Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2013 “Due amici” di Emilio Petrucci

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2013

Verso le quattro e mezzo del pomeriggio, Carlo si trova al bar vicino l’ippodromo. Come al solito sorseggia un’aranciata, aspettando l’ora giusta per andare al circolo del tennis. Come ogni venerdi alle cinque lo aspetta la partita settimanale con il suo amico Luca. E’ così da oltre un anno, da quando cioè sono diventati pressochè inseparabili. Dopo una settimana di studi, architettura lui economia e commercio l’altro, una bella sudata in un campo da tennis è proprio l’ideale, per iniziare alla grande il week end. Entrambi hanno preso la decisione di non studiare sabato e domenica e, con rare eccezioni, hanno sempre mantenuto questa abitudine. Uno di quei casi in cui non l’hanno rispettata, si è verificato all’inizio dell’anno, quando Carlo ha dovuto studiare per quindici giorni consecutivi, c’era un esame tremendo da superare. Sono due studenti modello, riescono ad imparare facilmente le nozioni scritte sui libri, sono veramente eruditi. Questo si nota immediatamente quando discutono con i loro coetanei, il loro linguaggio è altamente forbito e sono maestri nella retorica. Qualche volta tendono ad esagerare, diventando alquanto ampollosi, vengono redarguiti per questo ma loro non ci fanno caso, si sentono spesso al di sopra degli altri. Questa loro convinzione è suffragata dagli ottimi risultati conseguiti all’università.

Le loro partite a tennis sono sempre estremamente equilibrate, combattute fino all’ultimo punto, chi perde paga la pizza del sabato sera e questa volta  toccherà a Carlo. “Hai sempre il solito culo, due nastri a favore nei due game decisivi, porca puttana”, Carlo recrimina quando vince, figurarsi oggi che ha perso. “La verità è che ho più fiato di te caro mio, e poi non mi arrendo mai”, replica con entusiasmo Luca. Dopo la doccia i due si lasciano per darsi appuntamento come sempre per le nove al bar.

Durante la cena con le rispettive famiglie, i genitori cercano sempre di non mostrare l’orgoglio per i loro figli, però discorrendo dei problemi degli altri, conosciuti nelle conversazioni dalla parrucchiera o in ufficio, risulta impossibile nasconderlo. Dopo le consuete raccomandazioni sui pericoli dell’alcool e delle droghe, i due ragazzi si ritirano in camera per prepararsi. Poco dopo escono per incontrarsi al solito bar e, dopo aver trangugiato un bourbon, iniziano a discutere per scegliere il film da visionare quel venerdi. I ragazzi sono molto attenti alle indicazioni pubblicitarie e alle critiche sulle riviste specializzate. Non hanno gusti particolari per un genere anzichè un altro, e quando non ci sono pellicole già famose ancora prima di uscire, procedono con gli incontri ad eliminazione diretta. Proprio così; come nelle coppe europee di calcio, cominciando con i quarti di finale fino ad arrivare al film vincitore. Nei periodi di vacche magre possono partire direttamente dalle semifinali; quella sera non sussistono problemi, perchè è d’obbligo vedere il film fresco vincitore della mostra di Berlino. “Non capisco perchè fanno vincere tutti questi noiosi film asiatici. Ma è possibile non ci sia nessuno in europa che possa trionfare a Berlino?”. Questa domanda di Carlo è immediatamente criticata dal suo amico Luca; “Mi meraviglio, sei un ragazzo intelligente ma a volte ti incarti perchè non ragioni abbastanza. Gli asiatici, e cioè giapponesi, cinesi e indiani, stanno primeggiando in tutti i campi, vuoi che non succeda anche nel cinema? Hanno mezzi incredibili, stanno per superare anche gli americani”.

All’uscita del cinema quella notte, i due amici non riescono a trovare un solo aspetto interessante del film. “Sono di un’altra cultura, indubbiamente si colgono molti aspetti interessanti, ma li vedo lontani da noi. Comunque, come ti dicevo stasera, daranno filo da torcere anche agli americani”. Carlo,  non potendo replicare a questa affermazione di Luca, si limita ad una alzata di spalle per poi aggiungere: “Si hai ragione, comunque tra pochi anni riusciremo a capire di più i loro usi e costumi, e perciò anche i loro film ci saranno familiari”. Dopo il cinema, al venerdi è ormai tradizione consolidata una birra al pub.  Appena trovato posto in fondo alla sala, Carlo inizia a osservare le ragazze carine e sole che gli stanno intorno. “Le due bionde là sotto il palco sono notevoli, ma come diavolo facciamo a conoscerle con questo frastuono?”. L’unico motivo per cui Luca può irritarsi, in compagnia del suo amico, è a causa della musica rock. Ogni volta infatti che Carlo ha di queste uscite, Luca si vede costretto a replicare come in questo caso,”Nessuna musica ha unito e reso partecipi milioni di persone come il rock. Sono più di cinquant’anni che succede questo e te lo chiami frastuono?”. “Già, mi dimentico sempre che ti incazzi subito, però come facciamo a socializzare in questa situazione?”, replica Carlo. Il sorriso che spontaneamente nasce sul volto di Luca in questi momenti,  impedisce al suo amico di insistere, e arrossendo un poco per l’imbarazzo si getta sulla birra per allentare la tensione.

Rispettando il solito rituale, verso le tre i due amici escono dal locale per un buon sonno ristoratore. Dopo l’appuntamento fissato per il primo pomeriggio al medesimo bar si lasciano per il ritorno a casa. Prima di addormentarsi, ripensando al film visto, Carlo si scopre a riflettere che qualche volta loro due, possono anche definirlo brutto un film, senza che questo possa essere considerato un peccato mortale.

Il sabato Carlo ha l’abitudine di svegliarsi non prima delle undici, Luca invece alle nove è già in piedi per la sua ora abbondante di footing. Luca tiene molto al suo fisico; nel senso che il suo aspetto risulterebbe penalizzato anche da un leggero aumento del peso,  questo per lui è un pensiero insopportabile. Carlo invece non ama molto durare fatica per mantenersi in perfetta forma.  Anche a tavola non è attento e scrupoloso come il suo amico, che infatti non perde occasione per redarguirlo. Il pranzo del sabato, con le rispettive famiglie schierate al gran completo, è l’occasione dove tutti i membri elencano fatti, commenti, giudizi, pettegolezzi e quant’altro, in relazione alle vicende della settimana appena trascorsa. Questa specie di tradizione non piace ai due amici, ma in fin dei conti c’è da sopportare un’ora e mezza il sabato, e a volte gli aneddoti narrati possono risultare  anche piacevoli. Dopo una bevuta nel loro bar, i due amici si dirigono verso il locale dove scommettere sulle partite di calcio. Per abitudine puntano su cinque partite, tre di serie B e due di A, non si cimentano con i campionati stranieri perchè non conoscono in maniera approfondita quelle realtà. Durante la settimana sono impegnati  con lo studio, pertanto non hanno tempo per coltivare altre cose. Quella sera Carlo, dovendo pagare la cena per entrambi, ha il compito di scegliere il locale dove il pasto viene sempre consumato abbastanza in fretta. Le coppie considerano la cena del sabato sera quasi l’evento più importante della settimana, infatti si alzano da tavola molto tardi per tornare a casa molto presto. Invece per i single è un evento insignificante, prima di scaraventarsi sul palcoscenico del sabato sera, che li vedrà protagonisti nel consueto disco-pub, fortunatamente in questa città ne esistono di parecchio carini. Carlo preferisce frequentare “quel” pub  perchè la musica funge quasi da sottofondo, e questo facilita la conversazione. Il copione prevede un superalcolico per rompere il ghiaccio ed ammorbidire i sensi, mentre si dà un’occhiata intorno. “Quelle due dobbiamo assolutamente conoscerle”, quasi sussurra Carlo all’orecchio del suo amico che, essendo il più attraente dei due, è quello che spontaneamente prende in mano la situazione, quando c’è da assumere l’iniziativa con qualche ragazza. Carlo non si reputa un timido, soltanto che non avendo particolare ascendente sulle donne, di conseguenza non ha sviluppato quell’intraprendenza che nasce dalla consapevolezza di piacere all’altro sesso. La timidezza è dovuta al non sentirsi a proprio agio in determinate situazioni. Nell’adolescenza e prima giovinezza  è determinata quasi esclusivamente dal rapporto con l’altro sesso, e soprattutto per gli uomini può arrivare a condizionarlo tutta la vita. Carlo corre sicuramente questo rischio.

“Possiamo farvi compagnia sedendoci con voi?”, esordisce con la medesima naturalezza di sempre Luca, davanti al tavolo delle due ragazze. Le identiche frasi d’approccio banali , hanno un diverso impatto secondo l’aspetto di chi le pronuncia. Una delle ragazze risponde subito, “Ok, come volete” e i suoi occhi dimostrano immediatamente curiosità e interesse. Durante la conversazione è come sempre Luca il fulcro attorno al quale ruotano anche le frasi di Carlo. Carlo solitamente impiega una decina di minuti, per agganciare il suo vagone al treno dell’amico, dopo lo segue perfettamente sincronizzato con i suoi tempi, dimostrando senz’altro un notevole affiatamento. In queste situazioni si crea subito un naturale connubio, nel caso specifico Luca sta portando avanti il vivace monologo di ogni sabato rivolto a Marina, che ogni tanto interrompe il flusso con frasi pertinenti e anche divertenti. Luca è molto loquace questa sera, anche perchè il suo amico sta instaurando un buon dialogo con Francesca e non è necessario, come altre volte, il suo intervento per scalare la marcia quando il motore scende di giri. Nel loro girovagare sui vari argomenti sostano per parecchio tempo a discutere della situazione politica mondiale. “Obama sta dimostrando vero coraggio, speriamo che continui”, afferma Marina trovando Luca concorde ma meno solenne, “Non vorrei facesse come tanti, che davanti agli ostacoli hanno ridimensionato le loro intenzioni”. Ci pensa poi Carlo a riportare i discorsi nella giusta dimensione del sabato notte, commentando un filmato che scorre sul video sopra di loro; “Certo che Paris Hilton deve avere un cervello come un pollaio”. A questo punto Francesca si lancia in una filippica contro questi viziati figli di papà che non meritano un cazzo. “Bisognerebbe farli campare tre anni a mille euro al mese, vedrai che avrebbero meno stronzate per la testa”. Dopo questa riflessione a voce alta di Carlo, le due ragazze decidono di andare in bagno, suscitando l’ilarità di Luca. “Con quella tua uscita l’hai stimolate parecchio vecchio mio”, “Forse ho sbagliato davvero” replica pensieroso Carlo, “Ma dai, non si può scherzare con te, stiamo passando proprio una bella serata, non trovi?” ” Si”, risponde Carlo subito sollevato, proseguendo con ironia; “Sono veramente a mio agio e poi sono entrambe molto carine, scegli pure quella che vuoi, per me va bene comunque. “Senti, senti com’è gasato il nostro Carlo, ecco che tornano, continuiamo così che andiamo bene”. Il ritorno delle ragazze porta subito una doccia fredda per i due; “Ragazzi, sono quasi le due e mezza, noi andiamo a casa perchè domani studiamo tutto il giorno”. Guardando l’orologio Luca si lascia scappare un “Cazzo!” di sorpresa “Sono tre ore che parliamo e mi sembrano cinque minuti”. Dopo i soliti convenevoli per rivedersi durante la settimana, le ragazze si allontanano promettendo di partecipare alla partita del venerdi successivo. “Prima non possiamo ma veniamo volentieri venerdi per giocare”. Durante lo scambio dei soliti bacetti di prammatica, Carlo ha l’occasione per apprezzare il profumo di Francesca; “Veramente buono, buono e discreto, penso che rispecchi la sua personalità”, confida appena soli all’amico. “Ecco il nostro Freud”, è la risposta di Luca che, a differenza di Carlo, non elabora nessun parallelismo su queste cose. Dopo un’altra mezzora passata a cazzeggiare su vari argomenti, i due amici decidono di scendere dal palcoscenico per ritirarsi dietro le quinte. Dopo aver riaccompagnato a casa l’amico, Luca, guidando molto lentamente, prende la strada di casa scoprendosi stranamente insoddisfatto della sua serata. Eppure anche stasera è stato brillante e autorevole come sempre; ma nonostante questo un leggero malessere lo pervade, lo segue anche a casa e soprattutto prima di addormentarsi si fa sempre più insistente. La causa è la domanda che si dimena nel suo cervello da parecchi minuti: mi va a genio tutto questo? Restando nell’incertezza che impedisce di rispondere, riesce a tranquillizzarsi pensando al suo principale obiettivo, la laurea. Ci sarà tempo dopo per i dubbi e gli eventuali problemi esistenziali.

La prassi ormai consolidata per la domenica mattina vuole Carlo a letto fino a mezzogiorno. Luca invece, con un’ora di ritardo rispetto al sabato, sta in mezzo alla strada per l’altra ora di corsa settimanale. Il pranzo domenicale non segue il cerimoniale del sabato, i genitori infatti si mostrano indulgenti,  non pretendono lo schieramento militaresco del giorno prima. “Lasciamoli alle ore piccole almeno il sabato, poveri figlioli”, cinguettano le loro madri quando si trovano al supermercato o dall’estetista. Carlo pranza quasi sempre da solo, con la mente già rivolta al lunedi con il ritorno alle giornate dedicate allo studio. Quasi ogni domenica sua sorella, di appena dieci anni, comincia ad importunarlo con le domande tipiche dei bambini: “Quando la trovi  la fidanzata?”, oppure “Dove sei stato ieri sera?”. Carlo risponde sempre con un tono scocciato e sua sorella capisce di non dover insistere. Il ragazzo, forse a causa della bambina, detesta i marmocchi perché insistono sempre con i loro quesiti insulsi.

Nel primo pomeriggio lui e Carlo si ritrovano nel  solito bar, ritrovo di molti ragazzi della loro età. Luca anche questa domenica non può fare a meno di sbeffeggiare bonariamente Carlo, a causa del suo aspetto alquanto assonnato; “Anche stamani levataccia eh?”, inizia con il consueto sarcasmo. I due ragazzi non hanno mai avuto screzi rilevanti, solo qualche piccolo superfluo litigio dovuto alla tendenza tipica di Luca, di scherzare sulla pigrizia di Carlo. Sono però solo nubi passeggere nel loro cielo sempre sereno, tanto da suscitare autentica invidia negli altri ragazzi. “Figurati se la domenica mi sto a rompere i coglioni alzandomi presto. Ma lo sai a che ora mi sono addormentato stanotte?”, “Alla mia stessa ora, eppure alle nove ero già in piedi, io…….”   Stava ribadendo Luca, subito interrotto dall’amico, “Io la Domenica devo dormire, anche per l’accumulo di tutta la settimana. Te fai quello che vuoi ma, come ti ho già detto altre volte, non pensare di convincermi”. I ragazzi sono talmente in sintonia che sanno perfettamente quando non è il caso di continuare, evitando così  discussioni, e Luca capisce che questa è una di quelle situazioni. Dopo una bevuta insieme, quasi a ribadire la loro ferrea intesa, Carlo passa nella saletta di sopra per la consueta partitella a poker, mentre Luca da buon istrione comincia a pavoneggiarsi in mezzo al folto gruppo di ragazze. La sua preferita è sempre Gianna, con cui  ha spesso incontri ravvicinati del solito tipo, soprattutto perché contemplandolo con i suoi occhi sognanti, soddisfa la sua continua volontà di dominio, manifestata di continuo con le donne. “Com’è andata la settimana lavorativa?” ; basta questa frase buttata là per accendere subito la ragazza, “Solite rotture con il direttore ma siamo di resistenza oramai”. “Ti offro un gelato se vuoi, però andiamo alla gelateria dietro la piazza”, continua sapendo che Gianna lo seguirebbe anche su Marte. Essendo Carlo occupato con le sue carte, Luca può tranquillamente ammazzare il tempo dedicandosi al suo hobby preferito,  per lui infatti le donne sono solo un piacevole diversivo. Come per molti ragazzi della sua età, è fondamentale la consapevolezza di piacere, il senso di onnipotenza che uno prova nel sentirsi ammirato dalle ragazze. Anche se non tutte lo venerano come Gianna, è sempre splendido percepire l’ammirazione suscitata, ad esempio quando balla e gli sguardi si adagiano sopra di lui. Appena finito il gelato Luca e Gianna escono dal locale continuando a chiacchierare del più e del meno, il ragazzo sarebbe anche tentato di chiederle di appartarsi un attimo, ma poi rinuncia. Luca non ha mai amato le “sveltine”, e poi ama la sua immagine; i contenuti passano in secondo piano.

Al ritorno nel bar il suo amico Carlo è raggiante di felicità per due motivi: il primo è che la sua Juventus ha vinto in trasferta, ed il secondo riguarda la sua affermazione al poker. “Ho vinto ben trenta euro, quando avrò un lavoro al tavolo stroncherò tutti”. Luca non ha mai amato questa predisposizione del suo amico per il gioco d’azzardo. Il ragazzo ama troppo i soldi per concepire di rischiarli con il gioco, solo al casinò potrebbe buttare il denaro sul tavolo verde; denaro chiaramente in eccesso. Inoltre accanto a lui dovrebbe esserci una gran donna, allora potrebbe anche andare bene. “Vai campione, e adesso cosa facciamo?”, chiede Luca. “Restiamo ancora qui, che ne dici? Io ho giocato per più di tre ore, vorrei scambiare quattro chiacchere e sapere qualcosa sulla mia Juve”. Dopo la condivisione  Marco intavola una accesa discussione sul campionato di calcio; sugli arbitri sempre dalla parte dei potenti, sui soldi che contano sempre di più, sulla politica che condiziona anche lo sport eccetera eccetera. L’identico dibattito da bar che ogni domenica va in onda da vari decenni in tutta Italia. Luca si diverte sempre con queste scene, ed ogni volta pensa che l’amicizia con Carlo esiste e resiste grazie ad un miracolo, che ha permesso di saldare questo legame tra due persone molto diverse, un rapporto diventato vera simbiosi.

Dopo aver osservato alcune partite di biliardo, tanto per passare il tempo visto che non conosce neppure le regole, Luca riesce a trascinare via il suo amico con enorme fatica. “Io vado a casa e stasera non ho voglia di uscire” dice appena fuori dal locale. Carlo, temendo di averlo contrariato, si preoccupa un poco, “Scusami se ti ho fatto aspettare ma sai il calcio mi prende sempre molto”, “Ma non dire cazzate, anzi mi divertite molto, e poi ho guardato giocare a biliardo, bisogna che provi anch’io perchè intuisco che è un gran gioco”. “Fantastico” sorride Carlo “Inizio anch’io così faremo dei gran match, ti ci vedo a quel gioco lì, te lo dissi anche tempo fa”, aggiunge convinto. “Allora Luchino ci vediamo domani sera, potremo già cominciare a prendere in mano la stecca”, “Se finisco di studiare nel pomeriggio, molto volentieri”, “Ricordiamoci che venerdi prossimo a giocare siamo in quattro”, ricorda Carlo. “E chi se lo dimentica. Ti accompagno?”, “No vado a piedi, allora a domani”, “Ok, ah volevo dirti una cosa Carlo. Pensavo che il prossimo fine settimana potremmo fare qualcosa di diverso, ad esempio un giro al mare, che ne dici?” prova a proporre Luca. “Hai detto bene, potremmo….” replica Marco a voce bassa, abbottonandosi la giacca prima di incamminarsi nella fresca sera primaverile.

 

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