Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Racconti nella Rete 2009 “MF chatta con Leopardi” di Aronne

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2009

MF è collegato ad internet. Cambia il suo stato su Facebook, lo imposta su infelice. Immediatamente vede scrivere sulla propria bacheca: “L’infelice sono io – Come si permette! G.L.”.

MF: L’unico G.L che potrebbe arrogarsi il diritto di essere l’infelice è Giacomo Leopardi. Lei chi è?.

G.L.: Sono Giacomo Leopardi.

MF: Giacomo Leopardi? Il poeta, filosofo, filologo, il più grande intellettuale italiano?!

G.L: Ma lei come fa a sapere certe cose? Comunque (esita un po’) si sono io.

MF: Ma è straordinario. Ho sempre voluto scambiare due parole con lei. Sapere della sua vita. Non avrei mai pensato di trovarla su Facebook.

G.L: Una volta, glielo posso assicurare, comunicare era un’impresa. Scrivevo epistole, che, per me, erano l’unico modo di evadere dai confini angusti di Recanati. Dovevo aspettare settimane prima che fossero recapitate. La maggior parte, erano dirette al mio amico Pietro Giordani. Poi dovevo aspettare che lui rispondesse, ripetendo la trafila. Quante attese. E poi la Poste!

MF: Se questo può renderla meno infelice, sappia che le Poste funzionano come allora. Per fortuna, nel frattempo, abbiamo inventato degli strumenti e nuove tecnologie dell’informazione. Abbiamo fatto passi da gigante. Io non riesco a credere di essermi potuto mettere in contatto con Lei. Ho tante di quelle cose che avrei sempre voluto chiederle.

GL: Posso sapere perchè è così interessato alle mie idee. E soprattutto mi dice come fa a conoscermi?

MF: Lei forse non sa che è conosciuto in tutto il mondo. Che viene studiato a scuola. Che è considerato poeta, artista, intellettuale e filosofo. Il suo nome è spesso usato per antonomasia. Le sue poesie imparate a memoria da generazioni di studenti.

G.L: Lei vuole farmi credere che il mio pensiero è conosciuto e studiato fuori dalla cerchia dei miei conoscenti e della mia epoca?

MF: Ma certo! Non esistono pensatori di oggi che non siano stati contaminati dal suo pensiero. O per condivisione o per superamento. Per sponda, per destinazione. Lei un riferimento dal quale non si può non passare, dipartire o arrivare. Lei è un hub del pensiero.

G.L: Hub?

MF: Si un concentratore. Un punto attrattivo.

G.L: Ah capisco. Pensavo di risultare noioso ai più. Sa, ai miei tempi, la mia vita familiare, le mie vicissitudini mi hanno indotto a maturare un sistema di pensiero molto complicato, molto articolato, molto pessimista. Sin da giovane. Un certo modo di concepire la vita, l’etica, lo studio, l’impegno civile. Troppo complesso per un giovane, per un paese provinciale come Recanati, per un’epoca che viveva gli anni della Restaurazione. La fine di tutto. Di tutto quel movimento, il Romanticismo, che aveva scaldato i cuori, che aveva dato la speranza che tutto potesse cambiare. Che un nuovo umanesimo fosse possibile. Che le sorti dei popoli potessero conoscere un nuovo florido sviluppo ed ammodernamento.

MF: Già. Sappiamo come è andata. E lei è fortunato che non ha visto il seguito. Neanch’io per la verità. Il novecento è stato ancora peggio. La prudenza conservatrice ha lasciato il posto all’imprudenza. All’aggressiva ondata vitalistica. Quella del superuomo, della razza, delle divisioni. Delle guerre. E della shoah.

G.L: Shoah?

MF: Un uomo con i baffetti, un tedesco ha deciso di sterminare un intero popolo. E per poco non ci è riuscito. Uno sterminio di massa. Sistematizzato.

G.L: Terribile. E gli altri paesi?

MF: Sa come vanno certe cose. Il male, nella sua natura più intima, quando è immotivato, diventa inattacabile. Diventa difficile da comprendersi. Finisce per essere assurdo, surreale, inconcepibile al punto che niente e nessuno si coagula attorno all’idea di fermarlo.

G.L: Terribile. Ma c’è sempre la ginestra.

MF: Già. Sotto le macerie della seconda guerra mondiale, il popolo del mondo ha rialzato il capo come la sua ginestra sepolta dall’eruzione vulcanica.

G.L: Lei ha letto la ginestra?

MF: Certo!

G.L: (commosso ed esitante) Mi sembra impossibile.

MF: Vorrei chiederle qualcosa sulla sua vita privata?

G.L: Prego.

MF: Mi sono sempre chiesto come potesse essere così ottuso suo padre Monaldo.

G.L: Guardi io, quasi non riesco a volergli male. Però saprà benissimo come ha osteggiato il mio studio, la mia sete di conoscenza. Il mio desiderio, la necessità di frequentare e vivere il mondo. Di conversare, interagire, di farmi sentire. Di contribuire. Io sapevo di poter dare qualcosa.

MF: Lo ha fatto comunque! So che questo non la risarcirà, ma sappia che il tempo le ha dato ragione.

G.L: Il tempo…

MF: Sa che suo padre Monaldo ha anticipato i tempi, quasi quanto lei?

G.L: Cosa intende dire?

MF: Intendo dire che oggi la maggior parte dei padri non vogliono che i figli studino tanto. O desiderano che essi seguano le loro orme o li invitano a scegliere la via più facile per il guadagno, il successo, la propria realizzazione, la propria notorietà. E se non lo fanno loro, ci pensa la società.

G.L: Non ci posso credere. Mio padre, pensi, si dispiaceva che avessi studiato, malediceva il fatto che non fossi nato talpa, e si augurava che alla fine, un giorno, avessi finalmente deciso di incamminarmi nel solco scavato dai suoi maggiori.

MF: Nepotismo. Feudalesimo. Avidità.

G.L: Mi sembra assurdo. Come secoli fa?

MF: Per certe cose il tempo non passa.

G.L: Il tempo, un accidente delle cose.

G.L: Posso rivolgegliela io una domanda?

MF: Certo, dica pure.

G.L: Ma non mi dica che a distanza di secoli, siete ancora vittime dello spiritualismo di ritorno?

MF: Spiritualismo di ritorno? Non saprei dire quando è ritornato. Per quello che ne so, non se né mai andato.

G.L: Impressionante. Monaldo della miseria! Ma c’è ancora il Papa?.

M.F: Si.

MF: Lei in che rapporto era con i preti e con la Chiesa?

G.L: La mia filosofia è dispiaciuta ai preti, i quali e qui ed in tutto il mondo, sotto un nome o sotto un altro, possono ancora o potranno eternamente tutto.

M.F: Pensi che c’è una ragazza che da 17 anni è tenuta in vita grazie al fatto che qualcuno le da da mangiare e da bere. Una ragazza che non sente, non vede, non riconosce gli odori, che non ha alcuna forma di vita di relazione. Una ragazza che, prima dell’incidente, a causa del quale si trova in queste condizioni, aveva una vita dinamica, attiva. In cui esprimeva sé stessa, la sua sensibilità. La sua capacità di relazionarsi. Solo una legge ha potuto autorizzare la sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione artificiali. Ma la Chiesa si oppone. Il fatto che questa ragazza non avrebbe potuto concepire una vita come questa che le è toccata in sorte, non conta. Non vale l’autodeterminazione. Io non posso scegliere per me. Ma posso scegliere per gli altri.

G.L: Certi piaceri della morte onorano la vita. L’opportunità di relazionare. L’opportunità di gioire.

O non si vive, oppure, se si deve vivere, occorrono sensibilità, affetti e speranza.

M.F: Il fatto è che a porla così, si finisce per riscuotere poco successo tra la pubblica opinione.

G.L: Certo. Si dirà che la vita è di Dio. Quando sto male, vivo tutte le infelicità di questo mondo, quando soffro fisicamente, moralmente. Quando mi accorgo di quanto il mondo che mi circonda non è in grado di accettarmi, di quanto sia diseguale, di quanto sia maldestra la natura, allora la vita è mia. Quando ne voglio decidere la fine passa di proprietà!

M.F: guardi la proprietà privata, non si sa se ha fatto più danni per il fatto di esserci che per il fatto di non esserci.

G.L: che intende dire, non la seguo.

M.F: Non dica così che mi imbarazza. Grazie a questi strumenti il futuro può rivelare qualcosa al passato. E’ straordinario. Quello che intendevo dire è che un altro signore con i baffi ha sterminato migliaia di persone per affermare che niente è di nessuno ma tutto è di tutti.

G.L: Ma possibile che al vostro tempo, se hai i baffi, diventi uno stragista?

M.F: Non so se è colpa solo dei baffi, o se i baffi c’entrino qualcosa. Però devo dire che uno dei pochi politici di oggi, che ha i baffetti, effettivamente continua a fare danni. Per fortuna non uccide nessuno però.

G.L: E chi sarebbe?

M.F: Lasciamo perdere. Quello che più mi spiace è pensare, viste le possibilità offerte dagli attuali mezzi di comunicazione, al contributo che Lei avrebbe potuto portare all’umanità, se fosse vissuto oggi.

G.L: Non ci sono poeti, forse, al vostro tempo?

M.F: Per niente!

G.L: né poeti, né filosofi?

M.F: Filosofi ce ne sono, per la verità. Ma viviamo in un momento in cui la tecnica rischia di prendere il sopravvento.

G.L: La tecnica?

M.F: Già. Oggi molte scoperte non sono il frutto della intenzionalità dell’uomo. Di un progetto di ragione. Ma è la tecnica, con la sua forza, autonoma, a renderle disponibili.

G.L: Quello che lei chiama “tecnica” io lo chiamo “caso”. Come fu per il cannocchiale. Come fu per la polvere da sparo.

M.F: Eppure l’uomo, grazie anche alla tecnica o caso, che dir si voglia, è riuscito ad andare sulla Luna. Cosmonauti hanno potuto mirare la Terra dalla Luna!

G.L: Guardi che io sono stato sommo cosmonauta già ai miei tempi. Sulle spalle dell’ora ultima ho viaggiato nello spazio interstellare. Facendomi corpo metafisico.

M.F: Vede, il caso vuole, che, quello che lei fece a occhi chiusi, oggi il progresso lo permette ad occhi aperti. E come per la navigazione spaziale, per la medicina.

G.L: vorrebbe illudermi che oggi la medicina curerebbe quelli che furono i miei mali.

M.F: Può darsi. Ma nel suo caso, forse, fu male a fin di bene.

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2 commenti »

  1. La versione 2.0 di facebook!

    Simpatica l’idea del dialogo “on line” con il passato. Tante volte sono state fatte interviste a personaggi del passato ma farli parlare in chat!

    Complimenti

  2. Bellissimo: buon ritmo, ottima conoscenza di storia e letteratura, intreccio con l’attualità… ma non è un racconto!
    Il racconto ha un narratore, prima o terza persona, e può, ma non necessariamente deve, contenere dialoghi più o meno lunghi.
    Questo è il dialogo per un’ottima interpretazione teatrale.
    Ciao

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