Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti per Corti 2013 “Decadenza virtuale” di Angelica Morelli

Categoria: Premio Racconti per Corti 2013

“E poi ti svegli un giorno e ti rendi conto che si sono persi tutti”

 

In una stanza semibuia, illuminata da alcune flebili luci colorate disposte casualmente, ci sono delle persone che portano tutte la stessa maschera sul volto (la maschera dei social network). Durante tutta la durata delle scene, solamente le maschere sono illuminate da una luce bianca diretta, che le distacca nettamente dall’atmosfera nera e cupa di sfondo. Sotto le maschere le persone indossano dei cappucci neri in modo che non si possa mai vedere il loro viso (si può percepire solamente se sono maschi o femmine).

La scena comincia con un primo piano di una persona che si tiene la mano sulla maschera, come a volerla nascondere. Poi tira giù la mano, sconsolato, e se ne esce di scena a testa china.

La macchina da presa comincia a muoversi in maniera fluida e dinamica; dietro alla prima persona ce ne sono altre due che parlano tra loro – i discorsi non si percepiscono, ci sono solo rumori di voci – e si scambiano la maschera. Tra loro due sullo sfondo appare poi una persona in piedi con la maschera, si gira di colpo e ne ha anche una dietro la testa, comincia a saltellare contento. Le scene si fanno via via più frenetiche; passa una persona con in mano alcune maschere, raggiunge un gruppetto e di forza schiaccia la maschera sul volto nascosto di una delle persone.

Qualcuno la butta per terra e la calpesta, qualcun altro si diverte a cambiarsene tre o quattro da solo, altri ancora si accarezzano i visi/maschere a vicenda, alcuni si fanno le foto altri si baciano altri ancora fanno a botte… ma mai nessuno rimane senza.

Alla fine c’è uno stacco improvviso e la visuale diventa soggettiva, ossia si vede direttamente con gli occhi di chi sta guardando la scena. Ci troviamo quindi dietro una maschera di cui intravediamo solo i buchi degli occhi e del naso che danno verso l’esterno. Attraverso questi buchi però, non si intravede lo scenario di prima, c’è solo una luce, che oscilla davanti ai fori e ne penetra dentro stordendoci la visione; piano piano questa luce diventa sempre più intensa fino ad illuminare completamente di bianco l’interno della maschera.

 

Le maschere rappresentano l’immagine virtuale che ognuno si è creato, e che ormai è l’unica immagine con cui riesce a interagire con l’esterno. Non si torna indietro, si può solo cercare di mantenere viva la luce davanti ai nostri occhi e per non cadere nel buio delle sole apparenze.

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