Premio Racconti nella Rete 2013 “L’ufficio postale” di Elena Bini
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2013Non dimenticherà mai il modo in cui si conobbero.
Era all’ ufficio postale, doveva pagare la rata universitaria e come sempre si era trovata all’ultimo secondo.
Appena entrata si era resa conto che la gente che aveva visto fuori aveva come “ spostato” la fila dall’interno della piccola saletta al suo esterno, per evitare di morire soffocata.
Al bancone una sola impiegata che doveva occuparsi di ogni tipo di pagamento o servizio, il che spiegava il suo numero 96 che, nella sua testa, salutava con un fazzolettino bianco il 51 scritto sul monitor, esattamente sopra ai riccioli rossi dell’impiegata che sfogliava ansimante un grosso libro giallo canarino. Dal suo sguardo sembrava non si trattasse di qualcosa riguardante l’ambito lavorativo, si sarebbe aspettato più un trattato su “come uccidere i clienti” e tutti gli eventuali cliché da utilizzare come prova dinnocenza….. che so.. ”No, veramente, non sono stata io! Il bancone è accidentalmente caduto in avanti e solo per caso contemporaneamente l’enorme e pesantissimo lampadario è cascato dal soffitto!”. Una cosa del genere, insomma.
E così la mente di Eleonora volò tanto lontano dal pensiero di dover aspettare un tempo pressoché interminabile per pagare la maledettissima rata, che arrivando a ridere da sola al pensiero del catastrofico incidente che avrebbe potuto coinvolgere proprio l’uomo baffuto e attempato cui apparteneva il numero 51.
Da un sorriso Eleonora passò a una sonora risata, che risuonò decisa e stridente in tutta la stanza, fortunatamente pressoché vuota.
La signorina al bancone la guardò e lei, con la mimica facciale, le comunicò la sua pena e la comprensione nei suoi confronti.
“ Come le ho già detto, io non posso farci niente se lei non ha la marca da bollo. La compri e poi torni.”
Lo disse in maniera chiara, questa volta, quasi risentita, cosicché l’uomo abbassò la sua cresta da gallo impertinente e bofonchiando qualcosa dincomprensibile, ma sicuramente poco carino, si avviò verso l’uscita.
La Rossa si guardò un attimo intorno: l’unica signora che era nella minuscola stanza era un’anziana e dolce vecchietta che le aveva chiesto gentilmente, appena entrata, di farle la cortesia di chiamarla personalmente quando fosse arrivato il suo numero, il 63, perché “sa, con landare degli anni gli occhiali non bastano più ed io quell’arnese agli orecchi non lo voglio proprio mettere, mi fa venire il torcicollo e ho anche problemi di cervicale..”.Pensò che la signora non avrebbe fatto nessun caso se lei avesse servito qualcuno di cui non era arrivato ancora il turno.
Quindi senza farsi troppi scrupoli fece cenno a Eleonora di avvicinarsi al bancone, non avendo ancora aggiornato il numero sul display luminoso.
“ Scusami per la risata di prima, mi ero fatta un filmino nella mente e non sono riuscita a trattenermi…”
“Scherzi? E da stamani alle otto e trenta che sono qui, sto cercando di fare il più velocemente possibile, visto che manca il mio collega, ma le persone sembra non vogliano capire cosa vuol dire ritrovarsi a fare il lavoro per due… comunque scusa, non voglio trattenerti, cosa hai da fare?”
“Pagare la rata universitaria, ho già i soldi precisi ed il modulo compilato.”
“La donna dei sogni.. super organizzata! Beato il fidanzato.”
Eleonora alzò lo sguardo incontrando quello dellaltra, fu strano.. il filo che li legava assieme non era il comune filo che si trova durante una conversazione occasionale; il tono era quello di una domanda, più che di unaffermazione, quasi avesse voluto chiederle se fosse fidanzata, se le piacessero gli uomini o ..
“O la fidanzata” riprese lei “..a seconda dei tuoi gusti”.
Eleonora, silenziosa, continuò incessantemente a guardarla. Aveva gli occhi marroni, grandi, puliti, sensuali. Non riusciva e smettere di fissarli e con quello sguardo, appeso lì a mezzaria, era come se stessero facendo lamore:
Step 1: via le scarpe “No…Esageri…”
Step 2: via il collant “Ci provo ad essere organizzata, ma non lo sono poi così tanto…”
Step 3: via il vestito “Per esempio mi sembrava di essermi ricordata tutto ed invece mi manca il codice fiscale…”
Step 4: lei si avvicina e le prende i fianchi: – “sei sicura? Mi sembrava di aver visto un post-it giallo o qualcosa di simile.”
Step 5: le accarezza le gambe: “no, quello era un numero di telefono, non centra niente…”
Step 6: le due labbra si avvicinano “Vabbè, dai, tanto chiudo a mezzogiorno e mezzo per pausa pranzo, fino alle quattordici; mangio qualcosa al bar qui accanto, quindi se vuoi lo lasci a me e poi finisco io la pratica, come ho detto sono sola, il collega non cè.”
Step 7: si baciano “Pranziamo insieme? Tanto devo mangiare presto anche io, che poi devo prendere il treno per andare allUniversità”.
Step 8: mentre si baciano sentono la scossa “Va bene, volentieri, ti aspetto alle dodici e trenta.”
Eleonora trema, esce e, non volendo, sbatte la porta.
Virginia, la Rossa, scosta la sedia e si affaccia al bancone: “Ecco il post-it giallo, altro che numero di telefono.” Sorride come se lavesse già saputo, come se in realtà non volesse saperlo per poter forse ringraziare il destino. Chiude per qualche attimo gli occhi, poi, riaprendoli, preme con un colpo secco un piccolo pulsante: “52!”.