Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2013 “Tamara, la bestia e la bella” di Kaius Ikejezie

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2013

“Tamara, dove sei? Vieni per favore.”

“Arrivo signora.”

“Ci sei già! Più veloce della luce, come sempre; comunque, vorrei confidarmi con te. Posso?”

“Volentieri signora, non posso certo dire di no alla mia datrice di lavoro.”

“Ti ringrazio per la tua disponibilità, ma mi devi giurare che non dirai niente a nessuno, perché si tratta di una cosa molto delicata. Per quanto riguarda questo tuo continuo insistere a darmi del ‘Lei’ e di vedere le cose attraverso lo schema del servo-padrone, mi arrendo.”

“Meno male che lei si è arresa, così potremmo continuare sulle nostre posizioni senza alcun disturbo. Ora le giuro sui miei figli che non farò uscire il gatto dal sacco.”

“Grazie di cuore. In ogni caso, si tratta di mio mari…”

“Suo marito! Che c’entro io? Si rivolga a lui per qualsiasi domanda, non a me. Non ho mai…”

“Basta! Santo Cristo, mi puoi lasciar finire il concetto? Nessuno ti sta accusando.”

“Ah si? Mi scusi allora. Comunque, sappia che ho la coscienza a posto.”

Excusatio non petita accusatio manifesta. Se mi permetti, ti voglio chiedere un aiuto. E’ da tre anni che mio marito in camera da letto non fa più il suo dovere nei miei confronti, cioè, non abbiamo più ra…”

“Le chiedo scusa, ma mi mette l’ansia se non mi dice subito in che modo la possa aiutare.”

“In poche parole, ho sentito dire che voi in Africa avete delle erbe potentissime. Vorrei pagarti il biglietto e le spese di viaggio per andare a procurarmi la giusta medicina. Mio marito mi vuole lasciare. Dove trovo un altro fedele come una vergine? Sono dispera…”

Vedendo la signora piangere, anche Tamara si mise a piangere, entrambe per motivi diversi. La prima, perché il suo matrimonio era a rischio, la seconda, invece, dapprima per compassione, e poi per senso di colpa. Quest’ultima urlava in maniera così pietosa che Annamaria smise di piangere per consolarla.

Tamara aveva pianto, ma pensava anche di prendere il posto della signora.

E’ difficile immaginare come lei si sarebbe comportata se avesse conosciuto il significato della frase latina pronunciata da Annamaria, che voleva dire: “Ti sei autoaccusata e parli di coscienza.”

E’ anche impossibile pensare a come la signora avrebbe reagito alla notizia che la causa, della impotenza del marito, fosse stata proprio Tamara. La domestica era alle loro dipendenze da tre anni, ed erano quasi tre anni che la padrona di casa era, non volutamente, a digiuno del marito.

Dal momento in cui Tamara era entrata nella casa di Annamaria e Nando, quest’ultimo era diventato un’altra persona. La presenza della donna sembrava di aver modificato la sua natura: da uomo sobrio era diventato uno che aveva assunto comportamenti mondani.

Con il suo sguardo seguiva incessantemente Tamara, evitando di farsi scorgere da quello di

Annamaria. Dagli apprezzamenti visivi era passato a quelli accompagnati dal linguaggio del corpo e delle espressioni.

Le sue parole sarebbero andate bene per una Miss Italia, non per una donna che con la bellezza aveva poco da spartire. Per questo motivo Tamara fissava Nando negli occhi per capire se la stesse prendendo in giro, convinta di non essere quella bellezza che incantava il suo adulatore.

Dopo una lunga osservazione non scoprì niente nelle espressioni facciali di Nando che potesse suggerirle quello che sospettava. L’uomo sembrava sincero e questo la confondeva.

Tamara era una donna di media altezza così come Annamaria. L’unica caratteristica tipicamente africana di lei era il suo fondoschiena, per il resto era comune a tutte le altre razze.

Nonostante la forte attrazione, Tamara continuava a credere che l’infatuazione di Nando fosse stata momentanea. Sperava che, vivendo nella stessa casa, l’uomo si sarebbe accorto dell’abbondante ciccia disposta qui e là, del volto perennemente stanco, ecc.

Purtroppo, non fu così perché con il passare del tempo nella testa di Nando si insinuava sempre di più l’attrazione per questa donna. Tamara, a questo punto, per sottrarsi a questa attenzione morbosa aveva cominciato ad attuare diverse strategie. Lei aveva dovuto dire di essere madre di nove figli e nonna di quindici nipoti, ma per Nando sarebbe stata la realizzazione di un sogno trovarsi a capo di tale famiglia.

“Sono curiosa di sapere cosa direbbero i tuoi amici!,” sbottò Tamara all’indirizzo di Nando.

E lui rispose: “Chi se ne frega della loro povera opinione. Potrebbe trattarsi anche di invidia.”

Quando lei gli chiese di indovinare la sua età, lui rispose che il suo corpo era quello di una venticinquenne aggiungendo che non gli interessava sapere altro.

Mentre Tamara continuava nella sua tattica, Nando stava seguendo le diversi fasi del suo piano, già passato dalla fase degli sguardi passionali a quella dall’apprezzamento espressivo, ora era entrato nella fase dei regali.

I primi regali che lui aveva fatto a Tamara erano stati rifiutati. Tamara non aveva voluto accettare niente perché immaginava la situazione compromettente in cui si sarebbe cacciata. Lui, invece, insisteva facendole credere che in Italia era proibito rifiutare regali.

A questa affermazione, Tamara rispose con un aforisma, improvvisato all’istante ma fatto passare per un detto del suo popolo: “I regali degli uomini alle donne, sono una trappola mascherata tanto quanto un debito, … non a fondo perduto.”

Per spazzare via i dubbi di Tamara, Nando aveva dovuto giurare che non avrebbe chiesto niente in cambio. E con questa garanzia lei aveva iniziato ad accettare i regali, gioielli, profumi e vestiti.

Quando colmò il desiderio di doni materiali, lei passò a quelli immateriali, facendo capire a Nando che avrebbe preferito del denaro.

E per estorcere più soldi possibili, incominciò ad inventare racconti densi di drammi. Nei suoi racconti ogni brutta cosa che succedeva in Africa aveva terribili ripercussioni sulla sua famiglia, situazioni che richiedevano denaro per rimettere le cose a posto.

Nel frattempo tutte le avances di Nando venivano respinte. Lei era rimasta fedele al suo proposito, mentre lui si trovava già nella fase dell’azione, avendo dato più di quanto fosse necessario, per meritare un’adeguata ricompensa. Ma Tamara non voleva saperne.

La storia di questa donna era curiosa. Tamara venne sposata da una donna che aveva perso il suo marito in un incidente stradale. Essendo stata senza figli a causa della sua infertilità, questa donna aveva sposato Tamara, per fare quei figli che avrebbero portato avanti il cognome del suo defunto marito.

In virtù di ciò, è facile pensare che Tamara, che avrebbe avuto i suoi figli da diversi uomini, non si sarebbe trovata in difficoltà a cedere alle richieste di Nando, ma comunque era rimasta inamovibile nel suo no.

Nando, continuando a ricevere rifiuti ed avendo giocato tutte le carte a sua disposizione, arrivò al punto di chiudere Tamara in una stanza e violentarla. Al termine della violenza lui scoppiò in lacrime, chiedendole scusa, indicando come motivo del suo gesto, la sua debolezza. Tamara aveva accettato le  scuse e da quel momento aveva iniziato a provare qualcosa.

Vedendo questo segnale, Nando non esitò a parlare di matrimonio. Infatti andò alla questura a chiedere, in caso di matrimonio, informazioni riguardo il trasferimento in Italia di tutti i familiari di Tamara. Era proprio in quel momento che Annamaria aveva chiamato la domestica in suo aiuto.

Ora le due donne, dopo essersi sfogate con il pianto, stavano parlando delle erbe. Tamara rassicurava Annamaria circa la loro efficacia con queste parole: “Signora, deve sapere che da noi le erbe parlano, ascoltano, e agiscono anche da lontano. Il suo problema è finito nel momento in cui  ha avuto il coraggio di confidarsi. L’erba che si prenderà cura di suo marito, si chiama nella nostra lingua, “proiettile”, a causa del suo impatto, senza considerare la capacità che ha di trasformare l’uomo in un  proiettile. Con questa medicina lei avrà bisogno di un’altra donna per tenere calmo suo marito .”

“Se è così forte allora mi darai una mano. Non sono gelosa.” Con queste parole insidiose, Annamaria voleva scoprire qualche carta.

Tamara, dimostrando di non essere caduta nell’inganno, rispose, “Signora, uno fedele come una vergine non può essere per due donne.”

Subito Annamaria si girò e guardandola negli occhi le disse: “I nostri occhi vedono davanti e non dietro, e in base a questo facciamo delle affermazioni. Ti conviene iniziare a fare le valigie.”

Così, una domenica Tamara era partita, il giorno successivo all’arrivo, si era messa all’opera, andando dai più famosi medici nativi o erboristi. Dopo averne visitato una mezza dozzina, stranamente,tornò dall’unico che l’aveva dissuasa dall’intenzione di fare del malocchio ad Annamaria. L’iscrizione sulla porta: “Qui c’è ‘Speranza per chi non fa male’, e dagli altri c’è ‘Lasciate ogni speranza voi che entrate’,” avrebbe compiuto il prodigio.

Ora l’erborista aveva spiegato a Tamara, che il caso di Nando non richiedeva l’uso dell’erba proiettile, bensì del “proiettile psicologico,” che sarebbe arrivato al punto giusto, ovunque lui si fosse trovato. Le aveva detto di non tornare subito in Italia per non disturbare la traiettoria del proiettile.

Con il proiettile che non avrebbe permesso Nando di guardare altre donne fuorché la moglie, Tamara si era rassegnata, ed iniziò a volere davvero bene ad Annamaria. Nel frattempo l’ondata dei messaggi romantici dell’uomo non si fermava.

Quando lei non ne poté più, per chiudere definitivamente la storia, scrisse la seguente mail:

Nando, nei tuoi sms hai manifestato l’intenzione di inviarmi dei soldi che non ti ho chiesto. Ne ho avuti abbastanza. Non sono una puttana malgrado mi sia comportata da tale. La colpa è mia per essere caduta nella tua trappola. Ora basta e basta. Che amore è quello che ne uccide un’altro? Perché fai questo a tua moglie?Comincia a confessarti a lei, io lo farò al mio rientro, e spero che mi perdonerà.”

Dopo questa mail Nando non si era più fatto sentire. Era invece Annamaria a chiamare Tamara, dopo un po’ di tempo, per dirle che tutto era tornato come prima col marito.

Con l’amore coniugale ritrovato Nando rispose Tamara così: “Carissima, ti vorrei  chiedere perdono nel vero senso della parola, cioè ‘per dono.’ Sono profondamente pentito per quello che ho fatto. Solo un incosciente come me può fare male a due donne. La tua mail era la medicina che aspettavo per tornare alla ragione, e soprattutto, da mia moglie. Se confessare può spaccare il cuore di mia moglie è meglio che ne parliamo assieme. Ti voglio bene come una sorella.  Ciao, Nando.”

Tamara tornò a Roma e cambiò lavoro, ma quando per caso aveva incontrato Annamaria al mercato di Esquilino, la loro urla dall’emozione aveva attirato l’attenzione di tutto il mercato – un bel spettacolo da vedere.

Loading

Lascia un commento

Devi essere registrato per lasciare un commento.