Premio Racconti nella Rete 2013 “Brixton Pub” di Letizia Bognanni
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2013Quando arriva la polizia mi sento vivo. È la mia prima volta con la polizia, qui a Parcopiano. Quando ero a Londra ci sono stati le risse allo stadio, l’oltraggio a pubblico ufficiale e l’ubriachezza molesta. Da quando sono tornato sono sempre ubriaco e molesto, ma nessuno chiama mai la polizia, chissà perché. Forse perché con me si divertono, perché le loro vite sono così tristi e monotone che hanno bisogno di guardare me che mi calo le mutande in piazza per passare una serata degna di questo nome. L’ho fatto ieri. Ho preso e mi sono calato pantaloni e mutande. Loro hanno riso un po’, poi uno mi ha offerto una birra. Non sono esibizionista. Non credo, almeno. Forse un po’. Sono un artista, gli artisti sono sempre esibizionisti. Sì, un artista. Una volta ho esposto a Londra. Era una galleria grande come uno sgabuzzino, in periferia, di un amico di mio zio, ma non è dalle mostre che si giudica un artista. Che poi, tutti quelli che abitavano con me a Londra dicevano di essere artisti. C’era il regista, c’era lo scrittore, e il cantautore del piano di sopra, però facevamo tutti i camerieri, e solo io ho fatto qualcosa di artisticamente concreto, con quell’esposizione. A meno che qualcuno degli altri nel frattempo non sia diventato famoso, non lo so, non seguo molto la musica ultimamente, non vado al cinema e non leggo. Fondamentalmente bevo. Mi annoio e bevo. Ieri per ammazzare la noia mi sono calato le mutande. Lo facevo anche a Londra, insieme agli altri però. Era più divertente. Anche da solo comunque non è male. Direi che è una sorta di performance. Solo che qui nessuno chiama mai la polizia, ed è un peccato perché quella è la parte migliore. Fotti il sistema. Fondamentalmente sono un punk. Solo che non ci sono più i punk, nemmeno a Londra. Per questo sono tornato. No, non è vero. Sono tornato perché mi ero rotto le palle di fare il cameriere. E poi perché mio padre è morto. Quindi adesso vivo con mia madre. Non è una cosa molto punk. O forse sì, perché così posso non lavorare. Abitare con la mamma è punk! Non lavoro, non studio, non dipingo, non vado in palestra, non esco con gli amici. Fondamentalmente bevo. Mi annoio e bevo. L’altra sera ho pisciato nell’aiuola in mezzo alla piazzetta, davanti a tutti, ma nessuno ha chiamato la polizia. Due ragazze si sono allontanate con la faccia schifata, poi è arrivato uno e mi ha offerto una birra. Non so perché mi offrono birre invece di farmi rinchiudere. Forse credono che lo faccia per altruismo, per ravvivare le loro serate. Una volta ho vomitato addosso a uno, e quello invece di chiamare la polizia mi ha comprato una birra. Una volta ho toccato le tette a una tipa, lei si è incazzata, ma il fidanzato le ha detto di lasciarmi stare e mi ha comprato una birra. Il mese scorso ho rotto tutti i bicchieri del Brixton pub che erano sui tavolini all’aperto, e il proprietario mi ha dato una birra gratis.
Stasera però l’hanno chiamata, la polizia. Sono uscito di casa incazzato nero perché mia madre mi ha fatto la cotoletta invece della bistecca che volevo. Poi l’Arsenal ha perso. Poi c’era una pioggerellina nebbiosa che mi ha fatto incazzare ancora di più perché mi ha ricordato la sera che Jill mi ha lasciato. Tornavamo dallo stadio, io avevo menato un paio di tifosi dell’altra squadra – non mi ricordo nemmeno che squadra era, ma non fa niente, era una tradizione menarsi, poi si andava tutti al pub e si faceva la conta delle volte in cui eravamo finiti al commissariato. Quello con più arresti all’attivo pagava da bere. A Jill questa tradizione non piaceva: quella sera piovigginosa ha detto che era stufa e mi ha lasciato. Noiosa e borghese. Come questi fighetti qua, sempre col loro spritz, a dire e fare sempre le stesse cose, sempre in questa piazzetta di due metri quadrati, a parlarsi male alle spalle e a offrirmi birre perché sono lo scemo del villaggio.
Stasera però gli ho fatto vedere di cosa sono capace. Altro che pisciare nelle aiuole. C’è una cosa di me che non sa nessuno: ho una forza pazzesca. L’ho presa da mio padre, pace all’anima sua. Braccia contadine. Allora quando sono arrivato in piazza sono andato dritto al lampione pendente, quello rimasto storto e spento sei anni fa, quando ci è finita addosso una Smart. Sono andato e l’ho abbracciato e tirato verso di me, poi l’ho spinto, poi ho tirato, spinto, tirato, spinto, tirato, spinto e tirato, push and pull. Non è servita nemmeno tanta forza, perché la pavimentazione intorno era tutta rotta e ha subito ceduto. I ragazzi intorno, coi loro spritz in mano, ridevano e mi incitavano. Quando alla fine il lampione è crollato a terra, hanno fatto tutti un balzo indietro e dopo hanno applaudito. Quelli che erano in casa hanno sentito il botto e si sono affacciati alla finestra. È stato uno di loro a chiamare la polizia. Quando è arrivata, mi sono sentito vivo. La mia prima volta con la polizia, qui a Parcopiano. La mia performance più notevole. E poi adesso aggiusteranno il lampione, finalmente. O forse non lo faranno, e resterà il buco a terra per altri sei anni, e loro staranno intorno al buco a bere lo spritz, e una sera io ci piscerò dentro e qualcuno mi offrirà una birra.