Premio Racconti nella Rete 2013 “Life on Mars” di Patrizia Puleio
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2013
“Uehi! Ciao!”
“Guarda chi c’è! Ma tu abiti ancora qua?”
“Scema, è solo che non ci becchiamo mai…tu poi ormai hai orari da banca…come va l’impatto col mondo del lavoro?”
“Una merda, corro tutto il giorno, poi mi sbatto per combinare qualcosa nel weekend, e te?”
“Beh dai, almeno hai i tuoi soldi! Io al solito, ciondolo, studio…”
“…fai finta di studiare!”
“…naturalmente!”
“…e invece cazzeggi sempre persa dietro a qualcuno…c’è ancora Baffo? “
“Baffo nel mio cuore ci sarà sempre…però adesso…”
“Cazzo, già uno nuovo? E chi è? E soprattutto, lo sa?”
“Sì, stavolta lo sa…”
“E meno male, il solito intellettuale stanco sporco emaciato?”
“No, questo è un “bravo ragazzo”, uno di quelli che piacciono a te: camicina, maglioncino, ciuffettino, occhi verdi…”
“ Non ci credo! Come mai? Dove l’hai pescato?”
“Veramente è sempre stato lì, in classe con me…è giovane sì, ma tanto tanto carino…”
“E come ti sopporta?”
“Non lo so, vabbe’, mica deve durare una vita, poi te lo presento dai…vuoi una sigaretta? Ah già, tu non fumi, non bevi, non scopi…scherzo dai, chi c’è adesso in ballo?”
“Niente di serio, ci sarebbe uno, lavora in ditta, è un po’ più vecchio di me però, un ingegnere che suona la chitarra…”
“…vedi, scommetto che è uno quadrato: perfettino, precisino…”
“Non è che uno, solo perché ha gli occhiali e la cravatta è automaticamente noioso…”
“No, figurati! Quando mai!”
“Vabbe’ basta…tua mamma come sta?”
“Così così, tutto nero quando fa la chemio, poi si tira su, poi giù, poi su…ci vorrà del tempo, dicono…tuo padre?”
“Per adesso bene, solo un po’ stanco, fa fatica a fare le scale, insomma…”
“Ma va ancora a lavorare?”
“Scherzi? No, impossibile, è andato in prepensionamento e abbiamo chiesto l’invalidità, figurati…”
“Insomma la solita merda…senti, ma hai visto che cielo che c’è?”
“Bellissimo, solo d’inverno è così limpido, guarda si vedono già le prime stelle…”
“Mi piacciono da pazzi queste sere limpide quando fa freddo, le case così nere che sembrano ritagliate nel cartoncino, e le luci delle finestre…”
“Sì, peccato che lì abbiano costruito quel casermone, ti ricordi quando c’era la casetta delle sorelle matte, con quella specie di boschetto?”
“Come no…senti, e ti ricordi quella sera?”
“Quella là?”
“Eh…”
“Sì, certo, e tu?”
“Sì…è che certe volte mi chiedo se sia successo davvero o abbiamo sognato…”
“Ma cosa dici, hai ancora dei dubbi?”
“Ma no…è che insomma, perché solo noi due…tutti gli altri giocavano, parlavano, nessuno si è accorto, possibile?”
“Cosa vuoi che ti dica, si vede che noi eravamo più belle, o più intelligenti, o forse è stato un caso, solo noi due abbiamo guardato quell’angolo di cielo in quel preciso momento, che ne so?”
“E’ che certe volte non so bene cosa ho visto e cosa mi ricordo d’aver visto; ci ho pensato su così tanto che ho paura di averle sognate, le luci.”
“Senti, non le hai sognate tu come non le ho sognate io, erano proprio due luci…”
“…come due occhi!”
“Sì, come due occhi che sono partiti da lontano…”
“…come due stelle…”
“…come due stelle che si sono avvicinate sempre di più, a una velocità supersonica, fino a diventare due occhi grandi come…come piattini.”
“Che è come se ci avessero fissato!”
“Sì.”
“E poi…”
“E poi si sono messe a ballare nel cielo, su e giù, è stato un po’…”
“Come se tracciassero delle linee, delle strisce luminose, come se…”
“…stessero scrivendo una parola nel cielo, qualcosa…”
“Sì, qualcosa tipo CIAOOO…ma dai!”
“Deficiente! Qualcosa di non ben definito…”
“…e poi, in un nanosecondo,VUUM…”
“Se ne sono andate.”
“Sì. Eeh…”
“Eeh cosa?”
“Cioè, perché tutto, perché noi, perché nessuno se n’è accorto, che senso ha…”
“Ma che cazzo ne so, ci deve essere per forza un senso, dai? E poi com’è che ti è venuto in mente, sono passati quanti anni…dieci?”
“…non so, è che è una sera così limpida, proprio come quella, e siamo qui io e te, da sole in questo cortile, così mi è venuto in mente…forse volevano qualcosa da noi, volevano dirci qualcosa, forse non abbiamo capito…”
“…forse non c’è proprio niente da capire, o magari, che ne so, capiremo più avanti, tra ventanni succederà qualcosa che ci farà capire…pensa, magari ci hanno in qualche modo “segnato” e diventeremo le persone che salveranno il pianeta!”
“O forse ci torneranno a prendere tra un po’ di tempo, come in quel telefilm americano…aiuto, magari ci hanno fatto il lavaggio del cervello e non ce ne siamo accorte, e diventeremo delle spie e consegneremo la terra nelle loro mani!”
“…chi lo sa…forse un cambiamento non farebbe poi tanto male al pianeta, visto quel che combinano quelli che governano adesso…ma la smetti o no di farti tutte queste seghe mentali?”
“Va bene ho capito, basta. Senti, a proposito di cortile, ma ce ne sono ancora bambini che ci giocano?”
“Mah, qualcuno, non tanti come noi, e poi come fanno, poveretti? Non vedi che ormai è diventato una specie di parcheggio?”
“Sì, ho visto, coi posti auto segnati per terra…come fai a fare una partita a palla prigioniera con le macchine in mezzo alle balle?”
“E le rose, hai visto?”
“Cosa?”
“Le hanno tagliate, non vedi?”
“…come…cazzo, è vero! Non ci sono più le rose, e neanche il pergolato dell’uva! Da quando?”
“Da quest’estate…ma dove vivi? Sei proprio persa con la testa!”
“Non me ne sono accorta, dai, è che entro e salgo subito, questa è l’unica volta che mi sono fermata, perchè ho incontrato te…”
“Hai visto almeno che non ci sono più neanche le aiuole con gli alberi?”
“Sì, di quello me ne ero accorta, mi veniva un magone mentre li tagliavano…”
“…ti ricordi come si stava bene all’ombra, nei pomeriggi d’estate?”
“Eh, sì…è proprio cambiato tutto…”
“Però noi almeno siamo stati fortunati, ce la siamo proprio goduta…”
“Sì. Sai…”
“Cosa?”
“Niente, magari la scrivo…”
“Ma cosa?”
“La storia delle luci.”
“Ancora?! Che palle!”
“Così me la ricordo. E sarò sicura di non aver sognato.”
“Allora scrivi. E non rompere più. E quando lo molli, presentami il tipo, quello carino e serio.”
“Va bene. Vado, sennò me la menano. Ciao.”
“Ciao. Buona serùs…”
“Ti ricordi ancora? Ciao scemùs…”
“ Scemùs sarai tùs!”
“Ciaùs…”