrivate voi.
«Ciao amore».
«Ciao».
«Ci vediamo stasera».
«Non vengo fin lì, mi dà fastidio la luce».
«No, non venire, rimani lì».
Lei pigiama a fiori e vestaglia, occhi che sembrano venir fuori dalle orbite; lui pantaloni a vita alta e spessi occhiali dalla vecchia montatura. Sguardi complementari di una naturalezza antica, perduta.
Aspetto che mi chiamino per quei controlli. In realtà, sono in attesa di un suo farsi vivo.
E più la vostra perfetta sintonia si impadronisce della sala, come energia irresistibile che relega con forza tutti gli altri al perimetro della stanza, più avverto inesorabile e doloroso il principio del distacco, della distanza che ha deciso di frapporre tra noi.
«Dove lo metto il sugo?».
«Nella pentola grossa…ma non in quella più grande…lì va l’acqua per la pasta».
«Poi l’olio e poi il tonno?».
«L’olio, poi l’aglio e poi dopo non molto, quando sfrigola, il tonno».
«E il sale nell’acqua?».
«Quando bolle».
«Mi sento perso…non sono buono a fare le cose ovvie…».
«é semplicissimo, amore».
«Sì ma il sugo? Mi manchi, Anna…».
Vi trattengo con gli occhi. Con la mia penna blu fatico a starvi dietro. A riempire le righe del mio taccuino con il vostro legame.
«Dai, adesso vai…».
«Si vado».
«è tardi e devi cucinare».
«ma la pasta poi?».
«La scoli e la salti con il sugo».
E continuate a dirvi tutto, l’uno di fronte all’altro stringendovi le mani. Noncuranti di chi vi circonda… mi sembra così inspiegabilmente inverosimile, così come specularmente mi appare lapalissiana la mia situazione.
Vi avvicinate, vi scambiate un bacio.
«ciao amore, a stasera».
«si».
«Mariella, vieni…Andrea è arrivato».
Distolgo lo sguardo da voi e scrivo le ultime righe, metto il tappo sulla penna, chiudo la moleskine, sistemo tutto in borsa. Mi alzo e seguo chi mi fa strada. E mentre cammino per il corridoio, respirando l’odore dell’ospedale vi ringrazio per avermi costipata al perimetro della sala d’aspetto con il vostro amore.
Quanta vita che scorre in questi luoghi, quanta ne hai saputo tratteggiare tu, dialoghi esigui ma densi, rinvii intrinsechi, bagagli ineliminabili, bel testo, che mi ha ricordato i primo Vittorini
auguri M