Premio Racconti nella Rete 2013 “Il sogno” di Simonetti Jaclyne
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2013Una strada attraverso i boschi, fitti, verdi, scuri, le colline, poi le montagne solitarie, deserte, in salita. Il verde sembra non finire mai. Sto seguendo la strada, che gira all’infinito, e gira su se stessa come un interminabile nastro d’asfalto grigio, in macchina, silenziosa. Nessun segnale acustico. Nessun disturbo. Nessun impedimento. La strada non finisce mai pur essendo ben delineata, nei bordi, vicino al precipizio, non pericoloso. Nessuna paura. Un senso di pace e di solitudine non opprimente. All’improvviso, dopo tanta attesa, la strada finisce, s’interrompe davanti ad una immensa distesa d’acqua, di un verde profondo, scuro, quasi nero. Un lago artificiale probabilmente. Il cielo di un blu grigio indefinito si specchia, le montagne riflesse nelle acque sembrano sprofondare nell’ignoto cupo. E’mattina? E’ sera? Non saprei. Gente, molta gente, silenziosa che sembra guardare il paesaggio, e l’acqua, soprattutto l’acqua. Non si parlano, non si scambiano segni, non si guardano. Ognuno sembra essere da solo. Come isolato. Il mondo è lontano. La strada finisce qui. Anche il sogno. Sembra un quadro di Magritte…personaggi con gli occhi fissi, immobili, inesistenti o glauchi, senza vita. Colori contrastanti, il blu, il nero, il verde e il rosso? O il rosa? Non mi ricordo di averli visti mai in sogno.. il verde, più di una volta ed io, sempre io, naturalmente.. Se non ci fossi io, sarebbe il sogno di altri, non il mio.
Che strano questo sogno! Eppure come ripartire? Come scendere da quelle vette? Come staccarsi da quel lago incantato che mi attira come una calamita. Non sembra esserci via d’uscita. Forse siamo arrivati e non dobbiamo più ripartire. Sulla strada, nessuno andava in discesa, tutti in salita. Fino a dove, se qui, finisce tutto? E’ la fine di un’angoscia? E’ la ricerca di una pace persa ? E’ una chiave da girare? E’ una porta da aprire? Non lo saprò mai. L’acqua scivola sulle nostre anime, inafferrabile, imprendibile. Ci lasciamo andare.
I sogni sono la nostra salvezza. Lo sfogo delle nostre giornate a volte faticose o angoscianti. Anche i sogni possono essere terribili e diventare incubi che ci fanno svegliare con il sudore in fronte e la paura, anche da svegli. Era solo in sogno, per fortuna.
Quando ero piccola, sei, sette anni forse, sognavo sempre di volare, non toccavo mai terra, nuotavo nell’aria , muovendo le braccia velocemente. Mi allontanavo, sempre più in alto. Le braccia sempre più veloci, sfrecciavano nell’aria senza fermarsi mai. Ero così felice che non avrei mai voluto svegliarmi. I miei sogni duravano un’eternità. Per lo meno, lo credevo. Più avanti nel tempo, ho imparato che in realtà i sogni durano pochissimo, frazioni di tempo, qualche secondo al massimo. Che cosa significava il volare così leggeri nell’aria?
Se crediamo all’”interpretazione dei sogni” di Freud, i sogni infantili, altro non sono che la realizzazione di un desiderio nato durante il giorno. Sarebbe la soddisfazione di un desiderio impossibile da realizzare nella realtà. Da adulti, i sogni dovrebbero rappresentare il desiderio sommerso di qualcosa di non molto chiaro alla mente. La censura operante durante il periodo cosciente dell’individuo si rilassa e permette la realizzazione di un desiderio nascosto. Ecco che cosa significa quel verde, quella pace, quel benessere del mio sogno. Un desiderio di rilassamento dell’essere , lontano dai problemi quotidiani che offuscano la propria serenità. Ma potrebbe anche significare un senso di solitudine, una mancanza di comunicazione con gli altri esseri umani. Il non vedersi, il non parlarsi, il non toccarsi. Mi fa pensare ad alcuni quadri in cui i personaggi sembrano sospesi e si guardano senza vedersi. Penetrare il senso latente dei nostri sogni non è così evidente quando appena svegli, non ricordiamo più che cosa abbiamo sognato.. Ci rimane un’idea vaga e imprecisa, un qualcosa che non ci soddisfa. Una mancanza. Il sogno si è interrotto nel momento più importante, o nel momento più angosciante. Il sogno, custode del riposo notturno o segnale di un disagio che può essere banalmente anche un dolore fisico, trasformato in incubo. Ci svegliamo al momento giusto, là dove la sofferenza non è più tollerabile. Anche gli urli che possono accompagnare o addirittura provocare il risveglio sono il segno di una sofferenza arrivata al culmine. La ragione ci riporta alla coscienza che, tutto sommato, ci dice che si trattava solo di un sogno. Il sogno rimane comunque un mistero nella sua interpretazione, anche se vogliamo cercare a tutti i costi di capire.
A volte, possiamo sognare anche ad occhi aperti, in uno stato di veglia che rassomiglia al sonno. Quante volte, la nostra mente segue un suo pensiero che nulla ha a che vedere con la realtà. Se ci estraniamo dal mondo circostante, eccoci sognare anche da svegli. Basta seguire alcune associazioni d’idee che ci vengono inconsciamente suggerite dal mondo circostante, suoni, luci o immagini che assumono significato solo per noi che le sperimentiamo. Possiamo soltanto trasferirle tramite il linguaggio, quello poetico, unico e originale per ogni essere umano, oppure tramite la pittura o il disegno per un artista.. Quell’espressione artistica sarà unica e originale quanto può esserlo un sogno vero, quello notturno. Anche l’interpretazione di un’opera, poetica o pittorica, può rappresentare un enigma per coloro che tentano di capirla. Qui, il dibattito potrebbe essere infinito. Non è ora la mia preoccupazione. A volte, il sogno si mescola con la realtà. Da un banale fatto accaduto, la nostra mente può sviluppare pensieri più o meno lucidi o voglia di provare a trascrivere sulla carta sensazioni, emozioni e supposizioni delle più disparate. E’ così che inizia la voglia di scrittura? O di poesia? Credo che il percepire nella realtà emozioni che vadano oltre essa, significa godere di una sensibilità che ci avvicina a quella del poeta.. Non per questo, possiamo essere in grado di produrre testi poetici.. Tuttavia, provare ad esprimersi con parole meno banali del linguaggio quotidiano, ci offre la possibilità di cercare dentro di noi fino a dove poter arrivare, può indicarci i nostri limiti ma anche il grado ultimo della nostra sensibilità. Come in un sogno in cui tutto sembra possibile anche se non vero. La nostra salvezza risiede proprio in quel frammento di illusione che ci permette di sopravivere al grigiore delle nostre esistenze. Un po’ di blu, un po’ di verde, un po’ di luce e di speranza.