Premio Racconti nella Rete 2013 “Il Villaggio delle lumache suicide” di Lorenzo Misuraca
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2013
Era stata la lumaca Violetta a ritrovare il corpo molle e spiaccicato di Joe chiocciola ai piedi del muretto.
Un salto di un metro, forse un metro e venti. Nessun mollusco avrebbe potuto resistere ad uno schianto del genere.
Violetta sgomenta era corsa al villaggio delle lumache ad avvertire gli altri abitanti. In mezzo al cespuglio aveva trovato le lumache di Chiocciolinia strette attorno al guscio abbandonato di Joe chiocciola. All’interno, nessun biglietto d’addio. Ma era chiaro che di suicidio si trattava. Nessuno si sarebbe spinto fino al limite del muretto, col vento che tirava da quelle parti di notte, senza essere consapevole del pericolo a cui andava incontro.
Il suicidio di Joe se lo ricordavano tutti nel villaggio, perché era stato il primo di una lunga serie di atti estremi.
Da quel giorno, con cadenza di poche ore, a turno, altre lumache si gettarono silenziosamente e in perfetta solitudine dal bordo del muretto.
Marica, Anthony, Gioppino, e Filomena. E poi ancora Andrea, Sevillo e Giada. Tutte chiocciole che fino a poche ore prima nessuno avrebbe detto essere prossime al suicidio. Il villaggio, a questo ritmo, rischiava di spopolarsi nel giro di pochi giorni.
Per porre rimedio all’emergenza, il sindaco di Chiocciolinia ordinò a Jordi Babbaluci di mettersi alla porta del villaggio e inseguire qualsiasi lumaca si fosse allontanata in direzione muretto.
Ma questa idea a poco valse. Ogni volta che Jordi si accorgeva dell’assenza di qualcuno, a giudicare da un guscio lasciato incustodito, partiva a razzo verso l’orlo del muretto. Ma, dato lo svantaggio iniziale, arrivava sempre troppo tardi.
Allora il sindaco del villaggio decise di chiedere aiuto agli abitanti del villaggio vicino, Formicopoli.
Quando scattava l’allarme, una formica centocentimetrista veniva mandata alla ricerca della lumaca. La formica schizzava come una furibonda verso il luogo dei suicidi. Il problema, in questo caso, era proprio l’eccessiva velocità della formica. Arrivava troppo presto al bordo del muretto. L’insetto, spazientito, com’è nella natura delle formiche, tornava indietro e faceva il tragitto più volte. Ma data la forte velocità, durante la corsa non si accorgeva nemmeno di passare accanto alla lumaca con propositi suicidi.
E questa, con la calma che solo chi ha deciso di farla finita riesce a mettere nei dettagli organizzativi, si acquietava dietro una pietruzza vicino il bordo, finendo per buttarsi non appena la formica aveva ripreso il percorso all’inverso, in direzione Chiocciolinia.
Il fallimento della formica non servì dunque a ridurre i suicidi delle lumache. Il sindaco del villaggio allora pensò di creare un posto di vedetta apposta al limite del muretto. Stabilì turni e piantoni tra i suoi, e andò a dormire finalmente sereno, per la prima notte da un po’ di tempo a quella parte.
Venne svegliato bruscamente dalla moglie che aveva appena parlato con la vicina agitata.
Alla vista delle vedette, semplicemente le lumache suicide deviavano di poco il loro tragitto, e anche quando i piantoni si accorgevano della loro presenza, prima che fossero abbastanza vicini, queste si precipitavano di sotto.
Venne il giorno dopo, ed era un giorno uggioso. Il sindaco delle lumache se ne stava seduto sul bordo del muretto, lo sguardo fisso nel vuoto.
“Che c’è sindaco, vuoi buttarti giù pure tu?”Accanto a lui si era seduta Mara la coccinella, con un sorriso placido stampato sul musino. Era atterrata silenziosamente a due millimetri da lui e ora stava già facendo una delle sue domande insolenti.
“Non mi sto buttando – rispose il sindaco rimanendo sulla difensiva – semplicemente sono venuto qui per cercare di capire cosa spinge le lumache a suicidarsi”.
La coccinella fece una smorfia interrogativa e disse: “E pensi di capirlo fissando il vuoto? Il vuoto è vuoto, lo dice la parola stessa. Come pensi di trovarci qualcosa dentro? Addirittura una risposta, poi…”. “Sei venuta a scocciarmi, coccinella?” Il sindaco cominciava ad irritarsi.
Mara si fece seria, per mostrare che non aveva nessuna intenzione di provocare. Chiese al sindaco quale fosse la cosa più importante per lui in quel momento. “Fermare i suicidi, salvare il mio villaggio”, rispose lui senza pensare. La coccinella si alzò in volo si mise a roteare nell’aria. Disegnava ampi otto con il suo bizzarro incedere da giocattolino a molla.
Dopo pochi minuti tornò a posarsi accanto al sindaco.
“Scusami, avevo bisogno di pensare, e se non volo non riesco proprio a usare il cervello”, disse sorridendo accogliente. “Allora questo è il mio consiglio. Sposta tutto il villaggio sul margine del muretto”. Il sindaco lumaca rizzò le antenne e allungò il collo verso il coleottero. “Ma sei ammattita? Così ci mettono un attimo a buttarsi di sotto?”.
La coccinella non smise di sorridere mentre spiegava la sua idea alla lumaca: “Sei venuto qui per capire, per capire come molte lumache si allontanino dalla pace del villaggio e affrontino la paura del vuoto pur di farla finita. Non troverai risposta se non avvicini quella pace a questo tormento. Vivere costantemente a un millimetro dal baratro vi aiuterà ad apprezzare la salvezza, essendo essa questione di una manciata di centimetri. Ogni mattina vi alzerete e vedrete la fine di tutto davanti a voi. Deciderete di restare, di rimanere. La pace sarà un po’ meno pace, ma aiuterà i più irrequieti a rimanere. E chi vorrà allontanarsi dal villaggio sarà tentato di farlo allontanandosi dal confine del nulla verso il giardino. Con buone probabilità tornerà in vecchiaia a riposarsi, dispensando saggezza e consigli a i più piccoli.
Le lumache con propositi nefasti, in buona parte, troveranno nei vostri occhi una certa comprensione. Sapranno che anche voi conoscete il vuoto e l’attrazione che emana. Questo potrebbe dissuaderle dal buttarsi, potrebbe spingerle a confidarsi e cambiare idea”.
“E se tutto questo non bastasse?” disse rapito il sindaco.
“Comunque non potrai salvare tutti. La natura non ti ha dato questa magia. Se tutto questo non bastasse a qualcuno, allora gli avrai alleviata la pena del lungo cammino verso l’oblio”.
La coccinella smise di parlare, fece una carezza sul capo gelatinoso del sindaco e volò via.
Il giorno dopo tutto il villaggio delle lumache si trasferì sul bordo del muretto. Il consiglio della coccinella s rivelò giusto. La catena di suicidi si bloccò. I più nervosi si allontanavano verso il giardino. Tornavano saggi e segnati dalla vita. Chiocciolinia continuò il suo ciclo naturale di stagioni. Fino a quando il muretto venne abbattuto da una ruspa. Ma questa è un’altra storia.
Brillante!!! 🙂