Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2013 “Il Cane Giulio” di Antonino Criaco

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2013

Sole, tanto sole e tanta luce che squarciava persino le tristi barriere di indifferenza che avvolgono l’umanità. Tra la gente, tanta gente che sciamava per le strade, un vecchietto trascinava, o si faceva trascinare, da un cane, malandato anche lui. C’era un intenso dialogo tra i due, almeno così mi parve. Il vecchietto parlava al cane, mentre l’animale, tenendo lo sguardo fisso sul padrone, sembrava annuire. Spinto da una irresistibile curiosità, mi avviai dietro di loro, per non perdere una sillaba di quel discorso, che non mi pareva fosse per nulla strano o improbabile.

“Avviamoci, cara bestiola. Hai sentito che ha detto mia moglie? Se vuoi uscire, prendi il cane con te.”

E così, in un colpo solo, si è liberata di due vecchietti. Perché mi pare che neanche tu te la cavi molto bene, vista l’età. Quanti anni hai, cane? Cane? Ma ce l’hai, un nome? Lasciami ricordare. Faccio un po’ fatica con la memoria, ma il tuo nome dovrei ricordarlo. Di mattina, ricordo meglio. Ecco, ci sono: il tuo nome è Giulio. La tua coda si muove. Sei contento che me lo sono ricordato? E’ stata mia figlia a chiamarti così. Diceva che avevi una espressione umana e che meritavi un nome autorevole. Sinceramente non ho capito che cosa intendesse per “espressione umana”. Sempre un cane sei, e se ti avesse chiamato Bo o Bi o Bu, non credo che ti sarebbe importato granché. Ma lei ha insistito. Giulio e basta. E che equivoci continui: “Giulio dorme in camera con me” oppure”Di Giulio sono follemente innamorata”. Ricordi l’espressione stranita degli ospiti, quando comparivi? “Giulio, un cane?”. Ma sai che c’è stato persino qualche papa di nome Giulio? E Giulio Cesare, dove lo metti? Dissacrante chiamare un cane Giulio? Ti confesso però che a me è sempre piaciuto chiamarti così. Perciò, caro Giulio, avviamoci e approfittiamo di questa ora d’aria. La corda è lenta. Non tiri più come una volta, quando mi trascinavi con tanta determinazione che a volte non mi bastava la forza per trattenerti? Quante volte mi è passato per la testa di mollarti, là, in mezzo alla strada! Ricordi? Una volta sei riuscito a mettere in fuga tutto il vicinato. Alla signora Carla abbaiavi contro. Certo, non l’avresti mai azzannata, perché in fondo sei un buono, ma abbaiavi convinto. Lo so, ti era antipatica perché velenosa lo era di natura. Non mancava occasione per manifestare il suo odio per le bestie! E tu, per lei, eri una bestia pericolosa.

Che ingiustizia darti della bestia pericolosa! Sappi,però, che la signora Carla non c’è più, perciò è inutile che abbai contro la sua porta. Non si aprirà, né si tirerà indietro vedendoti, né io dovrò trascinarti a forza per evitare discussioni e minacce di denunce. E’ da molto che non esco a passeggiare. Detta il passo, senza affrettarti! Sai benissimo che non potrei tenerti dietro, ma forse questa camminata accontenta anche te che hai superato gli ardori giovanili.

La lentezza dei vecchi non è dovuta all’età e ai riflessi ormai intorpiditi. La lentezza li illude di riuscire a rallentare lo scorrere del tempo. Giulio, perché guaisci a quella splendida cagnolina? Fino a ieri, le avresti abbaiato con fervore e poi mi avresti trascinato fino a lei con tanta forza che non avrei potuto trattenerti! L’avresti annusata e la cagnolina non avrebbe dato segni di insofferenza. Anzi. Avrebbe puntato le zampe per terra per impedire alla sua padrona di trascinarla via. E tu, Giulio, avresti avuto tutto il tempo di annusare il suo odore. Di riconoscerla, anche. La sua padrona l’avrebbe trascinata via, impensierita e forse offesa che tanta attenzione fosse dedicata al suo cane e non a lei. Invidia tra donne, capirai!

Anch’io, sai, avrei potuto acchiappare. Quando ancora i miei occhi avvampavano su una bella donna, sapevo essere accattivante e sdolcinato. Ma ora i miei occhi non si accendono più. Una bella donna resta una magnifica e lontana immagine . E, a dire la verità, non sono solo gli occhi a non accendersi. Resto privo di sussulti, floscio e insensibile … Beh, meglio lasciar perdere.

Per di qua, dici. No, andiamo da questa parte. Oggi ho voglia di esplorare il mondo. Suvvia non protestare. Capisco il tuo abbaio di disappunto. Cerchiamo insieme una nuova avventura, si tratta solamente di incamminarci per una nuova strada. Abbai. Capisci che lungo questa via c’è l’ignoto? Ma per noi vecchietti l’ignoto è già all’orizzonte, lungo un tunnel buio e indefinibile. Dovunque questa striscia di asfalto che si apre di fronte possa condurci, non potrà arrecarci più le angosce del dopo.

Siamo giunti al dunque, ne convieni? In età matura i maschi come noi abdicano. Le ammalianti giovani creature femminili diventano da vecchie dittatrici insopportabili! Hai sentito con quale tono lei mi ha detto di portarti con me? Un tempo, non l’avrebbe fatto! O meglio sarebbe stata carezzevole e dolce, lei che mi ha dato fremiti di immensa felicità. Ora si è ripresa il comando e sono un inutile ingombro. E’ un piacere conversare con te che mi stai ad ascoltare. Tra un bau e un wuuff, capisco se sei d’accordo o meno, sai? Poter dialogare con qualcuno che ti sa ascoltare è una prerogativa che spesso ai vecchi non si dà. Ripetiamo sempre le stesse cose. Forse non hanno tutti i torti! Ma le storie dei vecchi sono istruttive. Dopo tutto, sono vicende di un percorso di vita già tracciato, che potrebbe ripetersi visto che la società umana si ripete e non si rinnova. Ne convieni? E’ il passato che rivela come la storia di una vita scrive il futuro di tante altre.

Perché mugoli, cane? Scusa se ti ho chiamato cane, ma Giulio non è proprio un nome da cane. Mugoli e guaisci. Di noia o di stanchezza? Non riconosci la strada, vero? Ti confesso che per la verità appare sconosciuta anche a me. Ci siamo inoltrati un po’ troppo, vuoi dire? Vuoi vedere che ci siamo persi? Per di qua, dici? No, la strada giusta è per di là. Camminiamo. Vedrai che arriveremo in qualche posto che conosci. Fidati, per una volta! Per di qua, mi pare che ci siano dei giardini. Cammina, là, verso quella collinetta. Ci sono gli alberi, li vedi? Non ti serve un albero, ora? E’ da tempo che stiamo camminando. Fermati! Ecco, l’albero è questo. Lascia che incida le mie iniziali. Lo so che non si fa, ma la corteccia non protesterà. Credo che comprenda che voglio lasciare una traccia. La traccia di me che ho vissuto. Che sono passato di qui.

Quella nuvola in cielo trascinata dal vento verso l’orizzonte fra un po’ sparirà. I giorni sono come il vento che trascina la vita, dall’infanzia alla maturità. Finché il vento diventa tempesta e nella vecchiaia non trovi riparo. Perciò noi vecchi (ci sei pure tu, Giulio, vero?) invochiamo la quiete. Splendida creatura quella signora che si appresta a soccorrerti, offrendoti un riparo nella madre terra. Ma lì, dove tutti andremo, troverò compagnia? Ci sarà chi vorrà dialogare con me? E ascoltarmi compito? proprio come te, caro Giulio? Allora ben venga la nera signora.

Dai Giulio! Vedi com’è interessante parlare con te? Spesso noi vecchi non distinguiamo quando stiamo parlando ad altri o a noi stessi. Ma fa niente, parlo con te come parlassi a me stesso. Tu stai facendo come me? Lo sento, sai, me ne accorgo. La vita eterna ci attende, dicono. Ci credo, perché se tutto ha un senso, il nulla non avrebbe senso e la morte senza l’aldilà sarebbe il nulla. Questo ragionamento mi convince. O meglio, faccio in modo che mi convinca. Si sono chiuse tante porte dietro di me, quando vivevo. Troppe volte mi sono avviato quando bastava girarsi indietro per non far morire una amicizia o un amore. Ogni volta un pezzo del mio cuore se ne andava. Un pezzo alla volta finché sono rimasto senza cuore. La vita non si è spenta, però. Sai quando si spegne? Quando non è più il contenitore di sentimenti perché si svuota.

Il cuore è un mosaico di frammenti, ognuno un contenitore di un sentimento. Non è un contenitore infinito, ma programmato, un tot di amori, un tot di passioni, un tot di affetti, un tot di compassioni . Una volta esauriti non si ricompongono più.  E non ci si accorge che quando si spegne un sentimento si spegne una parte vitale.

Un solo sentimento resiste perché non appartiene al cuore, ma al desiderio, alla carne. La nostalgia. Ho sempre pensato che è un sentimento che non dovrebbe esistere. Il rimpianto è un  anacronismo della natura legato alla ineluttabilità del trascorrere del tempo, perché niente è ripristinabile. Visto così viene da credere che il tempo sia nemico dell’uomo, ma se prolungassimo la vita e fermassimo lo scorrere del tempo, la vita non sarebbe più una piacevole avventura , ma un monotono ripetersi di eventi già vissuti, e finiremmo per riciclare noi stessi all’infinito.

Caro Giulio ci siamo veramente persi. Non so più per dove andare. Adesso camminare diventa una fatica. Non mi reggo più. Adesso faccio come faresti tu. Mi accuccio per terra. Accucciati accanto a me anche tu. Abbai? Pensi che verrà qualcuno a porgere la mano ad un vecchio sdraiato per terra? Secondo me, ci hanno già visti, ma non sanno che fare. La vecchiaia è come una malattia  contagiosa. Ecco perché non si avvicinano. D’altra parte, una mano rattrappita che si protende verso l’altro genera paura più che disgusto. Come faccio a saperlo? Qualcuno obietterà che non ha mai rifiutato il suo aiuto al prossimo! ce ne sono di santi , che hanno vissuto la propria santità chiusi in un convento, in fuga dal mondo e a riparo dalle tentazioni della carne! E sono santi, quelli, secondo te?

Perché ti alzi? hai sentito la sirena? Qualcuno avrà telefonato e vengono a salvarci. Non ti agitare! Perché hai paura? Sono io che sto male. Non ci separeranno, vedrai.

Non ricordo né il mio nome né il mio indirizzo. Provi a chiedere al mio cane. I cani non parlano? lei dice? Provi ad accarezzarlo e a dimostrargli affetto, vedrà che saprà indicare quale strada prendere.

Non salgo sull’ambulanza senza il mio cane. Lui è tutta la mia famiglia. Se non può salire con me, preferisco restare qua per terra. Lo vedi, Giulio? Continua a dire che sei un animale. Non capisce che soltanto tu mi stai ad ascoltare, standomi accanto. Non teme per sé. Non vuole lasciarmi. Ecco perché punta le zampe e azzanna. O io e lui, insieme, o lasciatemi qua per terra”.

Stavo per abbandonare quella scena il cui epilogo si era compiuto con il ricovero in ambulanza del vecchio che fece molta resistenza vedendo abbandonato il suo compagno, ma la scena successiva mi trattenne. Il cane Giulio, ormai ne conoscevo il nome anch’io che lo avevo orecchiato dal vecchio, si mise ad inseguire l’ambulanza e già immaginavo il dialogo del  vecchio con l’infermiere che dal finestrino lo informava che il suo cane li seguiva di corsa.

“Vi prego è un cane troppo vecchio per sopportare una corsa prolungata. Fermatevi! Fatelo salire! E l’infermiere rivolgendosi all’autista gli rivoltava la supplica.

“Fermarsi per soccorrere un cane? E’ una cosa da pazzi! Cosa direbbe la gente vedendo imbarcare un cane in una ambulanza? Lascialo stare! Il vecchio delira.”

L’infermiere continuava ad informare l’infermo: “ Il cane non rallenta la sua corsa ma il suo affanno è certamente aumentato, vedo che gli esce della bava dalla bocca.”

“Fermatevi,per pietà! Morirà, piuttosto che abbandonarmi! e se lui muore anche l’ultimo frammento del mio cuore si spegnerà e rimarrò senza cuore.”

“Non vorrà farmi credere che quel cane rappresenta tutto il suo cuore, è un animale,in fondo.”

“ Sarebbe lungo spiegargli e comunque non capirebbe. Non rappresenta il mio cuore, ma l’ultimo frammento che mi è rimasto. Vi supplico, perciò, almeno fermatevi un attimo, affinché lo convinca a desistere ed a tornare a casa, vedrete! a me obbedirà.”

Ed ancora l’infermiere rivolgeva la supplica all’autista: “Siamo un mezzo di soccorso per esseri umani non per animali e fermarci è una inutile perdita di tempo.”

Dopo ciò l’infermiere smise di raccontare del cane al vecchio che dal silenzio dell’uomo capì che si era compiuto il sacrificio di Giulio e sentì come stesse per spegnersi quell’ultimo frammento di cuore che lo teneva in vita.

Devo aggiungere che vidi il cane accasciarsi esamine sull’asfalto a fare da ingombro alla sede stradale rendendo la scena più disdicevole che pietosa sentendo imprecare gli autisti che trovandosi quell’ostacolo improvviso sulla sede stradale senza poterlo evitare davano in escandescenze.

Mai al mondo mi sarei perso l’arrivo dell’ambulanza al pronto soccorso. L’ho seguita di corsa, il mio buon allenamento ed il traffico automobilistico, mi permisero di giungere a destinazione contemporaneamente. Vidi così che un corpo inanimato veniva scaricato con la barella ed allora mi venne da pensare: se avessi assistito ad una amara conclusione di una vicenda umana, o se fossi stato testimone del trionfo dell’amore nel suo estremo sacrificio.

 

 

 

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