Premio Racconti per Corti 2013 “L’ultimo scatto” di Marco Spallone
Categoria: Premio Racconti per Corti 2013Mentre si dirige alla diga, Mauro fa molti scatti del paesaggio fiabesco intorno al lago di Vagli, specchio d’acqua che più che riflettere, sembra “trattenere” tutta la bellezza circostante.
Una guida del posto lo acompagna per mostrargli gli scorci più suggestivi da immortalare per la rivista per cui lavora. Mauro si allontana dalla guida in cerca di un punto d’osservazione privilegiato e, mentre prepara l’ennesimo scatto, nel display della macchina vede una giovane donna scalza, dai tratti gentili. Quando si accorge di lui, lei fa un gran sorriso e si mette in posa. Mauro fa alcuni scatti ma, inspiegabilmente, sul display la donna non appare. Così imbraccia la sua analogica e fissa la bellezza eterea della giovane in uno scatto, l’ultimo del rullino.
Poi la voce della guida lo distrae e quando torna a guardarla, è sparita.
Mentre tornano in auto, la guida gli parla della fama del lago, dovuta alla presenza di Fabbriche di Careggine, un villaggio di fabbri ferrai che nel 47 era stato sommerso dai settanta metri d’acqua del bacino artificiale.
Mauro vuole sviluppare la foto e l’uomo si offre di portare il rullino da un amico fotografo. Lui dovrebbe partire il giorno stesso ma è disposto a trattenersi per avere quella foto!
Nel pomeriggio visita il museo del paese. Tra le altre foto d’epoca, c’è quella di una coppia di giovani: la ragazza somiglia molto a quella vista al lago.
La sera mentre mangia in un’ osteria, vede di nuovo la donna oltre la vetrata del locale. Lei si ferma alcuni istanti, sorride e passa oltre. Lui si precipita fuori e la segue lungo il corso. Quando la raggiunge però la sua espressione è mutata, triste. Gli mostra un ciondolo in ferro battuto con la forma di un cuore a metà. A sorprendere di più Mauro è il fatto che gli parla come se lo conoscesse da sempre. Prima di andarsene lei gli da appuntamento per il giorno dopo. Mauro resta sveglio per ore a pensare a quell’incontro e quando si addormenta sogna di camminare per le vie del villaggio sommerso: incontra la donna ma in quel momento una forza lo tira in superficie e si sveglia prima di riemergere.
Il giorno dopo si sente bene, come rinvigorito, rinato. Camminando per il paese ha la sensazione che tutto sia conosciuto, familiare. In una vetrina vede un ciondolo simile a quello della donna e lo compra.
Mentre aspetta il ritorno della guida, fa una ricerca sull’identità della donna della foto del museo e scopre che il ragazzo era morto in un incidente in fabbrica poco prima delle loro nozze. Lei aveva deciso di raggiungerlo, così, il giorno dell’evacuazione del villaggio, si era nascosta nell’opificio dove lui lavorava e aveva atteso l’inondazione.
La sera, all’appuntamento, la donna non c’è. Mauro amareggiato e pressato dalle chiamate del capo, lascia un biglietto per la guida e riparte. Percorre pochi chilometri ma giunto al confine del paese è costretto a fermarsi. Una forza sconosciuta e dirompente prende il controllo su di lui: deve tornare indietro!
Nello stesso momento, nel paese vicino, la guida vede la foto scattata da Mauro: alle spalle della donna però, non c’è più il lago bensì il borgo com’era negli anni 40.
Mauro arriva al lago, lei è lì ad aspettarlo. Lui le porge il ciondolo: non è più intero adesso ma a metà, quella che manca a lei. I due si prendono per mano e si immergono sino a sparire sotto lo specchio d’acqua cristallina.
La guida, guardando la foto, non riesce a credere ai suoi occhi: di fianco alla donna c’è anche il ragazzo che ora ha le sembianze di Mauro.
Mi dispiace rilevarlo, ma le analogie con il racconto “Umberto Colombari” sono eccessive!