Premio Racconti nella Rete 2013 “Sguardi traditi” di Patrizia Esposito
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2013Ferma in colonna nel traffico mattutino inseguo rassegnata i miei pensieri disperata per l’incertezza che mi circonda.
E’ affascinante questa città ma mi è del tutto sconosciuta come mi è sconosciuto il tempo necessario per raggiungere il Palazzo di Giustizia.
Il processo è fissato per le nove e mancano ormai pochi minuti. Guardo in continuazione l’orologio ma la realtà non cambia. Sono al limite e non ho termini di paragone su cui puntare. Non riesco neppure a godermi questo magnifico paesaggio.
Nella concitazione del momento la mia attenzione è all’improvviso attratta dall’auto affiancata alla mia. Il conducente non dà segni di impazienza, con gli occhi fissa su un punto indefinito avanti a sè. Mentre lo guardo senza riuscire a distogliere i miei occhi dal suo viso lentamente si gira e per un attimo il suo sguardo oltrepassa il finestrino fermandosi su di me. Mi sembra di scorgere al contempo l’accenno ad un sorriso e un leggero brivido mi corre lungo la schiena.
Mi raddrizzo sullo schienale e cerco con disinvoltura di darmi un tono.
E’ un bell’uomo e anche la sua auto è un modello che mi piace, sportiva ed elegante.
Ancora fermi! Manifesto evidenti i segni della mia agitazione cercando non so cosa nella borsa e spero nello squillo del cellulare che invece tace incupendo ancor di più il mio umore.
La fastidiosa voce del navigatore gracchia quasi volesse rassicurarmi con le sue scarne indicazioni: 300 metri a destra, 150 a sinistra e siete arrivati.
Già, ma quanto tempo occorrerà ancora per percorrere questo tragitto? Non so dove sono, le strade mi sembrano uguali e la sensazione che provo è quella di essere immobile.
Sono quasi dieci minuti che non si avanza di un passo e il concerto cui gli automobilisti inferociti hanno dato inizio è la fastidiosa colonna sonora che accompagna questo film del quotidiano sconforto.
Accidenti mi ha guardato ancora, l’ho visto di sottecchi. Stamattina ho fatto conquiste! Quanti anni avrà? Dio, ho sempre sognato un incontro così emozionante.
Incurante di poter apparire curiosa l’osservo a più riprese attentamente. Mi piace il suo abbigliamento, non indossa la giacca e ha le maniche della camicia azzurra rimboccate. I capelli neri ricci e ben curati sono un’adeguata corona del viso dal profilo perfetto. Gli occhi scuri e profondi per nulla disturbati dalle lenti sorrette da una leggera montatura al titanio.
Sembra un po’ troppo giovane per me ma cosa importa, è lui che mi sta guardando.
Finalmente ci muoviamo. Adesso mi spiego il perché del traffico bloccato, dietro il pullman c’è un motorino in terra. Speriamo che nessuno si sia fatto male.
Eccomi arrivata, per fortuna il ritardo è stato contenuto. Accidenti anche al parcheggio che non si trova, mi sta facendo perdere tempo prezioso. Spero nella comprensione del giudice.
Affanno salendo in fretta le scale dopo aver chiesto informazioni volanti a quello che mi è sembrato essere un usciere. Ho le braccia occupate dal fascicolo, dalla borsa e dalla toga e così, anche per la foga con la quale mi muovo, mentre entro in aula inciampo facendo sbattere la porta che con un cupo rimbombo annuncia ufficialmente il mio arrivo.
Sento un leggero rossore colorirmi le guance e mentre freneticamente cerco di raccogliere il contenuto del mio fascicolo sparso sul pavimento alzo gli occhi a cercare il giudice abbozzando un sorriso di scusa che subito si spegne.
Sento un sudore freddo ricoprirmi la pelle. Il fiato si accorcia. Un tremore umiliante si impadronisce di me.
Lui è lì.
Mi sta guardando ma… non come aveva fatto prima attraverso il finestrino dell’auto.