Premio Racconti per Corti 2013 “Corri!” di Fabio Boscaini
Categoria: Premio Racconti per Corti 2013Una strada di campagna, un bel casolare isolato, un canale d’irrigazione.
Un uomo sui trent’anni, Giacomo, corre sullo sterrato; il suo è un incedere strano, con il tono stremato di chi corre per sfogare tensioni, mentre un tic nervoso gli tormenta l’occhio.
La scena si ripete in giorni di sole, poi un temporale di fine estate costringe Giacomo a ripararsi sotto il portico del casolare.
“Vien giù che pare si sia rotto qualcosa su da quelle parti”, sente dire dietro di lui. Giacomo sobbalza per la sorpresa, si volta. Seduto su un seggiolino basso un vecchio gli sorride.
“Non volevo disturbarla, ma qui…”, dice Giacomo indicando la pioggia.
“Sì, quando piove così ci vuole del tempo…”, dice il vecchio.
I due parlano, Giacomo rivela che è nato e vissuto lontano e da poco è tornato acquistando la casa appartenuta alla madre.
“…infatti, era da un po’ che ti aspettavo”. Giacomo si incuriosisce per l’affermazione. Il vecchio si alza, torna con una scatola.
“Ti racconto una storia… e del resto, non hai molta scelta”, aggiunge il vecchio estraendo dalla scatola una pistola che appoggia sul tavolino di fronte a sé.
Giacomo si blocca per lo spavento.
Il vecchio inizia il racconto che parla di un uomo di mezza età scaltro e audace, di una ragazza troppo giovane, troppo ingenua. Quando lei rimane incinta, lui la rifiuta. La ragazza se ne va lontano, riprende da zero, sola, con un figlio che le cresce dentro. Giacomo è spaventato ma qualcosa lo scuote, ascolta attento, una forma di consapevolezza si fa palese sul suo viso. Il vecchio annuisce, continua il racconto della ragazza, ormai donna e mamma, che pochi mesi prima è morta di una malattia che non perdona…
“Hai capito, no?”, dice il vecchio. E Giacomo ha capito, è lui il figlio di quella donna, e quel vecchio è il padre che non ha mai voluto conoscere.
“Come faccio a sapere che non mi racconti balle?”, chiede Giacomo, i pugni chiusi, le mani contratte e bianche.
Il vecchio ora non sorride più, estrae dalla scatole un mucchio di lettere, le lancia verso Giacomo. “Tieni! Queste sono di tua madre. Non ho mai risposto…”. Giacomo le afferra, le osserva, la rabbia che gli tormenta le mani.
“Anche per me il tempo sta finendo. Cominci con del sangue la mattina nel bagno e poi… beh, pensa che coincidenza, lo stesso cancro di tua madre”, continua il vecchio sorridendo amaro.
Giacomo, il viso distorto dall’odio, travolto dal mare di rivelazioni, in un sussurro chiede, “Figlio di puttana, perchè mi racconti queste cose?”.
“Perchè io me ne vado dall’altra parte, quella pistola è per il viaggio, ma dobbiamo decidere chi la usa…”. Giacomo non capisce. Il vecchio si alza, prende la mano di Giacomo ci mette dentro la pistola.
“La punti tu qui sulla mia tempia: suicidio, nessuno saprà niente”, dice alzando le spalle. Giacomo si ritrae.
“Perché no? Ho rovinato la vita di tua madre, ti ho abbandonato, vi ho lasciati nella merda. Non puoi avere giustizia, ma la vendetta eccola lì”, insiste il vecchio indicando la pistola.
Giacomo chiude gli occhi, le mani scosse, dice come tra sé, “Era una ragazzina…”.
“Sì, e l’ho lasciata da sola… Dai, fallo!”, dice il vecchio, mentre porta la mano di Giacomo alla propria testa.
Giacomo apre gli occhi, si guardano vicini, ma ovviamente non può, quindi lascia cadere la pistola e inizia a correre sotto la pioggia.
Il vecchio raccoglie l’arma, esce dal porticato.
Alle spalle di Giacomo risuona uno sparo, nell’ombra della sera il lampo della detonazione rischiara per un istante la scena.
Giacomo cade, perde la presa sulle lettere che volano in alto, rimane in ginocchio.
Alle sue spalle, sullo sfondo sfuocato, il corpo immobile del vecchio.
Le lettere, intanto, cadono attorno, nel fango.
La mentalità di un “vecchio” raccontata con la mente di un giovane. Il racconto c’è, ma sono un po’ perplesso.
E’ giusto che tu sia perplesso. Questo soggetto è una scommessa, che solo la sceneggiatura potrà dire se ha un valore . E’ nel confronto verbale tra i due. Da un lato Giacomo, che torna nel pese natio con un desiderio inconscio di verità, e dall’altro la Verità stessa, che ha la forma di un padre cattivo e malvagio, capace solo di aggiungere altro male anche nei suoi ultimi, e consapevoli, momenti di vita. Se c’è una tematica a questa storia è che la verità fa male, e il buon Giacomo non dovrà rimanerne scioccato, ma travolto.
Racconto carico di sentimenti, fa venire i brividi immaginarsi il povero Giacomo che incontra in questo modo il padre fino ad allora sempre assente. Padre del tutto negativo, che fa una richiesta assurda, per fortuna prontamente rifiutata dal figlio, che scappa nuovamente pieno di delusione con l’occhio tormentato dal tic nervoso. Racconto brusco e toccante.
Ciao Fabio.
E’ la resa dei conti: un terribile male e il senso di colpa. Un uomo chiede al figlio della donna che ha abbandonato di ucciderlo, è suo figlio, la persona a cui chiede di ucciderlo per spegnergli la vita aggredita dal male. Il colpo sarà sparato dall’uomo mentre il giovane si allontana correndo.
Il soggetto è interessante; le scene del CORTO devono trasmettere i sentimenti dei protagonisti non solo di quei momenti finali ma anche delle tante vicende che intrecciano la vita dei tre personaggi.
Auguri.
Emanuele.