Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2013 “Confessioni” di Francesca Albanella

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2013

Carlo sedeva sul bordo sinistro del divano con la schiena inclinata leggermente in avanti, i gomiti che bucavano il pantalone di lino all’altezza delle cosce. Fissava, senza vederlo, il led rosso del televisore rimasto acceso.  Estrasse per l’ennesima volta il cellulare dalla tasca destra dei pantaloni. Il display era spento, nessun messaggio. Lo lanciò sull’altro lato del divano. Inspirò profondamente, si alzò e si diresse verso il balcone. Quando aprì la porta-finestra il suo sguardo incrociò quello dell’uomo con le bretelle del palazzo di fronte. L’uomo fumava come suo solito il sigaro ed espirava lunghe boccate nella sua direzione. Carlo rimase qualche secondo a fissarlo, poi rientrò.

Talvolta lo aveva visto girare nudo per casa; se n’era accorto perché le finestre della cucina erano prive di tende. Carlo aveva scorto il profilo dell’uomo senza bretelle, mentre si grattava la pancia prominente.

“Forse è meglio provare a buttar giù qualcosa” si disse. Prese il cellulare rimasto incastrato tra due cuscini e andò nello studio.

Aveva lasciato il pc acceso, in attesa della giusta ispirazione. Gli sembrava che il tempo non fosse mai sufficiente, o il momento propizio, per scrivere un racconto degno di essere letto dinanzi ai colleghi del corso di scrittura creativa. Ma soprattutto temeva l’impietoso giudizio del suo sarcastico docente.

Sedette, posò le dieci dita sulla tastiera e lasciò che le parole affiorassero naturalmente.

 

Nadia aprì la porta ed abbracciò calorosamente la sua amica. “Finalmente ti vedo!” esclamò. “Sei tu che ti fai desiderare, non torni mai!” la rimbrottò l’amica. “Spostiamoci in camera, mia sorella e mia madre sono alle prese con sformati e crostate, qui è un disastro“.

Nadia ormai dormiva da sua sorella quando rientrava nell’isola. L’appartamento dei genitori al piano inferiore era sempre in disordine e pieno di gatti che vagavano per casa. Nel bagno si trovava un cardellino che, al riparo dagli appetiti felini, soggiornava in una lussuosa gabbia e lei non aveva assolutamente voglia di trascorrere i pochi giorni di ferie che si concedeva immersa nella fattoria degli animali.

Nadia si distese sul divano letto che le aveva preparato la sorella, l’amica la raggiunse senza esitazione.

Allora raccontami del cuoco Aurelio!” chiese sorridente Nadia. Le donne stavano sdraiate su un fianco, le loro gambe si sfioravano, i loro sguardi si cercavano.

“Lo stronzo non si è fatto sentire!” rispose acida l’amica “lo sapevo che non dovevo fare sesso con lui la prima sera” aggiunse. Nadia posò la mano destra sul fianco dell’amica, poi la lasciò scivolare oltre. La pelle di lei era morbida come seta; sentì la sua schiena inarcarsi un poco sotto il tocco delle dita.

“Non prendertela!” rispose Nadia “Lo sai che il suo ristorante è tra i più rinomati della costa, di certo è molto impegnato”.

L’amica non rispose ed a sua volta iniziò a sfiorarle teneramente il viso con entrambe le mani.

 “Sei così bella” disse. Nadia le prese le mani e le baciò, poi la strinse più vicina a se’.

“Tu invece? Novità dalla terraferma?” chiese l’amica con dolcezza.

“Sì…” sospirò Nadia. “sono incinta… sono tornata proprio per dirlo ai miei, però lo volevo dire prima a te…” L’amica la interruppe bruscamente “non dirmi che ti sei fatta mettere incinta da quell’imbranato!”

“Giacomo mi ama, ed è un bravo ragazzo… non ne incontrerò più uno così…”

“E soprattutto tu volevi un figlio” tagliò corto l’altra.

Nadia sapeva che l’amica non avrebbe mai capito la sua relazione con Giacomo, un ingegnere qualunque, timido e riservato e neanche particolarmente fantasioso a letto; ma lei era stanca, aveva bisogno di sicurezze, di stabilità, di progettualità. Tutto ciò che Giacomo poteva darle. Qualche mese prima aveva preso il coraggio a due mani e le aveva fatto una goffa dichiarazione, di quelle all’antica, proprio come lui.

La donna non se l’era sentita di rifiutare il suo amore. Dopo l’ennesima storia andata a monte, si ritrovava a 41 anni ancora sola e con l’orologio biologico che ineluttabilmente le urlava che il tempo della maternità era quasi esaurito. Con sua grande sorpresa, dopo soli 5 mesi di sesso senza mai un orgasmo, era rimasta incinta.

Nadia fissò intensamente l’amica e schiuse le labbra….

 

Il cellulare vibrò fastidiosamente sul piano della scrivania. Carlo lesse il messaggio. “potrei essere da te tra 5 minuti, se ci sei”. “cazzo lo sai benissimo che ci sono” disse a voce alta. Ma scrisse “ti aspetto”. Alzò lo sguardo sullo schermo del pc, esitò un istante, poi battezzò il file “CONFESSIONI” e lo salvò senza rileggerlo.

Carlo tornò a guardare fuori, ma non aprì la porta-finestra. Scostò solamente la tenda. L’uomo con le bretelle era ancora affacciato al balcone, dopo pochi secondi rientrò. Quella casa era speculare alla sua, quindi Carlo sapeva esattamente dove si trovava l’uomo; talvolta lo scorgeva mangiare con la moglie e i due figli.

Ora l’uomo con le bretelle si muoveva rapidamente da una stanza all’altra, poi riapparve sul balcone, rigido, quasi fosse sull’attenti. Infilò in bocca il suo sigaro e rimase ad assaporarlo con gli occhi socchiusi.

Proprio allora Carlo sentì due lunghi squilli di campanello, premuto con insistenza dalle dita affusolate a lui ben note. Si voltò e si diresse piano verso la porta. Indugiò a guardare nello spioncino, pur sapendo chi avrebbe scorto al di là della soglia. Aprì. La donna entrò con passo veloce in casa; i capelli, solitamente raccolti in un elegante chignon, erano sciolti e le davano un’aria sgraziata. “Quanto ci hai messo ad aprire!” lo rimproverò. “Ero in bagno” mentì Carlo.

La donna vide la luce accesa nello studio e chiese senza interesse: “ti ho disturbato?” “ma no, tentavo di scrivere un racconto….” “Non ne posso veramente più di lui” continuò lei, senza aspettare che finisse la frase. Camminava nervosamente avanti e indietro. “Questa volta è veramente finita te l’assicuro, prendo le mie cose e vengo da te” “da me??” chiese lui perplesso. “beh sì…” aggiunse lei. “dove vuoi che vada del resto..”

“Credi davvero che sia una buona idea?” chiese Carlo.

La donna si girò e lo guardò con irritazione. “Ma allora mi vuoi o no? Vuoi che mi liberi ed ora che io mi sento pronta a…diciamo… cambiar vita… tu ti tiri indietro così!!”

“Io non mi voglio tirare indietro di certo, lo sai bene, sono tre anni che aspetto che tu ti decida!”.

 “Ecco vedi, quel momento è arrivato, la decisione è presa, non posso più stare con quel pazzo, non è più possibile”.

“Certo, certo” convenne Carlo, “allora cosa fai, vieni via così o vai a prendere le tue cose?”.

La donna parve riflettere qualche secondo poi rispose: ” Giusto, porto via almeno il cambio, il resto lo prenderò nei prossimi giorni, quando lui non sarà in casa”.

“Ok” rispose Carlo “ok, ok” annuì lei “Senti ci vado adesso così non ci pensiamo più” aggiunse con tono ancora concitato.

 “Ok” ripeté di nuovo Carlo. “Apri subito però, appena suono” disse la donna e uscì.

Carlo rimase fermo davanti alla porta chiusa, quasi fosse ipnotizzato. Gli tornarono in mente Nadia e l’amica. L’amica…. “L’amica non ha un nome”, osservò tra sé. “E Nadia, cosa farà ora Nadia? Ha schiuso le labbra per rispondere, oppure le è venuta una gran voglia di baciarla? Ci penserò dopo”, decise.

Lentamente si avvicinò al balcone. Scostò bene la tenda in modo da poter osservare l’appartamento di fronte. Vide l’uomo con le bretelle tornare dentro. Andava incontro a sua moglie. Lei invece sembrava non lo degnasse di grande considerazione perché si diresse subito in cucina.

Ora lo spettacolo era nitido davanti ai suoi occhi. La donna preparava con rapidi gesti nervosi la cena, l’uomo con le bretelle urlava e agitava le braccia. Ad un tratto, spuntarono davanti alla porta della cucina i bambini e corsero incontro alla madre.

L’uomo parve calmarsi. La donna scaldò del latte che i bimbi bevvero molto rapidamente. Carlo la vide baciare i suoi figli, poi loro scomparvero nel corridoio.

L’uomo con le bretelle si avvicinò alla moglie, la spinse, la schiaffeggiò. La donna corse in camera da letto, ora con le tende era più difficile scorgerla. La vide allungare le braccia sopra la testa, tirare giù dall’armadio qualcosa che sembrava una valigia. L’uomo con le bretelle la raggiunse.

Carlo non riusciva a decifrare i gesti di quelle sagome indistinte dietro le tende tirate.

Poi vide le due ombre avvicinarsi fino a diventare una sola. Carlo sentì il battito del suo cuore accelerare.

Improvvisamente la luce si spense.

Con le mani tremanti, Carlo accostò bene la tenda e tornò nel suo studio.

 

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16 commenti »

  1. È un racconto molto ben scritto, che fa pensare. Alla prima lettura l’argomento è trasgressivo: la relazione extraconiugale, l’uomo che gira nudo per casa, lo spiarsi reciproco da un balcone all’altro, l’intimità delle confidenze fra amiche, che forse preludono ad un’intimità ancora maggiore. ..
    Riflettendoci il messaggio è morale, quasi “cattolico”: a partire dal titolo, “confessioni”, il file viene “battezzato” e “salvato”. Nadia, non più giovanissima vuole comunque adempiere al precetto biblico “crescete e moltiplicatevi”. L’altra donna, pur in procinto di andarsene prepara la cena, e alla fine, sembra di capire, non se ne andrà più.
    La pulsione materna, il quieto vivere, il sacro vincolo del matrimonio trionfano sull’amore e sul peccato, che però sotto traccia cova: una donna – e anche un uomo – può rinunciare indefinitamente al piacere?

  2. Tristezza e speranza in un unico racconto. Complimenti

  3. Vite al bivio, forse in attesa di decisioni che altri devono prendere e che non sono mai quelle sperate. E allora si fa i conti con l’età che avanza e quei pochi punti fermi da portare a compimento. E allora la vita offre strade alternative. Il bravo ragazzo con cui non hai un orgasmo, il rapporto con l’amica che forse può diventare qualcosa di più di una semplice amicizia. Ma hanno il sapore di una rinuncia, almeno per il momento. Solo il tempo lo potrà dire..

    Cosa mi piace: in poche righe sembra celarsi un mondo

    Cosa mi piace meno: qualche descrizione non apparentemente funzionale al racconto e la poca enfasi riguardo a un evento che sembra essere l’obiettivo di Nadia, tanto da farlo passare in secondo ordine.

    al prossimo racconto!!

  4. Una storia avvincente, che in poche righe racconta uno scorcio di ‘vita quotidiana’ dei giorni nostri.

  5. Il racconto è scritto egregiamente e fa trasparire alla perfezione lo spessore dei personaggi. Il messaggio è duro, disilluso, ci mette di fronte alla crudezza della verità: per quanto ci aggrappiamo alla speranza che per noi sia riservato un destino felice, e che le cose possano sempre cambiare in meglio, dobbiamo sempre fare in conti con la realtà, che spesse volte è tutto fuorchè benevola.

  6. La lettura è stata scorrevole e piacevole.
    Mi piace come sono stati descritti i valori con i quali la nostra generazione è cresciuta, l’amicizia, la famiglia, la maternità, la speranza di non perderli definitivamente come ormai, temo stia succedendo. Interessante e intrigante la descrizione dell’uomo con le bretelle.
    Ben scritto.

  7. In pochissime righe si intravede la vita di 6 personaggi, ognuno embrionalmente ben caratterizzato, che vivono dentro le percezioni dell’unico sguardo del protagonista , che sottintende lo scrittore reale, e che a sua volte si trasforma nel lettore stesso. Brava.

  8. Vi ringrazio per i commenti lusinghieri! Sì è vero, come dice Ornella, che c’è tristezza e speranza. La tristezza, che ben descrive Paola A., deriva dalla crudezza della verità. Carlo sa, dentro di sè, cosa accadrà nella casa dell’uomo con le bretelle. Ma pur sapendolo, non si nega la speranza di un futuro con chi ha atteso per tre anni.
    Di certo però, non c’è nessun messaggio “cattolico” in quanto scrivo, anche se è interessante che Giulieo l’abbia trovato. Talvolta, il racconto sembra prendere vita al di là di noi e scorre (a volte bene, Grazie Alessandra!) fino a inerpicarsi in sentieri che lo stesso autore, non immaginava di percorrere sino ad un istante prima.
    Ecco che allora, il racconto nel racconto, attrae forse ancor di più, perché più intimo, perché contiene delle CONFESSIONI, che devono essere prima sussurate quasi a se stessi prima di essere rivelate. Mdc (al cubo, posso?!?) mi scrive che mi sarei dovuta soffermare più sulla maternità di Nadia.. ma a lei non è stato dato il tempo di rispondere purtroppo. Quel maledetto cellulare ha vibrato un secondo prima del previsto, e Carlo non ha potuto farci sapere cos’avrebbe detto, o fatto.. Nadia. Mi sarebbe utile sapere quali dettagli ritieni apparentemente non funzionali al racconto, potresti darmi qualche specifica?
    Io l’ho scritto, questo racconto, ma devo ringraziare chi ne è stato l’ispiratore, facendomi depositaria delle sue confessioni… ma soprattutto, il mio editor che mi ha supportato aiutandomi a far sì che questa creatura prendesse finalmente vita.

  9. Brava Francesca, ben fatto.
    Una scrittura scorrevole ed essenziale,
    per me familiare, è lo stile che preferisco.
    A presto.M

  10. Brava…una fotografia, fedele ed incisiva, di una umanità, soprattutto femminile, alla ricerca di un equilibrio, difficile da raggiungere, in assenza di una reale consapevolezza di se stessi e in presenza di forti condizionamenti culturali. Nadia, l’amica e la moglie infedele, un comune denominatore: la trasgressione, latente o conclamata, sintomo di insoddisfazione oppure prova inconfutabile, che non siamo come ci raccontiamo a noi stessi e agli altri? E che dire delle tre figure maschili? Sicuramente secondarie, di sfondo, paesaggio umano su cui le donne camminano con le loro certe incertezze. E che dire della maternità, in fieri di Nadia e masticata della moglie infedele, rifugio, per l’una e per l’altra, necessario a dare un significato alle loro esistenze e alle scelte fatte, ma non sufficientemente esaustivo a farle sentire felici e soddisfatte. Complimenti ancora…

  11. A me ha colpito il disincanto dello scrittore. Quel suo vivere la vita nascosto le tende, sbirciando il mondo senza affrontarlo, in attesa di decisioni altrui e in balìa della sua ignavia e della sua pigrizia… Refrattario a sporcarsi le mani, ma sempre pronto a scrivere degli altri per non parlare di o con sé stesso. Bel racconto, Francesca. Davvero. Attendiamo con curiosità cosa faranno le labbra socchiuse dell’amica di Nadia…

  12. Ho corretto il testo:
    A me ha colpito il disincanto dello scrittore. Quel suo vivere la vita nascosto dietro le tende, sbirciando il mondo senza affrontarlo, in attesa di decisioni altrui e in balìa della sua ignavia e della sua pigrizia… Refrattario a sporcarsi le mani, ma sempre pronto a scrivere degli altri per non parlare di o con sé stesso. Bel racconto, Francesca. Davvero. Attendiamo con curiosità cosa faranno le labbra socchiuse dell’amica di Nadia…

  13. Relativamente ai dettagli “non funzionali” direi la descrizione del cardellino e della lussuosa gabbia..poi il “solitamente raccolti in un elegante chignon” ed infine “latte che i bimbi bevvero molto rapidamente”. Ma non è tanto una questione del “funzionale”, è che amo le descrizioni scarne e minimaliste. E’ anche per questo che il racconto si legge bene, proprio per il fatto di essere sufficientemente minimalista.
    Rimango dell’opinione che la gravidanza è annunciata in tono dimesso e questo, a mio avviso, stride un po’. D’altra parte la descrizione che fai di Giacomo lo rende una figura deprimente e Nadia difende debolmente la sua scelta agli occhi dell’amica. Gli “zero orgasmi” hanno il sopravvento sulla capacità di Giacomo di darle sicurezze, stabilità e progettualità.
    A me rimane questo eterno dilemma tra l’accettazione della realtà (con il tempo che passa) e l’infinita attesa di ciò che si sogna. Con il rischio di godere poco di quello che ci donano la vita e l’amore degli altri.

  14. Grazie Maurizio! Io ho adorato il tuo racconto, denso di poesia. Ricevere un tuo complimento mi fa estremamente piacere.

  15. Sogno o realtà. E’ più facile sprofondare nel sogno trasgressivo di Nadia e l’amica, o piuttosto continuare a duellare, anche se solo con lo sguardo, con l’uomo con le bretelle? Carlo non si interroga su questo. Si limita a scostare la tenda e, di rado, ad affrontare il suo rivale nel balcone. E’ vero, preferisce rimanere nel suo disincanto. Anche lui, come Nadia, opta forse per la via più comoda. Accontentarsi. Ma si può vivere di surrogati di sentimenti? Il racconto non ha la presunzione di dare risposte in tal senso. Prova ad aprire degli squarci, a creare immagini.
    Nadia non ha bisogno di difendere la sua scelta. Perché è soltanto sua. Non ha cercato consensi prima di iniziare la relazione, non ne cerca nell’istante in cui confida la sua gravidanza all’amica. E’ un’emozione solo sua, talmente intima e profonda che è solo accennata, quasi sussurrata. Non ha bisogno di difese agguerrite. La potenza della vita che sente crescere dentro di lei le da una forza tale da non indurla a desiderare nessun consenso, seppur proveniente dalla sua “adorata” amica.
    L’essenzialità era l’obiettivo, riconosco in alcuni passaggi che l’intento di ottenere la PULIZIA di scrittura Carveriana è mancato. Ma il cardellino è stato una nota autobiografica di “colore” a cui non ho saputo rinunciare!

  16. Complimenti Francesca. Un bellissimo racconto, scritto molto bene. Mi ha particolarmente colpito la figura di Carlo. Brava!

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