Premio Racconti nella Rete 2013 “Se mi vuoi bene piangi” di Raffaele Capasso
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2013Dal buco nero sulla scrivania ho alzato i due magneti e girato nei versi opposti, dove si opponevano ora li ho costretti, sotto al dizionario di Latino, a vita futura per un anno. Sono molte le cose che non uso, per esempio i temperamatite, gli alberi del cortile, il mignolo del mio piede sinistro, poco adatti quanto indispensabili oggetti inutili. Mi convivono le camice, la bilancia, l’infusore per il tè, la polvere e le caramelle sul tavolo di cucina. Tutti, tutti contro di me, tutti in questa casa. Ma te se ti tocco, sciolgo, specchio, lato inverso, per poi oppormi, amore mio, e restiamo alla distanza che non scegliamo, 15 anni, io che ero son diventato e tu, cosa sei, cosa ci schiaccia, in che lingua sconosciuta ci parla?
Sono stato bene oggi, una secchiata di sole e il sudore di questa estate, sul soffitto a gocce nell’intero palazzo, tra pietra e pietra giù nel terreno, dritto nel mare, le nuvole già mi mostravano bianco e pulito. C’è la gomma impermeabile da spalmare, saltello, i vapori, ancora, un altro po’, sto chiudendo, dovrò spostarmi, lo faccio per la pioggia, fresca rinfrescante, me davanti alla televisione, strato impermeabile sulla mia coscienza, libro, musica ascoltata attentamente, manate di stucco agli infissi, io vuoto da qualche parte, pioggia taci, inverno mi troverai pensando, mica assorbendo.
L’amore che sento tu me lo dai, ma senza di te altro amore sarei, mi abbracci, di plastica, non passi. M’hai chiesto un lavoro su tra i fumi, ti chiedo di lasciarmelo completare qui tra i laghi in cui sprofondo, tu alla riva, scimmie tutt’intorno, sono sempre stato geloso, nuoto e non passi. Il tuo turno è stato ieri, io ero ciclo e tu piano trasversale, l’osmosi ci chiede appuntamenti a cui non ci presentiamo, due ore ci hai messo per truccarti, io mezz’ora con la barba, mancato.
Oddio dove andiamo oggi? La comunione di Nicola, i tuoi parenti, che noia! Non voglio, non voglio, dai che son cresciuto, mi dico, posso, ci vado, no, non voglio! Ero grande già a venti anni, poi non sono più cambiato, tu ne avrai 35 anche a sessanta, bella e matura che sei. Com’è possibile che mai m’hai spiegato in che modo, e ti lamenti, e mi guardi, e mi aggiusti la cravatta, siamo pazzi?, e sorridi, mi convinci, glup glup! Ma io vorrei essere a creare architetture d’animo urlando con chi ha più energia di me e ammirare la bellezza del capolavoro che già scioglie ma ci sono le basi per il prossimo e sono contento! Tu sei sollievo e realtà, io mordo.
Fatto. Mi incollo e mi tieni stretto, scappo e resto, cresco e mi involvo, devolvo regredo transumo. Il vento mi porta nei prati della saggezza, colgo fiori e matite, evito api, cerco moleskine, un bagno al fiume. Ogni oggetto è necessario, non vedo centrotavola, io, solo io, io. Avvicinati, ora, possiamo amarci. Nella fantascienza, tra molti anni.
Ho alzato il dizionario l’anno successivo, credevo si invertissero? Aspettavano ansimando. Bastava così poco per liberarli.
Uno stile che ha un fondamento solido. Complimenti.
Bello stile, penetrante. Una scrittura che fa pensare, una scrittura senza strati impermeabili. Molto bello.