Premio Racconti nella Rete 2013 “La lunga notte” di Franco Ausili
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2013Marco tornò a casa al tramonto passeggiando e si fermò a rimirare
la campagna circostante. Rielaborava mentalmente il colloquio
tenuto in mattinata con lo psicologo. Ripensava ancora al lettino
dove aveva aperto la sua mente a tenaglie altrui rivelando anche i
segreti più intimi e reconditi. Si fermò a rimirare il tramonto e
le sfumature di speranza. Ogni tonalità di rosa rappresentava un
singolo sogno… da sempre nel cassetto. Fissò quelle tonalità in
modo continuativo finché quelle immagini divennero confuse,
nebbiose. Si risvegliò dal torpore e ritornò a casa passeggiando
lentamente, quasi impaurito che la sua dimora potesse rappresentare
un luogo di “contenzione” foriero di paure, presagi ed incertezze.
Arrivato a casa consumò un pasto frugale. Scrisse alcuni appunti
sulla giornata appena trascorsa accompagnato dalla musica in
sottofondo. Poi cominciò a riflettere in profondità e ripensò alle
parole dello specialista: “ Marco,prima di coricarti, osserva la
Luna,le stelle e rielabora i fatti della giornata positivi ( con
valutazione da ( 1 a 9 ) e negativi ( con valutazione da -1 a -9 ).
Traccia una linea ( 1 corrisponde ad un centimetro ed a 10 gradi
d’inclinazione ) per ogni valutazione. I positivi vanno a destra ed
i negativi a sinistra. Dovrà essere rispettato l’ordine degli eventi
in modo scrupoloso. Ovviamente alla fine di ogni linea ne diparte
un’altra.” Marco credeva pienamente alle capacità del professore,
che lo aveva già aiutato moralmente dopo la perdita della donna
amata. Successivamente al licenziamento. Marco era stato assunto
da una nuova azienda. Ma gli effetti psicologici passati
continuavano a martellare la sua mente. Tuttavia, grazie al
professore ed al nuovo lavoro, il suo turbamento si andava ad
arricchire di stelle.
Durante il giorno sorrideva più spesso e stava ritornando ad essere
la persona di un tempo, piena d’allegria ed affabile con tutti.
Era una notte di Luna piena e Marco rifletteva su tutti gli aspetti
della giornata. Tracciò le linee come previsto ed ottenne una sorta
di albero e dedicò il giorno trascorso alla natura. Poi pensò. “Ma
quale natura! L’uomo inquina il mondo intorno scaricando i
rifiuti senza ritegno e lo distrugge devastandolo con la guerra.
Se l’uomo riflettesse immaginando il mondo come un cristallo da
non scheggiare o ad una sorgente di montagna e soprattutto si
commovesse ad ogni offesa alla natura come fa al pianto del
figlio, la natura sarebbe l’espressione di una neonata sorridente.
Ma l’uomo accarezza l’ambiente con ascia e polvere da sparo !
Dopo l’incontro mattiniero con lo psicologo andò contro un’auto
in pieno centro assumendosi la colpa condizionato dal terribile
comportamento da energumeno dell’altro conducente. Seguì la
telefonata della banca dove gli intimavano il pagamento
immediato dell’ultima rata del mutuo. Una giornata nera, dove la
felicità si era liquefatta in bile ed i nembi rappresentavano
incredibilmente la speranza. Si domandava attonito e
terrorizzato: ”Questa notte sarà acqua di sorgente o fogna!”
La sua mente intrisa di paure, incertezze e sicurezze dissolte nel
nulla costituiva un letto ostile nei confronti del fiume cristallino
e puro atteso da tantissimo tempo. Si sentiva come nel deserto
alla ricerca dell’acqua quando pensava ad un futuro roseo mentre
le problematiche erano insidiosissime ed impietose spine.
Preparò una tisana per allentare la tensione accumulata durante la
giornata dopo aver assaggiato i biscotti al miele regalati dalla
nonna Clara, indimenticabile ed insostituibile.
Si sedette su un’antica poltrona con la struttura in legno massello
tanto cara alla bisnonna Assunta da tempo defunta.
Si rilassò lentamente senza addormentarsi. La stanchezza lo
strinse a se lentamente ed un fantasma all’improvviso gli
apparve. Era il signore truculento dell’incidente stradale.
Marco esplose:”Cosa vuole da me! No,non si preoccupi Marco.
Mi dispiace per la discussione odierna…non riuscivo a rendermi
conto dell’accaduto. Mi sono comportato come un despota.
Ero uscito da casa nero furente dopo un litigio con mia moglie…
Marco, lei capisce ovviamente. La mia compagna mi aveva ferito
moralmente dopo avermi affibbiato epiteti inaccettabili ed offensivi
come fallito, insoddisfacente nella sfera sessuale..un’umiliazione
devastante per al quale un uomo resta ammutolito e precipita in un
burrone senza fine.Vede Marco, avevo creato una bella attività in
pochi anni lavorando sodo e privandomi dei divertimenti.
Mia moglie ha cominciato a pretendere una vita agiata,consumi
di alto livello, gioielli, vacanze ai Caraibi.
Accondiscendendo alle sue richieste sono terminato come in un
vortice squilibrando lentamente il bilancio aziendale.
Oggi, sfibrato, logorato dai debiti non riesco più nemmeno ad
amare una donna. Ma devo reagire e rialzarmi…al più presto!
Vede Marco, lei è una brava persona. Le regalo 10000 euro.
Meglio a lei che a quella squallida di mia moglie…e lui scomparve,
ma i soldi restarono sul tavolo. Ero avvolto da una nebbia
artificiale. Quella scena, un misto tra realtà e fantasia, mi aveva
rassicurato e turbato al contempo. Quell’uomo così duro ed
irriverente si era trasformato in un gentile e filantropico signore!
Pensai ad un’opera del Signore e poi… guardai la bella bottiglia di
whisky. No, non avevo bevuto. Cominciai a girare a cerchio la
camera alla ricerca della realtà…toccai la libreria, appoggiai la
mano sulla scrivania con circospezione, stupore e paura.
Continuavo a toccarmi le braccia convinto di essere ancora nel
mondo dei sogni quasi che attendessi l’inizio del secondo atto.
Ma non mi trovavo a teatro, non c’era un pubblico. Ero in
compagnia di un’ansia vestita di paure alla moda ed affettuosa,
che dolcemente mi abbracciava e baciava lasciandomi sul viso il
rossetto del dubbio. Ricominciai a camminare nella stanza stravolto
dal sonno, ma impaurito solo all’idea di coricarmi.
Gli occhi stanchi erano un ricettacolo di immagini confuse e
“mosche”, le gambe potevano essere munte di acido lattico con
tutti i cerchi disegnati nella stanza. Sembrava che avessi corso
per tanti chilometri. Invece…cerchi di stupore, paura e dubbi !
Era notte fonda, eppure la mia mente si stava risvegliando dopo
aver ricaricato le pile. Una luce nuova per muovermi tra le
trappole ed i misteri. Comunque dopo l’episodio del signore con
i soldi vedevo la nebbia stratificarsi ( come nei punti a valle di
primo mattino ). Quell’uomo così duro e pesante con me la
mattina e trasformatosi in filantropo di notte rappresentava la
collina baciata dal sole tramutata temporaneamente in isola dal
mare nebbioso sottostante e circostante. Speravo nell’arrivo di
altre isole al fine di creare un arcipelago ricco di felicità ed
ottimismo nella speranza che la nebbia divenisse la coperta
capace d’imprigionare il passato per sempre. Ma dopo l’iniziale
e bene augurante chiarore, la mia mente venne colorata da una
pennellata di buio. Ricominciarono i miei “cerchi” nella
stanza…ma all’improvviso squillò il telefono…mia madre!
“Mia madre ! Non mi chiama mai… nemmeno durante il giorno!
Lei, donna dai mille interessi lavorativi,sportivi e culturali.
A cinquantacinque anni sembrava una trentenne. Vedova da
circa un lustro dopo il terribile e mortale incidente stradale
occorso a mio padre, aveva cesellato una nuova vita.
Durante la mattinata lavorava presso uno studio notarile, breve
spuntino a pranzo…un’ora di palestra e poi di nuovo dal notaio.
Incontri culturali, qualche cena con le amiche più care di sera dopo
il lavoro. Ma lei..non aveva riempito il vuoto profondo lasciato
dalla morte terribile del marito. Il numero telefonico di mia madre
continuava a lampeggiare mentre non riuscivo a trovare la forza per
rispondere. Con un colpo di reni mentale alzai la cornetta e
risposi.Ma…lei aveva già riattaccato. Forse voleva farmi solo
sentire la sua presenza? Era una sorta d’invito indiretto ad andarla
a trovare? Provai a richiamarla…nulla! Si era riaddormentata
sicuramente.Non riuscivo a tranquillizzarmi, perché chiamarmi in
piena notte? Mi distesi nuovamente sul letto e sognai il Signore,
che annunciò una visita a breve di qualcuno senza dirmi chi.
Mi svegliai repentinamente ed impaurito. Presi un foglio e tracciai
nuove righe secondo il criterio enunciato dal professore.
Le vicende notturne produssero una sorta di croce.
All’improvviso l’uscio fu attraversato da una luce…l’ectoplasma di
mia madre, splendida e radiosa come non mai, con le sue vene
tramutate da lei… in fontane di sangue.