Premio Racconti nella Rete 2013 “Bacio, schiaffo o penitenza” di Antonella Fontana
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2013La bottiglia roteò ancora e per la seconda volta si fermò su Kermit.
Non le dispiacque: in fondo, quella rana verdastra dei Muppets le era sempre stata straordinariamente antipatica con quel sorriso irritante immancabilmente stampato sulla faccia.
La testa era ancora penzoloni per il colpo alla giugulare inferto nel giro precedente, così decise di sventrarlo davanti: era ridotto proprio male, ma poteva rischiare un altro colpo.
Si protese per girare la bottiglia un’altra volta cercando di dare il giusto effetto: lei e l’orso Dolly erano le uniche del cerchio a esser state risparmiate dalla sorte dopo ventisette tentativi.
Via: miss Piggy, Kermit, Spank, Cita, Dolly, Panettodiburro, Tiggy, lei, Olivia, Barbie, Ken, Skipper, Piggy, Kermit, Spank, Cita, Dolly, Panettodiburro, Tiggy, lei! lei! lei!, Olivia, Barbie, Ken, Skipper, Piggy, Kermit, Spa-n-k, C-i-t-a, Dol-lly, Pa-ne-t-to-di-b-u-r-ro, T-i-g-g-y… Tiggy.
Già cavati gli occhi, tagliata la coda, sfregiato la faccia, inciso sul dorso, si sentiva crudele a infierire ancora su di lui.
Lo risparmiò: gli regalò un altro giro ma fece cambio di posto con lui che era stato in assoluto il preferito dal caso.
Altro giro: chiuse gli occhi stavolta e decise che li avrebbe aperti solo quando avrebbe sentito la bottiglia fermarsi.
Uno spasmo allo stomaco la fece irrigidire, toccava proprio a lei.
Poggiò il tagliacarte al centro del cerchio, accanto alla bottiglia in odor di fine turno lavorativo e si girò di novanta gradi per prendere la ciotola che stava poggiata nei pressi dell’allegra compagnia su uno sgabello di vimini bianco.
Sì, toccava proprio a lei. La lunga attesa prima che la sorte la degnasse del suo pietoso sguardo aveva fatto sì che le fragole e lo zucchero producessero un succulento brodino rosso intenso che profumava ancora di più di proibito. Intinse due dita nella tazza e imbrattò simbolicamente, una per una, le bocche di coloro che erano stati suoi fedeli compagni di giochi dei suoi verdi tredici anni fino alla fine, anche quella dell’orso Dolly, unica superstite di quel gioco perverso.
Prese una fragola e se la passò sulle labbra, la lingua ad esplorare ogni piccola liscia protuberanza, forte era la tentazione di mordere e infatti non resistette.
Quindi impugnò il cucchiaio e cominciò a mangiare di gusto mentre la commozione cominciava a prendere il sopravvento: un sapore così dolce non lo aveva mai provato in vita sua, poteva avere un gusto così buono la morte?
Si schiarì la gola, tossì ancora ma continuò a mangiare.
Aspettò cinque minuti, poi si ricordò del pacchetto di nocciole in tasca, ne prese una grossa manciata e le ingurgitò intere come fossero pasticche.
Un sorriso triste nacque sul suo volto quando cominciò a sentire che il suo corpo stava rispondendo alle provocazioni: gli occhi erano pesanti, le labbra invase da un calore molto forte, corse allo specchio con le lacrime agli occhi per vedere, nessuna formica passeggiava sulla sua bocca malgrado la sensazione fosse quella, come delle formiche che friggevano sulle sue labbra.
Avvertì dei crampi improvvisi allo stomaco e l’istinto di vomitare, si tappò naso e bocca per impedire che avvenisse. I dolori aumentavano, cominciò a comprimersi il ventre e si accorse che, pur avendo liberato naso e bocca dalle mani, arrivava pochissima aria, solo a tratti, pochissima. La testa le girava vorticosamente, si era trasformata lei stessa nella bottiglia impazzita che roteava per la stanza infliggendo condanne e la gola, la gola, era come se avessero murato ogni apertura, sentiva esplodere il collo.
Non riusciva neanche più a piangere, gli occhi sembravano completamente incollati, non vedeva più nulla, aria, aria!
Cadde sul tappeto, cercò con la mano qualcosa che le facesse capire in che punto della stanza fosse esattamente, trovò la gamba che aveva amputato a Barbie.
Sentì l’impulso di chiamare sua madre, la sentiva parlare al telefono qualche stanza più in là, parlava dell’ultimo spettacolo visto a teatro o forse lo stava solo immaginando, a ogni modo non un flebile soffio uscì dalla sua bocca.
Fame d’aria, fame d’aria, fame d’aria.
Era tutto buio già da qualche minuto, sentì le calzamaglie e i pantaloni scaldarsi e bagnarsi all’improvviso, questa proprio non ci voleva, non era dignitoso, no, no, la pipì addosso no!
Si contorse ancora qualche secondo sul tappeto, poi la sua testa smise di porsi il problema di come l’avrebbero ritrovata.
Non pensava più a nulla.
Non poteva pensare più a nulla.