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24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti per Corti 2013 “La cosa giusta” di Fortunato Verduci

Categoria: Premio Racconti per Corti 2013

Roberto Boldrini è un architetto, imprenditore specializzato nel recupero di costruzioni antiche. Sta guidando la sua auto, una grande berlina blu. Regna il disordine, sul sedile passeggero una borsa di pelle, sul sedile posteriore parecchi fogli, tutti stampati con progetti e planimetrie. Parla al telefono con qualcuno sulla necessità, se non si trovano nuovi appalti, di licenziare almeno il trenta percento dei dipendenti, per colpa della crisi. Tronca bruscamente la conversazione. Il cellulare squilla subito dopo, ma lui non risponde e lascia che la linea cada dopo un numero interminabile di squilli, mentre picchia il pugno sul volante.

Arriva al cancello della sua villa, ed entra ignorando una donna (la moglie) ipnotizzata davanti alla TV. La casa è arredata in stile antico, barocco e pesante. Entra in quello che dovrebbe essere il suo studio; questo, in contrasto col resto dell’abitazione, è arredato in modo moderno e funzionale: PC con enorme schermo piatto, tablet sulla scrivania. In un angolo c’è un vecchio tavolo verticale da architetto, con tanto di lampada laterale.

Apre una finestra, da dove si vede il retro della villa, nel cui giardino due bambini giocano con un cane. Dalla porta aperta entra l’eco della TV, il telegiornale parla dei nomi eccellenti che circolano nell’ambito delle indagini per la ricostruzione del recente terremoto.

Va a uno schedario di metallo anni ‘70, del tutto fuori posto rispetto all’arredamento della stanza, ne apre un cassetto con la chiave, e guarda alcune buste gialle e rigonfie di documenti. Tira fuori un biglietto da visita: è di un ispettore di polizia. Rivede in un flashback la discussione col poliziotto, che lo invita a fare i nomi di politici coinvolti nelle indagini su mazzette nella ricostruzione del dopo terremoto. Gli dice che il magistrato non ha voluto includerlo tra gli indagati, ma che può dare una mano importante. “Dottore, faccia la cosa giusta – gli dice – e lei non solo sarà a posto con la sua coscienza, con i suoi figli, ma avrà fatto anche un servizio al Paese”.

Va al vecchio tavolo da lavoro, dove sono attaccate vecchie foto in bianco e nero. Rivede sé stesso bambino mentre il padre gli parla: l’uomo spiega che restaurare monumenti antichi è un po’ come essere a loro volta degli artisti, entrando a far parte della grandezza del Paese. Chiude la finestra da cui giungono le voci dei bambini. Chiude la porta. Apre un altro cassetto dello schedario, e ne estrae una pistola. Va alla scrivania, dove appoggia l’arma di lato al biglietto del poliziotto. Il cellulare squilla, sul display appare “direttore banca”, ma lui rifiuta la chiamata al secondo squillo. Gira a faccia in giù una foto, da cui gli sorridono la moglie, i figli, il cane, tutti assieme, e, dopo un grosso sospiro, prende la pistola in mano e chiude gli occhi.

Nell’altra stanza la moglie sente un colpo secco, come uno scoppio, e, dopo un attimo d’interdizione, si avvicina esitante alla porta dello studio. La apre lentamente, e vede lo schedario di metallo, causa di quel rumore, ribaltato a terra, mentre il marito, imperturbato, sta guardando fuori dalla finestra, e, senza voltarsi, le dice: “Devo comprare uno schedario nuovo, questo oramai non serve più. E anche qualcos’altro, una libreria, un distruggi documenti … cose così …”.

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2 commenti »

  1. Un lavoro o una professione di responsabilità ha molti rischi, può portare ad errori od a colpe. Il racconto tratta un buon soggetto per un ‘Corto’, il cui finale è ad effetto. Sono interessanti il pensiero del padre del protagonista, anche lui certamente architetto o tecnico, sul ‘restauro dei monumenti antichi ‘ e la presenza in ufficio del tavolo da disegno (il tecnigrafo) che non viene buttato, come è previsto per lo schedario, e conservato forse per nostalgia. Il cambiamento richiede l’eliminazione degli ‘scheletri nell’armadio’, per non fare del male a qualcuno, considerato che il protagonista è già stato assolto in istruttoria. E la telefonata del direttore di banca? Vedrei del malessere dei tecnici progettisti che nella maggior parte dei casi sono impegnati più dalla burocrazia che dalla creatività.
    Emanuele.

  2. Grazie del tuo commento, Emanuele. Credo che il cinema, e il corto in particolare, vista la sua “natura”, debbano essere evocativi al punto tale che il “non detto” prenda il sopravvento, lasciando allo spettatore la possibilità di completare, secondo quanto ha percepito, le immagini viste, proprio come emerge dalle tue considerazioni.

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